Intanto, il Papa non ha detto che il preservativo è inutile ma che non serve a contrastare la diffusione dell'Aids. Uno studio recente dell'Università di Harvard (pubblicato su Science nel 2008) mostra come la strategia "solo preservativo", in 25 anni in Africa, ha dato pochi risultati. Lo sa molto bene anche l'OMS, dato che ogni anno, nonostante la diffusione dei condom, registra un aumento dell'epidemia. In Italia, poi, c'è uno studio scientifico che dimostra che la diffusione della malattia è in aumento al Nord e in diminuzione al Sud, legando la crescita (e la diminuzione) più ad un fatto comportamentale: più è sregolata l'attività sessuale più è facile contrarre la malattia, indipendentemente dal preservativo; il lattice presenta dei fori il cui diametro è 30 volte più grande del virus Hiv... è questo è tutto dire. E' come se si volesse evitare che le mosche entrino in casa applicando alle finestre un reticolo per siepi...
La Chiesa copre circa il 30% dei servizi sanitari dell'Africa, ricevendo degli aiuti internazionali solo il 5%. Non è che tutta la polemica è stata creata ad arte per evitare che la gente scopra che l'Occidente fa poco per l'Africa? I dati dell'Ocse, nel Development Cooperation Report, reso pubblico nei giorni scorsi, dimostrano che quei Paesi che oggi gridano contro il Papa per le sue parole sul condom hanno, tra il 2006 e il 2007, diminuito i loro aiuti verso il continente africano dell'8,5% (media). Quella della Francia, che ha iniziato la polemica, è stata pari al 16,4%.
Johnkoenig
Lettera 10 pubblicata da Dagospia il 24-03-2009
La Documentazione della truffa è dimostrata nell'articolo
"Aids: il preservativo non preserva" di J.P.M. Lelkens
[in "Studi cattolici" n. 405, novembre 1994] consultabile all'URL
http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=1609
da cui riportiamo solo questo breve paragrafo:
"... in un articolo nella rivista specializzata Rubber World del 1993 (6), C.M. Roland, Capo della sezione «Proprietà dei polimeri» del Naval Research Laboratory di Washington, scrive: «Sulla superficie del preservativo la struttura originale appare al microscopio come un insieme di crateri e pori. I crateri hanno un diametro di circa 15 micron e sono profondi 30 micron. Più importante per la trasmissione dei virus è la scoperta di canali del diametro medio di 5 micron, che trapassano la parete da parte a parte. Ciò significa un collegamento diretto tra l’interno e l’esterno del preservativo attraverso un condotto grande 50 volte il virus». Questa scoperta portò Roland a scrivere una lettera allo Washington Post (7), nella quale raccomandava, come profilassi contro lo Hiv, di usare due preservativi, l’uno sopra l’altro."
(6) C.M. ROLAND, The Barrier Performance of Latex Rubber, in «Rubber World», giugno 1993, p. 15.
(7) «Washington Post», 39 (1992), 3 luglio, p. 22.
In conclusione le ricerche sperimentali dimostrano a "Chi non arriva a capirlo o fa finta di non vederlo che di sicurezza, il preservativo, ne offre tanta quanta il tamburo di un revolver nella roulette russa."
Confronta al riguardo anche
COMUNICATO ANDROMEDA n. 97/2002
IL PRESERVATIVO CHE NON PRESERVA
(È PIÙ FACILE CHE UN CAMMELLO PASSI PER LA CRUNA DI UN AGO,
CHE UN “VIRUS HIV” RESTI DENTRO A UN PRESERVATIVO)http://www.alinet.it/andromeda/comunicatitext.html
giovedì 26 marzo 2009
venerdì 13 marzo 2009
GUERRA A GAZA
Un'immagine vale più di tante parole.
Israele ha sperimentato nuove armi di cui non si conoscono ancora le terribili potenzialità? Ci saranno conseguenze indelebili per la popolazione?
Per avere le risposte vai a: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-643fc766-f033-43dd-bed1-8d8054a5ff95.html?p=0
La puntata di domenica 8 marzo di Presa Diretta di Riccardo Iacona su Gaza ha mostrato gli effetti delle bombe DIME a al fosforo bianco: arti troncati di netto, ferite inspiegabili e non rimarginabili. E' saltato fuori anche il manuale d'uso diramato dagli israeliani con istruzioni su come agire in caso di feriti da bombe al fosforo. Peccato che il medico palestinese a cui è stato mostrato il documento ha asserito che non ne sia stato informato prima, in tempo utile, quando arrivavano feriti da Gaza City e di cui la gran parte è deceduta per le ferite. Poi Vittorio Arrigoni si è spostato in un campo agricolo seminato a prezzemolo, a circa 300 mt dal confine israeliano e i soldati israeliani hanno cominciato a sparacchiare sugli operatori che, disperatamente, con i megafoni urlavano di cessare il fuoco perchè erano civili disarmati in compagnia di una troupe italiana e quelli continuavano a sparare, nonostante si stessero già allontanando... Lo stesso hanno fatto sui pescatori arrivati a tre miglia dalla costa, che non potevano pescare...
Israele ha sperimentato nuove armi di cui non si conoscono ancora le terribili potenzialità? Ci saranno conseguenze indelebili per la popolazione?
Per avere le risposte vai a: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-643fc766-f033-43dd-bed1-8d8054a5ff95.html?p=0
La puntata di domenica 8 marzo di Presa Diretta di Riccardo Iacona su Gaza ha mostrato gli effetti delle bombe DIME a al fosforo bianco: arti troncati di netto, ferite inspiegabili e non rimarginabili. E' saltato fuori anche il manuale d'uso diramato dagli israeliani con istruzioni su come agire in caso di feriti da bombe al fosforo. Peccato che il medico palestinese a cui è stato mostrato il documento ha asserito che non ne sia stato informato prima, in tempo utile, quando arrivavano feriti da Gaza City e di cui la gran parte è deceduta per le ferite. Poi Vittorio Arrigoni si è spostato in un campo agricolo seminato a prezzemolo, a circa 300 mt dal confine israeliano e i soldati israeliani hanno cominciato a sparacchiare sugli operatori che, disperatamente, con i megafoni urlavano di cessare il fuoco perchè erano civili disarmati in compagnia di una troupe italiana e quelli continuavano a sparare, nonostante si stessero già allontanando... Lo stesso hanno fatto sui pescatori arrivati a tre miglia dalla costa, che non potevano pescare...
venerdì 6 marzo 2009
Pio XII ordinò di salvare gli ebrei
"Nuova conferma in un Memoriale del 1943"
di Antonio Gaspari
ROMA, giovedì, 5 marzo 2009 (ZENIT.org).- Tra le tante testimonianze di quanto il pontefice Pio XII fece in favore degli ebrei durante la Shoah, contenute in un dossier di 300 pagine della Pave the Way Foundation, c'è anche la prova scritta dell'ordine che il Papa diede per ospitare gli ebrei nei conventi.
