Lettera 14
Caro Dago, sono l'unico ad aver notato questo lapsus freudiano della Bindi ad Annozero? "Se Berlusconi voleva evitare tutto questo spreco di intercettazioni, doveva dimettersi ad ottobre quando uscì il caso Ruby"... insomma, ci sta dicendo che se il Banana avesse gettato la spugna i magistrati avrebbero messo da parte "l'obbligatorietà dell'azione penale"?
Emanuele Mastrangelo
da Dagospia 28 gennaio 2011
_________________________
venerdì 28 gennaio 2011
giovedì 27 gennaio 2011
MARIA VALTORTA: PAPA PIO XII, SERVO ESEMPLARE DI GESU'
Maria VALTORTA
I QUADERNI DEL 1943
Centro Editoriale Valtortiano
ordinati per DATA di scrittura come l'Edizione 2006
20 novembre 1943 . Isaia Cap. 22 v. 11-14-18
Dice Gesù:
«... E tu, primo fra i miei figli [papa Pio XII,come si comprende dalle parole che seguono] fortifica il tuo cuore appoggiando la bocca alla mistica fonte del mio petto squarciato. Come sei il mio araldo, e più che araldo il mio Vicario sulla terra, colui che rappresenta l’Agnello, e dell’Agnello hai cuore e parola, così sarai un novello Cristo nel dolore e
nella sorte.
Quanto dolore è già nel calice che si avvicina! E non ti giova
l’averne già tanto bevuto e l’esser vissuto da giusto! Non ti giova perché il dolore lo riempie sempre più quanto più tu ne bevi, perché esso dolore è distillato e munto dalla Forza a noi nemica, la quale non potendo mordere il Cristo morde le carni delle sue creature. E quale creatura più creatura mia di te, che sei mite e giusto, che sei evangelico come il mio Giovanni?
Come il Prediletto, affìssati nel Cielo fino a farti rapire dall’ardore della contemplazione, perché l’ora del dolore è sempre più vicina ed hai bisogno di esser saturo di contemplazione per poter subire la passione senza piegare.
Rimani “Luce del mondo” in mia vece, anche se le tenebre ti monteranno addosso per schiacciarti.
Anche cadendo tieni alzata la mia Croce che è Luce. Anche morendo fa’ udire la Voce che parla dal Cielo attraverso te, mio Servo esemplare.
Hai pianto e non è giovato che tu conoscessi il segreto di Fatima. Le tue cure al mondo si sono rivolte contro di te come quelle che si usano ad un ossesso. Ma non importa. Mia Madre è con te ed Io con Lei.
Noi siamo presso le grandi “voci” e le piccole “voci” che parlano in nome mio e che consumano se stessi perché la Voce del Cristo suoni ancora in questa terra brulicante di demoni. Siate benedetti, grandi e piccoli portatori della Parola. Noi vinceremo contro Satana. Io ve lo dico. E nell’ora della vittoria la mia stessa Luce sarà la vostra luce che vi farà splendenti come nuovi soli.»
______________________________________
I QUADERNI DEL 1943
Centro Editoriale Valtortiano
ordinati per DATA di scrittura come l'Edizione 2006
20 novembre 1943 . Isaia Cap. 22 v. 11-14-18
Dice Gesù:
«... E tu, primo fra i miei figli [papa Pio XII,come si comprende dalle parole che seguono] fortifica il tuo cuore appoggiando la bocca alla mistica fonte del mio petto squarciato. Come sei il mio araldo, e più che araldo il mio Vicario sulla terra, colui che rappresenta l’Agnello, e dell’Agnello hai cuore e parola, così sarai un novello Cristo nel dolore e
nella sorte.
Quanto dolore è già nel calice che si avvicina! E non ti giova
l’averne già tanto bevuto e l’esser vissuto da giusto! Non ti giova perché il dolore lo riempie sempre più quanto più tu ne bevi, perché esso dolore è distillato e munto dalla Forza a noi nemica, la quale non potendo mordere il Cristo morde le carni delle sue creature. E quale creatura più creatura mia di te, che sei mite e giusto, che sei evangelico come il mio Giovanni?
Come il Prediletto, affìssati nel Cielo fino a farti rapire dall’ardore della contemplazione, perché l’ora del dolore è sempre più vicina ed hai bisogno di esser saturo di contemplazione per poter subire la passione senza piegare.
