LEGITTIMA DOMANDA.
La chiazza di petrolio continua ad allargarsi nel Golfo del Messico, minacciando di arrivare nelle coste della Louisiana; la piattaforma petrolifera affondata, che si chiama Deepwater Horizon, dista circa 80 chilometri dalla costa.
Ma se la piattaforma distava 80 chilometri dalla costa, era in acque internazionali?
Chi era autorizzato secondo le convenzioni a dare le concessioni?
La Convenzione di Montego Bay del 1982, attualmente in vigore, stabilisce che ogni Stato è libero di stabilire l'ampiezza delle proprie acque territoriali, fino ad una ampiezza massima di 12 miglia marine, misurate a partire dalla linea di base (articolo 3 Convenzione di Montego Bay). La linea di base corrisponde alla linea di bassa marea lungo la costa, "come indicato dalle carte nautiche a grande scala ufficialmente riconosciute dallo Stato costiero" (articolo 5 Convenzione di Montego Bay); in caso la costa sia frastagliata o vi siano isole nelle sue immediate vicinanze, la Convenzione (articolo 7) indica criteri specifici per tracciare la linea di base.
giovedì 24 giugno 2010
domenica 13 giugno 2010
«Le lobby della finanza protestante ed ebraica dietro l' attacco alla Chiesa»
L' INTERVISTA IL FONDATORE DELLA LUX VIDE: «PREGO PER BERLUSCONI TUTTI I GIORNI. LA TV DI OGGI? PERMISSIVA E CONSUMISTICA»
«Le lobby della finanza globale dietro l'attacco alla Chiesa»
Bernabei: in gioco interessi enormi, con i legali a caccia di risarcimenti
ROMA - La formella mancante del portale di Manzù ce l' ha Ettore Bernabei, nell' ingresso di casa.
«Doveva stare a San Pietro, come le altre. Ma, come vede, il Cristo e i soldati sono nudi. Così Manzù la diede a me». Le due statuette di Pietro e Paolo sulla scrivania invece hanno valore affettivo: «Una volta che andai a trovare Paolo VI con mia moglie e i nostri otto figlioli, il Papa si mise sulle ginocchia Luca, il
più piccolo, e lo fece giocare con queste due statuette. Dopo la morte il suo segretario, monsignorMacchi, me ne fece dono». Quand' era nato invece il settimo figliolo, Giovanni, Papa Roncalli aveva mandato la sua fotografia con un versetto del salmo 127 scritto di suo pugno: «I tuoi figli come virgulti di olivo intorno alla tua mensa...». Bernabei va per i novant' anni. Direttore generale della Rai dal 1961 al 1974 - praticamente il fondatore -, al vertice dell' Italstat dal ' 74 al ' 91, ora ha creato la Lux e ha portato in tv la Bibbia. Quando dirigeva la Rai lei parlava direttamente con il Papa? «Ero in contatto con a segreteria di Stato e incontravo sovente i Sostituti: Dell' Acqua, Benelli, Casaroli. Qualche volta mi
dicevano che di certe questioni dovevo parlare con il Papa, cioè con Giovanni XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II». Oggi il Papa e la Chiesa sono sotto attacco? «Mi pare evidente. Sono i contraccolpi della decisione presa da Giovanni Paolo II e dal cardinal Ratzinger di non ammettere nei seminari i gay dichiarati dietro l'attacco alla Chiesa».
C' è la volontà di paralizzare economicamente la Chiesa cattolica, che non ubbidisce alle lobby della finanza globalizzata». Le sue sono parole gravi. «Mi rendo conto che dire certe verità all'opinione pubblica è come dare un cognac a un bambino ormai cresciutello ma che prende ancora solo latte e omogeneizzati. Ma so quel che dico. L' attacco alla Chiesa è mosso da interessi finanziari enormi.
