L’uomo può vivere centoventi anni
di Alfonso Marzocco
Le straordinarie proprietà dell'acido ascorbico furono evidenziate dal famoso esperimento del 1747 di James Lind, chirurgo di bordo del vascello HMS Salisbury, che riuscì a salvare dallo scorbuto i marinai, aggiungendo alla loro dieta un po' di succo di limone.
All’epoca lo scorbuto era ancora il nemico più temuto da tutti gli uomini di mare, pirati compresi. La malattia si accaniva contro gli equipaggi che passavano mesi o addirittura anni in navigazione. I malati soffrivano di piaghe alle gambe e ai piedi, perdevano sangue, denti e capelli. Per la debolezza estrema spesso non riuscivano più a muoversi e alla fine morivano. Alcuni comandanti, senza attendere ordini dall’alto, fecero tesoro di questa esperienza: James Cook riuscì a riportare a casa dopo un viaggio di circa tre anni più della metà dei i suoi uomini (la maggior parte morti per malaria) e grazie all'integrazione della dieta nessuno dei marinai morì di scorbuto.
L’Ammiragliato inglese solo nel 1795 si decise ad emanare l’ordine interno di fornire ad ogni uomo imbarcato un’oncia di succo di limone al giorno: questa circolare raddoppiò la forza della marina inglese e contribuì al suo predomino sui mari nel 19. secolo.
Un poco di succo di limone per la Marina inglese fu più importante di tutti i miglioramenti tecnici alle navi. In precedenza, per evitare la moria o l’indebolimento dell’equipaggio, ogni dieci settimane uomini nuovi dovevano avvicendare la forza combattente, in modo che i marinai potessero ritornare a terra per riprendersi con alimenti freschi. L'impatto della vitamina C, perché il succo di limone forniva questa vitamina ai marinai, non era noto o non fu valutato bene da Napoleone, che per mare subì le prime sconfitte. Forse Lind ha fatto più di Nelson per abbattere la potenza di Napoleone. Infatti le navi inglesi erano in grado di mantenere per mesi un blocco continuo al largo della costa francese senza la necessità di sostituire gli uomini.
Lo scorbuto era conosciuto fin dall'antichità e venne chiamato peste all'epoca della settima Crociata, quando si presentò come una vera e propria epidemia falcidiando i crociati. Questa malattia si presenta dopo circa 3-4 mesi di mancanza totale di acido ascorbico e perciò si ebbero effetti disastrosi quando, lasciato il cabotaggio, iniziarono le grandi esplorazioni per mare.
Vasco de Gama, che circumnavigò in nove mesi il Capo di Buona Speranza, perse 100 dei seicento uomini di equipaggio. E fu un stillicidio continuo per gli equipaggi fino a quando non vennero applicate per iniziativa personale dei comandanti o in forza di regolamenti le intuizioni di Lind.
A questo punto si sapeva che negli agrumi, nella verdura, nelle gemme delle conifere,(1) c'era un qualcosa che evitava lo scorbuto e che venne chiamato “vitamina C”. Solo nel 1928 Albert Szent Gyorgi scoprì la sostanza attiva e la sintetizzò. Da quel momento fu un susseguirsi di ricerche ed esperimenti, però quasi tutti viziati dal suo alto costo iniziale e dal considerare l'acido ascorbico una vitamina e come tale da assumere a piccolissime dosi. E del resto non era forse vero che bastavano pochi milligrammi di questa straordinaria sostanza a salvare un uomo dalla terribile morte dello scorbuto?
Si accertò inoltre che solo l'uomo e pochi altri “sfortunati” mammiferi erano soggetti allo scorbuto: alcune scimmie, il porcellino d'India e un particolare pipistrello vegetariano.
Tutti gli altri mammiferi erano capaci di sintetizzare, secondo le necessità quotidiane, l'acido ascorbico direttamente nel fegato, partendo dal glucosio, che è contenuto in quasi tutti gli alimenti. Una capra di 70 chili sintetizza circa 13 grammi di vitamina C al giorno.(2) Per gli altri animali la quantità di acido ascorbico sintetizzato è proporzionale al peso del corpo con una media di 10 grammi per 70 chili di peso.
