Lettera 5 a Dagospia del 27-02-2009 di Stefano Neri
Caro dago, non capisco come si fa a criticare i Tremondi bond senza conoscere i meccanismi del credito bancario come fa Serpico ironizzando sul "genietto di Sondrio".
E' evidente che spesso si fanno le critiche in modo gratuito, rendendosi ridicoli più di chi si vorrebbe ridicolizzare. I tremonti-bond sono un prestito subordinato che, quindi, viene considerato come capitale proprio (per esemplificare: i prestiti subordinati hanno un rischio più elevato di qualsiasi prestito emesso dalla società e vengono rimborsati, in caso di scioglimento della società, solamente prima delle azioni).
La capacità delle banche di fare prestito non è vincolata al capitale proprio (altrimenti le banche dovrebbero avere un capitale più alto del debito pubblico italiano), ma ad un moltiplicatore che tiene conto del rischio del prestito (0% se garantiti da liquidi, 100% se crediti inesigibili). Il normale rapporto sull'erogazione dello scoperto di c/c è di circa 12/15 volte, dal 6% al 8%(8% consigliato dalle banche centrali europee). Mentre per i mutui ipotecari privati questo rapporto aumenta di almeno 3 volte.
Quindi, se consideriamo che sono a disposizione circa 10 mld, il credito erogato sarà tra 120 e 150 mld. Ed è su questo dato che va calcolato lo spread. Su scoperto c/c lo spread è tra il 2,50 ed il 6, quindi tenendo conto di una media minima del 3% l'utile per le banche sarà tra i 3 e i 5 mld (al lordo delle insolvenze) a fronte di un costo interessi di 750/850 mln. (che è più o meno il Roe effettivo delle banche italiane) è ovvio che l'interesse dello stato non è quello di lucrare sugli interessi, ma di dotare il sistema bancario di strumenti per alimentare la liquidità del sistema economico.
Con queste modalità non si regalano soldi dei cittadini alle banche, ma esse vengono dotate di capitale (provvisorio) per alimentare il sistema economico. Meno male che c'è il genietto di Sondrio!!! Diciamo che se gli USA avessero fatto la stessa cosa per le loro banche, il costo per tutto il mondo sarebbe stato meno salato.
sabato 28 febbraio 2009
domenica 15 febbraio 2009
LA MORTE DI ELUANA ENGLARO: tavola imbandita per ringraziare i giornalisti
12 Febbraio 2009
IL CASO
Surreale cena per ringraziare i giornalisti
Un ricco catering nella sua villa seicentesca – quella dove nonni, genitori e poi i figli hanno studiato da avvocati – camerieri in guanti bianchi, i migliori vini friulani: Eluana attendeva ancora sepoltura, ieri sera, quando nelle campagne fuori Udine l'avvocato Campeis, il legale udinese della famiglia Englaro, ha imbandito la sua tavola per i giornalisti.
«So già che mi mancherete molto; con questa cena vi voglio ringraziare per la vicinanza e la collaborazione che ci avete dato...». C'erano quasi tutti i colleghi della carta stampata, accolti con raffinatezza nel lusso di Villa Campeis. C'era finalmente Daniele Renzulli, figura storica del socialismo friulano, dicono il protagonista occulto dell'intera vicenda. In alto i calici: impresa giunta a buon fine.
La festa è andata avanti fin quasi all'alba, poi tutti a letto, sazi, ma qualcuno anche turbato: «Ci siamo andati – racconta il collega di un grande quotidiano –: effettivamente era qualcosa di surreale». Al mattino, viso stanco e occhiaie per tutti: bisogna correre a Paluzza, oggi si seppellisce Eluana.
M.P.
p.s.: Al ricco catering non sono ovviamente stati invitati i giornalisti di Avvenire e Sat2000. I quali comunque – va da sé – non avrebbero partecipato. Ma è chiaro che non è questa la notizia.
(Avvenire, 12.02.2009)
IL CASO
Surreale cena per ringraziare i giornalisti
Un ricco catering nella sua villa seicentesca – quella dove nonni, genitori e poi i figli hanno studiato da avvocati – camerieri in guanti bianchi, i migliori vini friulani: Eluana attendeva ancora sepoltura, ieri sera, quando nelle campagne fuori Udine l'avvocato Campeis, il legale udinese della famiglia Englaro, ha imbandito la sua tavola per i giornalisti.
«So già che mi mancherete molto; con questa cena vi voglio ringraziare per la vicinanza e la collaborazione che ci avete dato...». C'erano quasi tutti i colleghi della carta stampata, accolti con raffinatezza nel lusso di Villa Campeis. C'era finalmente Daniele Renzulli, figura storica del socialismo friulano, dicono il protagonista occulto dell'intera vicenda. In alto i calici: impresa giunta a buon fine.