A cominciare dal business dei legali alla caccia del risarcimento. Il resto lo fa il mondo mediatico,
seguendo input globali». Il Papa ha parlato anche di responsabilità interne. «Come su dodici apostoli ci
fu un Giuda, ci sono anche oggi deviazioni interne. Quando, nella drammatica via Crucis al Colosseo del
Venerdì santo del 2005, il cardinal Ratzinger lanciò il suo grido di dolore sulla "sporcizia nella Chiesa",
capii perché da anni richiamava tutti a un rispetto più rigoroso della morale cristiana. Poi, per cinque
anni, abbiamo conosciuto il professor Ratzinger. Oggi, dopo la svolta, il Papa è davvero entrato nella
storia». A cosa si riferisce? «A lungo sembrò che Benedetto XVI preferisse il silenzio degli amati studi
teologici alle assemblee plaudenti. Penso che abbia dedicato i primi anni del pontificato alla riflessione e
alla preghiera. Quando poi dall' esterno è venuto - per altri motivi - l' attacco alla Chiesa per i preti
pedofili, Papa Ratzinger è uscito dal suo doloroso silenzio, ha riconosciuto l' errore di quelle persone, l'
ha condannato e affidato al giudizio dei tribunali civili. Così ha dato alla Chiesa una rinnovata capacità
di spiegare agli uomini il mistero del peccato e di aiutarli a resistere alle tentazioni, tipiche di questo
nostro tempo che ha perduto la coscienza del bene e del male». Perché il Vaticano finisce per essere
coinvolto, sia pure indirettamente, anche in scandali finanziari? «Gesù fu messo sotto processo e ucciso
per trenta denari. Dopo tre giorni resuscitò». Pure la «cricca» della Protezione civile aveva appoggi in
Vaticano. Balducci era gentiluomo di Sua Santità. «Anche quand' ero all' Italstat i partiti, e non solo la
Dc, avevano i loro Anemone da raccomandare. Tutto dipende dalla risposta». Cosa prova quando si
parla con rimpianto della Rai di Bernabei? «Non nascondo che mi fa piacere il rimpianto. Ma provo un
certo fastidio per quella nostalgia, come per tutte le nostalgie sentimentali: chi ritiene che quella fosse
una buona televisione, si dia da fare perché ritorni. E poi non era solo la Rai di Bernabei, ma di Enzo
Biagi, Alberto Ronchey, Pier Emilio Gennarini, Arrigo Levi, Furio Colombo. Era lo specchio dell' Italia
dei primi Anni 60, divenuta il quarto tra i sette Paesi più ricchi del mondo. Fu allora che, come avevano
previsto Benelli e Fanfani, cominciò l' attacco della finanza protestante ed ebraica». L' attacco? «Mi
rendo conto: cognac ai bambini. Il Sessantotto, il terrorismo, la grande mafia, infine il giustizialismo:
alla fine bastò una spinta per metterci al tappeto. Per fortuna dieci anni fa l' Italia si è sottratta all'
ultima fase della follia della finanza globalizzata. Per merito prevalente di quel "provincialotto" di
Antonio Fazio, che avrà avuto l' ingenuità di intrattenere rapporti anche con i furbetti del quartierino,
ma proibì alle banche italiane di riempirsi di bond spazzatura. Per questo dall' estero gliel' hanno fatta
pagare». Lei nominò Biagi alla guida del telegiornale. Come mai se ne andò così presto? «Era nei patti».
Sicuro? «Con Enzo eravamo molto amici. Concordammo che sarebbe rimasto poco tempo alla guida del
tg per dare una scossa ai servizi giornalistici Rai, che da 25 anni avevano lo stesso direttore, Picone
Stella: con tutto quel che era successo tra il ' 38 e il ' 62! Anche il direttore dei programmi, il maestro
Razzi, era lo stesso dell' era fascista. Insieme avevano fatto fuori il mio predecessore, Filiberto Guala.
Capii che dovevo cambiare tutto». Come trova la tv di oggi? «Permissiva, consumistica, relativista, come
in tutto il mondo, condotto dalla finanza globalizzata alla crisi che stiamo vivendo, attraverso tanti
telegiornali, tanti talk show, tanti film». Come trova il Tg1? «Si è passati da un eccesso di cronaca nera a
un eccesso di cronaca rosa». E Santoro? «In questi anni è stato talvolta l' oppositore di Sua Maestà. Si
ricordi chi fu a inguaiare Occhetto. Ma ora basta. Da quando ho lasciato la Rai non ho mai dato giudizi
sulle persone che vi lavorano». La legge sulle intercettazioni? «Con Echelon in piena attività, il "grande
orecchio" creato dagli americani e venduto agli inglesi che registra qualsiasi conversazione degli ultimi
quindici anni, una legge per impedire al maresciallo dei carabinieri di sbobinare le nostre telefonate non
risolve il problema». La concorrenza della tv privata ha fatto bene o male alla Rai? «Dopo 35 anni di
concorrenza e di aggressioni di vario genere, la Rai tiene ancora il primato degli ascolti. Il servizio
pubblico non è morto. Guardi l' Inghilterra: dopo gli errori imposti dalla Thatcher e dai suoi dante
causa, ha rafforzato il carattere pubblico della Bbc liberandola dal cappio della pubblicità e
aumentandone il canone. Così la tv di Stato è stata messa in grado di perseguire il bene comune». Cosa
pensa di Berlusconi? «All' inizio degli Anni 90 Craxi, Andreotti e Forlani concordarono con Agnelli che
anche un imprenditore laico avrebbe potuto fare il primo ministro. Ma dopo le elezioni del ' 92 l'
Avvocato non se la sentì. Berlusconi ebbe il coraggio di scendere in campo e riempire il vuoto lasciato
dalla Dc, salvando il Paese da pericolose avventure. Poi Forza Italia e ora il Pdl hanno subito la reazione
di quei telespettatori che, insoddisfatti e frustrati dalla tv permissiva, consumistica e relativista,
continuano a votare contro chi detiene il potere: nel ' 92 tolsero sei punti alla Dc, nel 2001 mandarono a
casa le sinistre; visto che la tv rimaneva sempre la stessa, nel 2006 tolsero la maggioranza al
centrodestra, e nel 2008 al centrosinistra». Cosa farà la Lux? «Cartoni animati per i bambini costretti a
guardare i prodotti giapponesi: porteremo in tv i viaggi di Giulio Verne. E sceneggiati di qualità.