J.J. Burns (3) nel 1959 scoprì ancora che i pochi mammiferi soggetti allo scorbuto, erano incapaci di produrre l’enzima attivo, L-gulonolactone ossidase, implicato nella conversione nei loro fegati del glucosio sanguigno ad acido ascorbico. Questa sintesi implica quattro enzimi. L’uomo ha i primi tre enzimi nel suo fegato, ma gli manca il quarto enzima, il che blocca completamente la produzione di acido ascorbico da parte del fegato.
Ora potevamo ritenerci quasi soddisfatti: sapevamo perché noi uomini avevamo bisogno della vitamina C, mentre quasi tutti gli altri mammiferi ne potevano benissimo fare a meno perché il loro organismo ne produceva quanto ne abbisognava.
Ma occorreva capire quali erano le dosi giornaliere di acido ascorbico, necessarie all’uomo, per vivere in buona salute.
Oggi si va dagli striminziti 30 mg/die raccomandati dal Codex Alimentarius (4) alle “megadosi“ di 45 mg/die per l'OMS-WHO (5).
Per amor del vero bisogna riconoscere che il nostro Ministero della Salute con DM 18 marzo 2009, pubblicando le nuove tabelle degli apporti giornalieri di vitamine e minerali ammessi negli integratori alimentari, ha moltiplicato per quattro la dose giornaliera consigliata per la vitamina C: prima era di 60 mg, ora è di 240 mg. Nelle linee guida riconosce che “ Per la vitamina E e la vitamina C è ammesso un apporto giornaliero massimo corrispondente al 300% del valore di riferimento, in considerazione della loro fisiologica azione protettiva in senso antiossidante”.
Ma rimaniamo sempre molto lontano dalla media di 10 grammi al giorno degli altri mammiferi.
Di tutt’altro avviso è la Committee on Laboratory Animal Nutrition (6) (Comitato per l'alimentazione degli animali da laboratorio) che dopo numerosi studi ha formulato varie diete raccomandabili, piuttosto simili fra di loro, per le scimmie da laboratorio.
La quantità di acido ascorbico varia da 1,75 a 3,50 g. al giorno, proporzionata a 70 kg. di peso corporeo; 1,75 g. al giorno nella scala della prescrizione per la scimmia rhesus (Rinehart e Greenberg, 1956) e 3,50 g. al giorno per la scimmia scoiattolo (Portman e colleghi, 1967).
Quindi secondo i rispettivi organi scientifici l’uomo avrebbe bisogno di 60 mg al giorno mentre la scimmia avrebbe bisogno di ca 3 grammi al giorno per una corretta alimentazione.
Il National Research Council della National Academy of Sciences attraverso la Food and Nutrition Board (Commisione per l’alimentazione umana) e la Committee on Animal Nutrition (Commissione per l'alimentazione animale) raccomanda in sintesi per un uomo adulto un milligrammo di acido ascorbico per chilogrammo di peso corporeo mentre raccomanda per le scimmie, il mammifero nostro più stretto parente, una dieta di 55 milligrammi di acido ascorbico al giorno per chilogrammo di peso corporeo.
Queste agenzie, autorevoli e che condizionano gli enti della salute anche degli altri paesi, che fanno: tifano per gli animali a scapito dell’uomo; lo fanno apposta o non interloquiscono fra di loro?
Le associazioni animaliste che si lamentano sempre che gli animali da laboratorio sono maltrattati perché non intervengono una volta tanto a favore dell’uomo che su questo punto è vilipeso e maltrattato?
Infatti se la biochimica umana è uguale a quella degli alti mammiferi e in particolare a quella della scimmia, da cui secondo gli evoluzionisti deriverebbe, perché l’uomo dovrebbe vivere con dosi così basse di vitamina C, 55 volte più basse?
