Due sono le più grandi INDULGENZE. PLENARIE.
E vengono da Dio, da Me Pontefice eterno. (Gesù a Maria Valtorta – Quaderni 19 marzo 1944)
ESTRATTO DAL MANUALE DELLE INDULGENZE
LIBRERIA EDITRICE VATICANA
CITTA’ DEL VATICANO
Quanto segue è tratto dall'Enchiridion indulgentiarum o Manuale delle indulgenze, pubblicato su Acta Apostolicae Sedis il 29 luglio 1968.
Indulgenza plenaria
In articulo mortis (In punto di morte)
Al fedele in pericolo di morte, che non possa essere assistito da un sacerdote che gli amministri i sacramenti e gli impartisca la benedizione apostolica con l'annessa indulgenza plenaria, la santa Madre Chiesa concede ugualmente l'indulgenza plenaria in punto di morte, purché sia debitamente disposto e abbia recitato abitualmente durante la vita qualche preghiera. Per l'acquisto di tale indulgenza è raccomandabile l'uso del crocifisso o della croce.
Per l'acquisto dell'indulgenza, da parte del moribondo si richiede:
a) che invochi con la bocca o almeno col cuore il nome di Gesù;
b) che accetti la morte dalle mani del Signore come pena del peccato.
La condizione "purché abbia recitato abitualmente durante la vita qualche preghiera" supplisce in questo caso le tre solite condizioni richieste per l'acquisto dell'indulgenza plenaria.
Questa indulgenza plenaria in punto di morte può essere lucrata dal fedele che, nello stesso giorno abbia già acquistato un'altra indulgenza plenaria.
Indulgenza plenaria.
Gesù a Maria Valtorta:
“Conoscete tante indulgenze e vi sono anime piccine (non piccole: piccine) le quali, nella loro religione ristretta e fasciata dalle pratiche come una mummia fra le tenebre di un ipogeo, fanno la somma giornaliera di quanti giorni di indulgenza acquistano con questa o quella preghiera.
Le indulgenze ci sono perché ne godiate nella vita futura, è vero.
Ma fate luce, date ala alla vostra anima e alla vostra religione. Sono cose celesti.
Non fatene delle schiave imprigionate in buia carcere.
Luce, luce, ala, ala. Alzatevi! Amate!
Pregate per amare, siate buoni per amare, vivete per amare.
Due sono le più grandi INDULGENZE. PLENARIE.
E vengono da Dio, da Me Pontefice eterno.
Quella dell’amore che copre la moltitudine di peccati. Li distrugge nel suo fuoco. Chi ama con tutte le sue forze consuma di attimo in attimo le sue umane imperfezioni. PIÙ DI IMPERFEZIONI NON FA CHI AMA.(…) La seconda plenaria indulgenza data da Dio è quella di una morte rassegnata, quale che sia il genere di essa; una morte volonterosa di fare l’estrema obbedienza a Dio.
La morte è sempre un calvario. Grande o piccino. (…) Ogni morte santa è gloria resa a Dio. 19.3.44
Tutte le morti sono gloria resa a Dio quando sono accettate e subite con santità. Lungi da voi la anche santa invidia di questa o quella morte. Lungi la misurazione umana del valore di questa o di quella morte. La morte è una volontà di Dio che si compie (….) la morte è sempre l’estrema obbedienza a Dio che ha comminato la morte all’uomo per il suo peccato. 19.3.44
La morte del giusto è come quella della rosa, è come il sonno dell’uccello. Dolce, bella, gradita al Signore. Nell’arena di un circo o nel buio del carcere, fra gli affetti familiari o nella solitudine di chi è senza nessuno, rapida o lunga di tormenti, essa è sempre, sempre, sempre gloria resa a Dio.
Accettatela con pace. Desideratela con pace. Compitela con pace. La mia pace permanga in voi anche in questa prova, in questo desiderio, in questa consumazione. Abbiate già la mia pace eterna in voi, sin da ora, e per questa estrema cosa. 19.3.44
Maria Valtorta – Quaderni 19 marzo 1944
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