La pace sia con te

giovedì 21 aprile 2011

La nuova Costituzione ungherese parla di Dio

Orrore, orrore. La nuova Costituzione ungherese parla di Dio.

di Paolo Deotto

L’Europa è in pericolo. Già, forse non lo sapevate, e vi trastullavate tranquilli. Ma oscure trame si stanno intessendo per trasformare la libera (?) Europa in un angosciante carcere, dove i dissidenti verranno sottoposti a torture, dove la lotta per le libertà più preziose (aborto, eutanasia, omosessualità, sfascio della famiglia, diffusione della droga) verrà repressa da spietati aguzzini. Ebbene sì. È la stessa ANSA, la più importante agenzia di notizie, che ci comunica che in Ungheria è stata approvata proprio oggi, lunedì 18 aprile 2011, la nuova costituzione “ultraconservatrice”. Capito? Mica semplicemente “conservatrice”, che già sarebbe agghiacciante. No, “ultraconservatrice”. Non dubitiamo che le forze sane, laiche e democratiche, scenderanno al più presto in lotta. Però, per ora, sono annichilite dall’orrore, vetrificate dallo sdegno. Pensate un po’: la nuova Costituzione magiara contiene un preambolo in cui dichiara che “Dio e il cristianesimo ... ... sono gli elementi unificanti della nazione”. Ohibò. Poi ci sono altre cose terribili. Si arriva a dire che la vita del feto va protetta dal momento del concepimento, il che significa un futuro divieto d’aborto. Brivido.E poi si prevede il diritto di voto per gli ungheresi all’estero. Ciò causerà, stabiliscono non ben identificati “analisti”, attriti con Romania e Slovacchia, dove vivono forti minoranze ungheresi. Perché attriti? Boh! Forse gli ungheresi all’estero quando andranno a votare (presumibilmente nei loro consolati o ambasciate) si abbandoneranno ad azioni turpi e riprovevoli, o diranno parolacce, o sbeffeggeranno i passanti? Non si sa, ma se lo dicono gli analisti, vuol dire che hanno analizzato.E poi, altre norme che limitano il potere della magistratura, e altre che identificano la nazione politica con la nazione etnica, e così via.Vuoi mettere i grandi passi che ha fatto la civiltà in altri Paesi? Proprio ieri leggevamo che il Senato della California ha intenzione di approvare una legge che imporrà nelle scuole un nuovo insegnamento: il contributo di invertiti e invertite al progresso dello Stato. Proprio così, gli studenti della California dovranno imparare che il loro Stato senza invertiti/e sarebbe andato a rotoli. Oppure, per restare a casa nostra, si sono già accoppati sei milioni di italiani, che essendo ancora feti non potevano né urlare né, soprattutto, votare. E poi ci sono i matrimoni tra pervertiti, e ci sono le proposte per la legittimazione dell’incesto. Insomma, il progresso marcia. (con un dubbio: la radice è “marciare” o “marcire”?).E adesso arrivano questi pazzi ungheresi a parlare di Dio e a dire che la vita va difesa fin dal concepimento. Dove andremo a finire? Non vorranno questi quattro pellegrini fermare la trionfale marcia dell’Europa verso il fondo della fogna. I paladini della libertà vigilano, e lo impediranno. Potrebbero chiedere una consulenza ad Asor Rosa. È un tantino suonato, ma sa tutto sulle democrazie in pericolo e sui metodi per rimediare.Ah, dimenticavo. La nuova costituzione è stata approvata dal partito di centro destra, che detiene il potere e ha due terzi dei seggi in Parlamento. C’è da presumere che anche in Ungheria capiti che si vada in Parlamento se si è eletti, per cui la nuova Costituzione è stata votata dai rappresentanti del popolo.Già, però è ultraconservatrice. Quindi, bisogna attivare la vigilanza democratica. Anzi, come direbbe Peppone, “attivizzare”.Al proposito l’ANSA ci fornisce anche, non senza un fremito di preoccupazione, la mappa dei partiti di destra che stanno mettendosi in luce in Europa. Volete vederla? (ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2011/04/18/visualizza_new.html_900443058.html). Si sa mai che questi ultraconservatori si imbaldanziscano, e vadano a parlare di Dio anche altrove. Sarebbe inaccettabile.Comunque, tanti auguri al popolo e al governo ungherese. E ai governanti magiari ci permettiamo di dare solo un consiglio: viste le scelte politiche ben precise che hanno fatto, e visto ciò che accadde in Polonia, per i loro spostamenti evitino scrupolosamente l’aereo, perché se precipita ci si fa molto male, si può anche morire. Non si sa mai, quando si votano costituzioni “ultraconservatrici” bisogna stare attenti. [Fonte Riscossa Cristiana]

Paolo Deotto

http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/esteri/7310-orrore-orrore-la-nuova-costituzione-ungherese-parla-di-dio







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venerdì 15 aprile 2011

IMMIGRAZIONE: imitiamo l'Australia o la Svizzera.