Ed è ancora ragionevole chiedersi perché proprio l'uomo sia carente di questa capacità che tra l'altro non solo è utile a salvare dallo scorbuto ma, in base alle ricerche effettuate, è fondamentale in tutti i processi della vita?
Perché proprio l’uomo, che occupa un posto unico nella creazione, la creatura visibile più bella, ha questa carenza, che quasi tutti gli altri mammiferi non hanno?
Le motivazioni che danno Irvin Stone (7) e gli altri che hanno scoperto questa carenza sono ridicole: sarebbe un miglioramento evolutivo. Ma come può essere un miglioramento una carenza che ha come conseguenze un indebolimento generale dell’organismo?
Infatti la vitamina C è fondamentale per tutti i processi vitali; solo a titolo esemplificativo elenchiamo alcune delle sue funzioni nell’organismo vivente:
“è importante per il corretto funzionamento del sistema immunitario e la sintesi di collagene nell'organismo. Il collagene rinforza i vasi sanguigni, la pelle, i muscoli e le ossa. L'uomo non può creare collagene senza la vitamina C…
Tra i processi più noti in cui la vitamina dovrebbe intervenire si ricordano tra l’altro:
· sintesi della carnitina,
· catabolismo della tirosina,
· amidazione di alcuni peptidi con azione ormonale,
· sintesi degli acidi biliari,
· sintesi degli ormoni steroidei per intervento durante le reazioni di idrossilazione,
· aumento dell'assorbimento di ferro per riduzione del Fe (III) a Fe (II)
· azione di rigenerazione della vitamina E per cessione di un elettrone al radicale α-tocoferossilico” (8).
In pratica tra l’altro, la vitamina C serve per la produzione del “cemento cellulare”, il collagene, che dà struttura alla pelle, alle ossa, ai vasi sanguigni, ai muscoli.
Basti solo pensare a cosa succede in una costruzione se il cemento è poco o addirittura manca: se il cemento manca la costruzione irrimediabilmente crolla; se è poco l’ edificio potrà anche restare in piedi per un certo tempo ma sarà sempre in uno stato precario: basterà un poco di vento, una leggera scossa di terremoto o solo l’avanzare del tempo e crollerà. Un uomo con poco “cemento cellulare”, non è chi non veda, è destinato a una vita precaria: tant’è vero che è raro vedere un vecchio (e talvolta anche giovani), che non vada avanti senza pillole varie e senza qualche acciacco o alle ossa o al sistema cardiovascolare o al sistema nervoso.
L’uomo, secondo queste emerite Agenzie della salute, deve vivere, o meglio sopravvivere, con il minimo cemento cellulare (vitamina C): quel tanto che basti a non collassare subito per scorbuto; si potrà collassare poi con calma per infarto, diabete, malattie varie; puntellato nel frattempo da costosi farmaci, per la gioia delle case farmaceutiche. Mentre tante volte sarebbe bastata, a tempo debito, una cucchiaiata in più di poco costoso “cemento cellulare” per rafforzare l’edificio umano.
All’uomo, come leggiamo nei primi capitoli della Genesi, destinato a vivere per secoli, a un certo punto fu posto il limite di centoventi anni (Gn. 6, 3).
Evidentemente l’uomo si richiamò una “maledizione” sul capo: la sua incapacità a sintetizzare la vitamina C potrebbe essere una delle conseguenze del peccato originale. E’ significativo che la stessa incapacità accomuni l’uomo e la scimmia: la rivelazione confidata a don Guido Bortoluzzi (9) spiega che il peccato originale fu un peccato di disobbedienza e malizia che si attuò in un atto concreto di ibridazione delle specie umana ad opera del capostipite Adamo, attraverso un rapporto generativo al di fuori della sua specie con l’unica femmina preumana cromosomicamente compatibile (l’“ancestre” che doveva servire solo da “incubatrice” del primo uomo ed era il frutto dell’albero “genealogico”, che non doveva essere mangiato). Questo rapporto generativo provocò un inquinamento biologico e una regressione psicofisica del ramo illegittimo ibridato (figli dell’uomo). Ma anche l’altro ramo, quello della discendenza pura e legittima di Adamo, che per molte generazioni era rimasto incontaminato (i figli di Dio) a poco a poco fu inglobato nel ramo corrotto con unioni promiscue, così che alla fine tutti gli uomini furono progressivamente contagiati dalle conseguenze del peccato originale. Questa potrebbe essere la spiegazione del versetto 2 del capitolo 6 di Genesi (10).
