Coronavirus:
l’Istituto superiore di sanità afferma che i morti accertati - in assenza di
altre patologie - per Covid-19
sarebbero solo 2
https://archive.vn/L1rDN#selection-333.0-337.10
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-coronavirus_listituto_superiore_di_sanit_afferma_che_i_morti_accertati_per_covid19_sarebbero_solo_2/82_33596/?fbclid=IwAR1quoPzV48dzMNQM8vIW_DcfV8JjyuRXqcbYkhEs-ut0dcg2FEFWf3mruI
Nel
pieno della psicosi da coronavirus con un’Italia bloccata tranne nel caso degli
operai costretti a recarsi nelle fabbriche, arriva un importante chiarimento da
parte dell’Istituto Superiore di Sanità dove viene evidenziato che le persone
morte a causa del nuovo coronavirus, in assenza di altre patologie, sarebbero
solo 2 dei 1266 comunicati in quello che è diventato un vero e proprio
bollettino di guerra giornaliero.
Questo è quanto riferito dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, in occasione di una conferenza stampa tenuta presso la Protezione Civile in quel di Roma - come riferisce l’agenzia Nova - dove ha illustrato i risultati dell’indagine compiuta dall’istituto sulle cartelle cliniche dei pazienti deceduti.
«I pazienti deceduti positivi hanno una media di
oltre 80 anni - 80,3 per l'esattezza - e sostanzialmente sono prevalentemente
maschi. Le donne sono il 25,8 per cento. L'età media dei deceduti è
significativamente più alta rispetto agli altri positivi. Le fasce d'età
superiori ai 70 anni, con un picco tra gli 80 e gli 89 anni. La maggioranza di
queste persone è portatrice di patologie croniche. Soltanto due persone non
sono risultate al momento portatrici di patologie».
Tuttavia, il presidente Brusaferro ha indicato che
anche per quanto riguarda questi due casi l’esame delle cartelle cliniche non è
ancora concluso e quindi potrebbe essere scoperto che la causa della morte non
è il nuovo coronavirus Covid-19.
Interrogato dall’agenzia Nova sul numero esatto dei
morti per covid-19 il dottor Brusaferro non ha saputo indicare un numero
preciso. Chiarendo però che in base ai dati in possesso all’istituto la
maggioranza delle vittime «avevano serie patologie e in alcuni casi
l'insorgenza di un'infezione delle vie respiratorie può portare più facilmente
a un decesso».
Il presidente dell'Iss ha precisato che finora
dagli ospedali di tutta Italia sono pervenute «poco più di cento cartelle
cliniche
Notizia del:
Le vittime di
Coronavirus, in Italia
L’Istituto superiore di Sanità ha aggiornato i dati - età
media, patologie pregresse, sesso, fasce più colpite - su chi ha perso la vita
in Italia, fino al 12 marzo, ed è risultato positivo al Sars-cov-2
I dati relativi all’emergenza-Coronavirus, in Italia, continuano a crescere. E a mutare.
Venerdì 13 marzo il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio
Brusaferro,ha fornito un importante aggiornamento sulle caratteristiche dei
pazienti deceduti e positivi al Sars-cov-2 (il virus che causa la Covid-19, la «malattia
da coronavirus»: è sempre bene ricordare che il virus, di per sé, non è una
malattia, e che lo si può avere in corpo senza ammalarsi, ma rimanendo a lungo contagiosi per gli altri).
Rispetto al 5 marzo scorso, quando Brusaferro aveva fornito lo stesso quadro, la situazione in Italia si è fatta estremamente più critica. Allora, i casi erano 4.636, i guariti 414, le morti legate al Coronavirus 148. Venerdì 13 marzo, i casi totali avevano raggiunto quota 17.660, i morti 250, i guariti 1439 (anche se bisogna capirsi, quando si parla di «guariti»: ed è bene leggere questo pezzo; qui la mappa).
«I dati sulla mortalità si vanno approfondendo con le cartelle cliniche dei deceduti», ha detto Brusaferro. Eccoli. (Qui, invece, il dettagliatissimo report dell’Iss con l’identikit dei pazienti positivi al virus)
L’età
Rispetto al 5 marzo scorso, quando Brusaferro aveva fornito lo stesso quadro, la situazione in Italia si è fatta estremamente più critica. Allora, i casi erano 4.636, i guariti 414, le morti legate al Coronavirus 148. Venerdì 13 marzo, i casi totali avevano raggiunto quota 17.660, i morti 250, i guariti 1439 (anche se bisogna capirsi, quando si parla di «guariti»: ed è bene leggere questo pezzo; qui la mappa).
«I dati sulla mortalità si vanno approfondendo con le cartelle cliniche dei deceduti», ha detto Brusaferro. Eccoli. (Qui, invece, il dettagliatissimo report dell’Iss con l’identikit dei pazienti positivi al virus)
L’età
«I
pazienti morti con il coronavirus hanno una media di oltre 80 anni, 80,3, il
picco di mortalità c’è nella fascia tra gli 80 e gli 89 anni. La letalità,
ossia il numero di morti tra gli ammalati, è più elevata tra gli over 80. L’età
media dei deceduti è molto più alta degli altri positivi». Questo dato è in
linea con quello di una decina di giorni fa: il 5 marzo, l’età media dei
deceduti era di 81 anni (leggermente più alta) e la maggior parte dei decessi —
42.2% — era stata registrata nella fascia di età tra 80 e 89 anni (il 32.4% dei
decessi erano tra 70 e 79; l’8.4% erano tra 60 e 69; il 2.8% tra 50 e 59 e il
14.1% sopra i 90 anni).
