La pace sia con te

sabato 22 dicembre 2012

Luisa Piccarreta. Pene che Gesù soffrì fin dalla sua Incarnazione, avendo concepito in Sé tutte le anime.


Gesù nel suo Concepimento, concepì tutte le anime, le pene e le morti loro.




(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù, facendosi vedere, mi
ha tirato nell’immensità del suo Santissimo Volere, in cui faceva vedere come in atto il
suo concepimento nel seno della Mamma Celeste.  Oh! Dio, che abisso d’amore.  Ed il
mio dolce Gesù mi ha detto: 
(2) “Figlia del mio Volere, vieni a prendere parte alle prime morti ed alle pene che
soffrì la mia piccola Umanità dalla mia Divinità nell’atto del mio concepimento.  Come fui
concepito, concepii insieme con Me tutte le anime, passate, presenti e future, come mia
propria Vita, concepii insieme le pene e le morti che per ciascuna dovevo soffrire. 
Dovevo incorporare tutto in Me, anime, pene e morte che ciascuna doveva subire, per
dire al Padre:  “Padre mio, non più guarderai la creatura, ma Me solo, ed in Me troverai
tutti, ed Io soddisfarò per tutti.  Quante pene vuoi, te le darò; vuoi che subisca ciascuna
morte per ognuno, la subirò; tutto accetto purché dia vita a tutti”.  Ecco perciò ci voleva
un Volere e potere divino, per darmi tante morti e tante pene, ed un potere e Volere
Divino a farmi soffrire; e siccome nel mio Volere stanno in atto tutte le anime e tutte le
cose, sicché non in modo astrattivo o intenzionale come qualcuno può pensare, ma in
realtà, tenevo in Me tutti immedesimati con Me, formavano la mia stessa Vita, in realtà
morivo per ciascuno e soffrivo le pene di tutti.  E’ vero che ci concorreva un miracolo
della mia onnipotenza, il prodigio del mio immenso Volere:  senza della mia Volontà la
mia Umanità non avrebbe potuto trovare ed abbracciare tutte le anime, né poter morire
tante volte.  Onde la mia piccola Umanità, come fu concepita, incominciò a soffrire
l’alternative delle pene e delle morti, e tutte le anime nuotavano in Me come dentro d’un
vastissimo mare, formavano membra delle mie membra, sangue del mio sangue, cuore
del mio cuore.  Quante volte la mia Mamma, prendendo il primo posto nella mia
Umanità, sentiva le mie pene e le mie morti e ne moriva insieme con Me, come mi era
dolce trovare nell’amore della mia Mamma l’eco del mio, sono misteri profondi dove
l’intelletto umano, non comprendendo bene, pare che si smarrisce, perciò, vieni nel mio      
Volere e prendi parte alle morti ed alle pene che subii non appena fu compiuto il mio
concepimento.  Da ciò potrai comprendere meglio quello che ti dico”.
(3) Non so dire come mi son trovata nel seno della mia Regina Mamma, dove vedevo
l’Infante Gesù piccolo piccolo; ma sebbene piccino, conteneva tutto; dal suo cuore s’è
spiccato un dardo di luce nel mio, e come mi penetrava sentivo darmi morte, e come
usciva mi ritornava la vita.  Ogni tocco di quel dardo produceva un dolore acutissimo, da
sentirmi disfare ed in realtà morire, e poi col suo stesso tocco mi sentivo rivivere, ma io
non ho parole giuste ad esprimermi e perciò faccio punto...

12-94
Marzo 18, 1919

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Le morti e le pene che la Divinità faceva soffrire all’Umanità
di Gesù per ogni anima, non furono solo d’intenzione ma reali.

(1) La mia povera mente me la sentivo immersa nelle pene del mio amabile Gesù, e
siccome mi era stato detto che sembrava impossibile che Gesù potesse soffrire tante
morti e tante pene per ciascuno come sta detto di sopra, il mio Gesù mi ha detto: 
(2) “Figlia mia, il mio Volere contiene il potere di tutto, bastava che solo il volesse, che
ciò potesse succedere; e se ciò non fosse, allora il mio Volere, nel potere, doveva
contenere un limite, mentre in tutte le cose mie sono senza limiti ed infinito, ed è perciò
che tutto ciò che voglio, faccio.  Ah! quanto poco sono compreso dalle creature, perciò
non amato.  Onde, vieni tu nella mia Umanità, e ti farò veder e toccare con mano ciò che
ti ho detto”.
(3) In questo mentre mi son trovata in Gesù, cui l’era inseparabile la Divinità ed il
Volere Eterno; e questo Volere, sol che lo voleva, creava le morti ripetute, le pene senza
numero, i colpi senza flagelli, le punture acutissime senza spine, con una facilità, come
quando con un solo Fiat creava miliardi di stelle, non ci vollero tanti Fiat per quante
stelle creava, ma bastò uno solo; ma con ciò non uscì alla luce una sola stella e le altre
rimasero nella mente divina, oppure nell’intenzione, ma tutte in realtà uscirono, e
ciascuna ebbe la luce propria per ornare la nostra atmosfera; così pareva nel cielo
dell’Umanità santissima di Nostro Signore, che il Divin Volere col suo Fiat creatore,
creava la vita e la morte per quante volte voleva.  Onde, trovandomi in Gesù, mi son
trovata a quel punto quando Gesù soffriva la flagellazione dalle mani divine solo che il
Voler Eterno l’ha voluto, senza colpi, senza sferze, le carni dell’Umanità di Gesù
cadevano a brandelli, si formavano i solchi profondi, ma in modo sì straziante nelle parti
più intime.  Era tanta l’ubbidienza di Gesù a quel Voler Divino, che da per sé stessa si
scioglieva, ma in modo sì doloroso, che la flagellazione che gli davano i Giudei, si può
dire che fu l’immagine, o l’ombra di quella che subiva da parte del Voler Eterno, e poi,
solo che il Voler Divino voleva, quell’Umanità si componeva; così succedeva quando
subiva le morti per ciascun’anima, e tutto il resto.  Io ho preso parte a queste pene di
Gesù, ed oh! come comprendevo al vivo che il Voler Divino può farci morire quante volte
vuole e poi ridarci la vita.  Oh! Dio, sono cose inenarrabili, eccessi d’amore, misteri
profondi, quasi inconcepibili a mente creata; io mi sentivo incapace di ritornare alla vita,
all’uso dei sensi, al moto dopo quelle pene sofferte ed il mio benedetto Gesù mi ha
detto: 
(4) “Figlia del mio Volere, il mio Volere ti ha dato le pene ed il mio Volere ti ridona la
vita, il moto e tutto.  Ti chiamerò spesso nella mia Divinità a prendere parte alle tante
morti e pene che in realtà soffrii per ciascun’anima, non come pensano alcuni, che fu    
solo nella mia Volontà o che solo intendevo di dar vita a ciascuno.  Falso! falso! non
conoscono il prodigio, l’amore ed il potere del mio Volere; tu che ne hai conosciuto in
qualche modo la realtà delle tante morti subite per tutti, non metterne dubbio, ma amami e siimi riconoscenti per tutti, e starai pronta quando il mio Volere ti chiami”.