Rimani “Luce del mondo” in mia vece, anche se le tenebre ti monteranno addosso per schiacciarti.
Anche cadendo tieni alzata la mia Croce che è Luce. Anche morendo fa’ udire la Voce che parla dal Cielo attraverso te, mio Servo esemplare.
Hai pianto e non è giovato che tu conoscessi il segreto di Fatima. Le tue cure al mondo si sono rivolte contro di te come quelle che si usano ad un ossesso. Ma non importa. Mia Madre è con te ed Io con Lei.
Noi siamo presso le grandi “voci” e le piccole “voci” che parlano in nome mio e che consumano se stessi perché la Voce del Cristo suoni ancora in questa terra brulicante di demoni. Siate benedetti, grandi e piccoli portatori della Parola. Noi vinceremo contro Satana. Io ve lo dico. E nell’ora della vittoria la mia stessa Luce sarà la vostra luce che vi farà splendenti come nuovi soli.»
______________________________________
mercoledì 12 gennaio 2011
PADRE RAFFAELE DE GHANTUZ CUBBE, “Giusto tra le Nazioni”
Israele premia gesuita italiano: «salvò ebrei anche grazie al consenso delle massime autorità cattoliche»
da antiuaar
In Chiesa e Nazismo su 12 gennaio 2011 a 14:50
La medaglia di “Giusto tra le Nazioni” è stata consegnata qualche settimana fa a Roma dall’Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, alla memoria di padre Raffaele de Ghantuz Cubbe. Il padre gesuita ha infatti salvato dallo sterminio tre bambini ebrei durante gli anni 1942-1947, quando nel bel mezzo della guerra mondiale, il regime nazista catturava e deportava tutta la popolazione di origine ebraica al fine di portarla nel campi di sterminio. In quell’epoca padre Raffaele de Ghantuz Cubbe ricopriva l’incarico di rettore del Nobile Collegio di Mondragone presso Frascati ed era vice presidente della Pontificia Opera di Assistenza (POA), voluta da Pio XII per il sostegno delle vittime della Seconda Guerra Mondiale. Dopo il 16 ottobre 1943, quando i nazisti fecero irruzione nel ghetto di Roma per deportare tutti gli ebrei, Graziano Sonnino insieme al fratello Mario ed al cugino Marco Pavoncello dopo aver cercato rifugio nella campagna romana riuscirono a mettersi in salvo nel Nobile Collegio di Mondragone presso Frascati dove furono ospitati fino a guerra conclusa. Graziano Sonnino ha raccontato: «L’accoglienza di padre Cubbe ci salvò dalla Shoah e dalla follia nazista. E ci permise di vivere in modo quasi normale quel periodo difficile. Alla fine del guerra restammo al convitto per altri 4 anni. E’ stato padre Cubbe – ha aggiunto -, insieme con i suoi confratelli, padre Primo Renieri, padre Dante Marsecano, padre Alberto Parisi, padre Ulisse Floridi, padre Silvio Benassi e padre Umberto Zaccari, ad accoglierci sotto la loro protezione e a far sì che la furia omicidia che si agitava sul capo degli ebrei non ci colpisse». Nel corso della cerimonia la dottoressa Livia Link, consigliere per gli Affari Pubblici e Politici dell’Ambasciata d’Israele a Roma, ha spiegato che come si legge nella motivazione del riconoscimento, padre Cubbe «scelse di nascondere i ragazzi a rischio della sua stessa vita e senza tentativi di convertire i piccoli alla fede cattolica». Infatti padre Cubbe non soltanto nascose e protesse i piccoli, ma si dimostrò sempre rispettoso della loro identità ebraica consentendo loro di rispettare anche le proprie regole alimentari. Il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, era presente ed ha ricordato che suo padre stesso fu salvato da un sacerdote cattolico. Ha sottolineato che tra i Giusti riconosciuti dallo Yad vaShem ci sono 487 italiani. Nel consegnare la medaglia dei Giusti nella mani del nipote di padre Cubbe, l’onorevole Mordechay Lewy, ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, ha detto una cosa di fondamentale importanza: «Il suo coraggio e la sua compassione lo hanno portato a salvare la vita ad ebrei. Onorando la sua memoria evidenziamo il suo coraggio personale ma ricordiamo anche quello dei molti religiosi che in Italia, e a Roma in particolare, si distinsero nel salvataggio di ebrei. E’ stato certamente il loro istinto umanitario, ma sarebbe poco saggio ritenere che hanno agito senza il consenso dei loro superiori e delle massime autorità cattoliche». La notizia è apparsa anche sull’agenzia Zenit.it.