Ambienteremo la favola di Cenerentola nell' Italia della trattativa tra Fiat e Opel. Il principe azzurro
sarà il figlio di un manager tedesco». Qual è stata la fiction papale più difficile? «Quella su Paolo VI. Un
grande che aveva fatto le sue cose più importanti prima di diventare Papa». Ad esempio? «Preparare la
nascita della Dc. Formare i laici che l' avrebbero guidata: Moro, Fanfani, Andreotti. Portare a Roma la
cultura cattolica francese di Maritain e Mounier. Da Papa invece fu costretto a fare il contrario: frenare.
In particolare gli sbandamenti avvenuti quando il ' 68 entrò nella Chiesa». Che cos' è l' Opus Dei? «Una
cosa del tutto diversa da quel che si dice in giro. È come una diocesi universale che ha per fine la
santificazione della vita quotidiana di sacerdoti e laici, uomini e donne. Conta per la formazione
spirituale e professionale dei suoi aderenti». Lei quando vi entrò? «Alla fine degli Anni 70. Da tempo
me lo chiedevano, ma io rispondevo: "Cosa fate? Messe, preghiere, meditazioni quotidiane? Ma io
queste cose le faccio già". Poi ho capito che occorreva un argine contro gli sbandamenti di cui parlavo».
C' è spazio in Italia per un partito cattolico centrista? «Oggi non è possibile ricostruire la Dc. È possibile
e anzi doveroso che i cattolici si sveglino da questi vent' anni di letargo, e si dedichino alla formazione di
giovani politici, comunicatori, manager». Cosa ricorda di Wojtyla? «Il coraggio con cui mostrò la
decadenza del suo corpo, per farci capire il mistero del dolore. E la profezia che consegnò a due miei
amici che erano a colazione con lui, Gianni Pasquarelli e Gianpaolo Cresci: "Io ho visto la fine del
comunismo. Voi vedrete la fine del capitalismo di speculazione finanziaria". Direi che ci siamo». Come
si esce dalla crisi? «Gli italiani devono tornare a fare figli. A sposarsi entro i 25 anni, se non vogliono
rassegnarsi a un' Europa popolata in prevalenza da africani e asiatici di cultura musulmana, confuciana
o induista. Si deve tornare a una vita semplice e di lavoro duro. Lo sa che ogni giorno buttiamo nella
spazzatura 4 mila tonnellate di cibo buono?». Lei a che età si è sposato? «Non ne avevo ancora compiuti
25, ero giornalista praticante e guadagnavo 7 mila lire al mese. Però bisogna buttarsi. Anche i precari
dovrebbero avere il coraggio di fare figli. Io prego ogni giorno per i miei, e prego la mia figliola Paola che
se n' è andata per la leucemia, dopo 22 anni di olocausto personale». È vero che prega anche per
Berlusconi? «Sì. Tutti i giorni. I governanti ne hanno molto bisogno». Aldo Cazzullo Cazzullo Aldo
Pagina 9
(30 maggio 2010) - Corriere della Sera
Per completezza anche le reazioni all'intervista:
La polemica Dopo l' intervista con l' ex direttore generale della Rai
Accuse alle lobby anti-Chiesa
Protestano le comunità ebraiche
Bernabei contro la «finanza globale». Vian: stereotipi
MILANO - Il più lapidario è Ettore Gotti Tedeschi: «Pur riconoscendo che Bernabei è un uomo di grandissimo prestigio, non sono per niente d' accordo con le sue affermazioni». La sintetica dichiarazione del presidente dello Ior, la banca vaticana, restituisce bene l' opinione diffusa nel mondo cattolico riguardo alle parole di Ettore Bernabei: grande rispetto per il presidente per antonomasia della Rai, che guidò dal 1958 al 1974, ma ferma presa di distanza da quelle opinioni. Intervistato da Aldo Cazzullo, Bernabei parla infatti di «attacchi alla Chiesa» da parte della «lobby della finanza globalizzata» e poi accenna alla «finanza protestante ed ebraica» che prese di mira l' Italia negli anni ' 60. Affermazioni che ieri hanno spinto l' Ucei, l' Unione delle comunità ebraiche, a riunirsi per mettere a punto una risposta. Per il direttore dell' Osservatore Romano, Gian Maria Vian, si può parlare di stupore. «Io - spiega - non sono per nulla d' accordo con queste considerazioni. Per quanto conosco Bernabei, di cui io ho stima, ciò mi sembra in contraddizione con quello che lui pensa e ha fatto negli ultimi anni». Il direttore del quotidiano vaticano si riferisce alla Lux Vide, la società