La pace sia con te

domenica 21 dicembre 2008

Jérôme Lejeune: Premio Nobel negato perché servo di Dio.

Processo di beatificazione di Jerome Lejeune. Uno dei padri della genetica moderna
Lo scopritore della causa della sindrome di Down, la trisomia 21, salirà all'onore degli altari.
L'arcivescovo di Parigi, mons. Andrè Vingt-Trois, previa conferma della Santa Sede, ha nominato il padre Jean Charles Naud, priore dell'abbazia di Saint Wandrille, postulatore della causa di beatificazione di Jerome Lejeune (1926-1994). In questo modo comincia il tanto atteso processo di beatificazione a livello diocesano. L'annuncio è stato fatto nella XIII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, il 25 febbraio 2007.
Come ricordano gli amici di Noticias Globales, il dottor Jerome Lejeune nel 1959, a soli 33 anni, ha pubblicato la scoperta della causa della sindrome di Down, la trisomia 21, per questo è considerato uno dei padri della genetica moderna. Nel 1962 fu nominato come esperto in genetica umana nella Organizzazione Mondiale della Salute (OMS). Nel 1964 fu nominato Direttore del Centro nazionale di Investigazione Scientifica di Francia e nello stesso anno viene creata per lui la cattedra di Genetica fondamentale nella Facoltà di Medicina della Sorbona. Diventa così il candidato numero uno al Premio Nobel.
Applaudito e osannato dai "grandi del mondo", smise di esserlo quando nel 1970 si oppose tenacemente al progetto di legge di aborto eugenetico in Francia: uccidere un bambino per evitare che nasca infermo è un assassinio, che apre le porte alla legalizzazione del crimine totale dell'aborto.

Lejeune, di fronte alla proposta Peyeret e al dibattito sull’aborto in generale, dinanzi alle
menzogne sulla natura del feto o sul numero degli aborti clandestini, non riesce a tacere:
sostiene la sacralità della vita, palesa il suo amore per i suoi piccoli malati, dinanzi a tutti,
ovunque, arrivando ad affermare riferendosi all'OMS -Organizzazione Mondiale della Sanità-, all’Onu: “Ecco una istituzione per la salute che si trasforma in istituzione di morte”. Lejeune non è un ingenuo: sa di aver intrapreso una strada pericolosa, di procurarsi, in questo modo, innumerevoli antipatie. La sera stessa del suo discorso all’Onu, scrive alla moglie: “Oggi pomeriggio ho perduto il premio Nobel”.

La difesa di Lejeune dell'essere umano dal suo concepimento si basò sempre su argomenti scientifico-razionali prima di qualsiasi considerazione religiosa.
Rifiutò scientificamente non solo il crimine abominevole dell'aborto, ma anche concetti ideologici come quello del pre-embrione. Per queste ragioni lo isolarono, lo accusarono di integrismo e fondamentalismo e di cercare di imporre la sua fede cattolica nell'ambito della scienza.
Fu incompreso e perseguitato in ambito ecclesiale e isolato dai suoi colleghi. Ma in nessun momento ascoltò i prudenti che gli consigliavano di "calmarsi per poter arrivare più in alto e così poter influire di più": le strutture di peccato non si possono cambiare, fanno solo complici. Oltretutto, gli dicevano anche che stava facendo cadere in miseria la sua famiglia, perchè gli furono tagliati tutti i fondi per le sue ricerche delle quali viveva. Lejeune continuò con le sue ricerche, sostenne la sua famiglia e si finanziò dando conferenze.
Giovanni Paolo II, nella lettera al cardinale Lustiger, arcivescovo di Parigi, in occasione della morte di Lejeune diceva: "Nella sua condizione di scienziato e di biologo era un appassionato della vita. Arrivò ad essere il più grande difensore della vita, specialmente della vita dei nascituri, così minacciata nella società contemporanea da pensare che sia una minaccia programmata. Lejeune assunse pienamente la particolare responsabilità dello scienziato, disposto ad essere segno di contraddizione, senza fare caso alle pressioni della società permissiva e all'ostracisimo di cui era vittima".
Nel 1992 inizia, su richiesta di Giovanni Paolo II, la gestazione della Pontificia Accademia per la Vita, creata da Sua Santità l'11 febbraio 1994. Il 26 febbraio seguente, Lejeune riceve, già nel suo letto di morte, la nomina di Presidente dell'Accademia. Consegnò la sua anima a Dio la Domenica di Pasqua del 1994 (3 aprile).