La festa è andata avanti fin quasi all'alba, poi tutti a letto, sazi, ma qualcuno anche turbato: «Ci siamo andati – racconta il collega di un grande quotidiano –: effettivamente era qualcosa di surreale». Al mattino, viso stanco e occhiaie per tutti: bisogna correre a Paluzza, oggi si seppellisce Eluana.
M.P.
p.s.: Al ricco catering non sono ovviamente stati invitati i giornalisti di Avvenire e Sat2000. I quali comunque – va da sé – non avrebbero partecipato. Ma è chiaro che non è questa la notizia.
(Avvenire, 12.02.2009)
giovedì 12 febbraio 2009
GLOBAL WARMING: L'UOMO INCIDE PER LO 0,2 PER CENTO.
LO SCARSO IMPATTO DELL'UOMO SUL GLOBAL WARMING
di Franco Battaglia*
ROMA, giovedì, 12 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Faccio parte di un organismo internazionale, l’N-Ipcc (la N sta per “non-governativo”) che ha valutato la stessa letteratura scientifica a disposizione del più famoso Ipcc, (Intergovernmental Panel on Climate Change) ma è giunto a conclusioni opposte di quest’ultimo, e ha pubblicato il rapporto “La Natura, non l’Uomo, governa il clima” tradotto in 5 lingue, la versione italiana è pubblicata dall’editore 21mo Secolo (http://www.21mosecolo.it/).
Il rapporto è stato inviato – assieme alla firma di oltre 650 scienziati da tutto il mondo – al Senato americano, per far ascoltare la voce del dissenso (o, visti i numeri, direi più correttamente, del consenso sul dissenso). Ciò che è importante, sul tema, è capire, perché con il riscaldamento globale l’uomo non c’entra. Vi sono una mezza dozzina di indizi, a nessuno dei quali nessuno ha fornito spiegazione, e che tutti insiemi fanno una schiacciante prova.
1) Il pianeta è già stato più caldo di adesso: senza invocare tempi geologicamente lontani, lo è stato per molti secoli nel cosiddetto “periodo caldo olocenico” di 6000 anni fa, e per un paio di secoli nel “periodo caldo medievale” di 1000 anni fa. È spontaneo chiedersi se, per caso, ciò che rese caldo il pianeta allora, sia anche ciò che lo sta rendendo caldo ora.
2) L’attuale riscaldamento è cominciato non nella seconda metà del XIX secolo, all’inizio dell’era industriale – come i rapporti dell’Ipcc (escluso l’ultimo rapporto, del 2007), erano soliti riportare – ma nel 1700, quando si era nel minimo della cosiddetta piccola era glaciale. Ma nel 1700 l’industrializzazione e le emissioni d’origine antropica erano minimali e la popolazione mondiale contava mezzo miliardo di persone. Il riscaldamento cominciato nel 1700 è poi continuato fino al 1940 quando l’industrializzazione era molto inferiore a quella odierna e la popolazione mondiale era un terzo di quella odierna.
3) La temperatura del pianeta è diminuita per ben 35 anni, dal 1940 al 1975, tanto che a metà degli anni Settanta del secolo scorso si era diffusa l’idea che stavamo andando incontro ad una nuova glaciazione. Eppure quelli furono gli anni di grande crescita industriale, del boom demografico e dell’aumento delle emissioni di gas-serra. Secondo la teoria del Global Warming sarebbero dovuti essere anni caldissimi. A questo proposito, l’ultimo rapporto dell’Ipcc – a differenza dei tre precedenti ove attribuiva all’uomo la responsabilità del riscaldamento globale degli ultimi 150 anni – si limita ad attribuire all’uomo la responsabilità del riscaldamento globale iniziato “nella seconda metà del secolo scorso”, cioè dopo il 1975.
4) È dal 1998 che la temperatura del pianeta ha smesso di crescere e il 2008 sarà probabilmente dichiarato il più freddo degli ultimi 10 anni; anche se dal 1998 le emissioni di gas-serra a livello mondiale sono aumentate ininterrottamente.
5) Tutti i modelli matematici che attribuiscono ai gas-serra antropici il ruolo di governanti del clima prevedono che nella troposfera a 10 km al di sopra dell’equatore si dovrebbe osservare un riscaldamento triplo rispetto a quello che si osserva alla superficie terrestre; orbene, le misure satellitari non rivelano, lassù, alcun aumentato riscaldamento, men che meno triplo, ma, piuttosto, un rinfrescamento.
