La
riforma liturgica della Chiesa Cattolica e gli agenti d'influenza
In
uno dei romanzi di Vladimir
Volkoff (1932-2005), Il
Montaggio, vengono
descritti i meccanismi dell'influenza “culturale” che ha
inquinato l'Europa nel secondo dopoguerra. Le citazioni seguenti sono
tratte da Vladimir Volkoff,
Il
Montaggio, Milano
CDE, 1983
fonte:
http://ucciellino.blogspot.it/2010/08/influenza-culturale-la-menzogna-al.html#n2muVolkoff,
Il
romanzo, ambientato
agli inizi degli anni '80 del XX secolo,
descrive mirabilmente come funzionano i media ancor
oggi. Dopo aver letto tutte le citazioni, si provi a riflettere sulla
“primavera araba”, sulla guerra in Ucraina, sul
peso mediatico dei cosiddetti “attentati islamici” degli ultimi
anni o sull'assurda sproporzione tra l'esposizione mediatica
assicurata ad un qualsiasi “giallo dell'estate” rispetto alle
quotidiane stragi di cristiani, se non alla strage per eccellenza
(quella dell'aborto procurato). Si provi a ricordare dalla cronaca
recente le isterie collettive sugli incidenti aerei, sulle pandemie
di suina e aviaria.
Se volete arrivare subito al nocciolo, andate alla fine del post.
I capisaldi del pensiero di Sun Tzu
sono sintetizzati da qualcuno nell'ombra [il musulmano, capo della
Direzione KGB, Abdulrakmanov] in tredici articoli
che sono da
leggere e meditare.
Pagina 33:
1- Discredita il bene
2- Comprometti i capi
3- Fa' vacillare la loro fede,
abbandonali al disprezzo
4- Serviti di uomini vili
5- Disorganizza le autorità
6- Semina la discordia fra i
cittadini
7- Sobilla i giovani contro i
vecchi
8- Ridicolizza le tradizioni
9- Sconvolgi i rifornimenti
10- Fa' ascoltare musiche lascive
11- Diffondi la lussuria
12- Sborsa
13- Sii informato
Pagine
55-57:
un funzionario [l'ebreo
Pitman] del
KGB spiega i concetti elementari della propaganda ad
uno [Aleksandr Psar] che sta per essere reclutato come agente di influenza:
Il
nostro compagno Mao Tse-tung dice che bisogna «mettere nello stampo»
la coscienza delle masse avversarie: poiché siamo noi ad aver
forgiato lo stampo, poi le teniamo alla nostra mercè. [...] In primo
luogo la propaganda bianca, che si giuoca a due e che consiste
semplicemente nel ripetere milioni di volte «io sono migliore di
te». In secondo luogo, la propaganda nera, che si giuoca a tre: si
attribuiscono all'avversario propositi fittizi creati per dispiacere
al terzo per il quale si dà questo spettacolo. Poi c'è
l'intossicazione, che può essere giuocata a due o a tre; qui si
tratta d'ingannare, ma con procedimenti più sottili della menzogna:
per esempio io non ti darò
informazioni false, ma farò in modo che tu me le rubi. In
quarto luogo, c'è la disinformazione, parola di cui ci serviamo
anche per designare globalmente tutti questi metodi. In senso
stretto, la disinformazione sta all'intossicazione come la strategia
sta alla tattica. [...] Il quinto metodo [...] si chiama influenza,
gli altri quattro al confronto non sono che giochi da bambini. [...]
Quel che bisogna fare, è demolire
l'ordine vecchio senza proporre nulla di preciso per sostituirlo:
soltanto quando sarà diventato completamente incapace di difendersi,
allora si potrà introdurre l'ordine nuovo. Infine, nulla è più
antiquato dello schema secondo il quale prima si fa della propaganda,
poi si scatena un'insurrezione. In realtà, il terrore è
indispensabile, ma soltanto per innescare l'esplosione che, dal canto
suo, non ha alcun bisogno d'essere violenta. Karl Marx pensava ancora
al binomio enciclopedisti-giacobini, ma noi abbiamo fatto progressi;
ora il terrorismo non ha altra
utilità che quella di fornirci le occasioni per esercitare ciò che
noi chiamiamo la nostra influenza, e questo grazie a mezzi
tecnici che Karl Marx non sognava neppure: i mass-media. [...] La
cattura di un ostaggio o l'assassinio di un impiegatucolo avranno
maggior risonanza di una guerra coloniale del XIX secolo.