POROCAN
15 aprile 2011
di Eugenio Benetazzo
http://www.eugeniobenetazzo.com/immigrati-pericolo-economia.htm

Il Sig. Francesco è un pensionato di Vicenza che ha visto crollare del 30% il valore dell’appartamento residenziale che aveva acquistato con la liquidazione mettendolo tosto in affitto al fine di integrare la sua modesta pensione. Investire la liquidazione in obbligazioni o in titoli di stato ? Dopo Argentina e Parmalat, meglio un decoroso appartamento residenziale in Viale S. Lazzaro in prossimità del centro storico della città del Palladio, almeno affitto e controvalore dell’investimento sono sicuri e garantiti. I suoi sogni di serenità finanziaria sono ben presto svaniti dopo la trasformazione che ha subito il quartiere in pochi anni diventando un ghetto multietnico di nigeriani, marocchini, rumeni e cinesi, senza dimenticare una serie di servizi accessori (prima inesistenti) che arricchiscono notevolmente l’appeal del quartiere: prostituzione e spaccio di droga lungo ed in largo le strade e gli appartamenti.

Risultato ? Gli italiani hanno iniziato a svendere uno con l’altro le abitazioni con una gara al ribasso degna di un crollo di borsa. Adesso il Sig. Francesco si trova con un immobile deprezzato e non ci pensa proprio ad affittare ad extracomunitari (viste oltretutte le problematiche di riscossione in caso di inquilini morosi nel pagamento dei canoni). Destino beffardo ! Proprio lui che per decenni ha votato prima la sinistra e dopo il centro sinistra, appoggiando con etica cristiana i processi di integrazione a favore di etnie extracomunitarie. Porocan (in dialetto veneto significa poveretto) ! Pensare che ora è il primo nella fila a denigrare quelle scellerate e libertine politiche immigratorie senza alcun vincolo meritocratico.

In questi giorni i media nazionali continuano a concentrasi sugli sbarchi dei clandestini (e non migranti, non capisco perché in pochi giorni è stata cambiata anche la loro definizione) e su cosa deve o dovrebbe fare l’Unione Europea per aiutarci a risolvere questa situazione di emergenza. Nessuno tuttavia si è mai soffermato a raccontarci i fenomenali benefici economici che abbiamo ottenuto dall’immigrazione extracomunitaria. Sicuramente qualcuno che legge mi darà ora del razzista o del leghista, non me ne preoccupo il suo lamento rappresenta una voce statisticamente poco rilevante, infatti dagli ultimi sondaggi ormai oltre l’80% degli italiani è unanime nel pensiero: basta con gli extracomunitari !

Ce ne accorgiamo tutti a distanza di tempo: ci avevano promesso che sarebbero entrati tecnici specializzati, architetti, docenti, ricercatori e professionisti qualificati, invece ci troviamo con manovali generici, camerieri che parlano a mala pena l’italiano, badanti, prostitute e spacciatori. Persino il primo ministro inglese, David Cameron (forse il migliore primo ministro del pianeta al momento) ha sentenziato di recente la fine ed il fallimento del multiculturalismo. Questo non è razzismo, ma semplicemente buon senso, quello che avremmo dovuto avere tempo addietro clonando le politiche di immigrazione più severe al mondo come quella svizzera ed australiana.

Gli extracomunitari sono responsabili di rimesse verso l’estero dal nostro paese per miliardi e miliardi di euro (stima ufficiale tra i sei e sette miliardi ogni anno), hanno provocato ed indotto un abbassamento dei livelli medi salariali delle maestranze operaie italiane, hanno prodotto fenomeni di microcriminalità ove prima non vi era, hanno causato la decadenza e rallentamento dei programmi scolastici nelle scuole dell’obbligo (a causa della presenza di bambini e ragazzi che non sanno parlare e scrivere perfettamente la lingua italiana), hanno portato alla ghettizzazione dei quartieri residenziali: ovunque nel mondo ci si rende conto di questo, persino nei paesi scandinavi (con la Svezia in pole position) in cui la popolazione si è sempre dimostrata molto disponibile al diverso.

Tuttavia fin tanto che avremo ancora una minoranza della popolazione costituita da finti perbenisti (o dai loro figli che girano in Porsche, con vestiti firmati tipo Prada e Jeckerson) che rinnegano scioccamente quanto sopra, i prossimi “porocan” saranno tutti gli altri italiani, i quali a distanza di una dozzina d'anni si chiederanno di come sia stato possibile lasciar degradare il paese verso il basso senza opporre alcuna sensata resistenza. A quel punto aspettatevi anche un peggioramento del quadro macroeconomico per l’intero paese, ricordo ancora per chi non lo sapesse che la causa del collasso dei mutui subprime in USA è stata una scellerata politica di immigrazione affiancata da una fuorviante politica di assistenza finanziaria con sussidi di stato alle classe sociali più deboli (fatalità proprio quelle immigrate). Chi è causa del suo male, pianga se stesso.



| Riproduzione concessa con citazione della fonte

venerdì 8 aprile 2011

VALORI CAPOVOLTI: vizi pubblici, virtù private.

