Gesù nel suo Concepimento, concepì tutte
le anime, le pene e le morti loro.
(1) Continuando il mio solito stato, il mio
sempre amabile Gesù, facendosi vedere, mi
ha tirato
nell’immensità del suo Santissimo Volere, in cui faceva vedere come in atto il
suo concepimento nel
seno della Mamma Celeste. Oh! Dio, che
abisso d’amore. Ed il
mio dolce Gesù mi ha
detto:
(2) “Figlia del mio Volere, vieni a prendere
parte alle prime morti ed alle pene che
soffrì la mia
piccola Umanità dalla mia Divinità nell’atto del mio concepimento. Come fui
concepito, concepii
insieme con Me tutte le anime, passate, presenti e future, come mia
propria Vita,
concepii insieme le pene e le morti che per ciascuna dovevo soffrire.
Dovevo incorporare
tutto in Me, anime, pene e morte che ciascuna doveva subire, per
dire al Padre: “Padre mio, non più guarderai la creatura,
ma Me solo, ed in Me troverai
tutti, ed Io
soddisfarò per tutti. Quante pene vuoi,
te le darò; vuoi che subisca ciascuna
morte per ognuno, la
subirò; tutto accetto purché dia vita a tutti”. Ecco perciò ci voleva
un Volere e potere
divino, per darmi tante morti e tante pene, ed un potere e Volere
Divino a farmi
soffrire; e siccome nel mio Volere stanno in atto tutte le anime e tutte le
cose, sicché non in
modo astrattivo o intenzionale come qualcuno può pensare, ma in
realtà, tenevo in Me
tutti immedesimati con Me, formavano la mia stessa Vita, in realtà
morivo per ciascuno
e soffrivo le pene di tutti. E’ vero
che ci concorreva un miracolo
della mia
onnipotenza, il prodigio del mio immenso Volere: senza della mia Volontà la
mia Umanità non
avrebbe potuto trovare ed abbracciare tutte le anime, né poter morire
tante volte. Onde la mia piccola Umanità, come fu
concepita, incominciò a soffrire
l’alternative delle
pene e delle morti, e tutte le anime nuotavano in Me come dentro d’un
vastissimo mare,
formavano membra delle mie membra, sangue del mio sangue, cuore
del mio cuore. Quante volte la mia Mamma, prendendo il
primo posto nella mia
Umanità, sentiva le
mie pene e le mie morti e ne moriva insieme con Me, come mi era
dolce trovare
nell’amore della mia Mamma l’eco del mio, sono misteri profondi dove
l’intelletto umano,
non comprendendo bene, pare che si smarrisce, perciò, vieni nel mio
Volere e prendi
parte alle morti ed alle pene che subii non appena fu compiuto il mio
concepimento. Da ciò potrai comprendere meglio quello che
ti dico”.
(3) Non so dire come mi son trovata nel seno della
mia Regina Mamma, dove vedevo
l’Infante Gesù
piccolo piccolo; ma sebbene piccino, conteneva tutto; dal suo cuore s’è
spiccato un dardo di
luce nel mio, e come mi penetrava sentivo darmi morte, e come
usciva mi ritornava
la vita. Ogni tocco di quel dardo
produceva un dolore acutissimo, da
sentirmi disfare ed
in realtà morire, e poi col suo stesso tocco mi sentivo rivivere, ma io
non ho parole giuste
ad esprimermi e perciò faccio punto...
12-94
Marzo 18, 1919
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Le morti e le pene che la Divinità faceva
soffrire all’Umanità
di Gesù per ogni anima, non furono solo
d’intenzione ma reali.
(1) La mia povera mente me la sentivo immersa
nelle pene del mio amabile Gesù, e
siccome mi era stato
detto che sembrava impossibile che Gesù potesse soffrire tante
morti e tante pene
per ciascuno come sta detto di sopra, il mio Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il mio Volere contiene il
potere di tutto, bastava che solo il volesse, che
ciò potesse
succedere; e se ciò non fosse, allora il mio Volere, nel potere, doveva
contenere un limite,
mentre in tutte le cose mie sono senza limiti ed infinito, ed è perciò
che tutto ciò che
voglio, faccio. Ah! quanto poco sono
compreso dalle creature, perciò
non amato. Onde, vieni tu nella mia Umanità, e ti farò
veder e toccare con mano ciò che
ti ho detto”.