Nel Memoriale delle Religiose Agostiniane del Monastero dei SS. Quattro Coronati di Roma del 1943 è scritto: "Arrivato a questo mese di novembre dobbiamo essere pronte a rendere servigi di carità in maniera del tutto insospettata. Il Santo Padre Pio XII dal cuore paterno sente in sé tutte le sofferenze del momento. Purtroppo con l'entrata dei tedeschi in Roma, avvenuta nel mese di settembre è iniziata una guerra spietata contro gli Ebrei che si vogliono sterminare mediante atrocità suggerite dalla più nera barbarie".
"In queste dolorose situazioni si legge ancora il Santo Padre vuol salvare i suoi figli, anche gli Ebrei, e ordina che nei Monasteri si deve ospitalità a questi perseguitati, e anche le clausure debbono aderire al desiderio del Sommo Pontefice, e col giorno 4 novembre noi ospitammo fino al giorno 6 giugno successivo le persone qui elencate"
Nel Memoriale si racconta che "per la quaresima, anche gli Ebrei venivano ad ascoltare le prediche e il signor Alfredo Sermoneta aiutava in Chiesa".
Ed ancora: "a guerra finita, si parlava della bontà del Santo Padre che aveva aiutato e fatto salvare tanti, sia ebrei che giovani e intere famiglie".
Il documento è stato trovato dal padre gesuita Peter Gumpel, autorevole storico, relatore per la causa di beatificazione e canonizzazione di Pio XII.
Intervistato da ZENIT, padre Gumpel ha spiegato che si tratta di un'altra testimonianza che "conferma l'impegno personale e istituzionale del Pontefice Pio XII per proteggere e salvare gli ebrei perseguitati".
A coloro che continuano a chiedere la copia scritta dell'ordine di Pio XII, il relatore della causa ha precisato che: "In una situazione di guerra, con la città occupata dai nazisti, una persona prudente non pubblica un ordine, ma manda dei messaggeri fidati per comunicare le volontà del Santo Padre".
"Sarebbe stato imprudente e pericoloso scrivere un ordine che poteva finire nelle mani sbagliate e mettere in pericolo la vita di tanti", ha osservato il gesuita.
Secondo padre Gumpel, fu organizzato un gruppo di sacerdoti che, agli ordini della Segreteria di Stato, andavano da una casa religiosa all'altra, toccando anche università, seminari, scuole, parrocchie, per chiedere di aprire i conventi e di organizzare una rete di assistenza.
Alla fine della guerra furono circa 150 le case religiose, i monasteri, le parrocchie, che salvarono da morte certa migliaia di ebrei.
A questo proposito, il Vescovo di Assisi, monsignor Giuseppe Placido Nicolini, insieme al suo collaboratore monsignor Aldo Brunacci, (entrambi riconosciuti dallo Yad Vashem come Giusti tra le Nazioni) raccontano di un ordine scritto che gli fu presentato da emissari della Santa Sede.
Padre Gumpel sottolinea che nel caso di indicazioni scritte queste dovevano essere bruciate una volta lette.
Il padre gesuita ha raccontato a ZENIT di aver visto chiaramente negli archivi britannici messaggi della Santa Sede che si concludevano con la dicitura di leggere e bruciare.
Per il relatore della causa di Pio XII, "se ci sono documenti che oggi possiamo vedere è perchè qualcuno non ha obbedito all'ordine di bruciare e non lasciare traccia dello stesso".
Alla domanda su come rispondere a coloro che lamentano la mancanza di prove scritte sull'impegno di Pio XII nel salvataggio degli ebrei, padre Gumpel ha spiegato che "questa argomentazione è la stessa utilizzata dai negazionisti come Irving il quale sostiene che non c'è un documento scritto in cui Hitler ordina lo sterminio degli ebrei. Ma è evidente cosa è accaduto e come i nazisti hanno praticato lo sterminio degli ebrei".
"Ed è manifesto ha aggiunto come Pio XII e la Chiesa cattolica hanno salvato la vita a centinaia di migliaia di ebrei in tutta Europa".
"Perchè allora tutti questi attacchi a Pio XII?", si è chiesto.
Per il padre gesuita, "il problema non è Papa Pacelli. Chi sta conducendo questi attacchi vuole attaccare la Chiesa ed in particolare la figura e l'autorità del Sommo Pontefice".
In merito alla causa di beatificazione, padre Gumpel ha ricordato che "tredici tra Cardinale e Vescovi, di sei nazioni diverse, componenti il Tribunale più alto della Congregazione delle Cause dei Santi, all'unanimità si sono pronunciati positivamente a favore delle virtù di Papa Pio XII. L'ultimo verdetto è stato comunicato in data 9 maggio 2007".
Circa le opposizioni di alcuni ebrei alla beatificazione di Pio XII, il relatore della causa ha replicato affermando che "ce ne sono molti altri a favore. Inoltre vorrei sottolineare che arrivano segnali molto interessanti dalla Gran Bretagna: il Jewish Chronicle nella sua edizione online (www.thejc.com) ha pubblicato il 26 febbraio un articolo molto favorevole alla beatificazione di Pio XII"
L'articolo ha per titolo "Wartime pope's secret heroism" e parla degli ebrei salvati dal Papa Pio XII come riportato nel dossier pubblicato dalla Pave the Way Foundation.
Il Jewish Chronicle riporta inoltre le dichiarazione di Gary Krupp, Presidente della Pave the Way Foundation, il quale sostiene che "è tempo di riconoscere il Papa Pio XII per ciò che egli ha realmente fatto e non per quello che non ha detto".
"Per quello che ho visto e conosciuto ha sottolineato Krupp il Papa è, senza dubbio, il più grande eroe del seconda guerra mondiale".
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ZI09030507
05/03/2009
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Questa notizia è dell'Agenzia ZENIT.
di Antonio Gaspari
ROMA, giovedì, 5 marzo 2009 (ZENIT.org).- Tra le tante testimonianze di quanto il pontefice Pio XII fece in favore degli ebrei durante la Shoah, contenute in un dossier di 300 pagine della Pave the Way Foundation, c'è anche la prova scritta dell'ordine che il Papa diede per ospitare gli ebrei nei conventi.
Nel Memoriale delle Religiose Agostiniane del Monastero dei SS. Quattro Coronati di Roma del 1943 è scritto: "Arrivato a questo mese di novembre dobbiamo essere pronte a rendere servigi di carità in maniera del tutto insospettata. Il Santo Padre Pio XII dal cuore paterno sente in sé tutte le sofferenze del momento. Purtroppo con l'entrata dei tedeschi in Roma, avvenuta nel mese di settembre è iniziata una guerra spietata contro gli Ebrei che si vogliono sterminare mediante atrocità suggerite dalla più nera barbarie".