di produzione fondata dallo stesso Bernabei: «Da quando ha lasciato la dirigenza pubblica, con Lux ha realizzato una quantità enorme di film di argomento religioso e quindi anche ebraico. Fin all' ultimo caso, "Sotto il cielo di Roma" su Pio XII, che è in sostanza la storia di una famiglia ebrea. E lui ha sempre tenuto ad avere dei consulenti anche di parte ebraica». Detto questo, Vian non vuole lasciare dubbi: «Ma io certo con quelle dichiarazioni non posso essere d' accordo. Sono stereotipi che non aiutano a comprendere la realtà e anzi potrebbero risultare pericolosi». Anche Marco Tarquinio, il direttore di Avvenire, prende le distanze con decisione: «Ha poco senso - riflette - aggettivare religiosamente certa grande finanza, è assurdo parlare di finanza protestante o ebraica». Semmai, secondo Tarquinio, «se del malumore ci può essere in certi ambienti finanziari per le posizioni molto chiare assunte dalla Chiesa cattolica nella Caritas in veritate, certo non sono influenzate da valutazioni di tipo religioso». Conclude il direttore: «Il punto è l' impatto fortissimo del richiamo a una finanza etica». Ma la comunità ebraica è costernata. Riccardo Pacifici, il portavoce, spiega: «Siamo indignati da una parte e preoccupati dall' altra. Questa idea di una lobby ebraica sempre pronta ad attaccare la chiesa speravamo davvero avesse fatto il suo tempo, vista anche la recente visita del Pontefice alla sinagoga di Roma». Ma, appunto, non manca l' inquietudine: «Anche in considerazione dei sacrifici economici che tutti dobbiamo sostenere, pensiamo che posizioni di questo genere possano alimentare in alcune fasce meno istruite l' odio verso gli altri e i diversi». Conclude Pacifici: «Ci auguriamo che possano arrivare scuse e chiarimenti, altrimenti dovremo valutare ogni azione possibile». Yasha Reibman è l' ex portavoce della comunità ebraica milanese. E sbuffa: «Da un uomo che produce fiction ci saremmo davvero attesi più fantasia che non il solito complotto ebraico. Eppure, quel che preoccupa è proprio che posizioni del genere vengano da una persona che è stata per molti anni al vertice della più grande azienda culturale del paese. Con quel tono di chi dice una verità dura ma che va pur detta. È una cosa terribile. E nell' intervista, fa di tutto per farci credere che sia figlio del suo tempo, dell' Italia dele leggi razziali e della chiesa preconciliare». Aggiunge Reibman: «Io, se fossi in Vaticano, sarei in serio imbarazzo. Perché la chiesa oggi è sicuramente lontanissima da queste posizioni, ma la vicinanza di quest' uomo al Vaticano è un fatto». Marco Cremonesi RIPRODUZIONE RISERVATA Sul «Corriere» L' intervista Nell' intervista di Aldo Cazzullo sul Corriere di ieri (sotto), il fondatore della Lux Vide Ettore Bernabei sostiene che «l' attacco alla Chiesa è mosso da interessi finanziari... c' è la volontà di paralizzarla perché non ubbidisce alle lobby della finanza globalizzata» L' attacco all' Italia Bernabei parla poi della Rai, affermando che nei primi Anni Sessanta era lo specchio dell' Italia, divenuta il quarto tra i sette Paesi più ricchi del mondo. «Fu allora che - spiega Bernabei - come avevano previsto Benelli e Fanfani, cominciò l' attacco della finanza protestante ed ebraica» * Hanno detto Gian Maria Vian, direttore dell' Osservatore Romano, il quotidiano ufficiale della Santa Sede " Bernabei mi sembra in contraddizione con quello che ha fatto negli ultimi anni" * Marco Tarquinio, direttore di «Avvenire», quotidiano della Conferenza episcopale italiana " Ha poco senso aggettivare religiosamente la grande finanza, protestante o ebraica " * Yasha Reibman, consigliere comunità ebraica di Milano, lista per Israele " Da chi produce fiction mi sarei atteso più fantasia che non il solito complotto ebraico
Cremonesi Marco
Pagina 23
(31 maggio 2010) - Corriere della Sera
«Le lobby della finanza globale dietro l'attacco alla Chiesa»
Bernabei: in gioco interessi enormi, con i legali a caccia di risarcimenti
ROMA - La formella mancante del portale di Manzù ce l' ha Ettore Bernabei, nell' ingresso di casa.