Notizie correlate
Scoperti nuovi documenti e operazioni segrete su Pio XII, nazismo ed ebrei (10/12/10)
Il silenzio pubblico di Pio XII fu in realtà una strategia molto intelligente (6/12/10)
La fiction su Pio XII riceve il plauso dagli storici (3/11/10)
Lo storico ebreo: «il popolo ebraico non ebbe un amico più grande di Pio XII (15/7/10)
Lo scrittore Appelfeld: «ho visto preti e suore cattoliche salvare bambini ebrei» (14/7/10)
Scoperta lettera di Pio XII in cui chiede 200mila visti per gli ebrei (5/7/10)
L’antifascista Francesco Nitti: «grazie a Pio XII per l’aiuto agli ebrei» (25/6/10)
Archivi romani: i sacerdoti di Roma salvarono gli ebrei in fuga (8/6/10)
Il silenzio di Pio XII salvò la comunità ebraica di Roma (3/6/10)
Nuovi documenti: Pio XII contro Hitler (2/6/10)
Mussolini e l’odio verso Pio XI a causa del suo filosemitismo (20/5/10)
Quando Pio XII salvò migliaia di ebrei nascondendoli nei conventi (28/4/10)ler/”>Nuovi documenti: Pio XII contro Hitler (2/6/10)
Mussolini e l’odio verso Pio XI a causa del suo filosemitismo (20/5/10)
Quando Pio XII salvò migliaia di ebrei nascondendoli nei conventi (28/4/10)
__________________________
da antiuaar
In Chiesa e Nazismo su 12 gennaio 2011 a 14:50
La medaglia di “Giusto tra le Nazioni” è stata consegnata qualche settimana fa a Roma dall’Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, alla memoria di padre Raffaele de Ghantuz Cubbe. Il padre gesuita ha infatti salvato dallo sterminio tre bambini ebrei durante gli anni 1942-1947, quando nel bel mezzo della guerra mondiale, il regime nazista catturava e deportava tutta la popolazione di origine ebraica al fine di portarla nel campi di sterminio. In quell’epoca padre Raffaele de Ghantuz Cubbe ricopriva l’incarico di rettore del Nobile Collegio di Mondragone presso Frascati ed era vice presidente della Pontificia Opera di Assistenza (POA), voluta da Pio XII per il sostegno delle vittime della Seconda Guerra Mondiale. Dopo il 16 ottobre 1943, quando i nazisti fecero irruzione nel ghetto di Roma per deportare tutti gli ebrei, Graziano Sonnino insieme al fratello Mario ed al cugino Marco Pavoncello dopo aver cercato rifugio nella campagna romana riuscirono a mettersi in salvo nel Nobile Collegio di Mondragone presso Frascati dove furono ospitati fino a guerra conclusa. Graziano Sonnino ha raccontato: «L’accoglienza di padre Cubbe ci salvò dalla Shoah e dalla follia nazista. E ci permise di vivere in modo quasi normale quel periodo difficile. Alla fine del guerra restammo al convitto per altri 4 anni. E’ stato padre Cubbe – ha aggiunto -, insieme con i suoi confratelli, padre Primo Renieri, padre Dante Marsecano, padre Alberto Parisi, padre Ulisse Floridi, padre Silvio Benassi e padre Umberto Zaccari, ad accoglierci sotto la loro protezione e a far sì che la furia omicidia che si agitava sul capo degli ebrei non ci colpisse». Nel corso della cerimonia la dottoressa Livia Link, consigliere per gli Affari Pubblici e Politici dell’Ambasciata d’Israele a Roma, ha spiegato che come si legge nella motivazione del riconoscimento, padre Cubbe «scelse di nascondere i ragazzi a rischio della sua stessa vita e senza tentativi di convertire i piccoli alla fede cattolica». Infatti padre Cubbe non soltanto nascose e protesse i piccoli, ma si dimostrò sempre rispettoso della loro identità ebraica consentendo loro di rispettare anche le proprie regole alimentari. Il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, era presente ed ha ricordato che suo padre stesso fu salvato da un sacerdote cattolico. Ha sottolineato che tra i Giusti riconosciuti dallo Yad vaShem ci sono 487 italiani. Nel consegnare la medaglia dei Giusti nella mani del nipote di padre Cubbe, l’onorevole Mordechay Lewy, ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, ha detto una cosa di fondamentale importanza: «Il suo coraggio e la sua compassione lo hanno portato a salvare la vita ad ebrei. Onorando la sua memoria evidenziamo il suo coraggio personale ma ricordiamo anche quello dei molti religiosi che in Italia, e a Roma in particolare, si distinsero nel salvataggio di ebrei. E’ stato certamente il loro istinto umanitario, ma sarebbe poco saggio ritenere che hanno agito senza il consenso dei loro superiori e delle massime autorità cattoliche». La notizia è apparsa anche sull’agenzia Zenit.it.