Caso Ruby e giornali: ormai il sesso è reato,
hanno capovolto i valori
di Marcello Veneziani

I danni di un'era ipermediatica: con i valori capovolti il sesso diventa un reato.
Un tempo la vita intima era il privato, fede e cultura la sfera pubblica. Ora è ilcontrario.
Sì, ho trovato triste anch’io che il Parlamento abbia dovuto pronunciarsi sulla vicenda Ruby e trovo avvilente che abbia dovuto avallare la tesi del premier realmente convinto che si trattasse della nipote di Mubarak. È una brutta pagina del Parlamento, anche se di brutte pagine si potrebbe comporre un volume assai corposo di atti impuri del Parlamento. Seguendo la tradizione del Giornale di Indro Montanelli, mi turo il naso e dico: meglio così che far cadere un governo e una maggioranza su Ruby. Sarebbe stato ancora più indecente e vergognoso.
Montanelli esortava a turarsi il naso su condotte pubbliche che avevano più rilevanza sul piano politico e sul malaffare. Questo invece è un turarsi il naso su unabrutta faccenda privata che sconfina ai margini del ruolo pubblico. Sul caso Ruby - lo dico ai feroci automi che ululano sul web la condanna di Berlusconi non puòessere né penale né politica ma morale. Quella morale massacrata, irrisa, licenziata da vari decenni col largo concorso di chi ora s’indigna.
Il potere giudiziario non può paralizzare il potere legislativo ed esecutivo, non può rovesciare la sovranità popolare e gettare nel caos una nazione. Mi pare questo il bene supremo rispetto a cui turarsi il naso. E non me ne vergogno se costretto a scegliere, scelgo questa via. Anche se ai servi d’indole non pare possibile, non mi frega niente di compiacere o dispiacere nessuno. Né Berlusca né le jene di cui sopra. Lo faccio per il mio Paese. In un cucù ricordavo la forte analogia tra le vicende che hanno riguardato Berlusconi e quelle del Re Vittorio Emanuele II nella testimonianza autorevole di Carlo Dossi: harem di ragazze,
ingenti somme per le escort con i lelemora e tarantini dell’epoca, perfino storie di minori. Immaginate cosa avrebbe fatto l’austero Parlamento dell’epoca se avesse dovuto pronunciarsi su queste vicende? Pensate che non si sarebbe trovata la maggioranza in difesa del re per amor di patria, fino a votare il riconoscimento di una ragazza-squillo come la nipote di Menelik? La differenza rispetto a quel tempo non è dunque il fatto ma la sua evidenza, e l’attenzione di magistrati e Parlamento.
Lascio le polemichette quotidiane e risalgo all’analisi. Mi pare che rispetto ai Caso Ruby e giornali: ormai il sesso è reato, hanno capovolto i valori precedenti, ci sia una svolta non di sostanza ma di forma: con Berlusconi è diventato trasparente tutto ciò che prima era coperto da ragion di Stato, da segreto istruttorio, da arcana imperii, da buon senso e da buon gusto. Di tutto quel che è accusato Berlusconi c’erano tanti precedenti nel regno delle imprese e delle istituzioni, dei poteri e della politica. Variavano i dosaggi: all’epoca democristiana, ad esempio, c’erano meno faccende di sesso e più clientelismo, abusi d’ufficio e raccomandazioni. Dal punto di vista dell’esuberanza sessuale gli ultimi precedenti democratici dell’era Berlusconi sono due: in Italia l’era
craxiana, ma anche agnelliana; negli Stati Uniti l’era kennediana (perfino Luther King subì accuse di abusi sessuali). Ma solo ora la marpioneria agisce in una casa di vetro, è vistosa, spettacolare. Ecco a voi il sesso e i festini, la corte e l’harem, le carriere siliconate e le regalie, il malaffare e l’intimità. Perfino le deprecate barzellette «sporche» prima si raccontavano tra pochi intimi, ora tra pochi milioni di intimi. Per un malinteso senso di libertà e partecipazione democratica di massa, è caduto il pudore anche al potere. Volevano il Re Nudo, e l’hanno avuto. Populismo erotico.
Così è stata abbattuta ogni soglia di pudore, per metà a causa dei giudici e dei media, per metà a causa dello stesso protagonista, oltre che degli antagonisti e dei deuteragonisti. Non dunque la sostanza ma la forma è cambiata, le inibizioni si sono fatte esibizioni, come vuole del resto un’era trasparente, ipermediatica e televisiva, esibizionista e narcisista, spiona e guardona. Non a caso il colpevolevittima è un imprenditore televisivo.
È inutile dire che di questo cambiamento non me ne rallegro, e non perché
preferisca l’ipocrisia alla verità, ma perché il pudore, pur con tutto l’alone di falsità e mezze bugie che lo circonda, è comunque meglio della spudoratezza.
Ma il problema di fondo resta uno: è stato capovolto il rapporto tra sfera pubblica e sfera privata. Un tempo i valori, le fedi, le culture erano la sfera pubblica, e il sesso, i suoi orientamenti, la vita intima, erano la sfera privata. Ora i primi sono ricacciati nella sfera privata e individuale, mentre i secondi sono esibiti con orgoglio spudorato o sconfinano nella sfera pubblica. Se hai un dio tienilo per te,
nel segreto della tua coscienza; se hai una storia piccante, vieni a mostrarla in video. E poi i telefonini, le intercettazioni, il web fanno il resto. Il personale è pubblico. Di questa rivoluzione Berlusconi è agente e utente, vittima e beneficiario. Comunque non causa, semmai effetto. Me le ricordo le risate e i vituperi contro chi difendeva la morale perduta. Ora raccogliete i frutti, bastardi.

© IL GIORNALE ON LINE S.R.L. 8 aprile 2011






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venerdì 25 marzo 2011

Disastro nel Golfo del Messico: appalto per pulire a chi l'ha provocato.

COME VOLEVASI DIMOSTRARE...

Lettera 6 a Dagospia 25 marzo 2011

PS: una chicca: indovina chi ha avuto l'appalto per pulire la macchietta d'olio nel Golfo del Messico? Tal "Corexit". Società specializzata nella produzione di sostanze chimiche e agglomeranti. E chi aveva acquistato la Corexit poco prima del disastro? La BP. Elementare, Dago. Abbracci affezionati,
J. Barefoot





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giovedì 24 marzo 2011

Nicola, Bux. "Come andare a Messa e non perdere la fede", ed. Piemme

Se andare a Messa fa perdere la fede
di Francesco Antonio Grana
Data: 04/03/2011

http://www.avanti.it

"Come andare a Messa e non perdere la fede". È il titolo del nuovo libro di Nicola Bux, edito da Piemme, con un contributo di Vittorio Messori.
Sacerdote e docente della Diocesi di Bari, romano per studi teologici e orientalistici, gerosolimitano per quelle sulle liturgie cristiane, Bux ha dedicato vari libri alla liturgia, ecclesiologia ed ecumenismo che sono stati tradotti nelle principali lingue europee. Amico di lunga data di Joseph Ratzinger, che nel 1997 presentò il suo libro "Il quinto sigillo", Bux ha collaborato alla riforma postconciliare della liturgia, musica e arte sacra nella sua Diocesi e nella sua Regione con il liturgista
benedettino l'Arcivescovo Andrea Mariano Magrassi, e con don Luigi Giussani in Comunione e Liberazione.

Don Nicola Bux, perché andando a Messa si può perdere la fede?

"Perché la Messa in questi ultimi decenni non è più celebrata come espressione di un rito bimillenario della Chiesa cattolica, ma spesso secondo gli adattamenti e le creatività dei singoli celebranti. Per cui capita di partecipare in una parrocchia a una un certo di tipo di Messa e in un'altra a un altro tipo. Ciò ha finito per creare solo disorientamento, e spesso anche perplessità e disaffezione, talvolta noia e abbandono, perché in genere i fedeli, in qualsiasi parte del globo si
trovino, pur con le diversità indotte dalle situazioni cultuali e linguistiche, vorrebbero assistere all'unica Messa della Chiesa cattolica. Soprattutto quando si è in presenza di abusi e di manipolazioni
si finisce per far perdere la fede a molti. Come ha detto l'allora cardinale Ratzinger spesso sono state compiute deformazioni al limite del sopportabile".

Quali sono gli abusi liturgici più frequenti?

"Frequente è l'affabulazione che affligge molti celebranti, per cui non c'è più solo il momento dell'omelia ma tante mini omelie che punteggiano la celebrazione. Questo finisce per togliere lo spazio al raccoglimento personale. Credo che questo tipo di frenesia affabulatoria dipenda dal
convincimento in molti che se noi preti non spieghiamo le cose la gente non le comprende. Si ha una certa sfiducia che il rito in sé parli, che i suoi simboli, i suoi significati, le sue figure passino nelle
persone. C'è come un eccesso di interposizione per cui alla fine più che diventare un rito sacro, liturgico, appunto sacramentale, diventa un'interminabile didascalia, naturalmente spesso spettacolarizzata anche da ulteriori apporti di quelli che sono stati chiamati gli attori della liturgia.
Non a caso questo termine nella percezione della gente riguarda il mondo dello spettacolo. La Messa perde così il suo significato di mistero della passione e della risurrezione di Gesù Cristo, per diventare un intrattenimento che bisogna poi misurare quanto a gradimento. Ecco perché nella liturgia è stato introdotto l'applauso".

A che punto è la "riforma della riforma" voluta da Benedetto XVI?

"Con questa espressione - che Ratzinger ha usato quando era ancora Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede - egli intendeva dire che la riforma avviata dopo il Concilio doveva essere ripresa, e per certi versi corretta là dove, per usare sempre le sue parole, il restauro del dipinto aveva rischiato grosso, cioè nel tentativo di pulirlo si era corso il rischio di portare via anche i vari strati di colore. Egli ha avviato questo restauro attraverso un suo stile. Il Papa celebra la liturgia in modo sommesso, non gridato. Parimenti desidera che preghiere, canti e quant'altro non usino toni esibizionistici. E poi bisogna sottolineare due gesti particolari che nelle sue liturgie sono evidenti:
aver interposto tra sé e l'assemblea la croce, a indicare che il rito liturgico non è rivolto al ministro sacerdotale ma a Cristo, e far ricevere la Comunione in ginocchio, a indicare che non si tratta di una
cena nel senso mondano della parola, ma di una comunione al corpo di Gesù Cristo che viene però prima adorato, secondo le parole di Sant'Agostino, per poi essere mangiato".

Quanti ostacoli sta incontrando il Motu proprio "Summorum Pontificum" sulla messa preconciliare?