«Doveva stare a San Pietro, come le altre. Ma, come vede, il Cristo e i soldati sono nudi. Così Manzù la diede a me». Le due statuette di Pietro e Paolo sulla scrivania invece hanno valore affettivo: «Una volta che andai a trovare Paolo VI con mia moglie e i nostri otto figlioli, il Papa si mise sulle ginocchia Luca, il
più piccolo, e lo fece giocare con queste due statuette. Dopo la morte il suo segretario, monsignorMacchi, me ne fece dono». Quand' era nato invece il settimo figliolo, Giovanni, Papa Roncalli aveva mandato la sua fotografia con un versetto del salmo 127 scritto di suo pugno: «I tuoi figli come virgulti di olivo intorno alla tua mensa...». Bernabei va per i novant' anni. Direttore generale della Rai dal 1961 al 1974 - praticamente il fondatore -, al vertice dell' Italstat dal ' 74 al ' 91, ora ha creato la Lux e ha portato in tv la Bibbia. Quando dirigeva la Rai lei parlava direttamente con il Papa? «Ero in contatto con a segreteria di Stato e incontravo sovente i Sostituti: Dell' Acqua, Benelli, Casaroli. Qualche volta mi
dicevano che di certe questioni dovevo parlare con il Papa, cioè con Giovanni XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II». Oggi il Papa e la Chiesa sono sotto attacco? «Mi pare evidente. Sono i contraccolpi della decisione presa da Giovanni Paolo II e dal cardinal Ratzinger di non ammettere nei seminari i gay dichiarati dietro l'attacco alla Chiesa».
C' è la volontà di paralizzare economicamente la Chiesa cattolica, che non ubbidisce alle lobby della finanza globalizzata». Le sue sono parole gravi. «Mi rendo conto che dire certe verità all'opinione pubblica è come dare un cognac a un bambino ormai cresciutello ma che prende ancora solo latte e omogeneizzati. Ma so quel che dico. L' attacco alla Chiesa è mosso da interessi finanziari enormi.
A cominciare dal business dei legali alla caccia del risarcimento. Il resto lo fa il mondo mediatico,
seguendo input globali». Il Papa ha parlato anche di responsabilità interne. «Come su dodici apostoli ci
fu un Giuda, ci sono anche oggi deviazioni interne. Quando, nella drammatica via Crucis al Colosseo del
Venerdì santo del 2005, il cardinal Ratzinger lanciò il suo grido di dolore sulla "sporcizia nella Chiesa",
capii perché da anni richiamava tutti a un rispetto più rigoroso della morale cristiana. Poi, per cinque
anni, abbiamo conosciuto il professor Ratzinger. Oggi, dopo la svolta, il Papa è davvero entrato nella
storia». A cosa si riferisce? «A lungo sembrò che Benedetto XVI preferisse il silenzio degli amati studi
teologici alle assemblee plaudenti. Penso che abbia dedicato i primi anni del pontificato alla riflessione e
alla preghiera. Quando poi dall' esterno è venuto - per altri motivi - l' attacco alla Chiesa per i preti
pedofili, Papa Ratzinger è uscito dal suo doloroso silenzio, ha riconosciuto l' errore di quelle persone, l'
ha condannato e affidato al giudizio dei tribunali civili. Così ha dato alla Chiesa una rinnovata capacità
di spiegare agli uomini il mistero del peccato e di aiutarli a resistere alle tentazioni, tipiche di questo
nostro tempo che ha perduto la coscienza del bene e del male». Perché il Vaticano finisce per essere
coinvolto, sia pure indirettamente, anche in scandali finanziari? «Gesù fu messo sotto processo e ucciso
per trenta denari. Dopo tre giorni resuscitò». Pure la «cricca» della Protezione civile aveva appoggi in
Vaticano. Balducci era gentiluomo di Sua Santità. «Anche quand' ero all' Italstat i partiti, e non solo la
Dc, avevano i loro Anemone da raccomandare. Tutto dipende dalla risposta». Cosa prova quando si
parla con rimpianto della Rai di Bernabei? «Non nascondo che mi fa piacere il rimpianto. Ma provo un
certo fastidio per quella nostalgia, come per tutte le nostalgie sentimentali: chi ritiene che quella fosse
una buona televisione, si dia da fare perché ritorni. E poi non era solo la Rai di Bernabei, ma di Enzo
Biagi, Alberto Ronchey, Pier Emilio Gennarini, Arrigo Levi, Furio Colombo. Era lo specchio dell' Italia
dei primi Anni 60, divenuta il quarto tra i sette Paesi più ricchi del mondo. Fu allora che, come avevano
previsto Benelli e Fanfani, cominciò l' attacco della finanza protestante ed ebraica». L' attacco? «Mi
rendo conto: cognac ai bambini. Il Sessantotto, il terrorismo, la grande mafia, infine il giustizialismo:
alla fine bastò una spinta per metterci al tappeto. Per fortuna dieci anni fa l' Italia si è sottratta all'
ultima fase della follia della finanza globalizzata. Per merito prevalente di quel "provincialotto" di
Antonio Fazio, che avrà avuto l' ingenuità di intrattenere rapporti anche con i furbetti del quartierino,
ma proibì alle banche italiane di riempirsi di bond spazzatura. Per questo dall' estero gliel' hanno fatta
pagare». Lei nominò Biagi alla guida del telegiornale. Come mai se ne andò così presto? «Era nei patti».