Notizie correlate
Scoperti nuovi documenti e operazioni segrete su Pio XII, nazismo ed ebrei (10/12/10)
Il silenzio pubblico di Pio XII fu in realtà una strategia molto intelligente (6/12/10)
La fiction su Pio XII riceve il plauso dagli storici (3/11/10)
Lo storico ebreo: «il popolo ebraico non ebbe un amico più grande di Pio XII (15/7/10)
Lo scrittore Appelfeld: «ho visto preti e suore cattoliche salvare bambini ebrei» (14/7/10)
Scoperta lettera di Pio XII in cui chiede 200mila visti per gli ebrei (5/7/10)
L’antifascista Francesco Nitti: «grazie a Pio XII per l’aiuto agli ebrei» (25/6/10)
Archivi romani: i sacerdoti di Roma salvarono gli ebrei in fuga (8/6/10)
Il silenzio di Pio XII salvò la comunità ebraica di Roma (3/6/10)
Nuovi documenti: Pio XII contro Hitler (2/6/10)
Mussolini e l’odio verso Pio XI a causa del suo filosemitismo (20/5/10)
Quando Pio XII salvò migliaia di ebrei nascondendoli nei conventi (28/4/10)ler/”>Nuovi documenti: Pio XII contro Hitler (2/6/10)
Mussolini e l’odio verso Pio XI a causa del suo filosemitismo (20/5/10)
Quando Pio XII salvò migliaia di ebrei nascondendoli nei conventi (28/4/10)
__________________________
domenica 2 gennaio 2011
NAPOLITANO: messaggio di fine anno apprezzato ma poco credibile.
"Non vi stupirete, credo, se dedico questo messaggio soprattutto ai più giovani tra noi, che vedono avvicinarsi il tempo delle scelte e cercano un'occupazione, cercano una strada. Dedico loro questo messaggio, perché i problemi che essi sentono e si pongono per il futuro sono gli stessi che si pongono per il futuro dell'Italia". Comincia così il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica.
Il messaggio sarebbe stato più credibile se Napolitano avesse indicato anche qualche soluzione: ad esempio come ridurre i costi della politica e della dirigenza delle amministrazioni pubbliche. Cioè come ridurre il numero e gli stipendi dei politicanti e dei dirigenti di tutte le serie: a partire dalle Comunità montane fino ad arrivare ai Parlamentari europei....
_______________________
Il messaggio sarebbe stato più credibile se Napolitano avesse indicato anche qualche soluzione: ad esempio come ridurre i costi della politica e della dirigenza delle amministrazioni pubbliche. Cioè come ridurre il numero e gli stipendi dei politicanti e dei dirigenti di tutte le serie: a partire dalle Comunità montane fino ad arrivare ai Parlamentari europei....
_______________________
sabato 1 gennaio 2011
LA SERVA DI DIO LUISA PICCARRETA, «la piccola figlia della Divina Volontà» = The Little Daughter of the Divine Will = La Petite Fille de la Divine Volonté = La Pequena Hija de la Divina Voluntad
Come anche ci illustra la Divina Commedia con i suoi gironi, cornici e cieli, l’uomo può scegliere di votarsi al male o al bene secondo diversi gradi o modi. Può votarsi al male ignorando la Volontà di Dio, trascurandoLa, disconoscendoLa, opponendosi ad Essa. Così può votarsi al bene: rassegnandosi alla Volontà di Dio, accettandola semplicemente, conformandosi o unendosi ad Essa. Nel secolo scorso la serva di Dio Luisa Piccarreta ha insegnato un modo nuovo di fare la Volontà di Dio.