12-95
Marzo 20, 1919

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Causa e necessità delle pene che la Divinità diede all’Umanità
di Gesù.  Causa perché ha ritardato in farle conoscere.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, stavo pensando alle pene del mio adorabile Gesù,
specie a quelle che le fece patire la Divinità alla santissima Umanità di Nostro Signore. 
In questo mentre, mi son sentita tirare dentro del cuore del mio Gesù, e vi prendevo
parte alle pene del suo cuore santissimo che gli faceva soffrire la Divinità nel corso della
sua Vita sulla terra.  Queste pene sono ben diverse da quelle che il benedetto Gesù
soffrì nel corso della sua Passione per mano dei giudei, sono pene che quasi non si
possono dire.  Io, da quel poco che prendevo parte, so dire che vi sentivo un doloro
acuto, acerbo, accompagnato da uno strappo dello stesso cuore, da sentirmi in realtà    
morire; che poi Gesù quasi con un prodigio del suo amore mi ridava la vita.  Onde il mio  dolce Gesù, dopo che ho sofferto, mi ha detto: 
(2) “Figlia delle mie pene, sappi che le pene che mi diedero i giudei furono ombra a
quelle che mi diede la Divinità, e ciò era giusto per ricevere piena soddisfazione. 
L’uomo, peccando, non solo offende la Maestà Suprema esternamente, ma anche
internamente, e deturpa nel suo interno la parte divina che gli fu infusa nel crearlo,
sicché il peccato prima si forma nell’interno dell’uomo, e poi esce all’esterno, anzi, molte volte è la parte più minima che esce all’esterno, il molto resta nell’interno.  Ora, le creature erano incapaci di penetrare nel mio interno e farmi soddisfare con pene la
gloria del Padre, che con tante offese del loro interno gli avevano negato; molto più che
queste offese ferivano la parte più nobile della creatura, qual è l’intelletto, la memoria e
la volontà, dove vi è suggellata l’immagine divina; chi doveva dunque prendere
quest’impegno, se la creatura era incapace? Perciò fu quasi necessario che la Divinità
stessa, prendesse questo impegno e mi facesse da carnefice amoroso, e per quanto
amoroso più esigente, per ricevere piena soddisfazione per tutti i peccati fatti nell’interno  dell’uomo.  La Divinità voleva l’opera completa e la piena soddisfazione della creatura, si dell’interno che dell’esterno, sicché nella Passione che mi diedero i giudei, soddisfeci la gloria esterna del Padre, che le creature gli avevano tolto; nella Passione che mi diede  la Divinità in tutto il corso della mia Vita, soddisfeci il Padre per tutti i peccati dell’interno dell’uomo, da ciò potrai comprendere che le pene che soffrii per le mani della Divinità,  superano di gran lungo le pene che mi diedero le creature, anzi, quasi non possono  paragonarsi insieme e sono meno accessibili alla mente umana.  Come dall’interno  dell’uomo all’esterno c’é gran differenza, molto più c’é differenza tra le pene che m’inflisse la Divinità a quelle delle creature che mi diedero nell’ultimo della mia Vita, le  prime erano strappi crudeli, dolori sovrumani, capaci di darmi morte, e ripetute morti nei  parti più intime, si dell’anima che del corpo; neppure una fibra mi era risparmiata; nelle  seconde erano dolori acerbi, ma non strappi capaci di darmi morte ad ogni pena, ma la  Divinità ne teneva il potere ed il Volere.  Ah! quanto mi costa l’uomo, ma l’uomo ingrato non si cura di Me e non cerca di comprendere quanto l’ho amato e sofferto per lui, tanto che neppure ha giunto a capire tutto ciò che soffrii nella Passione che mi diedero le  creature, e se non capiscono il meno, come possono il più che ho sofferto per loro?
Perciò ritardo a rivelare le pene innumerevoli ed inaudite che mi diede la Divinità per
causa loro, ma il mio amore vuole sfogo e ricambio d’amore, perciò chiamo te
nell’immensità ed altezza del mio Volere, dove tutte queste pene stanno in atto, e tu non solo vi prendi parte, ma a nome di tutta l’umana famiglia le onori e vi dai il ricambio
d’amore, ed insieme con Me sostituisci a tutto ciò che le creature sono obbligate, ma
con sommo mio dolore e con sommo loro danno, non si danno nessun pensiero”.