Come si vede, quindi, l’attuale riscaldamento è occorso nei tempi e nei luoghi sbagliati rispetto alla congettura che lo vorrebbe d’origine antropica. L’ultimo indizio, poi, non è un indizio: nato come “impronta digitale” della congettura antropogenica del global warming, esso si è evoluto in impronta digitale della inconsistenza di quella congettura.
La parola chiave in questo contesto è “sensitività climatica”, cioè l’aumento della temperatura conseguente ad un raddoppio della concentrazione atmosferica di gas-serra; orbene, la sensitività climatica è concordemente valutata inferiore ad 1 oC, (grado centigrado), il che significa che alla fine del XXI secolo potremmo aspettarci un contributo antropico alla temperatura della Terra di, forse, 0.2 oC, cioè una misura significativamente piccola rispetto alle molto più ampie variazioni naturali.
Mi piacerebbe che la discussione sui cambiamenti climatici fosse liberata dai condizionamenti ideologici e di interesse economico speculativo, anche se più che un auspicio, la mia sembra una pia illusione, perché intorno alla tesi del riscaldamento globale antropogenico si è sviluppata una vera e propria bolla speculativa.
L’applicazione della carbon tax, il commercio dei carbon credit, l’aumento del prezzo dei carburanti, dell’energia e dei trasporti, ha messo in moto una serie di progetti tanto grandiosi quanto inefficienti e a volte inutili, tipo: il fantasioso sequestro della CO2, la bassa produzione e redditività dei parchi eolici, la speculazione sugli impianti fotovoltaici.
Il tutto con la benedizione del Parlamento Europeo; il quale, promuovendo la politica energetica del cosiddetto 20-20-20, fondata sul falso scientifico di pretendere di governare il clima, sta penalizzando oltremodo la nostra capacità produttiva.
-----------------
*Docente di Chimica ambientale presso l’Università di Modena
ZENIT
Il mondo visto da Roma
Servizio quotidiano - 12 febbraio 2009
di Franco Battaglia*
ROMA, giovedì, 12 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Faccio parte di un organismo internazionale, l’N-Ipcc (la N sta per “non-governativo”) che ha valutato la stessa letteratura scientifica a disposizione del più famoso Ipcc, (Intergovernmental Panel on Climate Change) ma è giunto a conclusioni opposte di quest’ultimo, e ha pubblicato il rapporto “La Natura, non l’Uomo, governa il clima” tradotto in 5 lingue, la versione italiana è pubblicata dall’editore 21mo Secolo (http://www.21mosecolo.it/).
Il rapporto è stato inviato – assieme alla firma di oltre 650 scienziati da tutto il mondo – al Senato americano, per far ascoltare la voce del dissenso (o, visti i numeri, direi più correttamente, del consenso sul dissenso). Ciò che è importante, sul tema, è capire, perché con il riscaldamento globale l’uomo non c’entra. Vi sono una mezza dozzina di indizi, a nessuno dei quali nessuno ha fornito spiegazione, e che tutti insiemi fanno una schiacciante prova.
1) Il pianeta è già stato più caldo di adesso: senza invocare tempi geologicamente lontani, lo è stato per molti secoli nel cosiddetto “periodo caldo olocenico” di 6000 anni fa, e per un paio di secoli nel “periodo caldo medievale” di 1000 anni fa. È spontaneo chiedersi se, per caso, ciò che rese caldo il pianeta allora, sia anche ciò che lo sta rendendo caldo ora.
2) L’attuale riscaldamento è cominciato non nella seconda metà del XIX secolo, all’inizio dell’era industriale – come i rapporti dell’Ipcc (escluso l’ultimo rapporto, del 2007), erano soliti riportare – ma nel 1700, quando si era nel minimo della cosiddetta piccola era glaciale. Ma nel 1700 l’industrializzazione e le emissioni d’origine antropica erano minimali e la popolazione mondiale contava mezzo miliardo di persone. Il riscaldamento cominciato nel 1700 è poi continuato fino al 1940 quando l’industrializzazione era molto inferiore a quella odierna e la popolazione mondiale era un terzo di quella odierna.
3) La temperatura del pianeta è diminuita per ben 35 anni, dal 1940 al 1975, tanto che a metà degli anni Settanta del secolo scorso si era diffusa l’idea che stavamo andando incontro ad una nuova glaciazione. Eppure quelli furono gli anni di grande crescita industriale, del boom demografico e dell’aumento delle emissioni di gas-serra. Secondo la teoria del Global Warming sarebbero dovuti essere anni caldissimi. A questo proposito, l’ultimo rapporto dell’Ipcc – a differenza dei tre precedenti ove attribuiva all’uomo la responsabilità del riscaldamento globale degli ultimi 150 anni – si limita ad attribuire all’uomo la responsabilità del riscaldamento globale iniziato “nella seconda metà del secolo scorso”, cioè dopo il 1975.
4) È dal 1998 che la temperatura del pianeta ha smesso di crescere e il 2008 sarà probabilmente dichiarato il più freddo degli ultimi 10 anni; anche se dal 1998 le emissioni di gas-serra a livello mondiale sono aumentate ininterrottamente.
5) Tutti i modelli matematici che attribuiscono ai gas-serra antropici il ruolo di governanti del clima prevedono che nella troposfera a 10 km al di sopra dell’equatore si dovrebbe osservare un riscaldamento triplo rispetto a quello che si osserva alla superficie terrestre; orbene, le misure satellitari non rivelano, lassù, alcun aumentato riscaldamento, men che meno triplo, ma, piuttosto, un rinfrescamento.
Come si vede, quindi, l’attuale riscaldamento è occorso nei tempi e nei luoghi sbagliati rispetto alla congettura che lo vorrebbe d’origine antropica. L’ultimo indizio, poi, non è un indizio: nato come “impronta digitale” della congettura antropogenica del global warming, esso si è evoluto in impronta digitale della inconsistenza di quella congettura.
La parola chiave in questo contesto è “sensitività climatica”, cioè l’aumento della temperatura conseguente ad un raddoppio della concentrazione atmosferica di gas-serra; orbene, la sensitività climatica è concordemente valutata inferiore ad 1 oC, (grado centigrado), il che significa che alla fine del XXI secolo potremmo aspettarci un contributo antropico alla temperatura della Terra di, forse, 0.2 oC, cioè una misura significativamente piccola rispetto alle molto più ampie variazioni naturali.
Mi piacerebbe che la discussione sui cambiamenti climatici fosse liberata dai condizionamenti ideologici e di interesse economico speculativo, anche se più che un auspicio, la mia sembra una pia illusione, perché intorno alla tesi del riscaldamento globale antropogenico si è sviluppata una vera e propria bolla speculativa.
L’applicazione della carbon tax, il commercio dei carbon credit, l’aumento del prezzo dei carburanti, dell’energia e dei trasporti, ha messo in moto una serie di progetti tanto grandiosi quanto inefficienti e a volte inutili, tipo: il fantasioso sequestro della CO2, la bassa produzione e redditività dei parchi eolici, la speculazione sugli impianti fotovoltaici.
Il tutto con la benedizione del Parlamento Europeo; il quale, promuovendo la politica energetica del cosiddetto 20-20-20, fondata sul falso scientifico di pretendere di governare il clima, sta penalizzando oltremodo la nostra capacità produttiva.
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*Docente di Chimica ambientale presso l’Università di Modena
ZENIT
Il mondo visto da Roma
Servizio quotidiano - 12 febbraio 2009
ONORIFICENZA RESTITUITA
Missionario in Paraguay restituisce l'onorificenza a Napolitano
Don Aldo Trento, responsabile di una clinica per malati terminali
ROMA, giovedì, 12 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Don Aldo Trento è dal 1989 uno dei più noti missionari della Fraternità San Carlo Borromeo in Paraguay. Ha sessantadue anni ed è responsabile di una clinica per malati terminali di Asunción.
Il 2 giugno scorso il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli aveva conferito il titolo di Cavaliere dell’Ordine della Stella della solidarietà. Mercoledì, don Aldo ha restituito l’onorificenza a Napolitano a causa della mancata firma del decreto che avrebbe arrestato il protocollo medico per Eluana Englaro.
“Come posso io, cittadino italiano, ricevere simile onore quando Lei, con il suo intervento, permette la morte di Eluana, a nome della Repubblica italiana?”, si è chiesto.
“Ho più di un caso come Eluana Englaro”, racconta Aldo Trento al “Foglio”. “Penso al piccolo Victor, un bambino in coma, che stringe i pugni, l’unica cosa che facciamo è dargli da mangiare con la sonda. Di fronte a queste situazioni come posso reagire al caso Eluana?”.
“Ieri mi portano una ragazza nuda, una prostituta, in coma, scaricata davanti a un ospedale, si chiama Patrizia, ha diciannove anni, l’abbiamo lavata e pulita. E ieri ha iniziato a muovere gli occhi”, afferma.
“Celeste ha undici anni, soffre di una leucemia gravissima, non era mai stata curata, me l’hanno portata soltanto per seppellirla. Oggi Celeste cammina. E sorride”.
“Ho portato al cimitero più di seicento di questi malati. Come si può accettare una simile operazione come quella su Eluana?”.
“Cristina è una bambina abbandonata in una discarica, è cieca, sorda, trema quando la bacio, vive con una sondina come Eluana. Non reagisce, trema e basta, ma pian piano recupera le facoltà”, prosegue.
“Sono padrino di decine di questi malati. Non mi interessa la loro pelle putrefatta. Vedesse i miei medici con quale umiltà li curano”.
Don Aldo Trento dice di provare un “dolore immenso” per la storia di Eluana Englaro: “E’ come se mi dicessero: ‘Ora ti prendiamo i tuoi figli malati’”.
Per il missionario, “l’uomo non si può ridurre a questione chimica”.
“Come può il presidente della Repubblica offrirmi una stella alla solidarietà nel mondo?” Così ho preso la stella e l’ho portata all’ambasciata italiana del Paraguay”.
“Qui il razionalismo crolla lasciando spazio al nichilismo – commenta – . Ci dicono che una donna ancora in vita sarebbe praticamente già morta. Ma allora è assurdo anche il cimitero e il culto dell’immortalità che anima la nostra civiltà”.
ZENIT
Il mondo visto da Roma
Servizio quotidiano - 12 febbraio 2009
Don Aldo Trento, responsabile di una clinica per malati terminali
ROMA, giovedì, 12 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Don Aldo Trento è dal 1989 uno dei più noti missionari della Fraternità San Carlo Borromeo in Paraguay. Ha sessantadue anni ed è responsabile di una clinica per malati terminali di Asunción.
Il 2 giugno scorso il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli aveva conferito il titolo di Cavaliere dell’Ordine della Stella della solidarietà. Mercoledì, don Aldo ha restituito l’onorificenza a Napolitano a causa della mancata firma del decreto che avrebbe arrestato il protocollo medico per Eluana Englaro.
“Come posso io, cittadino italiano, ricevere simile onore quando Lei, con il suo intervento, permette la morte di Eluana, a nome della Repubblica italiana?”, si è chiesto.
“Ho più di un caso come Eluana Englaro”, racconta Aldo Trento al “Foglio”. “Penso al piccolo Victor, un bambino in coma, che stringe i pugni, l’unica cosa che facciamo è dargli da mangiare con la sonda. Di fronte a queste situazioni come posso reagire al caso Eluana?”.
“Ieri mi portano una ragazza nuda, una prostituta, in coma, scaricata davanti a un ospedale, si chiama Patrizia, ha diciannove anni, l’abbiamo lavata e pulita. E ieri ha iniziato a muovere gli occhi”, afferma.
“Celeste ha undici anni, soffre di una leucemia gravissima, non era mai stata curata, me l’hanno portata soltanto per seppellirla. Oggi Celeste cammina. E sorride”.
“Ho portato al cimitero più di seicento di questi malati. Come si può accettare una simile operazione come quella su Eluana?”.
“Cristina è una bambina abbandonata in una discarica, è cieca, sorda, trema quando la bacio, vive con una sondina come Eluana. Non reagisce, trema e basta, ma pian piano recupera le facoltà”, prosegue.
“Sono padrino di decine di questi malati. Non mi interessa la loro pelle putrefatta. Vedesse i miei medici con quale umiltà li curano”.
Don Aldo Trento dice di provare un “dolore immenso” per la storia di Eluana Englaro: “E’ come se mi dicessero: ‘Ora ti prendiamo i tuoi figli malati’”.
Per il missionario, “l’uomo non si può ridurre a questione chimica”.
“Come può il presidente della Repubblica offrirmi una stella alla solidarietà nel mondo?” Così ho preso la stella e l’ho portata all’ambasciata italiana del Paraguay”.
“Qui il razionalismo crolla lasciando spazio al nichilismo – commenta – . Ci dicono che una donna ancora in vita sarebbe praticamente già morta. Ma allora è assurdo anche il cimitero e il culto dell’immortalità che anima la nostra civiltà”.
ZENIT
Il mondo visto da Roma
Servizio quotidiano - 12 febbraio 2009
martedì 10 febbraio 2009
Sono capaci di tutto
Ne La Stampa del 10 c.m. è comparsa la seguente lettera: "Gesù sulla Croce
rifiutò la spugna" di cui riporto il testo: " Di fronte alle discussioni di
tanti saccenti, vorrei ricordare che la sospensione delle cure e
dell'alimentazione per sonda (su espressa richiesta del paziente, che spesso
veniva dimesso perché morisse nel suo letto) è stata da sempre praticata in
ospedale. Da giorni poi mi torna alla mente una delle ultime parole di Cristo
sulla croce: "Sitio, ho sete". Ma Gesù rifiutò la spugna imbevuta d'aceto che
qualcuno gli porse, come per dire lasciatemi morire in pace."
In risposta ho spedito la seguente e-mail a lettere@lastampa.it
Vorrei ricordare al grande esegeta, di cui ieri avete pubblicato la lettera
col titolo "Gesù sulla croce rifiutò la spugna", che il passo citato dice
esattamente il contrario di quello da lui riportato:
"Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse
per adempiere la Scrittura: "Ho sete". Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero
perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela
accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!".
E, chinato il capo, spirò. (Gv 19, 28-30).
Alterare il Vangelo per portare acqua al mulino dell'eutanasia è veramente
opera meritoria.
Cordiali saluti.
Alfonso Marzocco
rifiutò la spugna" di cui riporto il testo: " Di fronte alle discussioni di
tanti saccenti, vorrei ricordare che la sospensione delle cure e
dell'alimentazione per sonda (su espressa richiesta del paziente, che spesso
veniva dimesso perché morisse nel suo letto) è stata da sempre praticata in
ospedale. Da giorni poi mi torna alla mente una delle ultime parole di Cristo
sulla croce: "Sitio, ho sete". Ma Gesù rifiutò la spugna imbevuta d'aceto che
qualcuno gli porse, come per dire lasciatemi morire in pace."
In risposta ho spedito la seguente e-mail a lettere@lastampa.it
Vorrei ricordare al grande esegeta, di cui ieri avete pubblicato la lettera
col titolo "Gesù sulla croce rifiutò la spugna", che il passo citato dice
esattamente il contrario di quello da lui riportato:
"Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse
per adempiere la Scrittura: "Ho sete". Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero
perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela
accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!".
E, chinato il capo, spirò. (Gv 19, 28-30).
Alterare il Vangelo per portare acqua al mulino dell'eutanasia è veramente
opera meritoria.
Cordiali saluti.
Alfonso Marzocco
Ben detto.
Lettera 7 a Dagospia
Generalmente chi ha la coscienza sporca e l'armadio zeppo di scheletri, tende per natura a sospettare del prossimo. Incapaci a cogliere ed accettare il bene compiuto dal prossimo, i sospettosi gettano fango sui virtuosi nella speranza di renderli simili a loro, vale a dire viziosi. E chi la pensa come loro, è considerato ingenuo o fesso. Ecco spiegate le ragioni per cui l'opposizione, invece di ringraziare il governo che in queste ore sta tentando di salvare una vita umana, lo accusa di strumentalizzare la condannata Eluana per biechi fini politici.
La malizia dei sospettosi è invero sconcertante. Evidentemente alle menti luciferine che si prodigano per diffondere la cultura della morte in Italia, le migliaia di vite umane soppresse con l'aborto di stato non sono bastate. Nulla di nuovo sotto il sole, dai riti pagani antichi ai tempi moderni, gli stregoni del terzo millennio hanno bisogno di nuovo sangue da offrire alle loro diaboliche divinità.
Gianni Toffali
09-02-2009]
Generalmente chi ha la coscienza sporca e l'armadio zeppo di scheletri, tende per natura a sospettare del prossimo. Incapaci a cogliere ed accettare il bene compiuto dal prossimo, i sospettosi gettano fango sui virtuosi nella speranza di renderli simili a loro, vale a dire viziosi. E chi la pensa come loro, è considerato ingenuo o fesso. Ecco spiegate le ragioni per cui l'opposizione, invece di ringraziare il governo che in queste ore sta tentando di salvare una vita umana, lo accusa di strumentalizzare la condannata Eluana per biechi fini politici.
La malizia dei sospettosi è invero sconcertante. Evidentemente alle menti luciferine che si prodigano per diffondere la cultura della morte in Italia, le migliaia di vite umane soppresse con l'aborto di stato non sono bastate. Nulla di nuovo sotto il sole, dai riti pagani antichi ai tempi moderni, gli stregoni del terzo millennio hanno bisogno di nuovo sangue da offrire alle loro diaboliche divinità.
Gianni Toffali
09-02-2009]
Eutanasia e nazismo
Se non c'è più forza per combattere per la propria salute, il diritto a vivere viene meno" (Aldof Hitler)
"La pietà conosce una sola azione: lasciar morire i malati" (Adolf Hitler)
"Il Reichsleiter Philip Bouhler (Capo della Cancelleria di Stato ndr) ed il Dottor Karl Brandt (medico personale di Hitler ndr), sono incaricati a conferire a singoli medici i poteri necessari affinchè a pazienti giudicati incurabili secondo il miglior giudizio umano disponibile sia concessa una morte pietosa" (Adolf Hitler)
"La pietà conosce una sola azione: lasciar morire i malati" (Adolf Hitler)
"Il Reichsleiter Philip Bouhler (Capo della Cancelleria di Stato ndr) ed il Dottor Karl Brandt (medico personale di Hitler ndr), sono incaricati a conferire a singoli medici i poteri necessari affinchè a pazienti giudicati incurabili secondo il miglior giudizio umano disponibile sia concessa una morte pietosa" (Adolf Hitler)
Jannacci su Eluana Englaro
L'ATEO JANNACCI:
"INTERROMPERE LA VITA È ALLUCINANTE E BESTIALE.
LA VITA È IMPORTANTE ANCHE QUANDO È INERME E INDIFESA.
FOSSE MIO FIGLIO MI BASTEREBBE UN BATTITO DI CIGLIO"
FABIO CUTRI PER IL CORRIERE DELLA SERA [06-02-2009]
"Ci vorrebbe una carezza del Nazareno» dice a un certo punto, e non è per niente una frase buttata lì, nella sua voce non c'è nemmeno un filo dell'ironia che da cinquant'anni rende inconfondibili le sue canzoni. Di fronte a Eluana e a chi è nelle sue condizioni - «persone vive solo in apparenza, ma vive » - Enzo Jannacci, «ateo laico molto imprudente», invoca il Cristo perché lui, come medico, si sente soltanto di alzare le braccia: «Non staccherei mai una spina e mai sospenderei l'alimentazione a un paziente: interrompere una vita è allucinante e bestiale».
È un discorso che vale anche nei confronti di chi ha trascorso diciassette anni in stato vegetativo?
«Sono tanti, lo so, ma valgono per noi, e non sappiamo nulla di come sono vissuti da una persona in coma vigile. Nessuno può entrare nel loro sonno misterioso e dirci cosa sia davvero, perciò non è giusto misurarlo con il tempo dei nostri orologi. Ecco perché vale sempre la pena di aspettare: quando e se sarà il momento, le cellule del paziente moriranno da sole. E poi non dobbiamo dimenticarci che la medicina è una cosa meravigliosa, in grado di fare progressi straordinari e inattesi».
Ma una volta che il cervello non reagisce più, l'attesa non rischia di essere inutile? «Piano, piano... inutile? Cervello morto? Si usano queste espressioni troppo alla leggera. Se si trattasse di mio figlio basterebbe un solo battito delle ciglia a farmelo sentire vivo. Non sopporterei l'idea di non potergli più stare accanto».
Sono considerazioni di un genitore o di un medico?
«Io da medico ragiono esattamente così: la vita è sempre importante, non soltanto quando è attraente ed emozionante, ma anche se si presenta inerme e indifesa. L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque. Decidere di interromperla in un ospedale non è come fare una tracheotomia...».
Cosa si sentirebbe di dire a Beppino Englaro?
«Bisogna stare molto vicini a questo padre».
jannacci
Non pensa che ci possano essere delle situazioni in cui una persona abbia il diritto di anticipare la propria morte?
«Sì, quando il paziente soffre terribilmente e la medicina non riesce più ad alleviare il dolore. Ma anche in quel caso non vorrei mai essere io a dover "staccare una spina": sono un vigliacco e confido nel fatto che ci siano medici più coraggiosi di me».
Come affronterebbe un paziente infermo che non ritiene più dignitosa la sua esistenza?
«Cercherei di convincerlo che la dignità non dipende dal proprio stato di salute ma sta nel coraggio con cui si affronta il destino. E poi direi alla sua famiglia e ai suoi amici che chi percepisce solitudine intorno a sé si arrende prima. Parlo per esperienza: conosco decide di ragazzi meravigliosi che riescono a vivere, ad amare e a farsi amare anche se devono invecchiare su un letto o una carrozzina».
Quarant'anni fa la pensava allo stesso modo?
«Alla fine degli anni Sessanta andai a specializzarmi in cardiochirurgia negli Stati Uniti. In reparto mi rimproveravano: "Lei si innamora dei pazienti, li va a trovare troppo di frequente e si interessa di cose che non c'entrano con la terapia: i dottori sono tecnici, per tutto il resto ci sono gli psicologi e i preti".
Decisero di mandarmi a lavorare in rianimazione, "così può attaccarsi a loro finché vuole"... ecco, stare dove la vita è ridotta a un filo sottile è traumatico ma può insegnare parecchie cose a un dottore. C'è anche dell'altro, però».
Che cosa?
«In questi ultimi anni la figura del Cristo è diventata per me fondamentale: è il pensiero della sua fine in croce a rendermi impossibile anche solo l'idea di aiutare qualcuno a morire. Se il Nazareno tornasse ci prenderebbe a sberle tutti quanti. Ce lo meritiamo, eccome, però avremmo così tanto bisogno di una sua carezza».
venerdì 6 febbraio 2009
"Eluana Englaro non voleva morire". Lettera aperta di Pietro Crisafulli
"Eluana non voleva morire"
Lettera aperta di Pietro Crisafulli
La redazione di Tgcom ha ricevuto questa lettera da Pietro Crisafulli (fratello di Salvatore che nel 2005 si risvegliò dopo due anni di stato vegetativo nel quale era caduto dopo un grave incidente stradale) e ha deciso di pubblicarla integralmente:
"Le bugie del padre Beppino"
In questi giorni di passione e sofferenza, nei quali stiamo seguendo con trepidazione il "viaggio della morte" di Eluana Englaro, non posso restare in silenzio di fronte a un evento così drammatico.
Era il maggio del 2005 quando per la prima volta ho conosciuto Beppino Englaro. Eravamo entrambi invitati alla trasmissione "Porta a Porta". Da quel giorno siamo rimasti in contatto ed amici, ci siamo scambiati anche i numeri di telefono, per sentirci, parlare, condividere opinioni. Nel marzo del 2006 andai in Lombardia, a casa di Englaro, in compagnia di un conoscente (la foto in alto a destra lo testimonia, ndr).
Dopo l'appello a Welby da parte di Salvatore, Beppino capì che noi eravamo per la vita. Da quel momento le strade si divisero. All'epoca anch'io ero favorevole all'eutanasia. Facemmo anche diverse foto insieme, e visitai la città di Lecco. Nella circostanza Beppino Englaro mi fece diverse confidenze, tra le quali che i rappresentanti nazionali del Partito Radicali erano suoi amici. Ma soprattutto, mentre eravamo a cena in un ristorante, in una piazza di Lecco, ammise una triste e drammatica verità. Beppino Englaro si confidò a tal punto da confessarmi, in presenza di altre persone, che 'non era vero niente che sua figlia avrebbe detto che, nel caso si fosse ridotta un vegetale, avrebbe voluto morire'. In effetti, Beppino, nella sua lunga confessione mi disse che alla fine, si era inventato tutto perché non ce la faceva più a vederla ridotta in quelle condizioni. Che non era più in grado di sopportare la sofferenza e che in tutti questi anni non aveva mai visto miglioramenti. Entro' anche nel dettaglio spiegandomi che i danni celebrali erano gravissimi e che l'unica soluzione ERA FARLA MORIRE e che proprio per il suo caso, voleva combattere fino in fondo in modo che fosse fatta una legge, proprio inerente al testamento biologico. In quella circostanza anch'io ero favorevole all'eutanasia e gli risposi che l'unica soluzione poteva essere quella di portarla all'estero per farla morire, in Italia era impossibile in quanto avevamo il Vaticano che si opponeva fermamente. Ma lui sembrava deciso, ostinato e insisteva per arrivare alla soluzione del testamento biologico, perché era convinto che con l'aiuto del partito dei Radicali ce l'avrebbe fatta. (...) Questa è pura verita'. Tutta la verita'. Sono fatti reali che ho tenuto nascosto tutti questi anni nei quali comunque io e i miei familiari, vivendo giorno dopo giorno accanto a Salvatore, abbiamo fatto un percorso interiore e spirituale. Anni in cui abbiamo perso la voce a combattere, insieme a Salvatore, a cercare di dare una speranza a chi invece vuol vivere, vuol sperare e ha diritto a un'assistenza e cure adeguate. E non ci siamo mai fermati nonostante le immense difficoltà e momenti nei quali si perde tutto, anche le speranze. E non ho mai reso pubbliche queste confidenze, anche perché dopo aver scritto personalmente a Beppino Englaro, a nome di tutta la mia famiglia, per chiedere in ginocchio di non far morire Eluana, di concedere a lei la grazia, fermare questa sua battaglia per la morte, pensavo che si fermasse, pensavo che la sua coscienza gli facesse cambiare idea. Ma invece no. Lui era troppo interessato a quella legge, a quell'epilogo drammatico. La conferma arriva, quando invece di rispondermi Beppino Englaro, rispose il Radicale Marco Cappato, offendendo il Cardinale Barragan, ma in particolare tutta la mia famiglia. Troverete tutto nel sito internet www.salvatorecrisafulli.it
Noi tutti siamo senza parole e crediamo che il caso di Eluana Englaro sia l'inizio di un periodo disastroso per chi come noi, ogni giorno, combatte per la vita, per la speranza. Per poter smuovere lo stato positivamente in modo che si attivi concretamente per far vivere l'individuo, non per ucciderlo. Vorrei anche precisare che dopo quegli incontri e totalmente dal Giugno del 2006, fino a oggi, io e Beppino Englaro non ci siamo più sentiti nemmeno per telefono, nonostante ci siamo incontrati varie volte in altri programmi televisivi"
Pietro Crisafulli
Preciso che sono in possesso anche di fotografie che attestano i nostri vari incontri.
Catania, 04 Febbraio 2009
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