"In queste dolorose situazioni si legge ancora il Santo Padre vuol salvare i suoi figli, anche gli Ebrei, e ordina che nei Monasteri si deve ospitalità a questi perseguitati, e anche le clausure debbono aderire al desiderio del Sommo Pontefice, e col giorno 4 novembre noi ospitammo fino al giorno 6 giugno successivo le persone qui elencate"
Nel Memoriale si racconta che "per la quaresima, anche gli Ebrei venivano ad ascoltare le prediche e il signor Alfredo Sermoneta aiutava in Chiesa".
Ed ancora: "a guerra finita, si parlava della bontà del Santo Padre che aveva aiutato e fatto salvare tanti, sia ebrei che giovani e intere famiglie".
Il documento è stato trovato dal padre gesuita Peter Gumpel, autorevole storico, relatore per la causa di beatificazione e canonizzazione di Pio XII.
Intervistato da ZENIT, padre Gumpel ha spiegato che si tratta di un'altra testimonianza che "conferma l'impegno personale e istituzionale del Pontefice Pio XII per proteggere e salvare gli ebrei perseguitati".
A coloro che continuano a chiedere la copia scritta dell'ordine di Pio XII, il relatore della causa ha precisato che: "In una situazione di guerra, con la città occupata dai nazisti, una persona prudente non pubblica un ordine, ma manda dei messaggeri fidati per comunicare le volontà del Santo Padre".
"Sarebbe stato imprudente e pericoloso scrivere un ordine che poteva finire nelle mani sbagliate e mettere in pericolo la vita di tanti", ha osservato il gesuita.
Secondo padre Gumpel, fu organizzato un gruppo di sacerdoti che, agli ordini della Segreteria di Stato, andavano da una casa religiosa all'altra, toccando anche università, seminari, scuole, parrocchie, per chiedere di aprire i conventi e di organizzare una rete di assistenza.
Alla fine della guerra furono circa 150 le case religiose, i monasteri, le parrocchie, che salvarono da morte certa migliaia di ebrei.
A questo proposito, il Vescovo di Assisi, monsignor Giuseppe Placido Nicolini, insieme al suo collaboratore monsignor Aldo Brunacci, (entrambi riconosciuti dallo Yad Vashem come Giusti tra le Nazioni) raccontano di un ordine scritto che gli fu presentato da emissari della Santa Sede.
Padre Gumpel sottolinea che nel caso di indicazioni scritte queste dovevano essere bruciate una volta lette.
Il padre gesuita ha raccontato a ZENIT di aver visto chiaramente negli archivi britannici messaggi della Santa Sede che si concludevano con la dicitura di leggere e bruciare.
Per il relatore della causa di Pio XII, "se ci sono documenti che oggi possiamo vedere è perchè qualcuno non ha obbedito all'ordine di bruciare e non lasciare traccia dello stesso".
Alla domanda su come rispondere a coloro che lamentano la mancanza di prove scritte sull'impegno di Pio XII nel salvataggio degli ebrei, padre Gumpel ha spiegato che "questa argomentazione è la stessa utilizzata dai negazionisti come Irving il quale sostiene che non c'è un documento scritto in cui Hitler ordina lo sterminio degli ebrei. Ma è evidente cosa è accaduto e come i nazisti hanno praticato lo sterminio degli ebrei".
"Ed è manifesto ha aggiunto come Pio XII e la Chiesa cattolica hanno salvato la vita a centinaia di migliaia di ebrei in tutta Europa".
"Perchè allora tutti questi attacchi a Pio XII?", si è chiesto.
Per il padre gesuita, "il problema non è Papa Pacelli. Chi sta conducendo questi attacchi vuole attaccare la Chiesa ed in particolare la figura e l'autorità del Sommo Pontefice".
In merito alla causa di beatificazione, padre Gumpel ha ricordato che "tredici tra Cardinale e Vescovi, di sei nazioni diverse, componenti il Tribunale più alto della Congregazione delle Cause dei Santi, all'unanimità si sono pronunciati positivamente a favore delle virtù di Papa Pio XII. L'ultimo verdetto è stato comunicato in data 9 maggio 2007".
Circa le opposizioni di alcuni ebrei alla beatificazione di Pio XII, il relatore della causa ha replicato affermando che "ce ne sono molti altri a favore. Inoltre vorrei sottolineare che arrivano segnali molto interessanti dalla Gran Bretagna: il Jewish Chronicle nella sua edizione online (www.thejc.com) ha pubblicato il 26 febbraio un articolo molto favorevole alla beatificazione di Pio XII"
L'articolo ha per titolo "Wartime pope's secret heroism" e parla degli ebrei salvati dal Papa Pio XII come riportato nel dossier pubblicato dalla Pave the Way Foundation.
Il Jewish Chronicle riporta inoltre le dichiarazione di Gary Krupp, Presidente della Pave the Way Foundation, il quale sostiene che "è tempo di riconoscere il Papa Pio XII per ciò che egli ha realmente fatto e non per quello che non ha detto".
"Per quello che ho visto e conosciuto ha sottolineato Krupp il Papa è, senza dubbio, il più grande eroe del seconda guerra mondiale".
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ZI09030507
05/03/2009
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Questa notizia è dell'Agenzia ZENIT.