12-101
Maggio 8, 191

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Libro di Cielo
“Il Regno della mia Divina Volontà in mezzo alle creature. Il richiamo delle
creature nell’ordine, al suo posto e nello scopo per cui fu creata da Dio”.
Serva di Dio Luisa Piccarreta




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martedì 20 novembre 2012

DIECI VOLTE PEGGIO DEI NAZISTI DI PIERGIORGIO ODIFREDDI


CENSUREPUBBLICA   CANCELLA UN POST PRO-PALESTINA DAL BLOG DI PIERLUIGI ODIFREDDI, E LUI DICE ADDIO 




                                                               Odifreddi - Copyright Pizzi


da IlFattoQuotidiano.it

Un post pubblicato domenica (16.11.2012). Tema: il conflitto israelo-palestinese che in questi giorni sta vivendo un'altra pagina dai toni drammatici. Una presa di posizione molto dura nei confronti dello Stato ebraico, accusato di "logica nazista" nei confronti dei palestinesi. Ma la rimozione del suo intervento dal sito di Repubblica.it ha colto di sorpresa Piergiorgio Odifreddi (matematico, divulgatore scientifico, diventato noto anche per le sue posizioni critiche alla Chiesa cattolica).
Ieri sera, infatti, il suo post nel blog "Il non senso della vita" non c'era più. Tanto è bastato, comunque, perché Odifreddi decidesse di scrivere un ultimo intervento, di commiato, per salutare i numerosi lettori che lo hanno seguito fin qui.
D'altronde l'intervento in un blog non riflette la linea editoriale del giornale, che del resto nei casi più controversi - come potrebbe essere questo - può scegliere di pubblicare due interventi in antitesi (l'uno che intende confutare l'altro), davanti ai quali i lettori possono confrontarsi.
"Per 809 giorni Repubblica.it ha generosamente ospitato le mie riflessioni - scrive Odifreddi nel suo saluto - che spesso non coincidevano con la linea editoriale del giornale, e ha offerto loro l'invidiabile visibilità non solo del suo sito, ma anche di un richiamo speciale nella sezione Pubblico. Da parte mia, ho approfittato di questa ospitalità per parlare in libertà anche di temi scabrosi e non politically correct, che vertevano spesso su questioni controverse di scienza, filosofia, religione e politica.
Naturalmente, sapevo bene che toccare temi sensibili poteva provocare la reazione pavloviana delle persone ipersensibili. Puntualmente, vari post hanno stimolato valanghe (centinaia, e a volte migliaia) di commenti, e aperto discussioni che hanno fatto di questo blog un gradito spazio di libertà. Altrettanto naturalmente, sapevo bene che la sponsorizzazione di Repubblica.it poteva riversare sul sito e sul giornale proteste direttamente proporzionali alla cattiva coscienza di chi si sentiva messo in discussione o criticato".
"Immagino che il direttore del giornale e i curatori del sito abbiano spesso ricevuto lagnanze, molte delle quali probabilmente in latino - ammette - Ma devo riconoscere loro di non averne mai lasciato trasparire più che un vago sentore, e di aver sempre sposato la massima di Voltaire: ‘Detesto ciò che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo'. Mai e sempre, fino a ieri, quando anche loro hanno dovuto soccombere di fronte ad altre lagnanze, questa volta sicuramente in ebraico". Ma poi, ieri, ecco la cancellazione del post che "non è, di per sé, un grande problema: soprattutto nell'era dell'informatica, quando tutto ciò che si mette in rete viene clonato e continua comunque a esistere e circolare.
Non è neppure un grande problema il fatto che una parte della comunità ebraica italiana non condivida le opinioni su Israele espresse non soltanto da José Saramago e Noam Chomsky, al cui insegnamento immodestamente mi ispiro, ma anche e soprattutto dai molti cittadini israeliani democratici che non approvano la politica del loro governo, ai quali vanno la mia ammirazione e la mia solidarietà".
"Il problema, piccolo e puramente individuale, è che se continuassi a tenere il blog, d'ora in poi dovrei ogni volta domandarmi se ciò che penso o scrivo può non essere gradito a coloro che lo leggono: qualunque lingua, viva o morta, essi usino per protestare - Dovrei, cioè, diventare ‘passivamente responsabile', per evitare di non procurare guai. Ma poiché per natura io mi sento ‘attivamente irresponsabile', nel senso in cui Richard Feynman dichiarava di sentirsi in Il piacere di trovare le cose, preferisco fermarmi qui".
"Tenere questo blog è stata una bella esperienza, di pensiero e di vita, e ringrazio non solo coloro che l'hanno ospitato e difeso, ma anche e soprattutto coloro che vi hanno partecipato - conclude Odifreddi - La vita, con o senza senso, continua. Ma ci sono momenti in cui, candidamente, bisogna ritirarsi a coltivare il proprio giardino".
Ma la scomparsa improvvisa del post aveva scatenato proprio i frequentatori più assidui del blog di Odifreddi che, utilizzando lo spazio del suo articolo precedente, non solo hanno chiesto insistentemente al matematico come mai quel testo fosse stato rimosso, ma lo hanno copiato e incollato a beneficio di chi non l'avesse letto. A quel punto, certo, si è sviluppato il dibattito tra chi è d'accordo con la tesi di Odifreddi e chi non lo è.
"Non c'era nessun delirio antisemita, filoislamico, comunista. Solo una condanna alla violenza" scriveva B.dg. "Il post - secondo Giulioru - è un minkiata se l'ha o gliel'hanno tolto hanno fatto bene, non per i contenuti che sono aleatori come tutte le informazioni che ci imboccano, ma per l'uso di paragoni matematici che sono infantili e inopportuni. Uno, 10, 100 non è questione di moltipliche ma di follia umana che non ha formule né tempo né luoghi".
I lettori del blog ora commentano invece l'addio del matematico al blog: "Con l'ultimo thread non ero d'accordo, come ho scritto - interviene Nivadi - Ciò non toglie che desidero continuare a leggere osservazioni non convenzionali e stimolanti facci sapere dove potremo leggerti. Smetterò di leggere il sito di Repubblica". "Che gran peccato, il suo blog mi ha sempre offerto dei grossi spunti di riflessione - dice lucajeck_01 - A volte mi sono trovato in disaccordo con le sue vedute, ma è stato un piacere anche quello, poter testare il mio senso critico su argomenti complessi o comunque su punti di vista particolari è stato stimolante".