Luisa nacque a Corato in provincia di Bari il 23 aprile 1865. Fin dalla più
tenera età ebbe visioni e fu tormentata dallo spirito del male e nella solitudine ricorreva alla preghiera ed implorava incessantemente la Vergine Santissima di essere liberata da tali sofferenze. La sua prima infanzia trascorse così, afflitta e malinconica, nemmeno allietata dai semplici ed innocenti giochi che fanno solitamente i bimbi. La Divina Provvidenza la conduceva per tali sentieri misteriosi in modo che Luisa non conobbe nessuna gioia, fuorché Dio e la sua Grazia. Infatti il Signore le dirà un giorno:
«Senti, Io girai e rigirai la terra, guardai una per una tutte le creature per trovare la più piccola fra tutte; fra tanti trovai te, la più piccola fra tutte, la tua piccolezza mi piacque e ti scelsi, ti affidai ai miei angeli affinché ti custodissero, non per farti grande, ma perché custodissero la tua piccolezza, ed ora voglio incominciare la grande opera del compimento della mia Volontà. Né con ciò ti sentirai più grande, anzi la mia Volontà ti farà più piccola e continuerai ad essere la piccola figlia del tuo Gesù, la piccola figlia della mia Volontà» (volume XII, 23 marzo, 1921) (1).
«La voce di Gesù portava Luisa al distacco completo di se stessa da tutti e da tutto; a tale scopo, le diede come modello la vita umile, occulta e silenziosa della Divina Famiglia di Nazareth. A tredici anni Luisa, mentre si trovava in casa, sentì un chiasso enorme che veniva dalla strada, incuriosita si affacciò al balcone. Una terribile visione si presentò davanti ai suoi occhi: la strada era affollatissima di gente, che inveiva, di soldati armati che, frenando la folla, conducevano tre prigionieri e, tra questi, Luisa riconobbe Gesù, che portava la croce sulle spalle. Afflitta e terrorizzata Luisa contemplava questo triste corteo, ma quando il Divino Condannato fu sotto il suo balcone alzò il capo e disse: ‘Anima, aiutami!’ A quella scena Luisa lanciò un grido e perdette i sensi. Fu questo avvenimento straordinario che segnò per Luisa una svolta decisiva nella sua vita perché fu in quel giorno che accettò il suo stato di vittima in espiazione per i peccati degli uomini» (2).
Qualche anno dopo, ancora adolescente, accettò di vivere come vittima del
Divino Amore, crocifissa in un letto per oltre sessant’anni, umile e nascosta terziaria domenicana. Ma quello di vittima di espiazione, per riparare con la sua vita e la sua sofferenza i peccati dell’umanità, efficace e continuo parafulmine presso la divina Giustizia, non fu il suo solo ufficio.
In questo primo ufficio, Luisa si trova in compagnia di molte altre anime. Nel secondo, Luisa ha un compito inedito, unico e irripetibile: ricevere e vivere le meravigliose verità che riguardano la Divina Volontà, per poi trasmetterle alla Chiesa. Con lei inizia una nuova generazione di figli della Luce, i figli della sua Divina Volontà, come le dice Gesù. Con lei incomincia una catena d’amore, una catena di anime chiamate a vivere nella Divina Volontà.
Gesù stesso le spiegò che, come un’altra sua Umanità, lei aveva i suoi stessi uffici:
«Diletta mia, finora hai occupato presso di Me l’ufficio che ebbe la mia
Umanità in terra. Ora voglio cambiarti l’ufficio, dandotene un altro più
nobile, più vasto: voglio darti l’ufficio che tenne la mia Volontà nella mia Umanità. Vedi com’è più alto, più sublime? La mia Umanità ebbe un
principio, la mia Volontà è eterna; la mia Umanità è circoscritta e limitata, la mia Volontà non ha limiti né confini, è immensa. Ufficio più nobile e distinto non potevo darti» (17 marzo 1921).
«Figlia mia, non temere: non ti ricordi che occupi doppi uffici, uno di
vittima, e l’altro ufficio più grande, di vivere nel mio Volere, per ridarmi la gloria completa di tutta la Creazione?» (20 settembre 1922).
Per questo Gesù le disse: «La tua missione è grande, perché non si tratta
della sola santità personale, ma si tratta di abbracciare tutto e tutti e
preparare il Regno della mia Volontà alle umane generazioni» (22 agosto
1926).