Sicuro? «Con Enzo eravamo molto amici. Concordammo che sarebbe rimasto poco tempo alla guida del
tg per dare una scossa ai servizi giornalistici Rai, che da 25 anni avevano lo stesso direttore, Picone
Stella: con tutto quel che era successo tra il ' 38 e il ' 62! Anche il direttore dei programmi, il maestro
Razzi, era lo stesso dell' era fascista. Insieme avevano fatto fuori il mio predecessore, Filiberto Guala.
Capii che dovevo cambiare tutto». Come trova la tv di oggi? «Permissiva, consumistica, relativista, come
in tutto il mondo, condotto dalla finanza globalizzata alla crisi che stiamo vivendo, attraverso tanti
telegiornali, tanti talk show, tanti film». Come trova il Tg1? «Si è passati da un eccesso di cronaca nera a
un eccesso di cronaca rosa». E Santoro? «In questi anni è stato talvolta l' oppositore di Sua Maestà. Si
ricordi chi fu a inguaiare Occhetto. Ma ora basta. Da quando ho lasciato la Rai non ho mai dato giudizi
sulle persone che vi lavorano». La legge sulle intercettazioni? «Con Echelon in piena attività, il "grande
orecchio" creato dagli americani e venduto agli inglesi che registra qualsiasi conversazione degli ultimi
quindici anni, una legge per impedire al maresciallo dei carabinieri di sbobinare le nostre telefonate non
risolve il problema». La concorrenza della tv privata ha fatto bene o male alla Rai? «Dopo 35 anni di
concorrenza e di aggressioni di vario genere, la Rai tiene ancora il primato degli ascolti. Il servizio
pubblico non è morto. Guardi l' Inghilterra: dopo gli errori imposti dalla Thatcher e dai suoi dante
causa, ha rafforzato il carattere pubblico della Bbc liberandola dal cappio della pubblicità e
aumentandone il canone. Così la tv di Stato è stata messa in grado di perseguire il bene comune». Cosa
pensa di Berlusconi? «All' inizio degli Anni 90 Craxi, Andreotti e Forlani concordarono con Agnelli che
anche un imprenditore laico avrebbe potuto fare il primo ministro. Ma dopo le elezioni del ' 92 l'
Avvocato non se la sentì. Berlusconi ebbe il coraggio di scendere in campo e riempire il vuoto lasciato
dalla Dc, salvando il Paese da pericolose avventure. Poi Forza Italia e ora il Pdl hanno subito la reazione
di quei telespettatori che, insoddisfatti e frustrati dalla tv permissiva, consumistica e relativista,
continuano a votare contro chi detiene il potere: nel ' 92 tolsero sei punti alla Dc, nel 2001 mandarono a
casa le sinistre; visto che la tv rimaneva sempre la stessa, nel 2006 tolsero la maggioranza al
centrodestra, e nel 2008 al centrosinistra». Cosa farà la Lux? «Cartoni animati per i bambini costretti a
guardare i prodotti giapponesi: porteremo in tv i viaggi di Giulio Verne. E sceneggiati di qualità.
Ambienteremo la favola di Cenerentola nell' Italia della trattativa tra Fiat e Opel. Il principe azzurro
sarà il figlio di un manager tedesco». Qual è stata la fiction papale più difficile? «Quella su Paolo VI. Un
grande che aveva fatto le sue cose più importanti prima di diventare Papa». Ad esempio? «Preparare la
nascita della Dc. Formare i laici che l' avrebbero guidata: Moro, Fanfani, Andreotti. Portare a Roma la
cultura cattolica francese di Maritain e Mounier. Da Papa invece fu costretto a fare il contrario: frenare.
In particolare gli sbandamenti avvenuti quando il ' 68 entrò nella Chiesa». Che cos' è l' Opus Dei? «Una
cosa del tutto diversa da quel che si dice in giro. È come una diocesi universale che ha per fine la
santificazione della vita quotidiana di sacerdoti e laici, uomini e donne. Conta per la formazione
spirituale e professionale dei suoi aderenti». Lei quando vi entrò? «Alla fine degli Anni 70. Da tempo
me lo chiedevano, ma io rispondevo: "Cosa fate? Messe, preghiere, meditazioni quotidiane? Ma io
queste cose le faccio già". Poi ho capito che occorreva un argine contro gli sbandamenti di cui parlavo».