Articolo tratto da:
http://unavocecheurlaneldeserto.splinder.com/post/11329891


«Una frase, una sola giudicherà la nostra condotta, la parola stessa di Gesù: «Ciò che avrete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avrete fatto a me».
JÉRÔME LEJEUNE13 giugno 1926 - 3 aprile 1994 O Dio che hai creato l’uomo a tua immagine e lo hai chiamato a condividere la Tua Gloria, ti rendiamo grazie per aver fatto dono alla Tua Chiesa del Professore Jérôme Lejeune, eminente Servo della Vita.Egli ha saputo mettere la sua immensa intelligenza e la sua fede profonda a servizio della difesa della vita umana, specialmente della vita nascente, nel pensiero instacabile di curare e guarire. Testimone appassionato della verità e della carità, ha saputo riconciliare, agli occhi del mondo contemporaneo, la fede e la ragione.Per sua intercessione, concedici, secondo la Tua volontà, le grazie che imploriamo, nella speranza che egli sia presto annoverato nel numero dei Tuoi santi.Amen.Con approvazione ecclesiasticaMgr ANDRÉ VINGT-TROIS Arcivescovo di Parigi
Per le grazie ricevute, si prega di comunicare a:Postulazione della causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Jérôme Lejeune Abbaye Saint-Wandrille. F-76490 SAINT-WANDRILLEFRANCIA

Preghiera da:
http://amislejeune.org/preghiera.aspx

venerdì 19 dicembre 2008

Papa Pio XII giusto e santo.

Papa Pio XII e i giusti tra le nazioni.
Da L’Osservatore Romano del 18 novembre 2008

Mirjam Viterbi Ben Horin nel suo libro Con gli occhi di allora: una bambina ebrea e le leggi razziali racconta come furono salvati nel 1943 lei bambina e la sua famiglia dalla persecuzione nazifascista. Il libro è il suo modo di ringraziare i giusti che aiutarono la sua famiglia e tanti altri ebrei: in particolare il Vescovo di Assisi, monsignor Giuseppe Placido Nicolini, don Aldo Brunacci e padre Rufino Ricacci, che attuarono il volere di papa Pio XII.
Riprendiamo dalla recensione di Gaetano Vallini, pubblicata ne “L’osservatore Romano”

I tre protagonisti di quei fatti sono stati riconosciuti “Giusti tra le Nazioni” dal Museo dell'Olocausto di Gerusalemme Yad Vashem, ma questo documento rappresenta un'ulteriore tessera per la ricostruzione della verità storica di quei tragici anni.
Ogni racconto rivela qualcosa di inedito – non fosse altro per il punto di vista del narratore – accanto alla gratitudine per quell'aiuto disinteressato, e non esente da rischi. E' stata proprio la riconoscenza a spingere Mirjam Viterbi Ben Horin a rendere pubblici i suoi ricordi, filtrati dal suo sguardo di bambina.
Mirjam Viterbi Ben Horin ha scritto il libro "Con gli occhi di allora" (Morcelliana, 2008), in cui racconta la sua storia di bambina ebrea che, dopo le leggi razziali del 1938, fu costretta ad abbandonare la casa di Padova e a rifugiarsi con la famiglia ad Assisi, tra il 1943 e il 1944.
Lì scoprì l'esistenza di uomini e donne che non rinunciarono alla propria umanità e non si sottrassero al dovere del bene, pur consapevoli che ciò avrebbe potuto costare loro la vita.
“Lo scrivere queste pagine – scrive l'autrice – è anche il mio modo, oggi, per dire grazie a tutti coloro che mi hanno fatto sentire che la vita anche nei momenti più oscuri può essere bella, se qualcuno ti è vicino, ti tende una mano o semplicemente, anche con il suo stesso silenzio, è insieme a te: se qualcuno con la sua presenza rompe il guscio della tua solitudine e della paura”.
La figura centrale del racconto è quella del Vescovo. “La mamma e il papà gli spiegarono chi eravamo e gli consegnarono quei pochi oggetti ebraici che ci avevano seguito da Padova e che, se scoperti, avrebbero potuto denunciare la nostra identità”, ricorda Mirjam.
“Monsignor Nicolini li prese con attenzione e delicatezza, assicurando che li avrebbe messi personalmente in un luogo sicuro. Infatti, come poi si venne a sapere, era solito nasconderli lui stesso nei sotterranei del Palazzo vescovile, picconando e murando, mentre don Aldo Brunacci gli faceva luce con una candela”.
L'obiettivo successivo era quello di ottenere “carte false”, una cosa “essenziale per il nostro futuro, e di cui si sarebbe occupato più direttamente don Aldo”.
Il problema principale per gli ebrei era infatti rappresentato dai documenti. Bisognava procurarsene di falsi e in genere si usavano nomi di persone residenti in zone dell'Italia meridionale già liberate, dove era più difficile effettuare controlli. Per questo, su indicazione del Vescovo, venne avvicinato un tipografo dichiaratamente comunista, Luigi Brizi, che acconsentì coinvolgendo anche il figlio Trento, malgrado i rischi di una tale attività.
Don Brunacci raccontò più volte come era nata quell'organizzazione. Il terzo giovedì del settembre 1943, dopo la consueta riunione mensile del clero nel seminario diocesano, il Vescovo lo chiamò in disparte e gli mostrò una lettera della Segreteria di Stato dicendogli: “Dobbiamo organizzarci per prestare aiuto ai perseguitati e soprattutto agli ebrei, questo è il volere del Santo Padre Pio XII. Il tutto va fatto con la massima riservatezza e prudenza. Nessuno, neppure tra i sacerdoti, deve sapere la cosa”.
Seguendo le sue direttive, il Vescovo cercò di coordinare gli sforzi e soprattutto di trasmettere un esempio ai fedeli. …
Più di trecento si salvarono dalla deportazione grazie al Vescovo, ai due sacerdoti e alle persone che sostenevano in vario modo l'organizzazione.
Dopo la guerra, Mirjam e la sua famiglia provarono a tornare a Padova. “La nostra casa era stata incendiata – sottolinea – e a mio padre non rimase altra possibilità che alienarla, con un acuto senso di lacerazione. Venne reintegrato all'università e all'accademia patavina, ma non si sentì più di ritornare a vivere a Padova, pur rimanendone affettivamente molto legato. Riprese il suo insegnamento all'università di Perugia.
Nell'incertezza di dove stabilirsi, si rimase ad Assisi per 7 anni. Nel '50 ci si trasferì a Roma”.
Fu proprio il padre di Mirjam, Emilio Viterbi, a esprimere pubblicamente, come riportano altri documenti, la gratitudine dei salvati: “Noi ebrei rifugiati in Assisi non ci dimenticheremo mai di ciò che è stato fatto per la nostra salvezza. Perché in una persecuzione che annientò sei milioni di ebrei, ad Assisi nessuno di noi è stato toccato”.