Attenzione: questi dati sono molto diversi da quelli sui malati. Lì l’età media è molto, molto più bassa. I dati pubblicati l’11 marzo, relativi a 8342 casi, rivelavano che 424 casi, pari al 5% dei malati, avevano meno di 30 anni. Che il coronavirus colpisce anche i bambini: 43 sotto i 9 anni, e 85 sotto i 19 anni. E che, come segnalava l’epidemiologo Lopalco qui, tra i ricoverati in terapia intensiva quasi il 12% ha meno di 50 anni. Insomma: anche se il tasso di letalità cresce di pari passo con l’età (0,1% tra i 40 e i 49 anni; 0,2% tra i 50 e i 59; 2,5% tra i 60 e i 69 anni; 6,4% tra i 70 e i 79 anni, 13,2% per gli over 80) il virus sta colpendo in modo serio anche i più giovani.
Attenzione: questi dati sono molto diversi da quelli sui malati. Lì l’età media è molto, molto più bassa. I dati pubblicati l’11 marzo, relativi a 8342 casi, rivelavano che 424 casi, pari al 5% dei malati, avevano meno di 30 anni. Che il coronavirus colpisce anche i bambini: 43 sotto i 9 anni, e 85 sotto i 19 anni. E che, come segnalava l’epidemiologo Lopalco qui, tra i ricoverati in terapia intensiva quasi il 12% ha meno di 50 anni. Insomma: anche se il tasso di letalità cresce di pari passo con l’età (0,1% tra i 40 e i 49 anni; 0,2% tra i 50 e i 59; 2,5% tra i 60 e i 69 anni; 6,4% tra i 70 e i 79 anni, 13,2% per gli over 80) il virus sta colpendo in modo serio anche i più giovani.
Il sesso
Le
donne, ha detto Brusaferro, sono solo il 25,8% dei deceduti. Se si allarga lo
sguardo ai pazienti malati (non solo ai morti), le donne sono il 38%: in linea
con le statistiche mondiali. Una delle interpretazioni date è che gli uomini
fumano di più.
Le patologie pregresse
La
maggioranza delle vittime, ha specificato Brusaferro, aveva «più patologie
croniche». Due vittime non erano portatrici di patologie. «Le categorie più
frequenti hanno 2-3 o più patologie, circa il 46-47% del totale dei morti». Il
5 marzo, l’Iss aveva precisato che la patologia pregressa più frequente era l’ipertensione,
seguita dalla cardiopatia ischemica e dal diabete mellito.
Due
morti under 40
Brusaferro
ha parlato poi di due pazienti morti sotto i 40 anni. «Uno di loro aveva 39 anni
e una condizione di patologia neoplastica» - un tumore, cioè - «ed è deceduto
in ospedale, l’altro sempre di 39 anni è morto in casa e aveva alcuni fattori
di comorbosità fra cui diabete, obesità e altre tipologie di disturbi che
caratterizzavano la sua vita prima di infettarsi».
E quindi?
In
molti casi — come spiegava Cristina Marrone qui — il virus è intervenuto in organismi non abbastanza
forti per reagire adeguatamente ed è stato molto probabilmente una concausa del
decesso.Gli studi epidemiologici condotti finora spiegavano che il rischio di
morte aumenta con l’età (per gli over 80 arriva al 14,8%) e a causa di
condizioni mediche preesistenti, secondo percentuali di rischio variabili
(+10,5% per i cardiopatici; + 7,3% per i diabetici; +6,3% per chi soffre di
malattie respiratorie croniche; + 6% per chi è iperteso; fino a un +5,5% per
chi ha un tumore). Il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, spiegava giorni fa che questi dati «confermano
le osservazioni fatte fino a questo momento nel resto del mondo, in particolare
sul fatto che gli anziani e le persone con patologie preesistenti sono più a
rischio. Persone molto fragili, che spesso vivono a stretto contatto e che dobbiamo proteggere il più possibile».
Come proteggersi?
Per
proteggersi, è bene ricordare alcune cose fondamentali:
Bisogna rimanere in casa, come indicato dal governo;
Per difendersi dal contagio: non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani sporche; allontanarsi da chi starnutisce o tossisce; starnutire o tossire in un fazzoletto usa e getta e gettare subito il fazzoletto; mantenere una buona igiene delle superfici. La raccomandazione sulla quale insistono tutte le agenzie sanitarie del mondo è un gesto semplice, a costo quasi zero, ma molto efficace, che limita in misura significativa il passaggio dell’infezione: lavarsi spesso (e bene) le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi, intrecciando le dita e frizionando palmo contro palmo. In mancanza di acqua e sapone possono essere utilizzate soluzioni alcoliche che sono altrettanto efficaci. Le mascherine servono solo agli operatori sanitari che sono a stretto contatto con i pazienti malati e alle persone contagiate per proteggere quelle sane.
Bisogna rimanere in casa, come indicato dal governo;
Per difendersi dal contagio: non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani sporche; allontanarsi da chi starnutisce o tossisce; starnutire o tossire in un fazzoletto usa e getta e gettare subito il fazzoletto; mantenere una buona igiene delle superfici. La raccomandazione sulla quale insistono tutte le agenzie sanitarie del mondo è un gesto semplice, a costo quasi zero, ma molto efficace, che limita in misura significativa il passaggio dell’infezione: lavarsi spesso (e bene) le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi, intrecciando le dita e frizionando palmo contro palmo. In mancanza di acqua e sapone possono essere utilizzate soluzioni alcoliche che sono altrettanto efficaci. Le mascherine servono solo agli operatori sanitari che sono a stretto contatto con i pazienti malati e alle persone contagiate per proteggere quelle sane.
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