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domenica 11 novembre 2012

San Gerardo Maiella, patrono della Basilicata


San Gerardo Maiella (Muro Lucano, 6 aprile 1726  Materdomini, 16 ottobre 1755)
patrono della Basilicata.
festa: il 16 ottobre

È un uomo che richiama più di trecentomila persone all’anno: persone che lo amano, che lo venerano. Il suo nome è ricordato e rispettato in tutto il mondo: nelle Americhe, in Australia, nel Benin, nel Madagascar. Dà lavoro, con le attività dedicate al suo nome e grazie a lui, a centinaia, forse migliaia, di persone. Non è un imprenditore, non è un intellettuale, non è un politico, non è un filantropo: è un santo.
È sicuramente il lucano non solo più conosciuto ma quello che ha fatto di più per la sua terra e per il suo popolo. Eppure la sua cultura, la sua vita tutto lasciavano prevedere tranne che questo successo “mondano”.
Nasce il 6 aprile 1726 a Muro Lucano, un paese a circa 35 chilometri da Potenza, da madre murese e da padre oriundo di Baragiano. Riceve una modesta istruzione, imparando a leggere e a scrivere. A dodici anni gli muore il padre e va a bottega dal sarto Pannuto. A quindici va a servizio dal vescovo di Lacedonia, mons. Claudio Albini, uomo dotto ma di carattere poco dolce, che tempra ulteriormente il penitente Gerardo.
Alla morte del Vescovo, nel 1744, Gerardo torna a Muro dove apre una piccola sartoria in proprio. Ma la sua vocazione è quella di dedicarsi completamente a Dio. Era stato già rifiutato dai Cappuccini per la sua salute gracile; viene respinto anche dai Redentoristi, fondati da poco da S. Alfonso. Finalmente il 17 maggio 1749, dopo molte insistenze, viene accettato in prova dai Redentoristi di Deliceto (in provincia di Foggia). Il 16 luglio 1752 fa la professione religiosa come fratello laico.
L’episodio più noto della sua vita è quello della calunnia da parte di Nerea C. che, gelosa della santa familiarità di Gerardo con future novizie, immaginò chissà quali intrighi amorosi. Confidò questi suoi pensieri al confessore, il quale in buona fede le chiese di mettere per iscritto le sue fantasticherie. La lettera fu spedita a S. Alfonso, superiore dei Redentoristi, e così iniziò la dura prova per S. Gerardo. Alla fine Nerea C. pentita ritrattò tutte le sue calunnie. S. Gerardo, alle richieste di S. Alfonso, spiegò che non si era difeso perché così aveva operato Gesù e perché «la Regola proibisce di scusarci e vuole che si soffra in silenzio qualunque mortificazione».
Da questo episodio traspare tutto il suo spirito di eroica ubbidienza e di assoluta fiducia nella Provvidenza.
Il miracolo che ottenne nella campagna pugliese, facendo morire tutti i topi di un campo, fa intuire che Gerardo non era solo il pazzerello di Dio, come lo chiamava il popolo per il suo carattere sempre allegro, ma uomo prudente e saggio. Al massaro che gli implorava, quasi per sfogarsi: «Padre, i sorci mi rovinano i seminati, da’ loro una maledizione», come narra il processo di canonizzazione, Gerardo domanda: «Vuoi che muoiano o che vadano altrove?»; sembra una domanda ingenua, ma serve a sondare e ad evidenziare le oneste intenzioni del massaro, che ribatte: «Faranno male ad altri, sarebbe meglio che morissero». E Gerardo a questa risposta fa un segno di croce verso il campo: subito si vede sulla sua superficie un enorme numero di sorci morti con il ventre all’aria. Il massaro rimane meravigliato: credeva di avere a che fare con un prete qualunque.
Una nipote di Rosa Sturchio di Caposele fu guarita miracolosamente dalle doglie del parto grazie a una sua reliquia. A Castelgrande tre partorienti furono salvate col semplice contatto di una biografia del santo. È perciò considerato patrono delle madri e delle partorienti, lui che era di un candore virginale.
Egli che non era nemmeno sacerdote e che partecipava alle missioni popolari solo per aiutare i Padri Missionari e per questuare, predicò a suore di clausura (Domenicane di Corato, Benedettine di Atella, di Corato e di Calitri, Clarisse di Muro Lucano e di Melfi, Teresiane di Ripacandida e del Conservatorio del SS. Salvatore di Foggia). Riformò monasteri come quelli delle suore di Atella, Corato e Ripacandida. Ha aiutato tanti giovani a realizzare la loro vocazione. È indicativa a tale proposito l’affermazione di mons. Vito Maio, vescovo di Muro Lucano, che «valeva più una chiacchierella di fratel Gerardo che le stesse prediche dei Padri Missionari».
È evidente che la sua era una semplicità apparente che racchiudeva solidità di dottrina, che era apprezzata soprattutto da anime mistiche come suor Maria di Gesù, suor Maria Michela di S. Francesco, suor Celeste Cristarosa di Foggia (la cui anima al momento della morte vide volare in cielo il 14 settembre 1755), con le quali ebbe una corrispondenza assidua. Poche sono le lettere che ci sono rimaste ma «contengono una tale incandescenza da poter essere avvicinate a quelle di Caterina da Siena e, per lo spirito di semplicità, agli scritti della piccola Teresa di Gesù Bambino». (G.D’Addezio, S. Gerardo..., Materdomini, stampa 1995).
Bene ha sintetizzato la personalità del santo il Card. Michele Giordano proclamando, nel solenne rito di apertura delle celebrazioni centenarie: «San Gerardo resta una figura di santo ricca di un fascino tutto particolare. La sua santità, infatti, ci appare come una santità imposta dal popolo e capace di sintetizzare ed elevare tutte le aspirazioni del popolo, da quelle concrete e quotidiane, come guarigioni, protezioni di bambini e benedizioni dei campi, a quelle più prettamente religiose e spirituali. San Gerardo è un Santo del popolo e per il popolo