"Credo che attualmente gli ostacoli diventino più flebili rispetto all'uscita del Motu proprio, nel 2007. Attraverso internet si può vedere come ci sia un discreto movimento di giovani che cerca, e per
quanto è possibile pratica, la Messa tradizionale, chiamata anche Messa in latino o Messa di sempre.
E questo credo che sia un segno molto importante da cogliere. È chiaro che i pastori della Chiesa, in primo modo i vescovi e poi i parroci, pur affermando spesso che bisogna saper cogliere il segno dei tempi, espressione molto in uso dopo il Vaticano II, non riescono spesso a comprendere che i segni dei tempi non li stabiliscono loro, ma si presentano e soprattutto sono regolati dai giovani. Credo che
questo sia il sintomo più interessante, perché se alla Messa tradizionale ci corressero gli anziani, gli adulti, si potrebbe anche avere il sospetto che si tratti di una nostalgia. Il fatto che siano prevalentemente i giovani quelli che cercano e partecipano alla Messa in latino è assolutamente inaspettato e però meriterebbe di essere letto, compreso e accompagnato soprattutto da parte dei vescovi. Credo che il Papa abbia contezza di ciò e per questo intenda dare un ulteriore apporto
attraverso un'istruzione applicativa del Motu proprio per aiutare tutti a comprendere che accanto alla nuova forma del rito romano c'è anche la forma antica o straordinaria".

Come è nata la sua amicizia con il cardinale Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI?

"È un'amicizia che risale ai tempi iniziali del suo lavoro teologico e soprattutto quando è diventato Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Mi hanno molto interessato i suoi studi,
direi il suo navigare controcorrente, pur essendo egli un teologo progressista tra virgolette, come d'altronde siamo stati tutti noi giovani dopo il Concilio. Naturalmente man mano che ci si accorgeva
che quanto si sperava progredisse in realtà diventava sempre più confuso, a volte contraddittorio al punto da far perdere i connotati dell'eredità cattolica, si è diventati più guardinghi. E in questo io ho potuto fruire senza merito della stima e della considerazione dell'allora cardinale che mi ha chiamato in Vaticano quale consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede, e in seguito, anche di quella delle Cause dei Santi e dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, e mi ha nominato
perito ai Sinodi dei Vescovi sull'Eucaristia del 2005 e sul Medio Oriente del 2010".

Francesco Antonio Grana






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sabato 5 marzo 2011

UN ALTRO MARTIRE CRISTIANO: Shahbaz Bhatti.

Il testamento spirituale del cattolico Shahbaz Bhatti, ministro per le Minoranze del Pakistan, assassinato il 2 marzo a Islamabad da uomini armati.
Io voglio servire Gesù



"Il mio nome è Shahbaz Bhatti. Sono nato in una famiglia cattolica. Mio padre, insegnante in pensione, e mia madre, casalinga, mi hanno educato secondo i valori cristiani e gli insegnamenti della Bibbia, che hanno influenzato la mia infanzia.

Fin da bambino ero solito andare in chiesa e trovare profonda ispirazione negli insegnamenti, nel sacrificio, e nella crocifissione di Gesù. Fu l’amore di Gesù che mi indusse ad offrire i miei servizi alla Chiesa. Le spaventose condizioni in cui versavano i cristiani del Pakistan mi sconvolsero. Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico.

Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa: «No, io voglio servire Gesù da uomo comune».
Questa devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora – in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan – Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese.
Molte volte gli estremisti hanno cercato di uccidermi e di imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Gli estremisti, qualche anno fa, hanno persino chiesto ai miei genitori, a mia madre e mio padre, di dissuadermi dal continuare la mia missione in aiuto dei cristiani e dei bisognosi, altrimenti mi avrebbero perso. Ma mio padre mi ha sempre incoraggiato. Io dico che, finché avrò vita, fino all’ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri.
Voglio dirvi che trovo molta ispirazione nella Sacra Bibbia e nella vita di Gesù Cristo. Più leggo il Nuovo e il Vecchio Testamento, i versetti della Bibbia e la parola del Signore e più si rinsaldano la mia forza e la mia determinazione. Quando rifletto sul fatto che Gesù Cristo ha sacrificato tutto, che Dio ha mandato il Suo stesso Figlio per la nostra redenzione e la nostra salvezza, mi chiedo come possa io seguire il cammino del Calvario. Nostro Signore ha detto: «Vieni con me, prendi la tua croce e seguimi». I passi che più amo della Bibbia recitano: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi». Così, quando vedo gente povera e bisognosa, penso che sotto le loro sembianze sia Gesù a venirmi incontro.
Per cui cerco sempre d’essere d’aiuto, insieme ai miei colleghi, di portare assistenza ai bisognosi, agli affamati, agli assetati.
* Shahbaz Bhatti, Cristiani in Pakistan. Nelle prove la speranza, Marcianum Press, Venezia 2008 (pp. 39-43)





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domenica 20 febbraio 2011

ALLA RICERCA DELL'ANELLO MANCANTE.

Il signore dell’anello mancante.

