Così
Stalin uccise il diplomatico svedese Wallenberg
Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini
(Libera traduzione) Quello che non fecero i nazisti tedeschi e ungheresi lo fecero i comunisti sovietici
Mosca - Un mistero che dura da oltre mezzo secolo. Una tragedia che è stata celata dal segreto di Stato e dall’oblio del tempo. Su tutto un’unica certezza: Raoul Wallenberg è morto per opera dei famigerati servizi segreti sovietici alla fine della Seconda guerra mondiale. Il giovane Wallenberg non era un diplomatico svedese qualsiasi. Era un eroe che, nell’Ungheria dilaniata dalla furia nazista, mise in salvo migliaia di ebrei: c'è chi dice 30 mila, altri 100mila. Poco più che trentenne, appartenente ad una delle più ricche famiglie scandinave, venne mandato dal governo di Stoccolma, in accordo con Washington, a Budapest con l’intento di organizzare un’operazione di salvataggio degli ebrei ungheresi. Tra il maggio ed il giugno del 1944 le SS, comandate da Adolf Eichmann, ne deportarono in 148 treni oltre 400mila e stavano preparando un piano per sterminare tutti gli ebrei della capitale magiara in un sol giorno. A Budapest, quando arrivò Wallenberg, ne restavano solo 230mila. Grazie alla loro neutralità gli svedesi erano riusciti a stringere un accordo in Ungheria con i nazisti secondo il quale chi aveva attestazioni o lasciapassare dell’ambasciata scandinava veniva trattato come cittadino svedese, quindi poteva godere di immunità. Wallenberg, ufficialmente a Budapest con la carica di primo segretario, si mise subito a stampare più documenti falsi possibili. Poi, usando mezzi tutt'altro che diplomatici e poco ortodossi - sfruttando soprattutto le sue amicizie altolocate -, iniziò a corrompere chi poteva aiutarlo nella sua missione. In poche settimane aprì biblioteche, istituti di cultura e quant'altro su cui issare la bandiera svedese e lì nascondere gli ebrei. La popolazione nelle "case svedesi" arrivò presto a 15mila unità. Nell’autunno '44 ben 340 persone lavoravano a tempo pieno all’ambasciata sotto il comando del giovane Raoul. Nella seconda settimana del gennaio '45 Wallenberg riuscì, grazie alla sua amicizia con il generale August Schmidthuber, comandante dell’esercito tedesco in Ungheria, a fermare il massacro del più grande ghetto di Budapest, organizzato da Eichmann. Poi dopo qualche giorno, tra il 13 ed il 17 gennaio, andò incontro alle truppe sovietiche in avanzata. E da allora scomparve insieme al suo autista Vilmos Langfelder. Decine sono le versioni che circolano da svariati lustri nell’ex Urss. Una commissione mista russo-svedese sta tentando di stabilire la verità da ben nove anni. Le difficoltà sono indubbiamente enormi, dato che parecchi materiali d’archivio sono stati distrutti. In primo luogo non si capisce perchè Wallenberg, che parlava un ottimo russo, abbia voluto contattare l’Armata rossa. [ Il fotografo di Wallenberg, Tom Veres, afferma in un suo articolo che "assieme al suo autista si stava preparando a partire per Debrecen per parlare col governo provvisorio sovietico appena insediato e discutere il programma di ricostruzione". Tom Veres. Con Wallenberg contro l'olocausto in "Selezione", agosto 1993]
E in secondo luogo: perchè i sovietici l’hanno arrestato? Si può ipotizzare che l’Nkvd (successivamente denominato Kgb) ritenesse che il giovane svedese fosse una spia americana o dubitasse dei suoi contatti con i tedeschi. Il mese scorso un anziano ucraino, Bogdan Tarnavsky, ha rotto il muro del silenzio dopo 55 anni ed ha ammesso di essere stato lui ad avere arrestato Wallenberg. "Gli gridai di alzare le mani - ha raccontato l’ex partigiano -. Nelle sue tasche vi erano solo un pettine ed uno specchio. Poi trovai, cuciti nel cappotto, due passaporti, uno svedese e l’altro, belga intestati alla stessa persona". Wallenberg venne consegnato alle truppe regolari sovietiche, quindi, via Leopoli, fu trasferito dai servizi segreti di Stalin a Mosca. Nelle memorie di Pavel Sudoplatov si legge che lo svedese fu arrestato per ordine personale di Bulganin ed ucciso con un’iniezione di veleno alla Lubianka su disposizione di Molotov nel 1947. Il suo corpo sarebbe stato cremato al monastero del Don. Questa versione contraddice i risultati di un’inchiesta ufficiale del Cremlino nel '57. Wallenberg era morto sì nel '47, ma per un infarto. Tuttavia alcuni testimoni sono pronti ad affermare che lo svedese sia stato tenuto prigioniero dai sovietici per tutti gli anni Cinquanta. Adesso i tempi a Mosca sono completamente cambiati. Vladimir Putin, prima di diventare capo del Cremlino era responsabile dei servizi segreti, sarebbe intenzionato di fare pubblica ammenda per questo delitto e di svelare la verità di uno dei tanti enigmi della dittatura stalinista. Una commissione presso la presidenza federale, sotto la direzione di Aleksandr Jakovlev, sta già lavorando alla riabilitazione di Wallenberg
di
Giuseppe D’Amato da Mosca
da
Agenzia Giornalistica Regionale Quotidiana (AGR) del 25 novembre 2000