Di seguito il post di Odifreddi cancellato dal blog
DIECI VOLTE PEGGIO DEI NAZISTI DI PIERGIORGIO ODIFREDDI


Uno dei crimini più efferati dell'occupazione nazista in Italia fu la strage delle Fosse Ardeatine. Il 24 maggio 1944 i tedeschi "giustiziarono", secondo il loro rudimentale concetto di giustizia, 335 italiani in rappresaglia per l'attentato di via Rasella compiuto dalla resistenza partigiana il 23 maggio, nel quale avevano perso la vita 32 militari delle truppe di occupazione. A istituire la versione moderna della "legge del taglione", che sostituiva la proporzione uno a uno del motto "occhio per occhio, dente per dente" con una proporzione di dieci a uno, fu Hitler in persona.
Il feldmaresciallo Albert Kesselring trasmise l'ordine a Herbert Kappler, l'ufficiale delle SS che si era già messo in luce l'anno prima, nell'ottobre del 1943, con il rastrellamento del ghetto di Roma. E quest'ultimo lo eseguì con un eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte 15 vittime al numero di 320 stabilito dal Fuehrer. Dopo la guerra Kesselring fu condannato a morte per l'eccidio, ma la pena fu commutata in ergastolo e scontata fino al 1952, quando il detenuto fu scarcerato per "motivi di salute" (tra virgolette, perché sopravvisse altri otto anni). Anche Kappler e il suo aiutante Erich Priebke furono condannati all'ergastolo. Il primo riuscì a evadere nel 1977, e morì pochi mesi dopo in Germania. Il secondo, catturato ed estradato solo nel 1995 in Argentina, è tuttora detenuto in semilibertà a Roma, nonostante sia ormai quasi centenario.
In questi giorni si sta compiendo in Israele l'ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli "atti terroristici" della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyahu sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe. Il che d'altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire l'Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore! Cosa succederà durante l'invasione, è facilmente prevedibile.

Durante l'operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa 241 cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l'eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall'esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi.
Ma a far condannare all'ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyahu e i suoi generali?


da Dagospia del 20 novembre 2012



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martedì 13 novembre 2012

RIMEDI SEMPLICI CON LE PIANTE DI DIO


RIMEDI SEMPLICI CON LE PIANTE DI DIO



Calmante, problemi sonno
Fiore della passione            fiori, foglie      Calma, sonno, distesa muscolare
Valeriana                             radice              tranquillante sistema nervoso, sonno, x smettere fumare
Pavo o Eschscholtzia           fiori                distesa nervosa e muscolare, sonno
Rosa canina                         fiori                 sedativo, calma battiti cardiaci esagerati, sonno
Iperico o millepertuis          fiori                 calmante, anti depressore, contro colpi di sole e bruciature (olio)
Tiglio                                   fiori                 calmante, sedativo
Verbena, Melissa                foglie              rilassante, sedativo, antispasmi intestinali, disturbi digestivi nervosi 

Energizzante, stanchezza
Ginseng                            radice             ossigena cellule, migliora resistenza fisica e intellettuale
Rhodolia                          rizoma            stimola sistema nervoso, aumenta funzioni cognitive (vigilanza, concentrazione, memoria) e capacità resistenza
Guarana                            semi               combatte stanchezza, aumenta lipolisi (libera grassi in riserva)
Rosa canina                      frutto              vit C, aiuta assorb. ferro, antiossidante, raffreddori, grippe, tabacco
Camu Camu                     frutto              Vit C, tonico, antiossidante,

Grippa, raffreddore, bronchite, rinite,
Propolis                                      antibiotico, antibatterico, antivirale, cicatrizz, rafforza sistema immunitario
Pappa reale, Polline                    ricchissimi in tutto, energetici, dopo operazioni o malattia
Timo                         foglie        antisettico potente, antifunghi, antibatterico, antivirale, antispasmo, x contrazione muscolare, infezioni bronco polmonari e tossa secca
Echinacea                  radice       stimola difese immunit, mobilita globuli bianchi, produce interleukine
Eucalipto                  foglie         antisettico, decongestiona vie respiratorie, fluidisce mucchi in tosse grasse
Sambuco                  frutti           Raffreddori, infezioni respiratorie