I biologi raggruppano gli esseri viventi in base ai criteri
da loro stessi utilizzati. Già Aristotele classificò gli
animali in base ai loro mezzi di locomozione e
all’ambiente in cui vivevano.
Linneo sistemò le specie in base alle caratteristiche morfologiche condivise. Il suo sistema fu accettato dagli scienziati e i suoi raggruppamenti furono ccontinuamente perfezionati fino a quando essi
furono riletti secondo le teorie evoluzioniste di discendenza filogenetica proposte da Charles Darwin.
In base a questi concetti noi uomini (Homo sapiens sapiens, Linneo, 1758)
siamo stati incasellati nella famiglia degli ominidi che comprende numerosi
generi estinti e sette diverse specie viventi di grandi scimmie. In pratica
secondo questi criteri evolutivi siamo dei primati bipedi. Non si può infatti negare che l’uomo ha in comune con gli atri primati, dall’uistitì pigmeo al gorilla, le seguenti caratteristiche:
- 5 dita su ogni zampa, con un pollice opponibile e corte unghie per una presa salda su rami e cibo;
- una dentatura non specializzata, vale a dire una dieta onnivora;
- visione a colori e binoculare, con gli occhi cioè rivolti in avanti, per
visualizzare bene le distanze in maniera tridimensionale.
Ci hanno perciò fatto la cortesia di classificarci nella famiglia degli Ominidi (Hominidae, Gray 1825) noti anche come grandi scimmie. Di questo gruppo fanno parte gli oranghi, i gorilla, gli scimpanzé, il genere Homo ed alcuni gruppi fossili, tra i quali gli australopiteci.
Le specie più vicine all’uomo costituiscono poi la sottofamiglia degli Ominini (Homininae). Non è chiaro l’esatto criterio che contraddistingue gli Ominini, ma sono incluse nella sottofamiglia le specie che posseggono almeno il 97% del DNA corrispondente al genoma umano ed hanno qualche capacità di comunicare tra gli individui e una socialità nella famiglia e del branco.
Ora il genoma degli scimpanzé corrisponde al 98,6% a quello dell’uomo e non
ci sono del resto enormi differenze in contenuto genico fra Homo sapiens e gli altri mammiferi quali ad esempio il topo (Mouse Genome Sequencing
Consortium, Nature 2002). Addirittura il pesce palla ha essenzialmente gli
stessi geni e le stesse sequenze geniche regolatorie dell’uomo, ma con solo un ottavo di DNA spazzatura (1). Dai vari progetti sul genoma si ricava che sono più del 99% i geni in comune tra topi e uomini. Però anche i biologi si rendono conto che voler dedurre da ciò una discendenza dell’uomo dal topo sarebbe solo una semplificazione.
Infatti classificare usando come criteri alcuni aspetti materiali e non quelli essenziali è un modo ben suggestivo e probabilmente approssimativo.
Ma anche a voler limitare per il momento le osservazioni all’aspetto fisico
dobbiamo osservare differenze fondamentali tra l’uomo e gli altri primati:
l’uomo è l’unico animale ad avere la faringe (2) ed è l’unico mammifero a
camminare in posizione eretta (3).
Già questi due piccoli particolari avrebbero dovuto far riflettere gli esperti dal classificare nella stessa famiglia scimmie e uomini. Ma evidentemente la troppa erudizione talvolta obnubila la mente, considerato che pure al mercato rionale hanno il buon senso di dividere le mele dalle arance anche se sono entrambe sferiche.
Quando si tratta di catalogare ad esempio i libri, il bibliotecario non tiene certo conto solo del formato della copertina o del numero delle pagine: li cataloga per soggetto e per autore e titolo. Tiene conto cioè del contenuto. Il fatto che gli scrittori e i poeti usino le stesse parole, la medesima punteggiatura e uguali segni ortografici non implica necessariamente che l’uno abbia copiato dall’altro: quello che conta realmente è l’essenza cioè il filo logico che tiene assieme le parole e i concetti. Così il fatto che esseri viventi siano formati delle stesse proteine e minerali e che addirittura abbiano una struttura genomica simile per il 90 % non implica necessariamente che l’uno si sia evoluto dall’altro.
Che poi ci sia una catena evolutiva ininterrotta tra la cellula e l’uomo è una leggenda. La realtà è che le scimmie sono scimmie e gli uomini sono uomini: tra le due specie c’è un abisso. Che abbiano dato il nome di Australopithecus (da australe + píthēkos (greco) scimmia), Homo erectus, Homo habilis ad alcuni fossili estinti, usando una terminologia che mette assieme volutamente scimmia e uomo, tentando di far credere che essi appartengano in maniera indiscussa alla stessa catena evolutiva è un compassionevole tentativo destinato a un ben misero fallimento. Già alcuni degli scienziati più onesti riconoscono che questi fossili, benché abbiano il nome di Homo, sono delle scimmie estinte (tra l’altro camminavano ricurve come le attuali scimmie) (4).
Gli altri fossili come l’Uomo di Cro-Magnon, l’Uomo di Oberkassel, l’Uomo di Neandertal erano uomini perfetti: avevano solo il torto di avere una
corporatura più robusta e massiccia o il naso prominente o aquilino. È ben
vero: ma ancor oggi ci sono tipi umani o razze (se è ancora lecito usare questo termine) che hanno fisico più robusto e massiccio di quello di altri.
E poi c’è questa spasmodica ricerca dell’anello mancante.
E invero spesso le agenzie di stampa diffondono comunicati con i quali
annunciano il ritrovamento dell’anello mancate tra la scimmia e l’uomo, che
sarebbe il tocco finale per chiudere la questione evoluzione. Il fatto che queste notizie siano frequenti già dimostra che l’anello manca e che quindi c’è una differenza incolmabile tra scimmia e uomo. Del resto se l’avessero trovato una volta per tutte non ci sarebbe bisogno di reiterare continuamente la notizia.
Ma analizziamo una delle ultime:
Nell’aprile del 2010 «è stata lanciata la notizia del ritrovamento in
Sudafrica dello scheletro parziale di un bambino risalente a due milioni di
anni fa nella grotta Malapa, non molto distante da Johannesburg e da
