La pace sia con te

sabato 22 dicembre 2012

Luisa Piccarreta. Pene che Gesù soffrì fin dalla sua Incarnazione, avendo concepito in Sé tutte le anime.


Gesù nel suo Concepimento, concepì tutte le anime, le pene e le morti loro.




(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù, facendosi vedere, mi
ha tirato nell’immensità del suo Santissimo Volere, in cui faceva vedere come in atto il
suo concepimento nel seno della Mamma Celeste.  Oh! Dio, che abisso d’amore.  Ed il
mio dolce Gesù mi ha detto: 
(2) “Figlia del mio Volere, vieni a prendere parte alle prime morti ed alle pene che
soffrì la mia piccola Umanità dalla mia Divinità nell’atto del mio concepimento.  Come fui
concepito, concepii insieme con Me tutte le anime, passate, presenti e future, come mia
propria Vita, concepii insieme le pene e le morti che per ciascuna dovevo soffrire. 
Dovevo incorporare tutto in Me, anime, pene e morte che ciascuna doveva subire, per
dire al Padre:  “Padre mio, non più guarderai la creatura, ma Me solo, ed in Me troverai
tutti, ed Io soddisfarò per tutti.  Quante pene vuoi, te le darò; vuoi che subisca ciascuna
morte per ognuno, la subirò; tutto accetto purché dia vita a tutti”.  Ecco perciò ci voleva
un Volere e potere divino, per darmi tante morti e tante pene, ed un potere e Volere
Divino a farmi soffrire; e siccome nel mio Volere stanno in atto tutte le anime e tutte le
cose, sicché non in modo astrattivo o intenzionale come qualcuno può pensare, ma in
realtà, tenevo in Me tutti immedesimati con Me, formavano la mia stessa Vita, in realtà
morivo per ciascuno e soffrivo le pene di tutti.  E’ vero che ci concorreva un miracolo
della mia onnipotenza, il prodigio del mio immenso Volere:  senza della mia Volontà la
mia Umanità non avrebbe potuto trovare ed abbracciare tutte le anime, né poter morire
tante volte.  Onde la mia piccola Umanità, come fu concepita, incominciò a soffrire
l’alternative delle pene e delle morti, e tutte le anime nuotavano in Me come dentro d’un
vastissimo mare, formavano membra delle mie membra, sangue del mio sangue, cuore
del mio cuore.  Quante volte la mia Mamma, prendendo il primo posto nella mia
Umanità, sentiva le mie pene e le mie morti e ne moriva insieme con Me, come mi era
dolce trovare nell’amore della mia Mamma l’eco del mio, sono misteri profondi dove
l’intelletto umano, non comprendendo bene, pare che si smarrisce, perciò, vieni nel mio      
Volere e prendi parte alle morti ed alle pene che subii non appena fu compiuto il mio
concepimento.  Da ciò potrai comprendere meglio quello che ti dico”.
(3) Non so dire come mi son trovata nel seno della mia Regina Mamma, dove vedevo
l’Infante Gesù piccolo piccolo; ma sebbene piccino, conteneva tutto; dal suo cuore s’è
spiccato un dardo di luce nel mio, e come mi penetrava sentivo darmi morte, e come
usciva mi ritornava la vita.  Ogni tocco di quel dardo produceva un dolore acutissimo, da
sentirmi disfare ed in realtà morire, e poi col suo stesso tocco mi sentivo rivivere, ma io
non ho parole giuste ad esprimermi e perciò faccio punto...

12-94
Marzo 18, 1919

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Le morti e le pene che la Divinità faceva soffrire all’Umanità
di Gesù per ogni anima, non furono solo d’intenzione ma reali.

(1) La mia povera mente me la sentivo immersa nelle pene del mio amabile Gesù, e
siccome mi era stato detto che sembrava impossibile che Gesù potesse soffrire tante
morti e tante pene per ciascuno come sta detto di sopra, il mio Gesù mi ha detto: 
(2) “Figlia mia, il mio Volere contiene il potere di tutto, bastava che solo il volesse, che
ciò potesse succedere; e se ciò non fosse, allora il mio Volere, nel potere, doveva
contenere un limite, mentre in tutte le cose mie sono senza limiti ed infinito, ed è perciò
che tutto ciò che voglio, faccio.  Ah! quanto poco sono compreso dalle creature, perciò
non amato.  Onde, vieni tu nella mia Umanità, e ti farò veder e toccare con mano ciò che
ti ho detto”.
(3) In questo mentre mi son trovata in Gesù, cui l’era inseparabile la Divinità ed il
Volere Eterno; e questo Volere, sol che lo voleva, creava le morti ripetute, le pene senza
numero, i colpi senza flagelli, le punture acutissime senza spine, con una facilità, come
quando con un solo Fiat creava miliardi di stelle, non ci vollero tanti Fiat per quante
stelle creava, ma bastò uno solo; ma con ciò non uscì alla luce una sola stella e le altre
rimasero nella mente divina, oppure nell’intenzione, ma tutte in realtà uscirono, e
ciascuna ebbe la luce propria per ornare la nostra atmosfera; così pareva nel cielo
dell’Umanità santissima di Nostro Signore, che il Divin Volere col suo Fiat creatore,
creava la vita e la morte per quante volte voleva.  Onde, trovandomi in Gesù, mi son
trovata a quel punto quando Gesù soffriva la flagellazione dalle mani divine solo che il
Voler Eterno l’ha voluto, senza colpi, senza sferze, le carni dell’Umanità di Gesù
cadevano a brandelli, si formavano i solchi profondi, ma in modo sì straziante nelle parti
più intime.  Era tanta l’ubbidienza di Gesù a quel Voler Divino, che da per sé stessa si
scioglieva, ma in modo sì doloroso, che la flagellazione che gli davano i Giudei, si può
dire che fu l’immagine, o l’ombra di quella che subiva da parte del Voler Eterno, e poi,
solo che il Voler Divino voleva, quell’Umanità si componeva; così succedeva quando
subiva le morti per ciascun’anima, e tutto il resto.  Io ho preso parte a queste pene di
Gesù, ed oh! come comprendevo al vivo che il Voler Divino può farci morire quante volte
vuole e poi ridarci la vita.  Oh! Dio, sono cose inenarrabili, eccessi d’amore, misteri
profondi, quasi inconcepibili a mente creata; io mi sentivo incapace di ritornare alla vita,
all’uso dei sensi, al moto dopo quelle pene sofferte ed il mio benedetto Gesù mi ha
detto: 
(4) “Figlia del mio Volere, il mio Volere ti ha dato le pene ed il mio Volere ti ridona la
vita, il moto e tutto.  Ti chiamerò spesso nella mia Divinità a prendere parte alle tante
morti e pene che in realtà soffrii per ciascun’anima, non come pensano alcuni, che fu    
solo nella mia Volontà o che solo intendevo di dar vita a ciascuno.  Falso! falso! non
conoscono il prodigio, l’amore ed il potere del mio Volere; tu che ne hai conosciuto in
qualche modo la realtà delle tante morti subite per tutti, non metterne dubbio, ma amami e siimi riconoscenti per tutti, e starai pronta quando il mio Volere ti chiami”.

12-95
Marzo 20, 1919

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Causa e necessità delle pene che la Divinità diede all’Umanità
di Gesù.  Causa perché ha ritardato in farle conoscere.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, stavo pensando alle pene del mio adorabile Gesù,
specie a quelle che le fece patire la Divinità alla santissima Umanità di Nostro Signore. 
In questo mentre, mi son sentita tirare dentro del cuore del mio Gesù, e vi prendevo
parte alle pene del suo cuore santissimo che gli faceva soffrire la Divinità nel corso della
sua Vita sulla terra.  Queste pene sono ben diverse da quelle che il benedetto Gesù
soffrì nel corso della sua Passione per mano dei giudei, sono pene che quasi non si
possono dire.  Io, da quel poco che prendevo parte, so dire che vi sentivo un doloro
acuto, acerbo, accompagnato da uno strappo dello stesso cuore, da sentirmi in realtà    
morire; che poi Gesù quasi con un prodigio del suo amore mi ridava la vita.  Onde il mio  dolce Gesù, dopo che ho sofferto, mi ha detto: 
(2) “Figlia delle mie pene, sappi che le pene che mi diedero i giudei furono ombra a
quelle che mi diede la Divinità, e ciò era giusto per ricevere piena soddisfazione. 
L’uomo, peccando, non solo offende la Maestà Suprema esternamente, ma anche
internamente, e deturpa nel suo interno la parte divina che gli fu infusa nel crearlo,
sicché il peccato prima si forma nell’interno dell’uomo, e poi esce all’esterno, anzi, molte volte è la parte più minima che esce all’esterno, il molto resta nell’interno.  Ora, le creature erano incapaci di penetrare nel mio interno e farmi soddisfare con pene la
gloria del Padre, che con tante offese del loro interno gli avevano negato; molto più che
queste offese ferivano la parte più nobile della creatura, qual è l’intelletto, la memoria e
la volontà, dove vi è suggellata l’immagine divina; chi doveva dunque prendere
quest’impegno, se la creatura era incapace? Perciò fu quasi necessario che la Divinità
stessa, prendesse questo impegno e mi facesse da carnefice amoroso, e per quanto
amoroso più esigente, per ricevere piena soddisfazione per tutti i peccati fatti nell’interno  dell’uomo.  La Divinità voleva l’opera completa e la piena soddisfazione della creatura, si dell’interno che dell’esterno, sicché nella Passione che mi diedero i giudei, soddisfeci la gloria esterna del Padre, che le creature gli avevano tolto; nella Passione che mi diede  la Divinità in tutto il corso della mia Vita, soddisfeci il Padre per tutti i peccati dell’interno dell’uomo, da ciò potrai comprendere che le pene che soffrii per le mani della Divinità,  superano di gran lungo le pene che mi diedero le creature, anzi, quasi non possono  paragonarsi insieme e sono meno accessibili alla mente umana.  Come dall’interno  dell’uomo all’esterno c’é gran differenza, molto più c’é differenza tra le pene che m’inflisse la Divinità a quelle delle creature che mi diedero nell’ultimo della mia Vita, le  prime erano strappi crudeli, dolori sovrumani, capaci di darmi morte, e ripetute morti nei  parti più intime, si dell’anima che del corpo; neppure una fibra mi era risparmiata; nelle  seconde erano dolori acerbi, ma non strappi capaci di darmi morte ad ogni pena, ma la  Divinità ne teneva il potere ed il Volere.  Ah! quanto mi costa l’uomo, ma l’uomo ingrato non si cura di Me e non cerca di comprendere quanto l’ho amato e sofferto per lui, tanto che neppure ha giunto a capire tutto ciò che soffrii nella Passione che mi diedero le  creature, e se non capiscono il meno, come possono il più che ho sofferto per loro?
Perciò ritardo a rivelare le pene innumerevoli ed inaudite che mi diede la Divinità per
causa loro, ma il mio amore vuole sfogo e ricambio d’amore, perciò chiamo te
nell’immensità ed altezza del mio Volere, dove tutte queste pene stanno in atto, e tu non solo vi prendi parte, ma a nome di tutta l’umana famiglia le onori e vi dai il ricambio
d’amore, ed insieme con Me sostituisci a tutto ciò che le creature sono obbligate, ma
con sommo mio dolore e con sommo loro danno, non si danno nessun pensiero”.

12-101
Maggio 8, 191

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Libro di Cielo
“Il Regno della mia Divina Volontà in mezzo alle creature. Il richiamo delle
creature nell’ordine, al suo posto e nello scopo per cui fu creata da Dio”.
Serva di Dio Luisa Piccarreta




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