Il Santo Annibale Maria Di Francia scrisse di lei: «Nostro Signore, che di
secolo in secolo accresce sempre di più le meraviglie del suo Amore, pare che di questa vergine, che Egli chiama la più piccola che abbia trovato sulla terra, destituita da ogni istruzione, abbia voluto formare uno strumento adatto per una missione così sublime, che nessun’altra le si possa paragonare, cioè il trionfo della divina volontà sull’universo orbe, in conformità con quanto è detto nel Pater Noster: fiat voluntas tua, sicut
in coelo et in terra».
Gesù stesso le rivela che lei, la più piccola delle creature, ignorante ed incolta - non aveva terminato la seconda elementare - avrebbe dato inizio ad una nuova spiritualità: vivere il Volere Divino operante nella creatura ed essa nel Volere di Dio: «In tutte le santità ci sono stati sempre i santi che per primi hanno avuto l’inizio di una specie di santità; sicché ci fu il santo che iniziò la santità dei penitenti, l’altro che iniziò la santità dell’ubbidienza, un altro quella dell’umiltà, e così di tutto il resto delle altre santità. Ora l’inizio della santità del vivere nel mio volere voglio che sia tu» (Luisa Piccarreta ,volume XII, 27 novembre 1917).
E a Luisa, che protestava: «Amor mio, Gesù, possibile che dopo tanti secoli di vita della Chiesa, che ha messo fuori tanti santi (e molti di questi hanno fatto stupire Cielo e terra con le loro virtù e meraviglie che hanno operato), non dovevano questi operare tutto nel Divino Volere, in modo da formare questo piano divino che Tu dici? Stavi aspettando proprio me, la più inabile, la più cattivella ed ignorante, per fare ciò? Pare proprio incredibile!».
Gesù le replica: «Senti, figlia mia, la mia sapienza ha mezzi e vie che l’uomo ignora e che è obbligato a piegare la fronte ed adorarla in muto silenzio, e non sta a lui dettarmi legge, chi debbo scegliere e il tempo opportuno che la mia bontà dispone. E poi, dovevo prima formare i santi che dovevano rassomigliarmi e copiare in modo più perfetto, per quanto a loro è possibile, la mia Umanità, e questo l’ho già fatto. Ora la mia bontà vuole passare oltre e vuol dare in eccessi più grandi d’amore, e perciò voglio che entrino nella mia Umanità e copino ciò che faceva l’anima della mia Umanità nella Divina Volontà. Se i primi hanno cooperato alla mia Redenzione di salvare le anime, di insegnare la legge, di sbandire la colpa, limitandosi nei secoli in cui sono vissuti, i secondi passeranno oltre, copiando ciò che faceva l’anima della mia Umanità nella Divina Volontà, abbracceranno tutti i secoli, tutte le creature, ed elevandosi su tutti metteranno in vigore i diritti della Creazione
che spettano a Me e che riguardano le creature, portando tutte le cose alla
prima origine della Creazione e allo scopo per cui la Creazione uscì. Tutto è ordinato in Me; se la Creazione la misi fuori, deve ritornarmi ordinata,come uscì dalle mie mani. Già il primo piano degli atti umani cambiati in divini nel mio Volere fu fatto da Me. Lo lasciai come sospeso e la creatura nulla seppe, meno che la mia cara e indivisibile Mamma, ed era necessario.
Se l’uomo non sapeva la via, la porta, le stanze della mia Umanità, come
poteva entrarvi dentro e copiare ciò che Io facevo? Ora è giunto il tempo che la creatura entri in questo piano e vi faccia anche del suo nel Mio. Che meraviglia è che ho chiamato te per prima? E poi, è tanto vero che ho
chiamato te per prima, che a nessun’altra anima, per quanto a Me cara, ho
manifestato/il modo di vivere nel mio Volere,/gli effetti di Esso, le
meraviglie e i beni che riceve la creatura operante nel Volere Supremo.
