La pace sia con te

giovedì 21 aprile 2011

San Tommaso D’Aquino era omofobo?




San Tommaso D’Aquino o.p., Summa Theologica, II-II,q.142,a.4)

ARGOMENTO 142 I VIZI OPPOSTI ALLA TEMPERANZA

Articolo 4 In 3 Ethic., lect. 20
Se il peccato di intemperanza sia quello più disonorante.
Pare che il peccato di intemperanza non sia quello più disonorante. Infatti: 1. Come l‘onore è dovuto alla virtù, così il disonore è dovuto al peccato. Ma tanti peccati sono più gravi dell‘intemperanza: p. es. l‘omicidio, la bestemmia, ecc. Quindi il peccato di intemperanza non è il più disonorante. 2. I peccati più comuni sono meno disonoranti: poiché gli uomini se ne vergognano di meno. Ma i peccati di intemperanza sono quelli più comuni, avendo essi per oggetto le cose di uso più comune nella vita umana, nelle quali molti peccano. Perciò i peccati di intemperanza non sono i più disonoranti. 3. Il Filosofo [Ethic. 7, 6] afferma che «la temperanza e l‘intemperanza riguardano le concupiscenze e i piaceri umani». Ora, ci sono alcuni desideri e piaceri più turpi di questi, e che il Filosofo denomina «bestiali e morbosi». Quindi l‘intemperanza non è il vizio più disonorante. In contrario: Il Filosofo [Ethic. 3, 10] insegna che l‘intemperanza, fra gli altri vizi, «Pare a giusto titolo disonorante». Dimostrazione: Il disonore si contrappone all‘onore e alla gloria. Ora l‘onore, come sopra [q. 102, a. 2; q. 103, a. 1] si è visto, è dovuto all‘eccellenza, mentre la gloria comporta lustro e chiarezza [q. 103, a. 1, ad 3; q. 132, a. 1]. Perciò l‘intemperanza è sommamente disonorante per due motivi. Primo, perché è la cosa più incompatibile con l‘eccellenza o grandezza dell‘uomo: essa infatti ha per oggetto i piaceri comuni a noi e alle bestie, come sopra [q. 141, a. 2, ad 3; a. 7, ob. 1; a. 8, ad 1] si è notato. Da cui le parole del Salmo [48, 21 Vg]: «L‘uomo non ha compreso il proprio onore: si è messo alla pari dei giumenti irragionevoli divenendo simile ad essi». - Secondo, poiché essa ripugna sommamente allo splendore e alla bellezza dell‘uomo: infatti nei piaceri che sono oggetto dell‘intemperanza la luce della ragione, da cui dipende tutto lo splendore e la bellezza della virtù, viene oscurata al massimo. Per cui anche questi piaceri sono detti sommamente servili. Analisi delle obiezioni: 1. Come dice S. Gregorio [Mor. 33, 12], sebbene i vizi carnali, compresi sotto il nome di intemperanza, siano di minore gravità, sono però più infamanti. Infatti la gravità della colpa dipende dal suo allontanamento dal fine, ma l‘infamia viene desunta dalla turpitudine, che riguarda soprattutto la degradazione di colui che pecca. 2. Il generalizzarsi di un peccato ne diminuisce la turpitudine e l‘infamia nell‘opinione degli uomini, ma non nella natura stessa del vizio. 3. Quando si dice che l‘intemperanza è il vizio più disonorante ci si riferisce ai peccati umani, cioè all‘ambito delle passioni che in qualche modo sono conformi alla natura umana. Ma quei peccati che sorpassano i limiti della natura umana sono ancora più disonoranti. Tuttavia anche questi sembrano ridursi per eccesso al genere dell‘intemperanza: come il fatto di provare gusto nel mangiare carne umana, o nel rapporto con le bestie od omosessuale.