».
È opportuno precisare che gli uomini della Chiesa usano la parola popolo e mai massa. Papa Pio XII ha precisato esaustivamente la differenza tra i due concetti (cfr. Radiomessaggio al mondo intero del 24.12.1944). Noi qui ci limitiamo a ricordare che la massa è per sé inerte e aspetta l’impulso dal di fuori.
«Il popolo invece vive della pienezza della vita degli uomini che lo compongono, ciascuno dei quali - al proprio posto e nel proprio modo - è una persona consapevole della propria responsabilità e delle proprie convinzioni».
Ecco perchè la Chiesa per iniziare un processo di canonizzazione chiede che la santità sia riconosciuta e invocata dal popolo. Ecco perchè vox populi, vox Dei. Ecco perchè il 5 settembre 1846 il re Ferdinando (di Napoli) come membro e al tempo stesso rappresentante del popolo aveva richiesto a papa Pio IX la glorificazione anche terrena «dell’eroe cristiano, le cui eccellenti virtù e fama di santità erano divulgate presso ogni ceto di persone!».
Morì nel 1755 a soli ventinove anni, dopo aver fatto porre sulla porta della sua cameretta  la scritta: «Qui si sta facendo la volontà di Dio, come vuole Dio e per quanto tempo piace a Dio». Era ridotto pelle e ossa ma non aveva perso il suo spirito sereno. Morì di tisi e da solo, come aveva predetto. Era l’una di notte del 16 ottobre. La sua festa liturgica perciò cade in questo giorno. Uno dei riti che caratterizzano la festa è la benedizione di quattro quintali di grano offerti dal Consorzio agrario e dall’Ispettorato agrario della provincia. Questo grano sarà poi mescolato alla semina autunnale per proteggerla da ogni flagello.
L’itinerario di civilizzazione e di benessere conseguenza della proclamazione  del Vangelo prosegue nei luoghi collegati alla vita e alla morte di fratel Gerardo. Le poche case sparse in Caposele presso la chiesetta dedicata alla Materdomini si sono moltiplicate  fino a diventare un paese (4000 abitanti). E’ sorta nei locali del convento redentorista la Tipografia S.Gerardo Maiella, che pubblica tra l’altro la “Rivista di S.Gerardo”. L’antica chiesetta è diventata Basilica Pontificia «Deiparae Virgini ac Divo Gerardo dicata». Oltre le numerose associazioni cattoliche ed ecclesiali, chiese, villaggi, scuole, cliniche di maternità, case di accoglienza per anziani sono dedicate a lui, che era un semplice fratello laico, congregazioni di religiosi e di religiose: Oblati di S.Gerardo in Australia e Suore Gerardine presenti in Italia, Perù e Benin.
A sigillo e a conferma dell’amore dei lucani per questo loro santo, i vescovi della Basilicata, accogliendo i voti comuni del clero e del popolo fedele, hanno presentato al Papa la richiesta di proclamare S. Gerardo, fratello della Congregazione del SS. Redentore, come patrono presso Dio per la provincia ecclesiastica della Basilicata.
Papa Giovanni Paolo II con decreto del 21 aprile 1994, pertanto, lo ha proclamato patrono della Basilicata.







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3 commenti:

amico di s.G.B. ha detto...

Mi pare che sia errato il cognome:MACELLA. Da rettificare in:MAIELLA.

amico di s.G.B. ha detto...

San Gerardo Maiella, una persona di autentica fede cristiana.

Olivetanus ha detto...

Grazie per la segnalazione del refuso: provvedo subito a correggerlo.