giovedì 5 marzo 2009
PAPA PIO XII AIUTO' GLI EBREI
Pio XII: Ritrovato altro documento, Papa Pacelli aiuto' gli ebrei
16:46 - POLITICA- 04 MAR 2009
Padre Gumpel: 'Attendiamo firma del decreto da Benedetto XVI'
Città del Vaticano, 4 mar. (Apcom) - Pio XII aiutò gli ebrei, durante la persecuzione nazista. L'operato del Papa contestato emerge da un nuovo documento, scritto, estratta del "Memoriale delle Religiose Agostiniane del Monastero dei Santissimi Quattro Coronati di Roma". "Il Santo Padre - si legge - vuol salvare i suoi Figli, anche gli Ebrei, e ordina che nei Monasteri si dia ospitalità a questi perseguitati". L'appunto, datato novembre 1943, riporta l'elenco di 24 persone accolte nel Monastero per aderire - si sottolinea - al desiderio del Sommo Pontefice. "Una rara testimonianza", ha commentato padre Peter Gumpel, gesuita e autorevole storico, relatore per la causa di beatificazione di Pio XII. "Si tratta di un documento che io stesso ho ottenuto dalle suore agostiniane - rileva padre Gumpel alla Radio Vaticana - un documento scritto, per questo importante. Non è l'unica testimonianza che abbiamo in tal senso. Ci sono numerose testimonianze orali, non solo di suore, sacerdoti ma pure di altri, ma mancano spesso dichiarazioni contemporanee scritte e questo ha dato occasioni ad alcuni - che continuano ad attaccare Pio XII - di contestare e di dire: 'Non ci sono documenti che lui abbia mai fatto qualche cosa durante la retata degli ebrei romani il 16 ottobre 1942. Questa è una totale falsità. L'unica cosa da rilevare è che in tempi di persecuzioni e in situazioni come allora si vivevano a Roma, una persona prudente non metteva molte cose 'nero su bianco', perché c'era il pericolo che queste cadessero nelle mani dei nemici e poi si prendessero misure ancora più ostili verso la chiesa cattolica. L'opera di salvataggio di Pio XII, attestata d'altronde anche da molte fonti ebraiche stesse - prosegue il postulatore - fu fatta attraverso messaggeri personali-sacerdoti, che venivano inviati a varie istituzioni e case cattoliche qui, a Roma, università, seminari, parrocchie, conventi di suore, case di religiosi, sempre con il messaggio: 'Aprite le vostre porte a tutti i perseguitati dai nazisti', ciò che valeva in primo luogo, naturalmente, per gli ebrei". Padre Gumpel va avanti: "Esistono due documenti scritti; uno fu inviato al vescovo di Assisi, monsignor Nicolini, che lo fece vedere al suo collaboratore, il reverendo Brugnazzi; tutti e due furono poi decorati da Yad Vashem come 'giusti tra i gentili'. Qui a Roma abbiamo invece ormai questo documento della cronaca delle Suore Agostiniane di Clausura. Ripeto: è un'ulteriore conferma che può essere utile nei confronti di coloro che persistentemente vogliono denigrare Pio XII e con ciò attaccare la Chiesa cattolica". Un documento, dunque, che potrà portare avanzamenti nella causa di canonizzazione? "Spero di sì - risponde padre Gumpel - la causa di canonizzazione di Pio XII ha avuto l'ultimo verdetto in data 9 maggio 2007, in cui 13 tra cardinali e vescovi che costituiscono il Tribunale più alto della Congregazione delle Cause dei Santi, all'unanimità si sono pronunciati positivamente a favore delle virtù di Papa Pio XII. Attendiamo tutt'ora la firma del decreto da parte di Sua Santità".
16:46 - POLITICA- 04 MAR 2009
Padre Gumpel: 'Attendiamo firma del decreto da Benedetto XVI'
Città del Vaticano, 4 mar. (Apcom) - Pio XII aiutò gli ebrei, durante la persecuzione nazista. L'operato del Papa contestato emerge da un nuovo documento, scritto, estratta del "Memoriale delle Religiose Agostiniane del Monastero dei Santissimi Quattro Coronati di Roma". "Il Santo Padre - si legge - vuol salvare i suoi Figli, anche gli Ebrei, e ordina che nei Monasteri si dia ospitalità a questi perseguitati". L'appunto, datato novembre 1943, riporta l'elenco di 24 persone accolte nel Monastero per aderire - si sottolinea - al desiderio del Sommo Pontefice. "Una rara testimonianza", ha commentato padre Peter Gumpel, gesuita e autorevole storico, relatore per la causa di beatificazione di Pio XII. "Si tratta di un documento che io stesso ho ottenuto dalle suore agostiniane - rileva padre Gumpel alla Radio Vaticana - un documento scritto, per questo importante. Non è l'unica testimonianza che abbiamo in tal senso. Ci sono numerose testimonianze orali, non solo di suore, sacerdoti ma pure di altri, ma mancano spesso dichiarazioni contemporanee scritte e questo ha dato occasioni ad alcuni - che continuano ad attaccare Pio XII - di contestare e di dire: 'Non ci sono documenti che lui abbia mai fatto qualche cosa durante la retata degli ebrei romani il 16 ottobre 1942. Questa è una totale falsità. L'unica cosa da rilevare è che in tempi di persecuzioni e in situazioni come allora si vivevano a Roma, una persona prudente non metteva molte cose 'nero su bianco', perché c'era il pericolo che queste cadessero nelle mani dei nemici e poi si prendessero misure ancora più ostili verso la chiesa cattolica. L'opera di salvataggio di Pio XII, attestata d'altronde anche da molte fonti ebraiche stesse - prosegue il postulatore - fu fatta attraverso messaggeri personali-sacerdoti, che venivano inviati a varie istituzioni e case cattoliche qui, a Roma, università, seminari, parrocchie, conventi di suore, case di religiosi, sempre con il messaggio: 'Aprite le vostre porte a tutti i perseguitati dai nazisti', ciò che valeva in primo luogo, naturalmente, per gli ebrei". Padre Gumpel va avanti: "Esistono due documenti scritti; uno fu inviato al vescovo di Assisi, monsignor Nicolini, che lo fece vedere al suo collaboratore, il reverendo Brugnazzi; tutti e due furono poi decorati da Yad Vashem come 'giusti tra i gentili'. Qui a Roma abbiamo invece ormai questo documento della cronaca delle Suore Agostiniane di Clausura. Ripeto: è un'ulteriore conferma che può essere utile nei confronti di coloro che persistentemente vogliono denigrare Pio XII e con ciò attaccare la Chiesa cattolica". Un documento, dunque, che potrà portare avanzamenti nella causa di canonizzazione? "Spero di sì - risponde padre Gumpel - la causa di canonizzazione di Pio XII ha avuto l'ultimo verdetto in data 9 maggio 2007, in cui 13 tra cardinali e vescovi che costituiscono il Tribunale più alto della Congregazione delle Cause dei Santi, all'unanimità si sono pronunciati positivamente a favore delle virtù di Papa Pio XII. Attendiamo tutt'ora la firma del decreto da parte di Sua Santità".
martedì 3 marzo 2009
Galileo aveva torto (seconda parte)
Inviato da Alfonso Marzocco
27 maggio 2008
Nell'800 finalmente la teoria copernicano-galileiana del moto della Terra attorno al Sole era ormai accettata da quasi tutto il mondo accademico, tanto che anche il Santo Uffizio (1) si era deciso a togliere il libro di Galileo dall'Indice dei libri proibiti.
Perché la festa fosse completa mancava un piccolo particolare (si sa il diavolo fa le pentole ma talvolta dimentica i coperchi): la prova sperimentale.
C'erano è vero tanti piccoli indizi, ma mancava la prova, quella tanto necessaria al metodo galileiano.
Mancava la pistola fumante.
Ma ormai secondo gli accademici era solo questione di tempo.
Gli strumenti tecnici c'erano tutti e c'era anche l'uomo in grado di utilizzarli.