Riscontra quante vite di santi vuoi, o libri di dottrina: in nessuno troverai i prodigi del mio Volere operante nella creatura e la creatura operante nel Mio. Al più troverai la rassegnazione, l’unione dei voleri, ma il Volere Divino operante in essa ed essa nel Mio, in nessuno lo troverai. Ciò significa che non era giunto il tempo in cui la mia bontà doveva chiamare la creatura a vivere in questo stato sublime. Anche lo stesso modo come ti faccio pregare non si riscontra in nessun altro. Perciò sii attenta: la mia giustizia lo vuole esigere, il mio amore delira; perciò la mia sapienza dispone tutto per ottenere l’intento. Sono i diritti, la gloria della Creazione, ciò che vogliamo da te» (volume XIV, 6 ottobre 1922).
Senza voler anticipare il giudizio della Chiesa, di cui conosciamo però i
prodromi, avendola proclamata serva di Dio e avendo dato inizio al processo
di canonizzazione, il Padrone di casa non può forse scegliere i modi e i tempi per portare a compimento il piano divino, il proprio piano.
E del resto sono molti i passi delle Scritture, che alla luce degli scritti di Luisa, acquistano in nuovo significato: San Paolo già annunciava «Io vivo, ma non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me. (Galati 2,20) E Gesù nel Vangelo afferma i suoi diritti: «Ed egli disse loro: ‘Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche’» (Matteo 13, 52).
La serva di Dio Luisa non scrisse per amore di scrittura o per amore di
protagonismo. Che anzi fu estremamente restìa a dettare o a mettere per
iscritto il frutto delle sue prolungate notturne contemplazioni, dei suoi
amorosi dialoghi col suo sposo Gesù. Cedette solo all’obbedienza dei suoi
confessori, primo tra i quali il sacerdote don Gennaro De Gennaro, delegato
dall’arcivescovo di Trani, monsignor De Stefano (1898-1906): questo
sacerdote intuendo il lavorìo interno di Dio su quest’anima, le ordinò
categoricamente di mettere per iscritto tutto ciò, che la Grazia Divina operava in lei. Nonostante sapesse appena leggere e scrivere, Luisa Piccarreta cominciò il 28 febbraio 1899 a scrivere il suo diario, che consiste in un manoscritto, raccolto in 36 volumi.
L’ultimo capitolo fu scritto il 28 dicembre 1938, quando le fu ordinato di non scrivere più.
L’ortodossia dei suoi scritti fu vagliata da un santo: padre Annibale Maria Di Francia (Messina, 1890 - 1927), suo confessore, promotore delle prime pubblicazioni e censore de L’Orologio della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo e dei primi diciannove volumi del suo diario spirituale. Padre Annibale, proclamato santo nel 2004, diede il Nulla osta per i primi 19 volumi, al quale si aggiunse l’imprimatur dell’arcivescovo monsignor Giuseppe Maria Leo. E proprio in spirito d’obbedienza, come aveva
cominciato a scrivere, così smise.
Nel 1938 tre dei suoi scritti furono messi all’Indice (3); quando seppe della condanna del Sant’Uffizio, Luisa si sottomise subito al giudizio dell’autorità della Chiesa, consegnando all’incaricato romano tutti i diari manoscritti (ed ancora oggi conservati negli archivi vaticani) e riprovando lei stessa gli scritti pubblicati, anche senza saperne i motivi, che non furono mai esplicitati. Le richieste di chiarimenti, per togliere ciò che la Suprema Congregazione del Sant’Uffizio considerasse contrario alla sana dottrina della fede, e così poter continuare le pubblicazioni che tanto bene facevano, non furono accolte, forse
perché niente c’era di non conforme alla fede cattolica!
Ma talvolta il diavolo dimentica i coperchi: nel 1991 fu beatificato il padre Annibale Maria di Francia e furono approvati dalla Chiesa i suoi scritti tra cui le prefazioni alle opere di Luisa, che lo stesso santo aveva pubblicato e approvato con il suo Nihil obstat. In questo modo monsignor Giuseppe Carafa poté impostare il processo di beatificazione di Luisa Piccarreta che iniziò ufficialmente il 20 novembre 1994, festa di Cristo Re.
Il 30 gennaio di 1996, dopo 58 anni, furono resi disponibili gli scritti di Luisa.
Alcuni tra i membri del Tribunale della Causa di Beatificazione di Luisa
Piccarreta ebbero l’autorizzazione dalla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede di fare copie degli scritti originali che si trovavano negli Archivi Segreti Vaticani, e così servirsene.