Dolori articolari, reumatismi, artrosi
Grinfe del diavolo o arpagofitone              radice               tendinite, distorzioni
Curcuma o Zafferano d’india o Curry      rizoma              anti-infiammatorio, artrosi
Bambu                   rami      fonte di Silicio/ minerali. Osteoporosi, degenerescenza cartilagini, fragilità ossea
Erba cavallina            foglie     contiene 80% di calcio. Osteoporosi, degenerazione.cartilagini, fragilità ossea
Equiseto o prele                  foglie           ricco di silicio e minerali           
Ortica pungente                  foglie        dolori articolari, trauma articolare, tendinite, rafforza ossa e cartilagini  
Regina dei prati o Spirea    fiori           antidolorifico, febbrifuga, mal di testa, mal di denti  
Grande Camomilla             fiori           calma contrazioni vasi sanguigni, emicranie, mestruazioni dolorose

Vie urinarie, eliminazione
Mirtillo, piccoli frutti rossi         frutti, foglie           infezioni urinarie, vista.
Ortosifone baffi di gatto             foglie                     affezioni reni e vescica, elimina urea e acido urico
Pilosella                                      pianta intera           drenaggio reni e fegato, aumenta secrezione biliare
Frassino                                      foglie                     diuretico, depurativo, lotta contro ritenzione idrica
Equiseta o Prele dei campi         pianta intera          drenaggio, diuretica
Ibiscus                                        fiori                        ritenzione idrica
Erica o Brughiera                       fiori                        diuretica, eliminazione urine, problemi urinari
Uva degli orsi                             foglia                    contro germi infettivi delle vie urinarie, cistite
Semi di zucca, di anguria           semi, olio              difficoltà a urinare,  ipertrofia prostata, parasiti intestinali

Circolazione sanguigna
Vite rossa                     foglie                    rafforza parete vasi sanguini, stasi venosa, antisettico, astringente
Petit Houx di bosco (Ruscus aculeatus)    rizoma    Pb venosi, venotonico, antioedema, varice, emorroidi
Ipocastano                   corteccia                rafforza parete vasi sanguini, problemi circolatori, emorroidi
Mirtillo                        frutti                     fragilità capillari della pelle, protettore vascolare
Ribes nero o Cassis     frutti                    antiossidante, protezione parete vasi, manifestazioni fragilità capillare superficiale (couperose, petechie, etc)
Ginkgo Biloba           antiossid, protettore vascolare, insufficienza circolare cerebrale, arteriosclerosi, memoria
Olio fegato merluzzo (aringhe, salmoni)       protezione cuore e arterie dall’invecchiamento, memoria
Lecitina soya                                     solubilizza grassi nel sangue e le elimina via fegato, stabilizza colesterolo
Olivo                    foglie, frutti           ipotensore, regolarizza la pressione arteriale
Aglio                    bulbo                     ipotensore, antibiotico, antivirale, antibatteri, antisettico, cardiovascolare

Pelle, Unghie
Borago                 semi, olio            membrane cellulari, x pelle secca, la rende morbida, resistente e luccicante
Olio fegato merluzzo                      cellule pelle, cicatrizza crepe e spacchi alle mani, menopausa, fissa calcio
Enotera  o Onagre       semi            dolori premestruali, elasticità pelle, x pelle secca
Pensiero tricolore o fiore della Trinità        foglie, fiori       pelle grasse, frena produzione  sebo, depurativo
Bardana                       radice          affezioni pelle, acnè (drenaggio fegato e reni), antibatteri e fungicida pelle
Lievito birra                                    rida splendore a pelle, solidità a unghie, forza e luce ai cappelli

Problemi donne
Lupolo                 infiorescenza femmina          fitormoni naturali per donne in menopausa, sedativo femminile
Vitex agnus castus o Gattilier         frutti           progesterone naturale, azione su corpo luteo, favorisce lattazio-ne, mestruazioni dolorose, dolori premestruali
Enotera                                                              dolori premestruali
Matè, Tè verde, arancia amara (buccia del frutto)           bruciagrassi, sciolgono i grassi in riserva,
Pectine di mela, Fucus alghe                             effetto di sazietà, stimolano processo snellezza
Ascofillus alghe o goemon nero                        proibisce assimilazione grassi nell’intestino
Spirulina, Fenugreco                                          per donne magre, aumenta massa muscolare

Digestione, Fegato
Radicchio nero               rizoma     drenaggio epato-billiare, antispasma, aumenta quantità e fluidità bilia
Carciofo, cardo                               drenaggio epato-renale, protettore cellule fegato, stimola bilia
Fumaria o Fumeterre      fiori          pianta del fegato, flusso bilia, depurativa, diuretica, antispasma, digestion
Boldo                             foglie        epatoprotettore, secrezione/evacuazione bilia, transito intestinale
Rosmarino o Cespuglio della Vergine    foglie    stimola bilia, disintossica fegato, calma digestione, dispepsi 
Salvia                              foglie       antispasma digestivo, dispepsi, flatulenze e gonfiamenti intestinali
Camomilla piccola tedesca o dei campi          fiori        spasmi gastrici, crampi addominali
Finocchio                        fiori, frutti                               espulsione gas intestinali, migliora funzione Stomaco
Salicaria                          fiori          astringente, per diarrea, protegge parete intestinali, regolarizza intestino
Carbone vegetale                             fissa gas intestinali, flatulenze e gonfiamenti, diarrea, x aver ventre piatto
Argile bianca o Kaolin                     cicatrizzante mucosa digestiva, assorbe tossine e gas intestinali, flatulenz