Albert Abraham Michelson (19 dicembre 1852 - 9 maggio 1931) fu il primo americano a ricevere il premio Nobel per le scienze: «E' l'inventore di quell'interferometro che da lui ha preso il nome e per mezzo del quale effettuò quella serie di celebri esperienze che sono rimaste note sotto il nome di Michelson-Morley e che dettero inizio al movimento d'idee da cui doveva uscire la teoria della relatività. … Il metodo da lui elaborato, basato sullo spostamento delle frange d'interferenza col variare delle direzioni dei fasci interferenti, avrebbe permesso di rilevare un moto anche cento volte più debole di quello previsto: ma il risultato fu sempre rigorosamente nullo» (Enciclopedia italiana, Roma Treccani, 1934, volume 23).
Infatti essendo tutti gli scienziati ben convinti che la Terra girasse intorno al Sole alla velocità di circa 30 km/sec, Michelson decise di misurare molto esattamente questo spostamento con l'apparecchio che gli aveva permesso di
determinare la velocità della luce nell'aria, ma ripetiamo il risultato fu sempre rigorosamente nullo.
Fernand Crombette (2) osserva che potevano esserci almeno quattro ragioni perché l'esperimento di Michelson non avesse potuto dimostrare che la Terra girava:
1) l'apparecchio era mal concepito;
2) l'esperimento era stato mal interpretato;
3) lo spostamento era inferiore a quello che poteva misurare l'apparecchio;
4) la terra non si sposta.
Sono possibilità di semplice buon senso: lasciano intravedere che con un apparecchio adeguato si potrà determinare se la Terra gira o no attorno al Sole, se essa gira attorno ad un punto qualunque, di come gira.
Ma non se ne vuole sapere.
La spiegazione più semplice consisteva nel considerare la terra fissa in rapporto all'etere.
Questa spiegazione molto semplice, benché fosse inattaccabile scientificamente, per ragioni filosofiche non era prevista.
Nella sua opera «Relativity for the layman», Pelican, 1972, James A. Coleman, presidente del dipartimento di fisica dell'American International College di Springfield, nel Massachussets, lo scrive senza giri di parole: «Tale idea non fu
presa sul serio, perché significava che la nostra terra occupava effettivamente una posizione privilegiata nell'universo, mentre tutti gli altri corpi celesti le facevano l'omaggio di gravitarle attorno».
Qualche anno più tardi, nel 1905, Einstein proponeva un'altra spiegazione di questo risultato paradossale, cioè la sua teoria della relatività ristretta (non a caso questa teoria ha importanti risvolti filosofici).
Ma l'affare non si arresta qui.
C'è stato un altro tipo di esperimento di Michelson attorno al quale si è fatto molto meno chiasso. Gustave Plaisant lo racconta come segue: «Il secondo esperimento di Michelson è basato sullo stesso principio di interferenza di fasci di raggi luminosi animati da velocità longitudinali differenti, ma l'apparecchio differisce totalmente dal precedente. Michelson l'aveva immaginato anche nel 1880, ma, cosa curiosa che interessa coloro che vorrebbero scavare il fondo della relatività, esso non fu realizzato che nel 1924. Al contrario del primo, questo mette in evidenza, fin dalle prime prove, ciò che gli si chiedeva, cioè la velocità del movimento diurno... Nel primo esperimento, la velocità che si cercava di determinare, quella della terra attorno al sole, non era, insomma, che un'ipotesi, giacché non esiste nessun esperimento di fisica dimostrante il movimento della terra attorno al sole. Al contrario, nel secondo, la velocità del movimento diurno è perfettamente conosciuta in anticipo: è di un giro al giorno, cioè, in un punto dell'equatore terrestre, di 40.000 km in 24 ore, ossia di 463 metri al secondo. Man mano che ci si avvicina al polo Nord, questa velocità diminuisce, come pure la lunghezza di ciascun parallelo, come il raggio di questo parallelo, proporzionalmente al coseno della latitudine... Devo spiegare perché si è potuto costruire un apparecchio indicante al primo colpo questa debole velocità. E' che il primo apparecchio deve potere girare attorno a un asse verticale, il che limita molto in fretta le sue dimensioni e di conseguenza le sue possibilità. Il secondo, al contrario, può essere istallato a posto fisso e ricevere le dimensioni sufficienti per svelare debolissime velocità. Andando verso il nord, la velocità del movimento diurno diminuisce di 10 o 11 centimetri per miglio marino (1852 m).
Se dunque si costruisce un lungo rettangolo i cui lati maggiori sono orientati da est a ovest e distanti, per esempio, 300 metri, i grandi lati saranno sottomessi a delle velocità longitudinali differenti. La differenza di queste velocità è
evidentemente debole, ma si può allungare questi lati quanto basta per misurare questa debole differenza. L'apparecchio si componeva di una canalizzazione rettangolare di 30 cm di diametro, in forma di rettangolo di 603 m su 334.
Il percorso dei raggi luminosi circolanti nei due sensi, con l'aiuto di specchi inclinati posti agli angoli del rettangolo, era dunque di 1200 m circa... Si capisce dunque che l'apparecchio permetteva di verificare con sicurezza la velocità del
movimento diurno. ... Questo esperimento viene dunque a confermare l'esistenza del movimento diurno come l'esperimento del pendolo di Foucault o come le proprietà dei giroscopi. Ma l'interesse del secondo esperimento di Michelson per ciò che ci occupa attualmente, è che esso permette di scartare la sola spiegazione che la scienza classica potrebbe dare del risultato negativo del primo esperimento. Essa potrebbe sostenere che l'etere è trascinato dalla terra in movimento; ma adesso si può affermare che, se esistesse, il trascinamento avrebbe luogo tanto nella rotazione che
nella traslazione; ora, il secondo esperimento prova che l'etere non è trascinato dalla rotazione» (3).
Giacché bisognerà allora ben concludere che, se lo stesso apparecchio registra la rotazione della terra su se stessa e non segnala nessun suo spostamento attorno al sole, è perché il secondo movimento non esiste (4).
«Misurando con un procedimento ottico la rotazione diurna della terra l'esperimento del 1924 provava non solo che la velocità della terra e la velocità della luce si compongono, ma anche che l'etere esiste bello e buono. La validità scientifica
dell'esperimento del 1887 era così confermata: se il movimento supposto di gravitazione attorno al sole della terra non aveva potuto essere messo in evidenza, è perché non esisteva. Questo secondo esperimento è rimasto poco conosciuto, forse perché non se ne misurarono allora tutte le implicazioni. Siccome la teoria di Einstein era stata largamente accettata nel mondo scientifico, un esperimento che suggeriva che uno dei postulati della relatività ristretta era falso non poteva essere preso sul serio: ma esso provava anche che la velocità della terra attorno al suo asse era conforme al calcolo teorico, e per gli sperimentatori interessati, questo risultato sembrava sufficiente. Affermare dunque che la terra non si sposta, non è il frutto di speculazioni astratte, ma il risultato di un fatto osservabile sperimentalmente» 5).
Michelson, che era un premio Nobel per la fisica, fu relegato in un articoletto del «The astrophisical journal» che pochi lessero e ancora meno compresero.
Quei pochi che lo compresero si guardarono bene dal tirarne le conseguenze.
Ormai la teoria della relatività (6) dilagava e anche a volerla fermare era inarrestabile.
Come racconta H. Bouassé (7) «I periodici sono pieni delle foto di Einstein, le belle donne fanno coda per vederlo, egli chiude delle tournèes come un'attrice, e ci si batte pro o contro. Evidentemente, come si dice a Tolosa, c'è qualcosa di
più o di meno!».
Ora a dei fatti incontrovertibili si contrappone una teoria filosofica, una sorta di bizzarro misticismo, quasi una nuova religione di cui Einstein è il profeta (8).
Quando quei fatti sono troppo duri si risponde con l'ostracismo se non con la rimozione: chi ricorda oggi il secondo esperimento di Michelson (9), ripeto ancora, premio Nobel e non una nullità?
Forse solo degli specialisti.
Le enciclopedie, a partire dalla Treccani no, e nemmeno i manuali in uso nelle scuole e nelle università.
Rinvio alla bibliografia, in particolare all'opera di F. Crombette, per gli eventuali approfondimenti e dove le presunte prove invocate da Einstein e dai suoi seguaci in appoggio alle sue concezioni sono dimostrate inesistenti e dove viene spiegato come fa il Sole a girare attorno alla Terra.
Bibliografia
Fernand Crombette, «Galileo aveva torto o ragione?» Saint Amand Cedex, Ceshe, France, 2002.
Gustave Plaisant, «La terre ne bouge pas», Lilla, 1934.
Maurice Ollivier, «Physique moderne et realitè», Edition Du Cèdre, 1962.
Guy Berthault, «Galilee avait tort», Ceshe, 1980.
Yves Nourissat, «L'etere, agente universale delle forze della natura», Ceshe, 1986.
Note
1) L'11 settembre 1822, la Sacra Congregazione dell'Inquisizione decise che la stampa dei libri insegnanti il movimento della terra, secondo il sistema comunemente ammesso dagli astronomi moderni, fosse permessa a Roma.
2) «Galileo aveva torto o ragione?», Saint Amand Cedex, Ceshe, France, 2002.
3) «La terre ne bouge pas», pagina 16 e seguenti, Douriez-Bataille, Lille, 1934. Citato da F. Crombette, opera citata,
pagina 129.
4) F.Crombette, opera citata.
5) Yves Nourissat, «L'etere, agente universale delle forze della natura», Ceshe,2002.
6) Vedi Yves Nourissat. Opera citata, pagine 51 e 52.
7) «La question préalable contre la théorie d'Einstein», Blanchard, Parigi, 1923.
8) E' una citazione dell'astronomo abate Moreux («Les confin de la science et de la foi», pagina 70, Doin, Parigi, 1923):
«In un articolo del 2 aprile 1923, lo studioso matematico J. Le Roux, professore alla facoltà di Rennes ed i cui notevoli lavori fanno autorità in tutto il mondo scientifico, giudicava ancor più severamente di me il relativismo einsteiniano:
'Questa non è, diceva, una dottrina scientifica, è piuttosto una sorta di bizzarro misticismo, quasi una nuova religione di cui Einstein è il profeta... Quando la si approfondisce alla luce di una critica seria, si scopre facilmente la fragilità di questa costruzione che non è che una grossa contraffazione della scienza, uno strano ammasso di falsi ragionamenti, di ipotesi puerili e di superstizioni metafisiche.
Le conseguenze della teoria di Einstein sono inoltre talmente singolari che è impossibile attribuir loro un valore scientifico qualsiasi. Vi si scoprono degli errori grossolani e flagranti che dimostrano che Einstein non possiede una cultura
matematica sufficiente per apprezzare esattamente il significato dei calcoli, nè per interpretare e discutere i risultati.
Questa non è, lo ripeto, che una grossa contraffazione della scienza».
9) Y.Nourissat: «Questo esperimento era stato concepito nel 1904, ma dovette attendere il 1924 per ottenere i crediti (15.000 dollari dell'epoca) e gli aiuti necessari per costruire questo interferometro gigante. Nel frattempo, nel 1921,
Einstein si era visto attribuire il premio Nobel, non come si potrebbe pensare per la sua teoria della relatività (la giuria pare aver titubato davanti alla rottura con il senso comune che essa aveva rappresentato - aggiungiamo noi: c'erano anche
dubbi sulla paternità della teoria -), ma per la sua interpretazione dell'effetto fotoelettrico dei fotoni. Al contrario il premio Nobel attribuito a Michelson nel 1907, riguardava i lavori di cui ci occupiamo. Nel 1924, Michelson è dunque uno
studioso i cui esperimenti ottici fanno autorità fra i suoi pari e la cui celebrità non deve niente ai quotidiani newyorkesi.
Questo esperimento condotto con Gale fu lungamente pensato prima di essere realizzato: il suo risultato consiste in una misura che si accorda (al 2,6%) con il calcolo teorico basato sull'etere. Si tratta dunque di un esperimento indiscutibile (e indiscusso) e merito è doppio: esso conferma, e questo è l'obiettivo dichiarato nel resoconto del 1924, la realtà di un etere immobile in cui la luce è una vibrazione che si propaga alla velocità assoluta c. Così, misurando la velocità apparente (c + - V) di un fascio luminoso, l'osservatore può dedurne la sua velocità propria in rapporto all'etere (V, che è anche la sua velocità assoluta nello spazio fisico reale), anche se essa non supera 0,344 km/sec.
Ritornando sull'esperimento del 1887 alla luce del 1924, si può decidere in favore dell'interpretazione geocentrica. Se in effetti un dispositivo ottico ha potuto mettere in evidenza una rotazione di 0,344 km/sec la cui realtà ci è d'altronde
confermata (pendolo di Foucault, appiattimento della Terra ai poli, equilibrio dei satelliti geostazionari tra forza centrifuga reale e gravità terrestre), e se un dispositivo di uguale natura e di una precisione appropriata non perviene a scoprire un movimento supposto 100 volte più veloce (30 km/sec), è perché questo movimento supposto non esiste!».
27 maggio 2008
Nell'800 finalmente la teoria copernicano-galileiana del moto della Terra attorno al Sole era ormai accettata da quasi tutto il mondo accademico, tanto che anche il Santo Uffizio (1) si era deciso a togliere il libro di Galileo dall'Indice dei libri proibiti.
Perché la festa fosse completa mancava un piccolo particolare (si sa il diavolo fa le pentole ma talvolta dimentica i coperchi): la prova sperimentale.