Sterkfontein, un sito ben noto nella paleoantropologia per altri reperti di
ominidi segnalati nel 1947 e anche in seguito. Nella grotta sono stati trovati alcuni scheletri e per quello di un bambino di undici-dodici anni sono state fornite le prime osservazioni. Viene riferito a una nuova specie
australopitecina, denominata ‘Australopithecus Sediba’ (da un termine che
in lingua locale significa ‘buon inizio’) e rientra nella fase evolutiva che ha preceduto la comparsa dell’uomo. Il nuovo reperto, come riferisce la rivista Science’, presenta caratteristiche australopitecine nella morfologia e nella capacità cranica (420 cc), nella taglia corporea (un metro e trenta), nella lunghezza delle braccia. … Sembra più probabile che si tratti di un australopiteco africano sopravvissuto, sempre che l’attenuazione di qualche carattere australopitecino non sia da mettere in relazione con l’età giovanile» (5).
Viene da considerare che voler inserire questo reperto fossile nella catena
evolutiva dell’uomo sembra una grossa forzatura. Basta solo osservare che
una capacità cranica di 420 cc è inferiore a quella degli attuali scimpanzé ed è molto lontana da quella dell’uomo (1.250-1.500 cc). I fossili che vengono considerati gli antenati degli uomini, lo ripetiamo, appartengono di fatto o a diverse razze umane o a specie di scimmie (6).
Senza voler ricorrere al dettato di Gesù a Maria Valtorta del 30 dicembre 1946 (7) il semplice uso della retta ragione fa riconoscere che l’uomo si differenzia dal resto degli esseri viventi per l’intelligenza, di cui il linguaggio verbale è una caratteristica. Qualcuno potrebbe obbiettare che anche altri animali sono intelligenti: è facile rispondere che quella degli animali cosiddetti intelligenti, come il cane o il delfino, non è intelligenza ma solo memoria e istinto, così com’è solo istinto anche il linguaggio sociale ad esempio delle formiche o delle api.
Il professor Rocco Pititto, dell’Università di Napoli Federico II, sintetizza in questo modo: il linguaggio verbale è una dote originaria e caratteristica dell’essere dell’uomo, «un bene e un’eredità comune» a tutti gli uomini. Il linguaggio è una capacità esclusiva dell’Homo sapiens sapiens, quell’essere giunto, infine, al culmine della sua evoluzione biologica e culturale, seguendo dei percorsi, che lo hanno portato a differenziarsi dagli altri animali e a specializzarsi all’interno della sua specie. La capacità dell’uomo di parlare e significare, da un lato, si situa nelle strutture biologiche dell’uomo (eredità biologica), dall’altro richiede un particolare apprendimento, determinato dalla natura relazionale dell’essere dell’uomo (apprendimento sociale). E’ una
buona sintesi anche se c’è l’immancabile richiamo all’evoluzionismo. Afferma però un concetto irrefutabile: il linguaggio verbale è una capacità esclusiva dell’uomo. Per parlare condizione necessaria ma non sufficiente è il possesso di adeguate strutture biologiche, che solo l’uomo ha (la faringe, la laringe, la lingua e la bocca, nonché le aree cerebrali predisposte).
Ma non basta avere perfetto apparato fonatorio: il bambino per imparare a
parlare ha bisogno anche di un particolare apprendimento, che nella maggior
parte dei casi avviene naturalmente, ascoltando i genitori o chi per loro.
Purtroppo si può essere muti per due ordini di motivi: o perché privi anche di uno solo degli organi preposti alla produzione del suono o perché
semplicemente sordi dalla nascita. I sordomuti sono persone in possesso
spesso di un apparato fonatorio perfetto, ma nonostante ciò non sono in
grado di parlare, perché è mancato loro l’apprendimento sociale. Infatti i nati sordi o divenuti tali per malattia nel primo anno di vita, pur avendo tutti i mezzi fisici per parlare, non potendo ascoltare parole umane, restano muti se non vengono rieducati per tempo. Osserviamo ancora che bambini allevati da animali imparano il linguaggio dell’animale che li ha allevati: famosi sono i casi di bambini lupo o scimmia, che ritornati solo in età adulta nel consesso civile non hanno più imparato a parlare (la leggenda di Tarzan è vera al contrario).
Di esperienza comune è il caso dei bambini che apprendono naturalmente e
senza fatica la lingua madre. Per imparare a parlare occorre ascoltare
qualcuno che parli la lingua: se ascolti l’italiano impari l’italiano, se ascolti il giapponese impari il giapponese: è una verità a cui non si sfugge (8). Se non puoi ascoltare perché non c’è nessuno che t’insegni o sei sordo, non impari a parlare: i sordomuti sono muti a causa della loro sordità (non perché manchino di laringe o faringe).
Pertanto il primo uomo non poteva imparare a parlare da solo: aveva bisogno
necessariamente di ascoltare la voce di un Altro (confronta ad esempio Genesi 3:8 «Poi udirono la voce di Dio il Signore…»). E questa è una prova logica contro l’evoluzionismo.
Si capisce perciò il senso della nota del 1866 della Société de Linguistique de Paris, che aveva vietato qualsiasi comunicazione
relativa al tema dell’origine del linguaggio. Infatti le resistenze e i sospetti di molti studiosi contemporanei nei confronti del tema continuano, così come la diffidenza degli studiosi di stampo umanista nei confronti dell’evoluzionismo darwiniano.
La nostra lo ammettiamo non è una prova scientifica: è solo una
dimostrazione logica. Dal punto di vista della scienza sperimentale, entrambe le ipotesi sulle origini, sia l’evoluzionista che la creazionista, sono inverificabili. Su questi temi ultimi non è la scienza, ma la filosofia, a doversi pronunciare.
Noi per il momento ci potremmo accontentare che l’evoluzionismo venisse
presentato come è nella realtà: un’ipotesi scientifica in attesa che vengano trovate le eventuali prove verificate. E che soprattutto nelle scuole e anche negli oratorii gli argomenti a favore della creazione dell’uomo venissero presentati in maniera imparziale.
Alfonso Marzocco

