(ANSA) - Titoli di stato Usa falsi, per un valore di seimila miliardi di dollari - più del doppio dell'intero debito pubblico italiano - sono stati sequestrati in Svizzera dai carabinieri del Ros per ordine della Procura della Repubblica di Potenza. I titoli falsi erano contenuti in tre casse, solo apparentemente della Federal Reserve.
La "totale falsità " dei titoli, apparentemente emessi nel 1934 dalla Federal Reserve, è stata accertata da funzionari della stessa Banca centrale americana e da personale in servizio presso l'Ambasciata Usa a Roma. Dalle indagini - che hanno portato oggi all'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare nei riguardi di otto persone - è emerso che le tre casse, con i titoli falsi, erano state trasportate da Hong Kong a Zurigo nel gennaio del 2007 e prese in carico da una società fiduciaria elvetica.
Da collegare con quest'altra notizia di due anni e mezzo fa:
Fermati giapponesi e filippini: forse tentavano una truffa - Il mistero dei bond falsi - Miliardi verso la Svizzera - Titoli di Stato Usa. «Risalgono agli anni ’30»
MALPENSA (Varese) — Già la prima volta sembrava impossibile: 131 miliardi (miliardi!) di dollari Usa in titoli di Stato sequestrati in un colpo solo a due giapponesi. Accadeva all’inizio di giugno alla frontiera ferroviaria italo-svizzera di Chiasso. Mistero sulla loro provenienza e sulla loro destinazione. Adesso il mistero si moltiplica per due perché lo scorso agosto uno stock quasi identico di bond americani è stato intercettato all’aeroporto di Malpensa nel bagaglio di due filippini diretti in Svizzera: stavolta addirittura 180 miliardi di dollari, l’equivalente del debito di un Paese come il Brasile, roba in grado di terremotare l’intero mercato finanziario del pianeta.
Chi sta cercando di piazzare una quantità di bond e obbligazioni per un valore pari a due punti di pil americano? E cosa sarebbe successo se a Chiasso e a Malpensa non fossero intervenuti gli uomini in divisa? A far rientrare parzialmente l’allarme c’è una notizia dell’ultima ora che trapela dagli ambienti investigativi: i titoli bloccati a Malpensa sono quasi certamente delle patacche. E quasi certamente lo sono anche quelli di Chiasso perché i due carichi appartenevano quasi interamente alla stessa partita: titoli — in apparenza — emessi dal governo americano negli anni ’30, all’indomani della Grande Depressione. La Guardia di Finanza di Malpensa attende nelle prossime ore una mail dagli Stati Uniti: sarebbe la conferma che quella trasportata dai due filippini è in realtà solo carta straccia.
«Ma di certo nessuno ha interesse a dire che i bond di Malpensa e Chiasso sono veri... » si lascia maliziosamente sfuggire uno degli inquirenti. Senza dubbio: se i titoli venissero messi tutti all’incasso, le finanze Usa andrebbero a fondo in un battibaleno e lo Stato dovrebbe dichiarare bancarotta. Ma il giallo finanziario resta tutto. L’ultimo capitolo lo hanno scritto a Ferragosto i finanzieri all’aeroporto milanese, controllando il contenuto di due valigette 24 ore in mano a una coppia di viaggiatori con passaporto filippino: 180 miliardi di dollari, seppur non in contanti, una cifra comunque sbalorditiva e senza precedenti. I due fanno scena muta di fronte alle domande degli inquirenti e per loro scatta (e perdura) l’arresto, anche perché la Finanza ha ben presente quanto accaduto due mesi prima ai loro colleghi di Chiasso. Ai primi di giugno, su un treno diretto a Basilea ci sono due distinti signori giapponesi, Akihiro Yamaguchi e Mitsuyoshi Watanabe: in un doppio fondo delle loro valigie ci sono bond americani per 131 miliardi di dollari. Una piccola parte del carico è costituita da «Kennedy bonds» emessi fino agli anni ’90 e così chiamati perché riportano l’effigie del presidente ucciso a Dallas; la maggior parte, invece, sono titoli antecedenti la Seconda Guerra mondiale. «Ai finanzieri i due dissero che si trattava di reperti storici senza valore», ricorda l’avvocato comasco Massimo Scopelliti che fu chiamato come difensore d’ufficio. Sarà, ma perché nascondere dei souvenir in un doppio fondo?