C'erano è vero tanti piccoli indizi, ma mancava la prova, quella tanto necessaria al metodo galileiano.
Mancava la pistola fumante.
Ma ormai secondo gli accademici era solo questione di tempo.
Gli strumenti tecnici c'erano tutti e c'era anche l'uomo in grado di utilizzarli.
Albert Abraham Michelson (19 dicembre 1852 - 9 maggio 1931) fu il primo americano a ricevere il premio Nobel per le scienze: «E' l'inventore di quell'interferometro che da lui ha preso il nome e per mezzo del quale effettuò quella serie di celebri esperienze che sono rimaste note sotto il nome di Michelson-Morley e che dettero inizio al movimento d'idee da cui doveva uscire la teoria della relatività. … Il metodo da lui elaborato, basato sullo spostamento delle frange d'interferenza col variare delle direzioni dei fasci interferenti, avrebbe permesso di rilevare un moto anche cento volte più debole di quello previsto: ma il risultato fu sempre rigorosamente nullo» (Enciclopedia italiana, Roma Treccani, 1934, volume 23).
Infatti essendo tutti gli scienziati ben convinti che la Terra girasse intorno al Sole alla velocità di circa 30 km/sec, Michelson decise di misurare molto esattamente questo spostamento con l'apparecchio che gli aveva permesso di
determinare la velocità della luce nell'aria, ma ripetiamo il risultato fu sempre rigorosamente nullo.
Fernand Crombette (2) osserva che potevano esserci almeno quattro ragioni perché l'esperimento di Michelson non avesse potuto dimostrare che la Terra girava:
1) l'apparecchio era mal concepito;
2) l'esperimento era stato mal interpretato;
3) lo spostamento era inferiore a quello che poteva misurare l'apparecchio;
4) la terra non si sposta.
Sono possibilità di semplice buon senso: lasciano intravedere che con un apparecchio adeguato si potrà determinare se la Terra gira o no attorno al Sole, se essa gira attorno ad un punto qualunque, di come gira.
Ma non se ne vuole sapere.
La spiegazione più semplice consisteva nel considerare la terra fissa in rapporto all'etere.
Questa spiegazione molto semplice, benché fosse inattaccabile scientificamente, per ragioni filosofiche non era prevista.
Nella sua opera «Relativity for the layman», Pelican, 1972, James A. Coleman, presidente del dipartimento di fisica dell'American International College di Springfield, nel Massachussets, lo scrive senza giri di parole: «Tale idea non fu
presa sul serio, perché significava che la nostra terra occupava effettivamente una posizione privilegiata nell'universo, mentre tutti gli altri corpi celesti le facevano l'omaggio di gravitarle attorno».
Qualche anno più tardi, nel 1905, Einstein proponeva un'altra spiegazione di questo risultato paradossale, cioè la sua teoria della relatività ristretta (non a caso questa teoria ha importanti risvolti filosofici).
Ma l'affare non si arresta qui.
C'è stato un altro tipo di esperimento di Michelson attorno al quale si è fatto molto meno chiasso. Gustave Plaisant lo racconta come segue: «Il secondo esperimento di Michelson è basato sullo stesso principio di interferenza di fasci di raggi luminosi animati da velocità longitudinali differenti, ma l'apparecchio differisce totalmente dal precedente. Michelson l'aveva immaginato anche nel 1880, ma, cosa curiosa che interessa coloro che vorrebbero scavare il fondo della relatività, esso non fu realizzato che nel 1924. Al contrario del primo, questo mette in evidenza, fin dalle prime prove, ciò che gli si chiedeva, cioè la velocità del movimento diurno... Nel primo esperimento, la velocità che si cercava di determinare, quella della terra attorno al sole, non era, insomma, che un'ipotesi, giacché non esiste nessun esperimento di fisica dimostrante il movimento della terra attorno al sole. Al contrario, nel secondo, la velocità del movimento diurno è perfettamente conosciuta in anticipo: è di un giro al giorno, cioè, in un punto dell'equatore terrestre, di 40.000 km in 24 ore, ossia di 463 metri al secondo. Man mano che ci si avvicina al polo Nord, questa velocità diminuisce, come pure la lunghezza di ciascun parallelo, come il raggio di questo parallelo, proporzionalmente al coseno della latitudine... Devo spiegare perché si è potuto costruire un apparecchio indicante al primo colpo questa debole velocità. E' che il primo apparecchio deve potere girare attorno a un asse verticale, il che limita molto in fretta le sue dimensioni e di conseguenza le sue possibilità. Il secondo, al contrario, può essere istallato a posto fisso e ricevere le dimensioni sufficienti per svelare debolissime velocità. Andando verso il nord, la velocità del movimento diurno diminuisce di 10 o 11 centimetri per miglio marino (1852 m).
Se dunque si costruisce un lungo rettangolo i cui lati maggiori sono orientati da est a ovest e distanti, per esempio, 300 metri, i grandi lati saranno sottomessi a delle velocità longitudinali differenti. La differenza di queste velocità è
evidentemente debole, ma si può allungare questi lati quanto basta per misurare questa debole differenza. L'apparecchio si componeva di una canalizzazione rettangolare di 30 cm di diametro, in forma di rettangolo di 603 m su 334.
Il percorso dei raggi luminosi circolanti nei due sensi, con l'aiuto di specchi inclinati posti agli angoli del rettangolo, era dunque di 1200 m circa... Si capisce dunque che l'apparecchio permetteva di verificare con sicurezza la velocità del
movimento diurno. ... Questo esperimento viene dunque a confermare l'esistenza del movimento diurno come l'esperimento del pendolo di Foucault o come le proprietà dei giroscopi. Ma l'interesse del secondo esperimento di Michelson per ciò che ci occupa attualmente, è che esso permette di scartare la sola spiegazione che la scienza classica potrebbe dare del risultato negativo del primo esperimento. Essa potrebbe sostenere che l'etere è trascinato dalla terra in movimento; ma adesso si può affermare che, se esistesse, il trascinamento avrebbe luogo tanto nella rotazione che
nella traslazione; ora, il secondo esperimento prova che l'etere non è trascinato dalla rotazione» (3).
Giacché bisognerà allora ben concludere che, se lo stesso apparecchio registra la rotazione della terra su se stessa e non segnala nessun suo spostamento attorno al sole, è perché il secondo movimento non esiste (4).