(San Tommaso D’Aquino, Summa Theologica, II-II, q. 154,a.12)
ARGOMENTO 154 LE SPECIE DELLA LUSSURIA

Articolo 12 Infra, q. 170, a. 1, ad 2; I-II; q. 73, a. 7; In 4 Sent., d. 41, a. 4, sol. 3; In Rom., c. 1, lect. 8 Se il vizio contro natura sia il più grave dei peccati di lussuria
Pare che il vizio contro natura non sia il più grave dei peccati di lussuria. Infatti: 1. Un peccato è tanto più grave quanto più è contrario alla carità. Ora, è più contrario alla carità verso il prossimo l‘adulterio, lo stupro e il rapimento, che fanno ingiuria al prossimo, che non i peccati contro natura in cui non si fa ingiuria ad altri. Perciò il peccato contro natura non è il più grave tra i peccati di lussuria. 2. I peccati più gravi sono quelli che si commettono contro Dio. Ma il sacrilegio si commette direttamente contro Dio: poiché è un‘offesa al culto verso di lui. Quindi il sacrilegio è un peccato più grave del vizio contro natura. 3. Un peccato è più grave se viene perpetrato contro una persona che dobbiamo amare di più. Ora, secondo l‘ordine della carità dobbiamo amare di più le persone a noi maggiormente legate, che vengono offese con l‘incesto, piuttosto che le persone estranee, che vengono coinvolte in certi peccati contro natura. Quindi l‘incesto è un peccato più grave del peccato contro natura. 4. Se il peccato contro natura fosse il più grave, dovrebbe essere tanto più grave quanto più è contro natura. Ma la cosa maggiormente contro natura Pare essere il peccato di immondezza, ovvero di masturbazione: poiché la natura Pare esigere in questo atto soprattutto la distinzione tra agente e paziente. Quindi in base a ciò la masturbazione sarebbe il più grave dei peccati contro natura. Ma ciò è falso. Quindi i peccati contro natura non sono i più gravi tra quelli di lussuria.
Articolo 12 Infra, q. 170, a. 1, ad 2; I-II; q. 73, a. 7; In 4 Sent., d. 41, a. 4, sol. 3; In Rom., c. 1, lect. 8 Se il vizio contro natura sia il più grave dei peccati di lussuria Pare che il vizio contro natura non sia il più grave dei peccati di lussuria. Infatti: 1. Un peccato è tanto più grave quanto più è contrario alla carità. Ora, è più contrario alla carità verso il prossimo l‘adulterio, lo stupro e il rapimento, che fanno ingiuria al prossimo, che non i peccati contro natura in cui non si fa ingiuria ad altri. Perciò il peccato contro natura non è il più grave tra i peccati di lussuria. 2. I peccati più gravi sono quelli che si commettono contro Dio. Ma il sacrilegio si commette direttamente contro Dio: poiché è un‘offesa al culto verso di lui. Quindi il sacrilegio è un peccato più grave del vizio contro natura. 3. Un peccato è più grave se viene perpetrato contro una persona che dobbiamo amare di più. Ora, secondo l‘ordine della carità dobbiamo amare di più le persone a noi maggiormente legate, che vengono offese con l‘incesto, piuttosto che le persone estranee, che vengono coinvolte in certi peccati contro natura. Quindi l‘incesto è un peccato più grave del peccato contro natura. 4. Se il peccato contro natura fosse il più grave, dovrebbe essere tanto più grave quanto più è contro natura. Ma la cosa maggiormente contro natura Pare essere il peccato di immondezza, ovvero di masturbazione: poiché la natura Pare esigere in questo atto soprattutto la distinzione tra agente e paziente. Quindi in base a ciò la masturbazione sarebbe il più grave dei peccati contro natura. Ma ciò è falso. Quindi i peccati contro natura non sono i più gravi tra quelli di lussuria.