C' è spazio in Italia per un partito cattolico centrista? «Oggi non è possibile ricostruire la Dc. È possibile
e anzi doveroso che i cattolici si sveglino da questi vent' anni di letargo, e si dedichino alla formazione di
giovani politici, comunicatori, manager». Cosa ricorda di Wojtyla? «Il coraggio con cui mostrò la
decadenza del suo corpo, per farci capire il mistero del dolore. E la profezia che consegnò a due miei
amici che erano a colazione con lui, Gianni Pasquarelli e Gianpaolo Cresci: "Io ho visto la fine del
comunismo. Voi vedrete la fine del capitalismo di speculazione finanziaria". Direi che ci siamo». Come
si esce dalla crisi? «Gli italiani devono tornare a fare figli. A sposarsi entro i 25 anni, se non vogliono
rassegnarsi a un' Europa popolata in prevalenza da africani e asiatici di cultura musulmana, confuciana
o induista. Si deve tornare a una vita semplice e di lavoro duro. Lo sa che ogni giorno buttiamo nella
spazzatura 4 mila tonnellate di cibo buono?». Lei a che età si è sposato? «Non ne avevo ancora compiuti
25, ero giornalista praticante e guadagnavo 7 mila lire al mese. Però bisogna buttarsi. Anche i precari
dovrebbero avere il coraggio di fare figli. Io prego ogni giorno per i miei, e prego la mia figliola Paola che
se n' è andata per la leucemia, dopo 22 anni di olocausto personale». È vero che prega anche per
Berlusconi? «Sì. Tutti i giorni. I governanti ne hanno molto bisogno». Aldo Cazzullo Cazzullo Aldo
Pagina 9
(30 maggio 2010) - Corriere della Sera
Per completezza anche le reazioni all'intervista:
La polemica Dopo l' intervista con l' ex direttore generale della Rai
Accuse alle lobby anti-Chiesa
Protestano le comunità ebraiche
Bernabei contro la «finanza globale». Vian: stereotipi
MILANO - Il più lapidario è Ettore Gotti Tedeschi: «Pur riconoscendo che Bernabei è un uomo di grandissimo prestigio, non sono per niente d' accordo con le sue affermazioni». La sintetica dichiarazione del presidente dello Ior, la banca vaticana, restituisce bene l' opinione diffusa nel mondo cattolico riguardo alle parole di Ettore Bernabei: grande rispetto per il presidente per antonomasia della Rai, che guidò dal 1958 al 1974, ma ferma presa di distanza da quelle opinioni. Intervistato da Aldo Cazzullo, Bernabei parla infatti di «attacchi alla Chiesa» da parte della «lobby della finanza globalizzata» e poi accenna alla «finanza protestante ed ebraica» che prese di mira l' Italia negli anni ' 60. Affermazioni che ieri hanno spinto l' Ucei, l' Unione delle comunità ebraiche, a riunirsi per mettere a punto una risposta. Per il direttore dell' Osservatore Romano, Gian Maria Vian, si può parlare di stupore. «Io - spiega - non sono per nulla d' accordo con queste considerazioni. Per quanto conosco Bernabei, di cui io ho stima, ciò mi sembra in contraddizione con quello che lui pensa e ha fatto negli ultimi anni». Il direttore del quotidiano vaticano si riferisce alla Lux Vide, la società di produzione fondata dallo stesso Bernabei: «Da quando ha lasciato la dirigenza pubblica, con Lux ha realizzato una quantità enorme di film di argomento religioso e quindi anche ebraico. Fin all' ultimo caso, "Sotto il cielo di Roma" su Pio XII, che è in sostanza la storia di una famiglia ebrea. E lui ha sempre tenuto ad avere dei consulenti anche di parte ebraica». Detto questo, Vian non vuole lasciare dubbi: «Ma io certo con quelle dichiarazioni non posso essere d' accordo. Sono stereotipi che non aiutano a comprendere la realtà e anzi potrebbero risultare pericolosi». Anche Marco Tarquinio, il direttore di Avvenire, prende le distanze con decisione: «Ha poco senso - riflette - aggettivare religiosamente certa grande finanza, è assurdo parlare di finanza protestante o ebraica». Semmai, secondo Tarquinio, «se del malumore ci può essere in certi ambienti finanziari per le posizioni molto chiare assunte dalla Chiesa cattolica nella Caritas in veritate, certo non sono influenzate da valutazioni di tipo religioso». Conclude il direttore: «Il punto è l' impatto fortissimo del richiamo a una finanza etica». Ma la comunità ebraica è costernata. Riccardo Pacifici, il portavoce, spiega: «Siamo indignati da una parte e preoccupati dall' altra. Questa idea di una lobby ebraica sempre pronta ad attaccare