Pagine
59-61: il reclutatore spiega cosa significa “operazione di
influenza”:
La
prima immagine, è la Leva. Più grande è la distanza fra il punto
d'appoggio e il punto d'applicazione, più grande è il peso che si
può sollevare, mantenendo uguale la forza. Bisogna ben impregnarsi
dell'idea che ciò che forma la leva è la distanza stessa e, di
conseguenza, cercare sempre di aumentarla, mai di diminuirla. Ne
deriva che, nel campo dell'influenza, non bisogna mai agire da soli,
ma attraverso un intermediario o, ancor meglio, attraverso una catena
d'intermediari. Le darò un esempio storico, perché i grandi uomini
del passato ebbero talvolta l'intuizione dei nostri metodi, anche se
non li raccolsero mai in un corpo di dottrina. Filippo il Macedone
vuole impadronirsi di Atene. Farà la propaganda bianca: «Voi
Ateniesi sareste più felici se vi lasciaste governare da me»? No;
si limita ainfiltrare il partito pacifista di Eubulo, e
Atene gli cade in mano come un frutto maturo. Questo partito fu la
leva di Filippo. L'utilizzazione dei pacifisti è, del resto,
divenuta classica; lo imparerà se seguirà il nostro corso:
quando si vogliono mettere le mani su un paese, vi si crea un partito
della pace, che si cerca di rendere popolare, e un partito bellicista
che si discredita da solo, perché ben poche persone ragionevoli
possono risolversi ad auspicare la guerra. Quando ero bambino, molti
genitori francesi non regalavano giocattoli guerreschi ai loro figli.
I poveri ragazzi sono cresciuti senza soldatini di piombo, senza
fucili Eureka. La propaganda pacifista in Francia era
un'operazione d'influenza organizzata da Hitler che, in
Germania, alimentava il culto dell'esercito. Risultato: la calata di
braghe del 1939. [...] Ha visto quel manifesto che rappresenta una
madre con il bambino in braccio, e il motto «Lottiamo per la pace»?
[...] La leva, è l'ingenuo che contempla il manifesto e ne
ripercuote il messaggio; per esempio, il giornalista in buona
fede che, credendo alle virtù della pace, non può fare a meno di
credere alla sincerità di chiunque la rivendica. [...] Per
esempio: tu hai deciso di gettare una certa popolazione nel
terrore. Fai commettere un
atto terroristico isolato. La stampa conservatrice si scatena per
condannare quest'atto. Ma più lo condanna, più gli dà importanza,
e, in fin dei conti, lavora per te.
Pagine
61-64:
spiega il Vademecum dell'Agente di influenza:
Il
Vademecum dà dieci ricette per la creazione di informazioni
tendenziose: [...] la contro-verità non verificabile; il miscuglio
vero-falso; la deformazione del vero; la modifica del contesto; la
sfumatura con la sua variante: le verità selezionate; il commento
rafforzato; l'illustrazione; la generalizzazione; le parti disuguali;
le parti uguali. [...] Supponiamo, diceva, il seguente fatto storico:
Ivanov trova la moglie nel letto di Petrov. [...] Primo caso. Non ci
sono testimoni. Il pubblico non sa come stiano le cose, e non ha
alcun mezzo per informarsi. Tu dici chiaro e tondo che è stato
Petrov a trovare sua moglie nel letto di Ivanov. È ciò che noi
chiamiamo una contro-verità non verificabile. Seconda
ricetta. Ci sono dei testimoni. Tu scrivi che la coppia Ivanov non
funziona e ammetti che, sabato scorso, Ivanov ha sorpreso sua moglie
insieme a Petrov. È vero, aggiungi, che la settimana prima era
capitato alla Ivanova di sorprendere suo marito insieme alla Petrova.
È il procedimento del miscuglio vero-falso.Le
proporzioni, naturalmente, possono variare. I ragazzi
dell'intossicazione, quando vogliono «convincere» l'avversario gli
danno fino all'ottanta per cento di vero contro il venti per cento di
falso, perché ciò che
importa, al loro livello, è che un preciso punto falso sia tenuto
per vero. Noi, disinformatori e agenti d'influenza, giochiamo
sulla quantità e troviamo, al contrario, che un solo fatto vero e
controllabile ne fa passare molti che non sono né l'uno né l'altro.