Yamaguchi e Mitsuyoshi vengono subito rilasciati dalle autorità italiane e da allora sono spariti. La notizia fa quasi subito il giro del mondo scatenando specie negli Usa reazioni ufficiali e fantasiose congetture. Una foto dei titoli sequestrati viene inviata via mail a Washington e il 19 giugno Stephen Meyerhardt, portavoce del Tesoro americano dichiara: «Quei titoli sono falsi». Ma il giudizio si basa solo su una immagine scannerizzata e su una considerazione: di quelle obbligazioni negli anni ’30 ne risultano emesse per un valore di 105 miliardi, molto meno dunque di quanto sequestrato a Chiasso. Si aggiunge al coro anche Darrin Blackford, «spokeman» della Cia che il 25 giugno dichiara: «Quei titoli non sono stati emessi dal governo Usa». Ma le fonti, benché ufficiali, non rassicurano la stampa americana: il Financial Times arriva a ipotizzare lo zampino della mafia nel traffico dei bond, ma è solo una ipotesi che appare più dettata dal folclore (se quei titoli vengono dall’Italia, deve esserci per forza di mezzo il Padrino). Il «carico da 11» ce lo mettono invece qualche giorno dopo l’agenzia Asia News e il giornalista americano Hal Turner: i titoli sono veri e il governo giapponese sta tentando di liquidarli perché non crede più nelle possibilità del governo Usa di far fronte al suo debito pubblico; a supporto della tesi viene aggiunto un particolare suggestivo: uno dei due businessmen giapponesi transitati da Chiasso è imparentato con un alto dirigente del Tesoro giapponese. Ma Turner non è in grado di citare le fonti del suo scoop e la sparata si riduce a un semplice fuoco d’artificio.
Su Internet a questo punto circola una nuova versione: durante la Seconda guerra, diversi Paesi belligeranti hanno stampato e messo in circolazione moneta e titoli dei Paesi nemici perfettamente contraffatta. Ecco perché dei giapponesi (o dei filippini) sono in possesso di titoli americani degli anni '30, ecco perché quanto sequestrato a Chiasso e Malpensa può essere gettato nel cestino. Se anche così fosse, resta in piedi un interrogativo: quale era lo scopo dei corrieri dei bond? Secondo fonti della Finanza italiana l’obiettivo era depositarne una piccola parte in banche svizzere a mo’ di garanzia e sperare in questo modo di ottenere denaro contante. Nessun terremoto finanziario planetario, insomma, ma solo una versione di Totò e Peppino con gli occhi a mandorla. Una risposta definitiva è attesa nei prossimi giorni: a Como si riunirà una commissione di esperti Usa che esaminerà «de visu» i bond di Chiasso, la Finanza di Malpensa annuncia la chiusura delle indagini per i prossimi giorni.
Claudio Del Frate
20 settembre 2009
Link: http://www.corriere.it/
http://www.corriere.it/cronache/09_settembre_20/bond_falsi_delfrate_661f9a3e-a5c6-11de-a2a4-00144f02aabc.shtml
20.09.2009
____________________________
venerdì 17 febbraio 2012
martedì 14 febbraio 2012
GRECIA: Volere aiuti? Comprare armi!
Se l’Europa tedesca assassina la Grecia
http://www.ilgiornale.it/interni/se_leuropa_tedesca_assassina_grecia/14-02-2012/articolo-id=571969-page=0-comments=1
Non c’è pietà per i greci. Non ce l’ha l’Europa, la Merkel, Sarkozy, tutti gli altri che guardano e pensano «speriamo non accada anche a noi», non ce l’hanno neppure tutti i governi greci che hanno illuso i greci di poter vivere con stipendi statali lussuosi e sprechi di denaro pubblico. Il piano per salvare Atene dalla bancarotta costringerà almeno tre generazioni di greci a faticare per pagare i debiti. A questo punto, pare, questa è l’unica strada. Non ci sono alternative. Ma quella gente in piazza che assalta il Palazzo, disperata, preoccupata, senza prospettive è il segno di un altro fallimento: quello dell’Europa.