(3) In questo mentre mi son trovata in Gesù,
cui l’era inseparabile la Divinità ed il
Volere Eterno; e
questo Volere, sol che lo voleva, creava le morti ripetute, le pene senza
numero, i colpi
senza flagelli, le punture acutissime senza spine, con una facilità, come
quando con un solo
Fiat creava miliardi di stelle, non ci vollero tanti Fiat per quante
stelle creava, ma
bastò uno solo; ma con ciò non uscì alla luce una sola stella e le altre
rimasero nella mente
divina, oppure nell’intenzione, ma tutte in realtà uscirono, e
ciascuna ebbe la
luce propria per ornare la nostra atmosfera; così pareva nel cielo
dell’Umanità
santissima di Nostro Signore, che il Divin Volere col suo Fiat creatore,
creava la vita e la
morte per quante volte voleva. Onde,
trovandomi in Gesù, mi son
trovata a quel punto
quando Gesù soffriva la flagellazione dalle mani divine solo che il
Voler Eterno l’ha
voluto, senza colpi, senza sferze, le carni dell’Umanità di Gesù
cadevano a brandelli,
si formavano i solchi profondi, ma in modo sì straziante nelle parti
più intime. Era tanta l’ubbidienza di Gesù a quel Voler
Divino, che da per sé stessa si
scioglieva, ma in
modo sì doloroso, che la flagellazione che gli davano i Giudei, si può
dire che fu
l’immagine, o l’ombra di quella che subiva da parte del Voler Eterno, e poi,
solo che il Voler
Divino voleva, quell’Umanità si componeva; così succedeva quando
subiva le morti per
ciascun’anima, e tutto il resto. Io ho
preso parte a queste pene di
Gesù, ed oh! come
comprendevo al vivo che il Voler Divino può farci morire quante volte
vuole e poi ridarci
la vita. Oh! Dio, sono cose
inenarrabili, eccessi d’amore, misteri
profondi, quasi
inconcepibili a mente creata; io mi sentivo incapace di ritornare alla vita,
all’uso dei sensi,
al moto dopo quelle pene sofferte ed il mio benedetto Gesù mi ha
detto:
(4) “Figlia del mio Volere, il mio Volere ti ha
dato le pene ed il mio Volere ti ridona la
vita, il moto e
tutto. Ti chiamerò spesso nella mia
Divinità a prendere parte alle tante
morti e pene che in
realtà soffrii per ciascun’anima, non come pensano alcuni, che fu
solo nella mia
Volontà o che solo intendevo di dar vita a ciascuno. Falso! falso! non
conoscono il prodigio, l’amore ed il potere del mio Volere; tu che
ne hai conosciuto in
qualche modo la
realtà delle tante morti subite per tutti, non metterne dubbio, ma amami e
siimi riconoscenti per tutti, e starai pronta quando il mio Volere ti chiami”.
12-95
Marzo 20, 1919
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Marzo 20, 1919
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Causa e necessità delle pene che la
Divinità diede all’Umanità
di Gesù.
Causa perché ha ritardato in farle conoscere.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, stavo
pensando alle pene del mio adorabile Gesù,
specie a quelle che
le fece patire la Divinità alla santissima Umanità di Nostro Signore.
In questo mentre, mi
son sentita tirare dentro del cuore del mio Gesù, e vi prendevo
parte alle pene del
suo cuore santissimo che gli faceva soffrire la Divinità nel corso della
sua Vita sulla
terra. Queste pene sono ben diverse da
quelle che il benedetto Gesù
soffrì nel corso
della sua Passione per mano dei giudei, sono pene che quasi non si
possono dire. Io, da quel poco che prendevo parte, so dire
che vi sentivo un doloro
acuto, acerbo,
accompagnato da uno strappo dello stesso cuore, da sentirmi in realtà
morire; che poi Gesù
quasi con un prodigio del suo amore mi ridava la vita. Onde il mio
dolce Gesù, dopo che ho sofferto, mi ha detto:
(2) “Figlia delle mie pene, sappi che le pene
che mi diedero i giudei furono ombra a
quelle che mi diede
la Divinità, e ciò era giusto per ricevere piena soddisfazione.
