La pace sia con te

lunedì 23 luglio 2012

L'EURO E' FASCISTA.


Caro Emiliano ti scrivo...

domenica 22 luglio 2012

 Alberto Bagnai


...Parliamo del vero problema. Il problema è che l’euro è fascista. Cosa intendo? Una cosa molto semplice: l’euro non rappresenta solo una precisa scelta politica a danno delle classi subalterne, scelta evidenziata dal fatto che, come ci ha sbattuto in faccia il giornale dei padronidopo, dentro l’euro “non ci sono alternative: o si svaluta la moneta (ma nell'euro non si può più) o si svaluta il salario” (Vittorio Da Rold - Il Sole 24 Ore. Dice: perché non il profitto? Eh, sai, no, il profitto non si può, perché altrimenti i capitali scappano).
Vedi, una scelta fatta a danno delle classi subalterne potrebbe essere anche semplicemente una scelta reazionaria. Ma nel caso dell’euro siamo al fascismo, e perché? Perché c’è un dettaglio: quello che la voce del padrone ci ha detto dopo, i migliori economisti post-keynesiani e non ce lo avevano detto prima, ognuno all’interno della propria visione del mondo, e da tribune autorevoli e ampiamente diffuse come il Financial Times: Tony Thirlwall nel 1991, Winne Godley nel 1992, Paul De Grauwe nel 1998, e se proprio volete, financo, persino, addirittura Alain Parguez nel1999, con un articolo che mi è piaciuto per certe cose (lo dico a Pablo72), ma che personalmente reputo meno illuminante, seppure spesso più incisivo, di altri (e fornisco, come vedete, ampia scelta).
E allora? E allora è chiaro quello che ora tutti ci dicono, ma che prima tutti hanno negato: del fatto che l’euro avrebbe avuto dei costi i suoi autori erano ben consapevoli, ma, come oggi ci confessano, hanno deliberatamente imposto questi costi alle popolazioni europee per convincerle, sotto lo choc della crisi, ad accettare alterazioni profonde in senso autoritario ed oligarchico delle rispettive costituzioni economiche e politiche. Questo è quello che chiamo fascismo. Il fatto che stanno riscrivendo la nostra costituzione a nostro danno e senza dircelo, distogliendo o reprimendo qualsiasi forma di dissenso. Mi sbaglio?
E l’impudenza, la violenza di questo procedimento stanno aumentando esponenzialmente in questi giorni, mentre le oligarchie vedono sgretolarsi la certezza della propria impunità. Tu, sicuramente, i giornali li leggi, anche in filigrana, no? E allora avrai visto, ad esempio, De Bortoli (buon ultimo) veicolare l’idea che lo spread dipende dall’incertezza politica: insomma, italiani cari, che non vi venga in mente di votare qualcuno di sgradito ai mercati, perché sarebbe una catastrofe! E ai mercati chi è gradito si sa: il loro garzone di bottega, mandato a riscuotere i sospesi, quello che qui su goofynomics chiamiamo affettuosamente l’hidalgo de la Sierra.
Questa è la “democrazia” dell’euro. Per la sua natura intrinsecamente classista, oligarchica e paternalistica l’euro è fascista. Punto...


... In inferno nulla est redemptio. Non esiste un euro democratico, perché non può esistere. Questo è chiaro a tutti adesso, ed era chiaro a molti prima.
L’ademocraticità dell’euro, come il mio articolo chiaramente indicava, non risiede solo nelle sue conseguenze (quelle di lasciare il campo aperto alle incursioni delle destre populiste – in Francia Le Pen, in Italia, ovviamente, Berlusconi). Essa risiede soprattutto nel suo vizio genetico, nel fatto di aver imposto a colpi di disinformazione e di paternalismo una scelta politica che faceva gli interessi di pochi a danno di quelli di molti, propugnandola per scelta tecnica (contro il parere della parte migliore della professione), e appellandosi a nobili quanto vuoti ideali. Ogni dittatura ha forti richiami valoriali, ci mancherebbe. E nella dittatura dell’euro il richiamo valoriale è l’Europa, proposta da persone che confondono Pachelbel con Packard Bell e Proust con Prost. Ha senz’altro ragione Ida Magli http://goofynomics.blogspot.fr/2012/05/ida-magli-28-minuti.html: il vuoto culturale di certi padri della patria spiega una parte consistente di quello che sta succedendo. E il resto lo spiegano, come sempre, gli interessi di chi paga...

...Un altro euro (non) è possibile
“Un altro euro è possibile” è un vicolo cieco per un fatto banale: se si fosse voluto un altro euro, lo si sarebbe fatto fin dall’inizio. Se l’euro è quello che è, non è solo perché non c’era una volontà politica di farne un altro, ma perché c’era una evidente (e pacificamente ammessa, vedi sopra) volontà politica di fare questo euro, per arrivare dove siamo arrivati: alla dittatura del mercato....

Alberto Bagnai

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