Terzo trucco. Tu ammetti che la cittadina Ivanova era in camera di
Petrov sabato scorso, ma ironizzi sull'argomento letto. Il mobile -
dici tu - non c'entra niente con la faccenda. Con maggior
verosimiglianza, la Ivanova era semplicemente seduta su una sedia o
in una poltrona, ma è nello stile di Ivanov, che ha fin troppo la
tendenza a finire sotto la tavola ubriaco, di calunniare la sua
infelice consorte. Che cosa si pretendeva che facesse? Che si
lasciasse pestare di santa ragione da quell'ubriacone del marito?
Avrà creduto essere suo dovere rifugiarsi in camera di Petrov e con
ogni probabilità era accompagnata dai suoi bambini in tenera età,
poiché, insomma, nulla ci autorizza ad accusarla di averli lasciati
alla mercè di quel bruto. Nulla, inoltre, dimostra che la cittadina
Petrova non abbia assistito all'incontro Ivanova-Petrov, e la cosa è
persino probabile poiché la scena avveniva nella camera occupata dai
Petrov nell'appartamento comune che dividono con gli Ivanov. È il
trucco della deformazione del vero.Quarto artificio.
[...] Ricorri alla modifica del contesto. È esatto,
dirai tu: Ivanov ha trovato sua moglie nel letto di Petrov, ma chi
non conosce Petrov? è un mostro di concupiscenza. Non è improbabile
che abbia subìto quattordici condanne per stupro. Quel giorno, ha
incontrato la Ivanova nel corridoio, si è avventato su di lei, l'ha
trascinata in camera sua ed era sul punto di violentarla quando, per
fortuna, il degno cittadino Ivanov, tornando dalla fabbrica dove
aveva ancora una volta ottenuto il premio dei tremila dadi avvitati
in due ore e venticinque minuti, ha sfondato la porta e ha salvato la
sua casta sposa da un destino peggiore della morte. E la prova,
griderai tu a voce alta, la prova è che l'informazione iniziale non
fa alcun cenno a rimproveri rivolti da Ivanov a Ivanova. Quinto
procedimento: sfumatura. Tu anneghi il fatto vero in
una massa di altre informazioni. Petrov, dirai, è uno stakanovista,
un famoso suonatore d'armonica e giocatore di dama, è nato a
Nizni-Novgorod, è stato artigliere in guerra, ha offerto un canarino
alla madre per i suoi sessant'anni, ha delle amanti fra cui una certa
Ivanova, gli piace il salame all'aglio, nuota bene sul dorso, sa fare
i pelmeni siberiani... ecc. Abbiamo anche un trucco che è l'inverso
della sfumatura: le verità selezionate. Scegli,
nell'incidente che devi riferire, particolari veridici ma incompleti.
Racconti per esempio che Ivanov è entrato in camera di Petrov senza
bussare, che la Ivanova è sobbalzata perché era nervosa, che Petrov
è parso offeso dalle maniere maleducate di Ivanov, e che, dopo aver
scambiato qualche osservazione sul grandissimo rilassamento dei
costumi ch'è una delle conseguenze del Vecchio Regime, i coniugi
Ivanov sono tornati nella loro camera. Sesto metodo: il commento
rafforzato. Tu non modifichi in nulla il fatto storico, ma
ne trai, per esempio, una critica degli appartamenti in comune, che
scompaiono sempre più rapidamente, ma dove gli incontri fra amanti e
mariti avvengono ancora più di frequente di quanto preveda il piano
quinquennale. Quindi descrivi una città moderna dove ogni coppia di
tortorelle ha il suo appartamentino, dove può tubare a suo
piacimento, e dipingi un quadro idillico della sorte invidiabile che
in un simile paradiso aspetta gli Ivanov. Il settimo tranello è
un'altra forma del sesto: è l'illustrazione, in cui si
procede dal generale al particolare e non più dal particolare al
generale. Puoi svolgere lo stesso tema: felicità delle coppie nelle
città nuove costruite grazie all'efficienza benefica del regime dei
Soviet, ma chiudi con un'esclamazione del genere: «Che progresso
rispetto ai vecchi appartamenti in comune dove succedevano scene
deplorevoli, come quella di quell'Ivanov che ha trovato la moglie
nella camera del vicino!» L'ottava tattica è
la generalizzazione. Per esempio, tu trai dalla
condotta della Ivanova conseguenze sconcertanti sull'ingratitudine,
l'infedeltà, la lussuria femminili, senza far parola della
complicità di Petrov. O, invece, schiacci Petrov-Casanova, il vile
seduttore, e assolvi, fra le acclamazioni della giuria, l'infelice
rappresentante di un sesso vergognosamente sfruttato. La nona tecnica
si chiama parti disuguali. Ti rivolgi ai tuoi
lettori e chiedi loro di commentare l'accaduto. Pubblichi una lettera
che condanna la Ivanova, anche se ne hai ricevute cento, e dieci che
la giustificano, anche se hai ricevuto soltanto queste dieci. Infine
la decima formula è quella delle parti uguali. Ordini
a un professore d'università, polemista competente, amato dal
pubblico, una difesa degli amanti in cinquanta righe, e chiedi a uno
scemo di paese una condanna degli stessi amanti nelle stesse
cinquanta righe, ciò che stabilisce l'imparzialità.