L’uomo, peccando,
non solo offende la Maestà Suprema esternamente, ma anche
internamente, e
deturpa nel suo interno la parte divina che gli fu infusa nel crearlo,
sicché il peccato
prima si forma nell’interno dell’uomo, e poi esce all’esterno, anzi, molte
volte è la parte più minima che esce all’esterno, il molto resta
nell’interno. Ora, le creature erano
incapaci di penetrare nel mio interno e farmi soddisfare con pene la
gloria del Padre,
che con tante offese del loro interno gli avevano negato; molto più che
queste offese
ferivano la parte più nobile della creatura, qual è l’intelletto, la memoria e
la volontà, dove vi
è suggellata l’immagine divina; chi doveva dunque prendere
quest’impegno, se la
creatura era incapace? Perciò fu quasi necessario che la Divinità
stessa, prendesse
questo impegno e mi facesse da carnefice amoroso, e per quanto
amoroso più
esigente, per ricevere piena soddisfazione per tutti i peccati fatti
nell’interno dell’uomo. La Divinità voleva l’opera completa e la
piena soddisfazione della creatura, si dell’interno che dell’esterno, sicché
nella Passione che mi diedero i giudei, soddisfeci la gloria esterna del Padre,
che le creature gli avevano tolto; nella Passione che mi diede la Divinità in tutto il corso della mia
Vita, soddisfeci il Padre per tutti i peccati dell’interno dell’uomo, da ciò
potrai comprendere che le pene che soffrii per le mani della Divinità, superano di gran lungo le pene che mi
diedero le creature, anzi, quasi non possono
paragonarsi insieme e sono meno accessibili alla mente umana. Come dall’interno dell’uomo all’esterno c’é gran differenza, molto più c’é
differenza tra le pene che m’inflisse la Divinità a quelle delle creature che
mi diedero nell’ultimo della mia Vita, le
prime erano strappi crudeli, dolori sovrumani, capaci di darmi morte, e
ripetute morti nei parti più intime, si
dell’anima che del corpo; neppure una fibra mi era risparmiata; nelle seconde erano dolori acerbi, ma non strappi
capaci di darmi morte ad ogni pena, ma la
Divinità ne teneva il potere ed il Volere. Ah! quanto mi costa l’uomo, ma l’uomo ingrato non si cura di Me e
non cerca di comprendere quanto l’ho amato e sofferto per lui, tanto che
neppure ha giunto a capire tutto ciò che soffrii nella Passione che mi diedero
le creature, e se non capiscono il
meno, come possono il più che ho sofferto per loro?
Perciò ritardo a
rivelare le pene innumerevoli ed inaudite che mi diede la Divinità per
causa loro, ma il
mio amore vuole sfogo e ricambio d’amore, perciò chiamo te
nell’immensità ed
altezza del mio Volere, dove tutte queste pene stanno in atto, e tu non solo vi
prendi parte, ma a nome di tutta l’umana famiglia le onori e vi dai il ricambio
d’amore, ed insieme
con Me sostituisci a tutto ciò che le creature sono obbligate, ma
con sommo mio dolore
e con sommo loro danno, non si danno nessun pensiero”.
12-101
Maggio 8, 191
+ + + +
Libro di Cielo
“Il Regno della mia Divina Volontà in mezzo alle creature. Il richiamo delle
creature nell’ordine, al suo posto e nello scopo per cui fu creata da Dio”.
Serva di Dio Luisa Piccarreta
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12-101
Maggio 8, 191
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Libro di Cielo
“Il Regno della mia Divina Volontà in mezzo alle creature. Il richiamo delle
creature nell’ordine, al suo posto e nello scopo per cui fu creata da Dio”.
Serva di Dio Luisa Piccarreta
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