Anti nausea
Gingembre               rizoma           mal di auto o di aereo  o nave, nausea, vomiti, sedativo stomacale



a cura di padre Maria
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domenica 11 novembre 2012

San Gerardo Maiella, patrono della Basilicata


San Gerardo Maiella (Muro Lucano, 6 aprile 1726  Materdomini, 16 ottobre 1755)
patrono della Basilicata.
festa: il 16 ottobre

È un uomo che richiama più di trecentomila persone all’anno: persone che lo amano, che lo venerano. Il suo nome è ricordato e rispettato in tutto il mondo: nelle Americhe, in Australia, nel Benin, nel Madagascar. Dà lavoro, con le attività dedicate al suo nome e grazie a lui, a centinaia, forse migliaia, di persone. Non è un imprenditore, non è un intellettuale, non è un politico, non è un filantropo: è un santo.
È sicuramente il lucano non solo più conosciuto ma quello che ha fatto di più per la sua terra e per il suo popolo. Eppure la sua cultura, la sua vita tutto lasciavano prevedere tranne che questo successo “mondano”.
Nasce il 6 aprile 1726 a Muro Lucano, un paese a circa 35 chilometri da Potenza, da madre murese e da padre oriundo di Baragiano. Riceve una modesta istruzione, imparando a leggere e a scrivere. A dodici anni gli muore il padre e va a bottega dal sarto Pannuto. A quindici va a servizio dal vescovo di Lacedonia, mons. Claudio Albini, uomo dotto ma di carattere poco dolce, che tempra ulteriormente il penitente Gerardo.
Alla morte del Vescovo, nel 1744, Gerardo torna a Muro dove apre una piccola sartoria in proprio. Ma la sua vocazione è quella di dedicarsi completamente a Dio. Era stato già rifiutato dai Cappuccini per la sua salute gracile; viene respinto anche dai Redentoristi, fondati da poco da S. Alfonso. Finalmente il 17 maggio 1749, dopo molte insistenze, viene accettato in prova dai Redentoristi di Deliceto (in provincia di Foggia). Il 16 luglio 1752 fa la professione religiosa come fratello laico.
L’episodio più noto della sua vita è quello della calunnia da parte di Nerea C. che, gelosa della santa familiarità di Gerardo con future novizie, immaginò chissà quali intrighi amorosi. Confidò questi suoi pensieri al confessore, il quale in buona fede le chiese di mettere per iscritto le sue fantasticherie. La lettera fu spedita a S. Alfonso, superiore dei Redentoristi, e così iniziò la dura prova per S. Gerardo. Alla fine Nerea C. pentita ritrattò tutte le sue calunnie. S. Gerardo, alle richieste di S. Alfonso, spiegò che non si era difeso perché così aveva operato Gesù e perché «la Regola proibisce di scusarci e vuole che si soffra in silenzio qualunque mortificazione».
Da questo episodio traspare tutto il suo spirito di eroica ubbidienza e di assoluta fiducia nella Provvidenza.
Il miracolo che ottenne nella campagna pugliese, facendo morire tutti i topi di un campo, fa intuire che Gerardo non era solo il pazzerello di Dio, come lo chiamava il popolo per il suo carattere sempre allegro, ma uomo prudente e saggio. Al massaro che gli implorava, quasi per sfogarsi: «Padre, i sorci mi rovinano i seminati, da’ loro una maledizione», come narra il processo di canonizzazione, Gerardo domanda: «Vuoi che muoiano o che vadano altrove?»; sembra una domanda ingenua, ma serve a sondare e ad evidenziare le oneste intenzioni del massaro, che ribatte: «Faranno male ad altri, sarebbe meglio che morissero». E Gerardo a questa risposta fa un segno di croce verso il campo: subito si vede sulla sua superficie un enorme numero di sorci morti con il ventre all’aria. Il massaro rimane meravigliato: credeva di avere a che fare con un prete qualunque.
Una nipote di Rosa Sturchio di Caposele fu guarita miracolosamente dalle doglie del parto grazie a una sua reliquia. A Castelgrande tre partorienti furono salvate col semplice contatto di una biografia del santo. È perciò considerato patrono delle madri e delle partorienti, lui che era di un candore virginale.
Egli che non era nemmeno sacerdote e che partecipava alle missioni popolari solo per aiutare i Padri Missionari e per questuare, predicò a suore di clausura (Domenicane di Corato, Benedettine di Atella, di Corato e di Calitri, Clarisse di Muro Lucano e di Melfi, Teresiane di Ripacandida e del Conservatorio del SS. Salvatore di Foggia). Riformò monasteri come quelli delle suore di Atella, Corato e Ripacandida. Ha aiutato tanti giovani a realizzare la loro vocazione. È indicativa a tale proposito l’affermazione di mons. Vito Maio, vescovo di Muro Lucano, che «valeva più una chiacchierella di fratel Gerardo che le stesse prediche dei Padri Missionari».
È evidente che la sua era una semplicità apparente che racchiudeva solidità di dottrina, che era apprezzata soprattutto da anime mistiche come suor Maria di Gesù, suor Maria Michela di S. Francesco, suor Celeste Cristarosa di Foggia (la cui anima al momento della morte vide volare in cielo il 14 settembre 1755), con le quali ebbe una corrispondenza assidua. Poche sono le lettere che ci sono rimaste ma «contengono una tale incandescenza da poter essere avvicinate a quelle di Caterina da Siena e, per lo spirito di semplicità, agli scritti della piccola Teresa di Gesù Bambino». (G.D’Addezio, S. Gerardo..., Materdomini, stampa 1995).
Bene ha sintetizzato la personalità del santo il Card. Michele Giordano proclamando, nel solenne rito di apertura delle celebrazioni centenarie: «San Gerardo resta una figura di santo ricca di un fascino tutto particolare. La sua santità, infatti, ci appare come una santità imposta dal popolo e capace di sintetizzare ed elevare tutte le aspirazioni del popolo, da quelle concrete e quotidiane, come guarigioni, protezioni di bambini e benedizioni dei campi, a quelle più prettamente religiose e spirituali. San Gerardo è un Santo del popolo e per il popolo