Pagina
67:
L'immagine
del Fil di Ferro deriva dal fatto che, per spezzarlo, bisogna
torcerlo nelle due direzioni opposte. Ora lei tocca proprio il fondo
della nostra arte, uso la parola di proposito. L'agente d'influenza è
il contrario di un propagandista, o meglio è il propagandista
assoluto, colui che fa propaganda allo stato puro, mai in favore,
sempre contro, senz'altro scopo che dare gioco, allentare, tutto
scollare, sciogliere, disfare, disserrare. Se lei continuerà ad
avere interesse per noi, le presterò un libro del pensatore cinese
Sun Tzu, che visse venticinque secoli fa. Era il Clausewitz del suo
tempo. Fra altre cose mirabili, disse questa, ch'egli riferiva alla
disposizione delle truppe di fronte al nemico, ma che si adegua
perfettamente a noi: la massima finezza è di non presentare una
forma che possa essere definita chiaramente. Così facendo, sfuggirai
alle indiscrezioni delle spie più perspicaci, e gli intelletti più
sagaci non potranno architettare un piano contro di te.
Esempio: l'agente di influenza
sovietico non si farà mai passare per comunista. Ora con la
sinistra, ora con la destra, segherà sistematicamente l'ordine
esistente.
E'
TUTTO QUELLO CHE SI RITIENE DEBBA FARE E, IN QUESTO RUOLO, GODE DI
UN'IMPUNITA' ASSOLUTA.
NESSUNA
LEGGE, ALEKSANDR DMITRIC, VOGLIO DIRE NESSUNA LEGGE OCCIDENTALE VIETA
DI SCARDINARE LA SOCIETA' IN CUI SI VIVE. BASTA GIOCARE IL ROSSO E IL
NERO, IL PARI E IL DISPARI.
Pagina
200:
...Sapeva
anche che per fare capovolgere una barca bisogna farla oscillare nei
due sensi.
Ma dove Volkoff, secondo
me, raggiunge il vertice è quando fa intendere che c'è stato lo
zampino di “qualcuno” anche nel modificare la santa Messa
cattolica:
Pagina 319-320:
La
messa cominciò. Fu di una povertà sconcertante, la volgarità della
musichetta sottolineava l'insulsaggine delle strofe. Aleksandr, che
ricordava le austere magnificenze del rito gregoriano e talvolta
frequentava le chiese ortodosse dove “il Signore si veste di
splendore”, non capì nulla di quella parodia d'ufficio
protestante con ritornelli numerati e letture fatte in una lingua
grossolana, se non plebea.
“Impossibile
-disse fra sé- che la Direzione non sia passata di qui. Impossibile
che la Chiesa abbia rinunciato spontaneamente alla bellezza di un
servizio che dà agli uomini della terra un'idea del Regno dei
cieli. Quos vult perdere Directoratus dementat. Mi sembra
tuttavia di ricordare che il loro Maestro aveva chiaramente dato la
preferenza a Maria e non a Marta”.
Nonostante tutto, qualche cosa finì per svolgersi, senza che egli potesse sapere cosa. Forse lo Spirito Santo era di gusti meno esigenti di Aleksandr, forse aveva deciso di sopportare per umiltà l'ingiuria della bruttezza sistematica, forse un mistero irrefragabile era contenuto nei gesti e nelle parole. Quando dopo un sermone anodino, il prete grigio incominciò a svolgere le sue piccole faccende sull'altare, Aleksandr ne fu prima commosso, poi sconvolto. Quello che si svolgeva lassù, quella messinscena domestica con le stoviglie, il pane, il vino, un bambino che portava l'acqua con le mani rosse di piccolo contadino, tutto questo aveva, nonostante l'inutilità del resto, un significato cruciale. La gente era venuta per questo. Il prete era lì per questo. E questo non era mutato, o ben poco, nel corso di duemila anni.
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