«Misurando con un procedimento ottico la rotazione diurna della terra l'esperimento del 1924 provava non solo che la velocità della terra e la velocità della luce si compongono, ma anche che l'etere esiste bello e buono. La validità scientifica
dell'esperimento del 1887 era così confermata: se il movimento supposto di gravitazione attorno al sole della terra non aveva potuto essere messo in evidenza, è perché non esisteva. Questo secondo esperimento è rimasto poco conosciuto, forse perché non se ne misurarono allora tutte le implicazioni. Siccome la teoria di Einstein era stata largamente accettata nel mondo scientifico, un esperimento che suggeriva che uno dei postulati della relatività ristretta era falso non poteva essere preso sul serio: ma esso provava anche che la velocità della terra attorno al suo asse era conforme al calcolo teorico, e per gli sperimentatori interessati, questo risultato sembrava sufficiente. Affermare dunque che la terra non si sposta, non è il frutto di speculazioni astratte, ma il risultato di un fatto osservabile sperimentalmente» 5).
Michelson, che era un premio Nobel per la fisica, fu relegato in un articoletto del «The astrophisical journal» che pochi lessero e ancora meno compresero.
Quei pochi che lo compresero si guardarono bene dal tirarne le conseguenze.
Ormai la teoria della relatività (6) dilagava e anche a volerla fermare era inarrestabile.
Come racconta H. Bouassé (7) «I periodici sono pieni delle foto di Einstein, le belle donne fanno coda per vederlo, egli chiude delle tournèes come un'attrice, e ci si batte pro o contro. Evidentemente, come si dice a Tolosa, c'è qualcosa di
più o di meno!».
Ora a dei fatti incontrovertibili si contrappone una teoria filosofica, una sorta di bizzarro misticismo, quasi una nuova religione di cui Einstein è il profeta (8).
Quando quei fatti sono troppo duri si risponde con l'ostracismo se non con la rimozione: chi ricorda oggi il secondo esperimento di Michelson (9), ripeto ancora, premio Nobel e non una nullità?
Forse solo degli specialisti.
Le enciclopedie, a partire dalla Treccani no, e nemmeno i manuali in uso nelle scuole e nelle università.
Rinvio alla bibliografia, in particolare all'opera di F. Crombette, per gli eventuali approfondimenti e dove le presunte prove invocate da Einstein e dai suoi seguaci in appoggio alle sue concezioni sono dimostrate inesistenti e dove viene spiegato come fa il Sole a girare attorno alla Terra.
Bibliografia
Fernand Crombette, «Galileo aveva torto o ragione?» Saint Amand Cedex, Ceshe, France, 2002.
Gustave Plaisant, «La terre ne bouge pas», Lilla, 1934.
Maurice Ollivier, «Physique moderne et realitè», Edition Du Cèdre, 1962.
Guy Berthault, «Galilee avait tort», Ceshe, 1980.
Yves Nourissat, «L'etere, agente universale delle forze della natura», Ceshe, 1986.
Note
1) L'11 settembre 1822, la Sacra Congregazione dell'Inquisizione decise che la stampa dei libri insegnanti il movimento della terra, secondo il sistema comunemente ammesso dagli astronomi moderni, fosse permessa a Roma.
2) «Galileo aveva torto o ragione?», Saint Amand Cedex, Ceshe, France, 2002.
3) «La terre ne bouge pas», pagina 16 e seguenti, Douriez-Bataille, Lille, 1934. Citato da F. Crombette, opera citata,
pagina 129.
4) F.Crombette, opera citata.
5) Yves Nourissat, «L'etere, agente universale delle forze della natura», Ceshe,2002.
6) Vedi Yves Nourissat. Opera citata, pagine 51 e 52.
7) «La question préalable contre la théorie d'Einstein», Blanchard, Parigi, 1923.
8) E' una citazione dell'astronomo abate Moreux («Les confin de la science et de la foi», pagina 70, Doin, Parigi, 1923):
«In un articolo del 2 aprile 1923, lo studioso matematico J. Le Roux, professore alla facoltà di Rennes ed i cui notevoli lavori fanno autorità in tutto il mondo scientifico, giudicava ancor più severamente di me il relativismo einsteiniano:
'Questa non è, diceva, una dottrina scientifica, è piuttosto una sorta di bizzarro misticismo, quasi una nuova religione di cui Einstein è il profeta... Quando la si approfondisce alla luce di una critica seria, si scopre facilmente la fragilità di questa costruzione che non è che una grossa contraffazione della scienza, uno strano ammasso di falsi ragionamenti, di ipotesi puerili e di superstizioni metafisiche.
Le conseguenze della teoria di Einstein sono inoltre talmente singolari che è impossibile attribuir loro un valore scientifico qualsiasi. Vi si scoprono degli errori grossolani e flagranti che dimostrano che Einstein non possiede una cultura
matematica sufficiente per apprezzare esattamente il significato dei calcoli, nè per interpretare e discutere i risultati.
Questa non è, lo ripeto, che una grossa contraffazione della scienza».
9) Y.Nourissat: «Questo esperimento era stato concepito nel 1904, ma dovette attendere il 1924 per ottenere i crediti (15.000 dollari dell'epoca) e gli aiuti necessari per costruire questo interferometro gigante. Nel frattempo, nel 1921,
Einstein si era visto attribuire il premio Nobel, non come si potrebbe pensare per la sua teoria della relatività (la giuria pare aver titubato davanti alla rottura con il senso comune che essa aveva rappresentato - aggiungiamo noi: c'erano anche
dubbi sulla paternità della teoria -), ma per la sua interpretazione dell'effetto fotoelettrico dei fotoni. Al contrario il premio Nobel attribuito a Michelson nel 1907, riguardava i lavori di cui ci occupiamo. Nel 1924, Michelson è dunque uno
studioso i cui esperimenti ottici fanno autorità fra i suoi pari e la cui celebrità non deve niente ai quotidiani newyorkesi.
Questo esperimento condotto con Gale fu lungamente pensato prima di essere realizzato: il suo risultato consiste in una misura che si accorda (al 2,6%) con il calcolo teorico basato sull'etere. Si tratta dunque di un esperimento indiscutibile (e indiscusso) e merito è doppio: esso conferma, e questo è l'obiettivo dichiarato nel resoconto del 1924, la realtà di un etere immobile in cui la luce è una vibrazione che si propaga alla velocità assoluta c. Così, misurando la velocità apparente (c + - V) di un fascio luminoso, l'osservatore può dedurne la sua velocità propria in rapporto all'etere (V, che è anche la sua velocità assoluta nello spazio fisico reale), anche se essa non supera 0,344 km/sec.
Ritornando sull'esperimento del 1887 alla luce del 1924, si può decidere in favore dell'interpretazione geocentrica. Se in effetti un dispositivo ottico ha potuto mettere in evidenza una rotazione di 0,344 km/sec la cui realtà ci è d'altronde
confermata (pendolo di Foucault, appiattimento della Terra ai poli, equilibrio dei satelliti geostazionari tra forza centrifuga reale e gravità terrestre), e se un dispositivo di uguale natura e di una precisione appropriata non perviene a scoprire un movimento supposto 100 volte più veloce (30 km/sec), è perché questo movimento supposto non esiste!».
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