».
È opportuno precisare che gli uomini della Chiesa usano la parola popolo e mai massa. Papa Pio XII ha precisato esaustivamente la differenza tra i due concetti (cfr. Radiomessaggio al mondo intero del 24.12.1944). Noi qui ci limitiamo a ricordare che la massa è per sé inerte e aspetta l’impulso dal di fuori.
«Il popolo invece vive della pienezza della vita degli uomini che lo compongono, ciascuno dei quali - al proprio posto e nel proprio modo - è una persona consapevole della propria responsabilità e delle proprie convinzioni».
Ecco perchè la Chiesa per iniziare un processo di canonizzazione chiede che la santità sia riconosciuta e invocata dal popolo. Ecco perchè vox populi, vox Dei. Ecco perchè il 5 settembre 1846 il re Ferdinando (di Napoli) come membro e al tempo stesso rappresentante del popolo aveva richiesto a papa Pio IX la glorificazione anche terrena «dell’eroe cristiano, le cui eccellenti virtù e fama di santità erano divulgate presso ogni ceto di persone!».
Morì nel 1755 a soli ventinove anni, dopo aver fatto porre sulla porta della sua cameretta  la scritta: «Qui si sta facendo la volontà di Dio, come vuole Dio e per quanto tempo piace a Dio». Era ridotto pelle e ossa ma non aveva perso il suo spirito sereno. Morì di tisi e da solo, come aveva predetto. Era l’una di notte del 16 ottobre. La sua festa liturgica perciò cade in questo giorno. Uno dei riti che caratterizzano la festa è la benedizione di quattro quintali di grano offerti dal Consorzio agrario e dall’Ispettorato agrario della provincia. Questo grano sarà poi mescolato alla semina autunnale per proteggerla da ogni flagello.
L’itinerario di civilizzazione e di benessere conseguenza della proclamazione  del Vangelo prosegue nei luoghi collegati alla vita e alla morte di fratel Gerardo. Le poche case sparse in Caposele presso la chiesetta dedicata alla Materdomini si sono moltiplicate  fino a diventare un paese (4000 abitanti). E’ sorta nei locali del convento redentorista la Tipografia S.Gerardo Maiella, che pubblica tra l’altro la “Rivista di S.Gerardo”. L’antica chiesetta è diventata Basilica Pontificia «Deiparae Virgini ac Divo Gerardo dicata». Oltre le numerose associazioni cattoliche ed ecclesiali, chiese, villaggi, scuole, cliniche di maternità, case di accoglienza per anziani sono dedicate a lui, che era un semplice fratello laico, congregazioni di religiosi e di religiose: Oblati di S.Gerardo in Australia e Suore Gerardine presenti in Italia, Perù e Benin.
A sigillo e a conferma dell’amore dei lucani per questo loro santo, i vescovi della Basilicata, accogliendo i voti comuni del clero e del popolo fedele, hanno presentato al Papa la richiesta di proclamare S. Gerardo, fratello della Congregazione del SS. Redentore, come patrono presso Dio per la provincia ecclesiastica della Basilicata.
Papa Giovanni Paolo II con decreto del 21 aprile 1994, pertanto, lo ha proclamato patrono della Basilicata.







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martedì 16 ottobre 2012

MODO DI RECITARE IL MISERERE ((salmo 50) COME INSEGNATO DA GESÙ


Il signore gesù CI INSEGNA UNA PREGHIERA
Dalle rivelazioni a S. Metilde

Dopo ciò, il Divin Maestro le insegnò un modo di recitare il Miserere. Essa doveva dividere in quattro parti i venti versetti che lo compongono e dopo ogni gruppo di cinque versetti recitare l'antifona: “O beata et benedicta et gloriosa Trinitas, Pater et  Filius et Spiritus Sanctus, tibi laus, tibi gloria, tibi gratiarum actio ab omni creatura; miserere, miserere, miserere nobis! O beata, o benedetta, o gloriosa Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, a Voi la lode, a Voi la gloria, a Voi l'azione di grazie da ogni creatura; Pietà, pietà, pietà di noi!
I primi cinque versetti dovevano essere recitati per i peccatori i quali, induriti nei loro delitti, non volevano convertirsi a Dio, affinché, in virtù della sua preziosissima morte, il Signore si degnasse di ricondurli ad una sincera penitenza. I cinque versetti seguenti, per i penitenti, onde ottenessero la remissione che desideravano e non ricadessero più nel peccato. I cinque versetti della terza serie, per i giusti che camminavano nella virtù e nelle opere buone, affine d'ottener loro la perseveranza. Gli ultimi cinque versetti, per le anime del purgatorio, acciocché giungessero presto al regno celeste, per godere la divinissima bevanda della Fonte eterna e regnare per sempre con Cristo e la sua dolcissima Madre.
 (S. Metilde, Il libro della grazia speciale, cap. II)

