Ne La Stampa del 10 c.m. è comparsa la seguente lettera: "Gesù sulla Croce
rifiutò la spugna" di cui riporto il testo: " Di fronte alle discussioni di
tanti saccenti, vorrei ricordare che la sospensione delle cure e
dell'alimentazione per sonda (su espressa richiesta del paziente, che spesso
veniva dimesso perché morisse nel suo letto) è stata da sempre praticata in
ospedale. Da giorni poi mi torna alla mente una delle ultime parole di Cristo
sulla croce: "Sitio, ho sete". Ma Gesù rifiutò la spugna imbevuta d'aceto che
qualcuno gli porse, come per dire lasciatemi morire in pace."
In risposta ho spedito la seguente e-mail a lettere@lastampa.it
Vorrei ricordare al grande esegeta, di cui ieri avete pubblicato la lettera
col titolo "Gesù sulla croce rifiutò la spugna", che il passo citato dice
esattamente il contrario di quello da lui riportato:
"Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse
per adempiere la Scrittura: "Ho sete". Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero
perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela
accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!".
E, chinato il capo, spirò. (Gv 19, 28-30).
Alterare il Vangelo per portare acqua al mulino dell'eutanasia è veramente
opera meritoria.
Cordiali saluti.
Alfonso Marzocco
martedì 10 febbraio 2009
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