L’arcivescovo monsignor Cassati, ebbe l’autorizzazione dall’allora cardinale Joseph Ratzinger per ottenere fotocopia dei trentasei quaderni autografi della serva di Dio - ritirati nel 1938 dal suddetto Dicastero - e nominò alcuni insigni teologi per il riesame di tali scritti e per un giudizio sull’ortodossia del pensiero di Luisa, da allegare agli atti processuali. Il 29 ottobre 2005, con una solenne cerimonia nella Chiesa Matrice di Corato, l’arcivescovo di Trani, monsignor Giovanni Battista Pichierri, concluse la fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione della Serva di Dio, trasmettendo gli atti al competente dicastero della Santa Sede per il prosieguo dell’iter canonico.
Nel ventesimo secolo, saeculus horribilis, gli scritti di mistiche come santa Faustina Kowalska, Maria Valtorta e Luisa Piccarreta sono stati posti
all’indice, potremmo dire in maniera surrettizia. Mistiche che hanno sempre
dimostrato la loro ubbidienza alla Chiesa in maniera eroica. Gli scritti della serva di Dio Luisa Piccarreta, di cui ci occupiamo, vevano già superato il giudizio dell’arcivescovo di Trani e di un censore della levatura di un santo.
Ma furono posti all’indice e dimenticati nell’archivio dell’ex Santo Uffizio.
Certo le sue meditazioni mettevano troppo in cattiva luce i giudei - basta ad esempio leggere L’orologio della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo» - scritto per ubbidienza a Sant’Annibale - dove, ad esempio, Pilato cerca in ogni modo di salvare Gesù ma poi per debolezza ed ambizione cede alla pertinacia dei Sinedriti (4).
La Divina Provvidenza ha permesso che le sue rivelazioni abbiano continuato a portare frutto: seguono la spiritualità indicata da Luisa tanti suoi figli spirituali. Tanti anelli stanno costruendo la catena d’amore delle anime chiamate a vivere nella Divina Volontà.
Uno di questi, che si firma «un miserabile peccatore», è andato, credo, non molto lontano dal comprendere il Grandioso progetto del Padre:
«... vivendo nella Sua Volontà ogni cosa compiuta da Gesù in noi è come se l’avessimo veramente compiuta noi, ma ogni Sua azione in noi compiuta ed
ogni più piccolo frammento di essa ha ‘valore infinito’, ed accetta queste
azioni e questi frammenti di infinito da Lui compiuti in noi, come se noi, enon Lui, fossimo stati capaci di ‘generare’ valori infiniti. Questo è il vertice della realizzazione del ‘Grandioso Progetto del Padre’ nelle sue creature.
Ogni azione, così realizzata, è la sola che dà gloria al Padre. Ma la
realizzazione di questa opera perfetta può avvenire solo nella consumata
comunione col Cristo, perché solo Lui può realizzare questo meraviglioso
miracolo d’amore divino» (5).
Alfonso Marzocco
1) Luisa Piccarreta, Diario autobiografico, 36 Volumi, da Gesù intitolati: «Il Regno della mia Divina Volontà in mezzo alle creature. Libro di Cielo. Il richiamo della creatura nell’ordine, al suo posto e nello scopo per cui fu creata da Dio».
2) Bernardino Giuseppe Bucci, Luisa Piccarreta: La Piccola Figlia della
Divina Volontà, Trinitapoli, 1980.
3) L’orologio della Passione di nostro Signore Gesù Cristo, con aggiunta un
Trattato sulla Divina Volontà; Nel Regno della Divina Volontà (era un
riassunto dei primi quattro volumi); La Regina del Cielo nel Regno della
Divina Volontà.
4) Sedicesima Ora: «Egli (Pilato), nel vederti così malamente ridotto e
vestito da pazzo e che neppure Erode Ti ha condannato, resta più indignato
contro i giudei e si convince maggiormente della tua innocenza e di non
condannarti. Ma volendo pure dare qualche soddisfazione ai giudei, quasi
per smorzare l’odio, il furore, la rabbia e la sete ardente che hanno del tuo Sangue, Ti propone alla loro scelta insieme con Barabba…».
5) Il Grandioso progetto del Padre (primo libretto), quarta edizione,
www.ilgrandiosoprogettodelpadre.it
Raccolta di preghiere
per un sussidio pratico
ed una piccola “scuola di preghiera”
tratta dagli scritti della Serva di Dio
LUISA PICCARRETA
_____________________
Iscriviti a:
Post (Atom)