Modo di pregare il MISERERE come insegnato dal Signore:
Ti offro, mio Signore, tali versetti per i peccatori i quali, induriti nei loro delitti, non vogliono convertirsi  a Te, affinché, in virtù della Tua preziosissima morte, Tu, o Re, ti degni di ricondurli ad una sincera  penitenza:

Miserère mei, Deus, * secùndum magnam misericòrdiam tuam.
Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia.
Et secùndum multitùdinem miseratiònum tuàrum, * dele iniquitàtem meam.
Nel tuo grande amore cancella il mio peccato.
Amplius lava me ab iniquitàte mea: * et a peccàto meo munda me.
Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato.
Quòniam iniquitàtem meam ego cognòsco: * et peccàtum meum contra me est semper.
Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Tibi soli peccàvi, et malum coram te feci: * ut justificèris in sermònibus tuis, et vincas cum judicàris.
Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto; perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo giudizio.

 “O beata et benedicta et gloriosa Trinitas, Pater et  Filius et Spiritus Sanctus, tibi laus, tibi gloria, tibi gratiarum actio ab omni creatura; miserere, miserere, miserere nobis!
O beata, o benedetta, o gloriosa Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, a Voi la lode, a Voi la gloria, a Voi l'azione di grazie da ogni creatura; Pietà, pietà, pietà di noi!”

***
Ti offro, mio Signore, tali versetti per i penitenti, onde ottengano la remissione che desiderano e non 
ricadano più nel peccato:

Ecce enim in iniquitàtibus concèptus sum: * et in peccàtis concèpit me mater mea.
Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre.
Ecce enim veritàtem dilexìsti: * incèrta et occùlta sapièntiae tuae manifestàsti mihi.
Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell’intimo mi insegni la sapienza.
Aspèrges me hyssòpo, et mundàbor: * lavàbis me, et super nivem dealbàbor.
Purificami con issòpo e sarò mondato; lavami e sarò più bianco della neve.
Audìtui meo dabis gàudium et laetìtiam: * et exsultàbunt ossa humiliàta.
Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato.
Avèrte fàciem tuam a peccàtis meis: * et omnes iniquitàtes meas dele.
Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe.

“O beata et benedicta et gloriosa Trinitas, Pater et  Filius et Spiritus Sanctus, tibi laus, tibi gloria, tibi gratiarum actio ab omni creatura; miserere, miserere, miserere nobis!
O beata, o benedetta, o gloriosa Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, a Voi la lode, a Voi la gloria, a Voi l'azione di grazie da ogni creatura; Pietà, pietà, pietà di noi!”

***
Ti offro, mio Signore, tali versetti per i giusti che camminano nella virtù e nelle opere buone, perché tu doni loro la perseveranza:

Cor mundum crea in me, Deus: * et spìritum rectum ìnnova in viscèribus meis.
Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.
Ne projìacias me a fàcie tua: * et spìritum sanctum tuum ne àuferas a me.
Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito.
Redde mihi laetìtiam salutàris tui: * et spìritu principàli confìrma me.
Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso.
Docèbo inìquos vias tuas: * et ìmpii ad te convertèntur.
Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno.
Lìbera me de sanguìnibus, Deus, Deus salùtis meae: * et exultàbit lingua mea justìtiam tuam.
Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza. La mia lingua esalterà la tua giustizia.

“O beata et benedicta et gloriosa Trinitas, Pater et  Filius et Spiritus Sanctus, tibi laus, tibi gloria, tibi gratiarum actio ab omni creatura; miserere, miserere, miserere nobis!
O beata, o benedetta, o gloriosa Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, a Voi la lode, a Voi la gloria, a Voi l'azione di grazie da ogni creatura; Pietà, pietà, pietà di noi!”

***
Ti offro, mio Signore, tali versetti per le anime del purgatorio, affinché giungano presto al regno 
celeste, per godere la divinissima bevanda della Fonte eterna e regnare per sempre con Te e la Tua 
dolcissima Madre:

Dòmine, làbia mea apèries: * et os meum annuntiàbit laudem tuam.
Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode.
Quòniam si voluìsses sacrificium, dedìssem ùtique: * holocàustis non delectàberis.
Poiché non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti.
Sacrifìcium Dei spìritus contribulàtus: * cor contrìtum, et humiliàtum, Deus, non despìcies.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato tu, o Dio, non disprezzi.
Benìgne fac, Dòmine, in bona voluntàte tua Sion: * ut aedificèntur muri Jerùsalem.
Nel tuo amore fa’ grazia a Sion, rialza le mura di Gerusalemme.
Tunc acceptàbis sacrifìcium justìtiae, oblatiònes, et holocàusta: * tunc impònent super altàre tuum vìtulos.
Allora gradirai i sacrifici prescritti, l’olocausto e l’intera oblazione, allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.

“O beata et benedicta et gloriosa Trinitas, Pater et  Filius et Spiritus Sanctus, tibi laus, tibi gloria, tibi gratiarum actio ab omni creatura; miserere, miserere, miserere nobis!
O beata, o benedetta, o gloriosa Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, a Voi la lode, a Voi la gloria, a Voi l'azione di grazie da ogni creatura; Pietà, pietà, pietà di noi!”






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