la chiesa speravamo davvero avesse fatto il suo tempo, vista anche la recente visita del Pontefice alla sinagoga di Roma». Ma, appunto, non manca l' inquietudine: «Anche in considerazione dei sacrifici economici che tutti dobbiamo sostenere, pensiamo che posizioni di questo genere possano alimentare in alcune fasce meno istruite l' odio verso gli altri e i diversi». Conclude Pacifici: «Ci auguriamo che possano arrivare scuse e chiarimenti, altrimenti dovremo valutare ogni azione possibile». Yasha Reibman è l' ex portavoce della comunità ebraica milanese. E sbuffa: «Da un uomo che produce fiction ci saremmo davvero attesi più fantasia che non il solito complotto ebraico. Eppure, quel che preoccupa è proprio che posizioni del genere vengano da una persona che è stata per molti anni al vertice della più grande azienda culturale del paese. Con quel tono di chi dice una verità dura ma che va pur detta. È una cosa terribile. E nell' intervista, fa di tutto per farci credere che sia figlio del suo tempo, dell' Italia dele leggi razziali e della chiesa preconciliare». Aggiunge Reibman: «Io, se fossi in Vaticano, sarei in serio imbarazzo. Perché la chiesa oggi è sicuramente lontanissima da queste posizioni, ma la vicinanza di quest' uomo al Vaticano è un fatto». Marco Cremonesi RIPRODUZIONE RISERVATA Sul «Corriere» L' intervista Nell' intervista di Aldo Cazzullo sul Corriere di ieri (sotto), il fondatore della Lux Vide Ettore Bernabei sostiene che «l' attacco alla Chiesa è mosso da interessi finanziari... c' è la volontà di paralizzarla perché non ubbidisce alle lobby della finanza globalizzata» L' attacco all' Italia Bernabei parla poi della Rai, affermando che nei primi Anni Sessanta era lo specchio dell' Italia, divenuta il quarto tra i sette Paesi più ricchi del mondo. «Fu allora che - spiega Bernabei - come avevano previsto Benelli e Fanfani, cominciò l' attacco della finanza protestante ed ebraica» * Hanno detto Gian Maria Vian, direttore dell' Osservatore Romano, il quotidiano ufficiale della Santa Sede " Bernabei mi sembra in contraddizione con quello che ha fatto negli ultimi anni" * Marco Tarquinio, direttore di «Avvenire», quotidiano della Conferenza episcopale italiana " Ha poco senso aggettivare religiosamente la grande finanza, protestante o ebraica " * Yasha Reibman, consigliere comunità ebraica di Milano, lista per Israele " Da chi produce fiction mi sarei atteso più fantasia che non il solito complotto ebraico
Cremonesi Marco
Pagina 23
(31 maggio 2010) - Corriere della Sera
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venerdì 4 giugno 2010
GAZA E BANGKOK: PESI E MISURE DIVERSE
Lettera 8
Egregio signor Dago, guardi lei i casi della vita: quando qualche settimana addietro, dopo due mesi di occupazione del centro di Bangkok, le camicie rosse furono finalmente sloggiate con la forza dalla polizia e dall'esercito tailaindese, il Corriere della Sera pubblicò un articolo dal titolo "Bangkok, la Tien An Men tailandese", evocando quindi grandi stragi immotivate e ingiustificabili; l'altro giorno, dopo i sanguinosi fatti della cosiddetta flottiglia della pace nei pressi di Gaza, lo stesso Corriere pubblicava articoli a sostegno della giustezza e giustificabilità dell'intervento di Israele. Sempre pesi e misure diversi. Forse un'occhiata a chi compone il consiglio di amministrazione di RCS aiuterebbe a capire?.
Anacleto Mitraglia
http://www.dagospia.com/rubrica-1/varie/articolo-16155.htm
Egregio signor Dago, guardi lei i casi della vita: quando qualche settimana addietro, dopo due mesi di occupazione del centro di Bangkok, le camicie rosse furono finalmente sloggiate con la forza dalla polizia e dall'esercito tailaindese, il Corriere della Sera pubblicò un articolo dal titolo "Bangkok, la Tien An Men tailandese", evocando quindi grandi stragi immotivate e ingiustificabili; l'altro giorno, dopo i sanguinosi fatti della cosiddetta flottiglia della pace nei pressi di Gaza, lo stesso Corriere pubblicava articoli a sostegno della giustezza e giustificabilità dell'intervento di Israele. Sempre pesi e misure diversi. Forse un'occhiata a chi compone il consiglio di amministrazione di RCS aiuterebbe a capire?.
Anacleto Mitraglia
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