Solo un commento: perché in tanti si accaniscono contro la memoria di papa Pio XII, quando anche da questo racconto biografico emerge la sua opera caritatevole verso tutti?

giovedì 4 dicembre 2008

TARIFFA PER LA DEPURAZIONE: RIMBORSO

SE L'IMPIANTO DI DEPURAZIONE COMUNALE NON C'È O NON FUNZIONA, IL CANONE DI DEPURAZIONE NON VA PAGATO!
RIMBORSO PER GLI ULTIMI DIECI ANNI.

Con sentenza n. 335/2008 pubblicata in data 10/10/2008 la Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità delle norme di legge che prevedevano l’obbligo degli utenti del servizio idrico di pagare la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi, ed ha stabilito che i canoni di depurazione debbono essere pagati dagli utenti del servizio idrico solo come corrispettivo dell’effettiva esistenza del servizio di depurazione.
Infatti la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la legge Galli (la n. 36 del 1994 “Disposizioni in materia di risorse idriche") nella parte in cui obbliga al pagamento della tariffa anche in assenza del servizio: pertanto si possono recuperare le quote delle tariffe sulla depurazione delle acque, non effettuata.

Richiedi il modello per presentare la domanda di rimborso dei canoni di trasporto e depurazione acque di rifiuto pagati in bolletta in assenza del servizio di depurazione degli ultimi dieci anni.

Sulla TARSU non va pagata l'IVA

SE HAI PAGATO L'IVA SULLA TASSA SUI RIFIUTI, ORA LA PUOI RECUPERARE

I Comuni devono restituire l’IVA incassata sulla tassa rifiuti.
Con una recente Sentenza, non ancora pubblicata, la Corte di Cassazione accogliendo l'orientamento comunitario, ha stabilito che il corrispettivo che i cittadini devono pagare per la raccolta e smaltimento dei rifiuti è una tassa e non una tariffa. L' I.V.A. sarebbe applicabile solamente in presenza di una tariffa, ma essendo una tassa è illegittima!

Dio e valori moderni.

Lettera 15 A Dagospia 1.12.2008
La Svizzera ha detto basta all'uso legalizzato degli spinelli, mentre l'Olanda ha vietato l'uso dei fumi magici e di altre sostanze psicotrope. Gli effetti sono stati devastanti: drogati, narcotizzati, anestetizzati e spinello dipendenti di mezzo mondo, sono stati scossi da un turbamento irrefrenabile. Peggio di una dose massiccia di stupefacenti! Lo schiaffo antiproibizionista arrivato dalle due capitali mondiali della droga libera sulle convinzioni di chi piace giocare alla roulette russa con la propria vita, è stato sonoro. Anche se prima o poi la cultura individualista, edonista, nichilista ed ateista riuscirà ad affermarsi, almeno per ora è stato messo un argine alla lucida follia di chi ha deciso di gettare al vento il prezioso dono della vita umana. A proposito di valori laici, qualcuno sa spiegare perché l'uomo moderno che ha accantonato Dio dal consorzio umano, trova risposte alle sue angosce esistenziale buttandosi nella droga, nell'alcol, nell'eutanasia, nelle trasgressioni e nel sesso dissennato? Ma l'amare la morte più della vita, è questa l'osannata "saggezza" laica?
Gianni Toffali