Le conseguenze morali furono immani ma anche le conseguenze fisiche furono notevoli. Possiamo ipotizzare che una di questa, l’incapacità di sintetizzare l’acido ascorbico, fu ereditata dal genere umano a causa di questa ibridazione o a causa di qualche altra cosa di terribile avvenuta nei primordi e tramandato come peccato originale.
Ma indipendentemente dalla causa, resta il fatto che l’uomo è incapace di sintetizzare la vitamina C e non riesce neanche ad accumularla o a conservarla a lungo nell’organismo: deve assumerla quotidianamente e a dosi considerevoli. Oggi abbiamo le conoscenze per sopperire almeno parzialmente a questa incapacità: infatti l’acido ascorbico è un prodotto di sintesi, che non costa molto. Purtroppo gli enti preposti alla salute dell’uomo sono meno attenti di quelli che si curano della salute degli animali.
Molti scienziati e ricercatori, anche premiati dalla scienza ufficiale con premi Nobel, hanno invitato “per vivere più a lungo e sentirsi meglio” (11) ad assumere anche 4-5 grammi e più di vitamina C al giorno. Purtroppo l’Ammiragliato (gli Enti ufficiali della salute tipo il Food and Nutrition Board, facente capo all'Accademia delle Scienze statunitense e le varie commissioni dell’ONU, che danno le direttive a livello mondiale) oggi sembra lavorare per il nemico, non per i suoi marinai, ed attenderemmo inutilmente una decisione appropriata al riguardo; dobbiamo essere noi, come James Cook che salvò i suoi marinai senza aspettare l’ordine ufficiale, i responsabili di noi stessi e dei nostri cari e, dopo esserci informati, prendere ogni giorno supplementi adeguati di vitamina C.
1) Fu grazie alle gemme delle conifere che gli assediati a Stalingrado si salvarono dallo scorbuto.
2) Viene subito a mente il famoso siero anticancro, estratto dalle capre, del dott. Liborio Bonifacio negli anni’50
3) Burns, J. J. Biosynthesis of L-ascorbic acid; basic defect in scurvy. Amer. J. Med. 26:740-748, 1959 (cit. Da I. Stone).
4) Il Codex Alimentarius è un insieme di regole e di normative elaborate dalla Codex Alimentarius Commission, una Commissione (suddivisa in numerosi comitati) istituita nel 1963 dalla FAO e dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
5) Vitamin and mineral requirements in human nutrition, 2nd edition (PDF). World Health Organization, 2004.
6) COMMITTEE ON ANIMAL NUTRITION, Nutrient Requirements of Laboratory Animals: Cat, Guinea Pig, Hamster, Monkey, Mouse, Rat, National Academy of Sciences, Washington, D.C., (1972).
7) The Healing Factor: Vitamin C Against Disease, authorized online version of Irwin Stone's book on Vitamin C of 1972.
8) Wikipedia alla voce “Vitamina C”.
9)Guido Bortoluzzi. Genesi biblica: evoluzione o creazione? Caino e’ la chiave del mistero. Terza edizione a cura di Renza Giacobbi.
10) Gen. 6, 1-3 (Trad. della Volgata)"Quando gli uomini ebbero cominciato a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Il Signore disse: «Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l'uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni».
11) Pauling, Linus. Come vivere più a lungo e sentirsi meglio. Ed. Frassinelli, 1989.
mercoledì 11 agosto 2010
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