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venerdì 25 agosto 2017

I Borbone? 200 anni fa sconfissero i terremoti


I Borbone? 200 anni fa sconfissero i terremoti 

I Borbone? 200 anni fa
scon ssero i terremoti
31/10/2016    Flaminia Camilletti    ilgiornale.it


La  terra  trema  ancora.  Dalla
notte  tra  il  23  e  il  24  agosto 2016
sono   trascorsi  due  mesi;  da
quella  dell’ultima  potente
scossa, solo qualche ora. Notte
in  cui  la  terra  ha  tremato  così
forte  da  far  implodere  e
scomparire  paesi  ricchi  di
storia e tradizioni. I danni agli
edifici,  la  paura  e  i  morti  non  sono  confinati  nei  paesi  colpiti,  ma  si  diffondono  in
tutta la zona di confine tra Umbria, Marche e Lazio, tre regioni diverse e numerosi
comuni diversi, sintomo che se qualcosa è andato storto è da ricondurre ad un
sistema Italia che in questo momento così com’è, non funziona.

Parallelamente  alle  inchieste,  il  tema  principale  del  dibattito  verte  sulla
ricostruzione: è possibile rendere antisismici dei centri storici così antichi, senza
snaturarne l’identità ed il patrimonio architettonico? Molti esperti e opinionisti
rimandano  all’esempio  certamente  virtuoso  del  Giappone,  ma  qualcuno,  in  Italia,
rende  noto  che  anche  la  nostra  storia  vanta  modelli  di  ingegneria  antisismica  di
livello, messa in atto già due secoli fa.

Uno studio condotto dal Cnr­Ivalsa (Istituto per la valorizzazione del legno e delle
specie  arboree  del  Consiglio  Nazionale  delle  Ricerche)  di  San  Michele  all’Adige
(Trento)  in  collaborazione  con  l’Università  della  Calabria  ha  dimostrato  che  le
tecniche  antisismiche  usate  200  anni  fa  dai  Borbone  sono  ancora  attuali  e  che
integrate con tecnologie moderne, potrebbero essere usate per mettere in sicurezza il
patrimonio edilizio esistente.
Dopo  il  terremoto  del  1783,  che  distrusse  gran  parte  della  Calabria  meridionale  e
fece  circa  30.000  vittime  fu  emanata  una  normativa  estremamente  di  avanguardia
per  l’epoca.  L’efficacia  di  queste  disposizioni  è  stata  confermata  dalla  resistenza
che ebbero i palazzi costruiti con queste regole nei terremoti del 1905 e del 1908
che colpirono la Calabria. Il Cnr ha chiarito che gli edifici costruiti con queste regole
subirono  danni  non  significativi,  con  limitate  porzioni  di  muratura  collassate  e
nessun crollo totale.
Ulteriore conferma è stata data anche dal test antisismico condotto su una parete del
palazzo del Vescovo di Mileto (Vibo Valentia), ricostruita fedelmente in laboratorio.
“L’invenzione”  è  dell’ingegnere  La  Vega  che  con  abilità  di  sintesi  unisce  le  più
avanzate  teorie  antisismiche  dell’Illuminismo  e  una  diffusa  e  antica  tradizione
costruttiva lignea presente in Calabria. Il sistema borbonico è caratterizzato infatti
dalla  presenza  di  telai  di  legno.”  “Le  tecniche  –  continua  Nicola  Ruggieri
(l’architetto che ha prodotto lo studio) – si basavano sull’idea che la rete di legno, in
caso  di  scossa,  potesse  intervenire  a  sostegno  della  muratura.  Adesso  quelle
tecniche  potrebbero  ispirare  sistemi  antisismici  per  mettere  in  sicurezza  il
patrimonio edilizio esistente «magari – ha rilevato l’esperto – sostituendo il legno
con alluminio e acciaio, per i quali l’industria è più preparata”.




http://ilgiornaleoff.ilgiornale.it/2016/10/31/198078/

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