In contrario: S. Agostino [De bono coniug. 8] afferma che «fra tutti questi peccati», cioè quelli di lussuria, «il peggiore è quello contro natura». Dimostrazione: In ogni genere di cose la degenerazione più grave è la corruzione dei princìpi, da cui tutto il resto dipende. Ora, i princìpi della ragione umana sono dati da ciò che è secondo la natura: infatti la ragione, presupposto ciò che è determinato dalla natura, dispone il resto in conformità ad essa. E ciò è evidente sia in campo speculativo che in campo pratico. Come quindi in campo speculativo l‘errore circa i princìpi noti per natura è quello più grave e vergognoso, così in campo pratico l‘agire contro ciò che è secondo la natura è il peccato più grave e più turpe. Poiché dunque nel vizio contro natura si trasgredisce ciò che è determinato secondo la natura nell‘uso della sessualità, ne segue che questo è il peccato più grave in tale materia. - Dopo del quale viene l‘incesto, che è contro la riverenza naturale dovuta ai propri congiunti, come si è detto [a. 9]. Invece nelle altre specie della lussuria si trasgredisce solo ciò che è determinato dalla retta ragione: partendo tuttavia dal presupposto dei princìpi naturali. Ora, ripugna maggiormente alla ragione che uno usi dei piaceri venerei non solo contro il bene della prole da generarsi, ma anche con ingiuria verso la comparte. Perciò la semplice fornicazione che viene commessa senza fare ingiuria a un‘altra persona è il minore fra i peccati di lussuria. - L‘ingiuria poi è più grave se si abusa di una donna soggetta al potere di un altro uomo in ordine alla generazione, piuttosto che per la sola tutela. Quindi l‘adulterio è più grave dello stupro. - E l‘uno e l‘altro diventano più gravi per la violenza. Per cui il ratto di una vergine è più grave dello stupro, e il ratto di una sposa è più grave dell‘adulterio. - E tutti questi peccati diventano ancora più gravi se vi è sacrilegio, come sopra [a. 10, ad 2] si è accennato. Analisi delle obiezioni: 1. L‘ordine della retta ragione deriva dall‘uomo, ma l‘ordine della natura deriva da Dio. Perciò nei peccati contro natura, nei quali si viola tale ordine, si fa ingiuria a Dio stesso, Ordinatore della natura. Scrive quindi S. Agostino [Conf. 3, 8]: «I peccati contro natura come quelli dei Sodomiti sono sempre degni di detestazione e di castigo; e anche se fossero commessi da tutte le genti, queste sarebbero ree di uno stesso crimine di fronte alla legge di Dio, la quale non ammette che gli uomini si comportino in quel modo. Così infatti viene violata la società che deve esistere tra noi e Dio, essendo profanata con la perversità della libidine la natura di cui egli è l‘autore». 2. Anche i vizi contro natura sono contro Dio, come si è detto [ad 1]. E sono tanto più gravi del sacrilegio quanto più l‘ordine della natura è primordiale e stabile rispetto a qualsiasi altro ordine successivo. 3. A ciascuno la natura della propria specie è unita più intimamente di qualsiasi altro individuo. Perciò i peccati che sono contrari alla natura specifica sono più gravi. 4. La gravità di un peccato dipende più dall‘abuso di una cosa che dall‘omissione del debito uso. Perciò fra tutti i vizi contro natura occupa l‘infimo posto il peccato di immondezza, o masturbazione, che consiste nella sola omissione del rapporto sessuale con un‘altra persona.

- Il peccato più grave è invece la bestialità, in cui non si rispetta la propria specie. Per cui la Glossa [interlin.], spiegando quel passo della Genesi [37, 2]: «[Giuseppe] accusò i suoi fratelli di un peccato gravissimo», aggiunge: «cioè di avere rapporti carnali con le bestie». - Dopo di questo c‘è il vizio della sodomia, in cui non si rispetta il debito sesso. - Infine viene il peccato di chi non rispetta il debito modo di avere il rapporto. E il non fare uso dei debiti organi è più grave del disordine riguardante solo il modo dell‘unione.

San Tommaso D’Aquino o.p., Summa Theologica



_______________________

Nessun commento: