La pace sia con te

martedì 19 ottobre 2010

NEGAZIONISMO REATO PENALE: E' UN ERRORE. COSI' DICE L'OSSERVATORE ROMANO.

Da "La Stampa"

«Negare la Shoah è un fatto gravissimo e vergognoso, ma punire per legge chi sostiene questa tesi, e quindi di fatto stabilire ciò che è storicamente vero attraverso una norma giuridica, non è la strada giusta. Anzi, rischia di essere controproducente: in democrazia la censura non è un mezzo corretto, e si finisce per far diventare martire chi vi incappa».

Così l'Osservatore Romano commenta la proposta di introdurre in Italia il reato penale di negazionismo lanciata il 15 ottobre sulla Repubblica dal presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici.

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da "La Repubblica"

Negazionismo, no del Vaticano
a una legge che lo punisca
L'Osservatore romano si dice contrario a punire chi nega l'Olocausto. "In democrazia la censura non è un mezzo corretto"

ROMA - Il quotidiano della Santa Sede, l'Osservatore Romano, entra nel dibattito sull'opportunità di varare una legge che preveda il reato di negazionismo per affermare che è "condivisibile" la tesi secondo cui "punire per legge chi sostiene la negazione della Shoah non è la strada giusta". "Negare l'Olocausto è un fatto gravissimo e vergognoso" premette il giornale d'Oltretevere in un articolo pubblicato sull'edizione di domani dal titolo "La storia non è vera per legge. Dubbi dalla comunità intellettuale sulla proposta di introdurre in Italia il reato di negazionismo". "Ma punire per legge - prosegue l'Osservatore - chi sostiene questa tesi, e quindi di fatto stabilire ciò che è storicamente vero attraverso una norma giuridica, non è la strada giusta. Anzi, rischia di essere controproducente: in democrazia la censura non è un mezzo corretto, e si finisce per far diventare martire chi vi incappa".

Questa, spiega ancora l'Osservatore romano, è "in sintesi, la condivisibile reazione degli storici alla proposta di introdurre in Italia il reato penale di negazionismo" lanciata dalle pagine di Repubblica dal presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici. Una proposta che nasce dai numerosi casi verificatisi di recente, ultimo quello della lezione del professor Claudio Moffa all'università di Teramo. Il quotidiano della Santa Sede osserva anche come la posizione "della maggior parte degli storici" sia "in controtendenza rispetto al quasi unanime apprezzamento del mondo politico", a cominciare dai "presidenti di Senato e Camera, che si sono detti pronti a sostenere e a velocizzare l'iter di un eventuale disegno di legge che introduca il reato di negazionismo".

Quindi l'Osservatore cita David Bidussa che "sul numero di domenica de L'Unione informa, bollettino dell'Unione delle comunità ebraiche italiane diffuso in rete da 'Moked', il portale dell'ebraismo italiano, sostiene che 'una legge contro il negazionismo non sarebbe né una scelta intelligente, né una scelta lungimirante. Non aiuta né a farsi un'opinione, né a far maturare una coscienza civile'".

Questo perché '''l'Italia ha bisogno di una pedagogia, di una didattica della storia, di un modo serio e argomentato di discutere e di riflettere sui fatti della storia. Non servono leggi che hanno il solo effetto di incrementare la categoria dei martiri'". Viene riportato anche il giudizio dello storico Sergio Luzzatto per il quale il negazionismo è male culturale e sociale e dunque una sua rilevanza penale sarebbe sbagliata.

(18 ottobre 2010)

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martedì 5 ottobre 2010

LA BARBARIE CHE AVANZA

Per Ortega y Gasset la barbarie è “Il pullulare di gruppi minimi fra loro separati e ostili”.
Quello che vediamo nella società e più ancora tra i politici italiani.




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sabato 2 ottobre 2010

QUANTO CI COSTERA' LO SCONTRO FINI - BERLUSCONI?

QUANTI MILIARDI COSTERA’ ALL’ITALIA L’ABIURA DI FINI IN ISRAELE?
John Kleeves 27 novembre 2003
da: http://forum.escogitur.com/index.php/topic,50810.msg69042.html#msg69042