1) Andersson U. e altri, Long Noncoding RNAs with Enhancer-like Function
in Human Cells, Cell 2010, 143:46-48. «Signori, è giunta l’ora di cancellare dal vocabolario l’espressione ‘DNA spazzatura’: questo termine, utilizzato per definire quel 98% del genoma che non codifica per proteine, può ormai ritenersi obsoleto. E’ stato coniato in un periodo in cui si credeva ancora che tutto il lavoro, nelle cellule, lo facessero le proteine, e che il DNA non tradotto poteva essere tranquillamente liquidato come un retaggio evolutivo senza alcuna funzione. Negli ultimi anni, tuttavia, la scienza è tornata sui propri passi, avendo scoperto che quella parte del genoma tanto bistrattata possiede in realtà delle importanti funzioni di regolazione: dopotutto, i trascritti che vengono convertiti in proteine sono solo una piccola parte rispetto alle montagne di RNA prodotti dalle cellule. ‘RNA interference’ e microRNA’, scoperti negli anni ‘90, sono gli esponenti più illustri di questo
esercito di nuovi attori saliti alla ribalta, ma non sono i soli».
2) La faringe è una struttura tipica dell’uomo, manca anche nei primati più
vicini a noi. E’ un piccolo spazio che si trova nella cavità oro-boccale, tra l’epiglottide ed il palato molle. Nella specie umana, i suoni sono formati nella laringe dalla vibrazione delle corde vocali. Queste vibrazioni passano attraverso la laringe ed arrivano alla bocca, dove sono nuovamente modificate.
3) La conquista della stazione e della deambulazione eretta, da un punto di
vista evolutivo, dicono gli esperti, è di difficile acquisizione ed è molto più improbabile dello stesso sviluppo del cervello.
4) Confronta Lord Solly Zuckerman e i professori Charles Oxnard, Holly
Smith, Fred Spoor, Bernard Wood e Frans Zonneveld.
5) Fiorenzo Facchini, Un altro homo ma è un uomo? La leggenda dell’anello
mancante: un anello che lega chi a chi?
6) Harun Yahya, L’inganno dell’evoluzione,
www.lingannodellevoluzione.com/index.php
7) Maria Valtorta, I Quaderni dal 1945 al 50, Isola Liri, CEV, «Scrive infatti la mistica il 30 dicembre 1946: Sento la notizia che hanno ritrovato in una caverna scheletri di uomo-scimmia. Resto pensierosa dicendo: Come possono asserire ciò? Saranno stati brutti uomini. Volti scimmieschi e corpi scimmieschi ce ne sono anche ora. Forse i primitivi erano diversi da noi nello scheletro. Mi viene un altro pensiero: Ma diversi in bellezza. Non posso pensare che i primi uomini fossero più brutti di noi essendo più vicini all’esemplare perfetto che Dio aveva creato e che certo era bellissimo oltre che fortissimo. Penso a come la bellezza dell’opera creativa più perfetta si sia potuta avvilire tanto da permettere agli scienzati di negare che l’uomo sia stato creato uomo da Dio e non sia l’evoluzione umana della scimmia. Gesù mi parla e dice: ‘Cerca la chiave nel capo 6° della Genesi. Leggilo’. Lo leggo.
Gesù mi chiede: ‘Capisci?’. No, Signore. Capisco che gli uomini divennero
subito corrotti e nulla più. Non so che attinenza abbia il capitolo con l’uomoscimmia.
Gesù sorride e risponde: ‘Non sei sola a non capire. Non capiscono
i sapienti e non gli scienziati, non i credenti e non gli atei. Stai attenta. E comincia a recitare: E avendo cominciato gli uomini a moltiplicarsi sulla terra e avendo avuto delle figlie i figli di Dio, o figli di Set, videro che le figlie degli uomini (figlie di Caino) erano belle e sposarono quelle che fra tutte a loro piacquero... Ora dunque, dopo che i figli di Dio si congiunsero con le figlie degli uomini e queste partorirono, ne vennero fuori quegli uomini potenti, famosi nei secoli’. ‘Sono gli uomini che per potenza del loro scheletro colpiscono i vostri scienziati, che ne deducono che al principio dei tempi l’uomo era molto più alto e forte di quanto è attualmente, e dalla struttura del loro cranio deducono che l’uomo derivi dalla scimmia. I soliti errori degli uomini davanti ai misteri del creato’ ».
8) Significativa al riguardo ad esempio è l’esperienza di Santa Giuseppina
Bakhita, che nata in Sudan e vissuta, dopo aver conosciuto la schiavitù in
Africa, tra le suore Canossiane di Schio (Vicenza) parlava non l’italiano ma solo il dialetto veneto.





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