“Dominus regnavit a ligno”. Manomissione ebraica del salmo 95
di Redazione RS (https://www.radiospada.org/
a cura di Giuliano Zoroddu
Messale Romano Quotidiano. Roma, ed. San Paolo, 1935 |
Commento di Monsignor Antonio Martini (1720 – 1809), Arcivescovo di Firenze, al testo del salmo, secondo la Volgata di San Girolamo, “Commoveatur a facie ejus universa terra; dicite in gentibus, quia Dominus regnavit” (Dinanzi a lui stia in timore, e tremore tutta quanta la terra: dite tralle nazioni: Il Signore ha preso possesso del regno):
«Il mondo tutto con timore e tremore religiosa si presenti dinanzi a lui, e gli renda culto e lo adori. Il Signore ha preso possesso del regno: ovvero regna. Regnava egli anche prima della sua venuta sopra la terra per l’assoluta sua potestà: ma dopo la sua incarnazione regna per la fede, colla quale è conosciuto, creduto, adorato. Ma qui non debbo lasciar di notare, come il Salterio Romano e vari altri salteri, a non pochi Padri latini [vedi S. Agostino, Exp. in ps. 95, 11, ndr] e s. Giustino martire [Apologia Prima XLI, ndr] e s. Ephrem Siro, e qualche edizione greca de’ salmi leggono: il Signore regna dal legno, ha fatto acquisto del regno sulla croce dove morì (come dice l’Apostolo) e risuscitò per aver dominio sopra i vivi, e sopra i morti. Maniera nuova, e inaudita di arrivare all’acquisto di un regno fu quella, che tenne Cristo di patire e morire per gli uomini. Ovvero: il Signore regna dopo il legno. Dopo sofferta la morte di croce, e dopo (ma risuscitato) ha manifestata la potestà datagli dal Padre in cielo e in terra. S. Giustino accusa i Giudei di aver tolte quelle due parole dal testo dei LXX; perocché (dice il Genebrardo a questo proposito) i LXX, i quali con profetico spirito in altri luoghi ancora per illustrare certi passi hanno aggiunto qualche parola, si può ben credere sulla testimonianza di tali autori, che avesser poste quelle parole. A me certamente fa grande specie il vedere, come nell’antica versione italica, tratta dal greco dei LXX, venuta in luce nei primi giorni della chiesa queste parole si leggono. Quindi son esse conservate dalla Chiesa, e si recitano si nell’inno della Passione [l’inno Vexilla Regis di S. Venanzio Fortunato, ndr], e si ancora nella commemorazione della Croce nel Tempo Pasquale».
[1] “Hanno soppresso del tutto numerosi passi della Scrittura … dai quali si evince con tutta chiarezza che proprio di colui che è stato crocifisso si preannunziava sarebbe stato Dio e Uomo, sarebbe stato messo in croce e sarebbe morto […] Dal salmo 95 hanno espunto, delle parole di Davide, questa breve espressione: dal legno” (S. Giustino, Dialogo con Trifone Ebreo, LXXI, 2; LXXIII, 1)
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