Secondo me le dichiarazioni fatte dall’onorevole Gianfranco Fini nel corso della sua recente visita in Israele del 24-26 novembre c.a. 2003 più che indignare moralmente dovrebbero preoccupare materialmente.
In fin dei conti lo sapevamo già che Alleanza Nazionale aveva rinnegato completamente le sue proprie origini e Fini ciò che ha fatto non è stato altro che ribadirlo di fronte al mondo, anche se ha scelto una occasione e un modo forse un po’ troppo teatrali e anche umilianti, trovandosi nella presunta casa delle presunte vittime del passato e recitando un atto di contrizione infarcito di abiure esagerate e mea culpa anche personali: in effetti, testuali parole e fra le altre cose, Fini ha detto che il Fascismo è un “male assoluto“, che la RSI è stata una “pagina vergognosa“ della storia italiana, che lui stesso – sino a qualche anno fa praticamente – si era “sbagliato su Mussolini“. L’indignazione morale quindi ci sta certamente, e ci starà per decenni a venire, forse per secoli come è capitato per atti davvero rivoltanti e culturalmente significativi tipo la pugnalata di Maramaldo al morente Ferrucci ; può anche darsi che analogamente a quel caso si creino dei neologismi, magari il verbo fineggiare e il sostantivo fineggiata, “abiura plateale e indecorosa ma di comodo“ (gli inglesi del resto dopo l’8 settembre 1943 hanno creato il verbo to badogliate, di significato ovvio), ma all’oggetto – alla fineggiata – manca appunto la sorpresa, la novità, la freschezza.
No, il problema vero per gli italiani a mio avviso è di ordine materiale (leggi soldi, baiocchi, palanche) e proviene, sempre a mio avviso, da una concessione che Fini ha fatto al proposito delle leggi razziali promulgate dall’Italia nel 1938. Fini logicamente ha condannato le suddette leggi, ma non è questo il punto ; il punto è che, in una riunione con vari esponenti ebrei ripresa dalle telecamere di mezzo mondo, alla domanda di uno di quelli che gli chiedeva se tale condanna implicava allora una accettazione di responsabilità concrete, Fini ha risposto di sì, ha risposto che la sua condanna delle legge razziali significava “Accettazione di colpe, assunzione di responsabilità…“. Il passo è anche stato trasmesso dai telegiornali italiani, con ben chiara la viva voce di Fini.
Cosa significa questo? Io temo, che Fini ha appena promesso agli ebrei una montagna di soldi, ma di soldi nostri non suoi. Sapete che da diversi anni varie associazioni ebraiche internazionali con la scusa dell’Olocausto stanno pompando somme enormi a destra e a sinistra in Europa, ad enti privati e pubblici, a titolo di risarcimento danni per persecuzioni e soprusi di vari generi subiti da ebrei durante la seconda guerra mondiale. E’ quello che lo scrittore statunitense Norman Finkelstein, fra l’altro rabbino ebreo, ha definito nell’omonimo libro una ”industria dell’Olocausto“, perché mira chiaramente a ricavare soldi da disgrazie umane, quando vere e quando più spesso, come sembra, improbabili.
La cosa funziona perché è una questione politica più che giuridica : i governi coinvolti intervengono sui loro tribunali perché i querelanti siano in qualche modo soddisfatti e si tolgano dai piedi. In breve, per l’industria dell’Olocausto è necessaria la disponibilità del governo europeo interessato: sinora infatti i grandi risarcimenti sono stati ottenuti in Germania e Austria, e cioè nei Paesi più storicamente esposti all’accusa dell’Olocausto, dove i relativi governi avevano interesse a chiudere le vertenze.
Ed è qui che interviene Fini. L’industria dell’Olocausto ha cercato di colpire anche in Italia, e sembra che in qualche caso sia avviata ad ottenere od abbia già ottenuto dei risultati (mi pare con le Generali). Ma è stato ancora poco per appetiti di quella fatta, ed è stato così perché il governo italiano sinora non si è mai ritenuto coinvolto nella faccenda dell’Olocausto e non ha esercitato pressioni sui suoi tribunali. Ecco, Fini secondo me, che non è un cittadino qualunque ma il vice Presidente del Consiglio, ha concesso l’appoggio del governo italiano in queste vertenze. Questo evidentemente chiedeva l’esponente ebreo, che mirava al concreto, al soldo, e Fini con la sua risposta l’ha garantito. Questo naturalmente se Fini aveva capito con chi parlava e di cosa parlava ; in caso contrario allora ci sarebbe da chiedersi se questo è un uomo da mandare in giro in visite ufficiali.
Bene, siamo a questo in Italia. I partiti e i loro leader litigano fra loro per ottenere dal padrone USA l’incarico a gestire per suo conto la colonia. Per ottenere questo incarico ci hanno già fatto vedere di essere disposti a rovinare il Paese. Ricordiamo qualche prodezza.
- Con l’incredibile slogan delle “privatizzazioni“ (una scemenza che neanche un vero scemo prenderebbe sul serio, ma nel Parlamento nessuno fiata) hanno svenduto e svendono agli angloamericani aziende statali e parastatali di assoluto interesse pubblico, tanto che fra poco pagheremo le bollette di luce, gas, acqua eccetera direttamente al Dipartimento di Stato.
- Con il crac Argentina hanno guardato senza muovere un dito mentre la coppia City di Londra-Wall Street di New York rapinava 50.000 miliardi di lire dalle tasche di 450.000 risparmiatori italiani.
- Hanno poi guardato mentre altri 9.000 miliardi venivano sfilati dalle stesse tasche, sempre senza alzare dito perché la rapina all’ultimo veniva sempre dal Padrone.
- Stanno ancora guardando mentre altre centinaia e forse migliaia di miliardi – non da oggi ma da mesi – stanno migrando verso l’estero tramite la truffa del numero 709 attaccato a Internet.
- Hanno mandato e mandano a nostre spese nostri soldati – arrivati oggi alla bellezza di 13.000, che solo come stipendio costano in media venti milioni di lire al mese ognuno – in giro per il mondo a tenere bordone al padrone USA nelle sue rapine, di petrolio, banane, quello che capita.
Poi dicono che non ci sono soldi per la scuola, per la ricerca, per la sanità, per le pensioni. Comunque la novità ora è che per acquistare benemerenze presso il padrone USA qualcuno pensa di poter passare attraverso l’Ebreo, il favorito della sua corte, e comincia a promettergli soldi : ti garantisco mille, duemila, diecimila miliardi di indennizzi se metti una parola buona per me !
Mi sembra che peggio di così in questo Paese non potrebbe andare. Ma, di nuovo, nel Parlamento nessuno fiata, i giornali parlano di altro, il Presidente consiglia Internet, Berlusconi fa la diplomazia “personale“, la televisione propina Zelig e Simona Ventura.