Si può stare a discutere una vita sulle responsabilità della Grecia. Qualcuno dice che si è meritata il default, altri sostengono che ha barato, ma una cosa è certa, una comunità di Stati che lascia naufragare uno dei suoi membri ha tradito la sua funzione. A che serve la Ue se il risultato è questo?
Quella che abbiamo davanti è una confederazione abortita, un’utopia scaduta, un castello di sabbia che si sta sgretolando con l’alta marea. La chiamano Europa ma agli occhi di chi ci vive appare solo come un pachiderma che fa gli interessi della Germania o della Francia. Sono le due nazioni più forti dell’area euro e fanno valere il loro peso, ma se tutta questa architettura carica di parole e ideali alla fine serve solo a fare gli interessi delle banche e delle industrie, come quella bellica, care a Sarkozy o alla Merkel si faceva prima ad accettare un protettorato di Parigi e Berlino. L’Europa significa sottomettersi.
Il Wall Street Journal ha rivelato qualcosa che fa apparire paradossale e amara questa situazione. La Grecia è il quinto importatore mondiale di armi. Il Paese europeo con le più alte spese militari: ogni anno più del 3% del Pil se ne va per la difesa. O meglio, per comperare gli scarti militari di Francia e Germania. Come accade con le colonie, da sfruttare e da ricattare. Perché è questa la miseria di quello che sta accadendo. Merkel e Sarkozy avrebbero imposto l’acquisto di sottomarini, navi, elicotteri e carri armati come condizione per sbloccare il piano di aiuti alla Grecia. Uno scambio senza prospettiva. Volete il prestito? Comprate le armi. Sembra uno di quegli affari in cui in certe terre di malavita non si può dire di no. Pazienza se poi per pagare quel regalo imposto dagli amici ti indebiti per tutta la vita.
È questa l’immagine che l’Euro sta dando di sé. L’Europa uguale miseria. Eccola la grande utopia, quella che doveva dare una prospettiva di pace e speranza al caro e vecchio continente. L’Europa come sinonimo di povertà. È evidente che quelli che dovevano realizzarla, questa utopia, non ci hanno creduto. È evidente che la Germania continua a pensare agli interessi economici e geopolitici della Germania e la stessa cosa fa la Francia. All’inizio della crisi per salvare la Grecia bastavano 30 miliardi di euro, ma l’Europa voleva dare l’esempio, l’Europa doveva vendere carri armati. Pedagogia e sfruttamento.
Ma c’è di più. L’Europa con il volto dei tecnocrati sta anche rinnegando la democrazia.
L’Europa, la Bce e tutte le istituzioni finanziarie non si fidano degli elettori. Sono loro a esprimere gradimento su chi deve governare. Lo hanno fatto in Grecia e lo fanno in Italia. Monti non ha bisogno di chiedere agli italiani se può o non può governare, gli basta il riconoscimento della Bce, di Berlino, di Parigi, e di tutti gli uomini in grigio che decidono le sorti di questo o quel Paese. Monti non ha bisogno del voto del Parlamento, gli basta mettere la fiducia e la firma di Napolitano. Convinti loro, convinti tutti. Dicono che è una fase di emergenza, transitoria, a tempo determinato. Magari sarà così, ma non è detto che sia poi facile invertire questo corso. L’Europa dei tedeschi ci sta abituando all’idea che le elezioni sono inutili, costose e perfino dannose.
L’Europa dei tedeschi ci dice che il mercato globale, la finanza scettica, ha bisogno di scelte veloci, efficaci. Non c’è tempo per la politica, servono tecnici designati dall’alto. Non c’è neppure spazio per la dissidenza o per i dubbi. È la storia dei 40 parlamentari greci espulsi dai partiti che sostengono il governo solo perché non hanno votato la manovra. L’Europa dei tedeschi ci vuole tutti allineati e ubbidienti. Chi si sfila è un eretico. Due sole parole sono ammesse: sacrificio e austerità.
di Salvatore Tramontano - 14 febbraio 2012
IlGiornale.it
Non c’è pietà per i greci. Non ce l’ha l’Europa, la Merkel, Sarkozy, tutti gli altri che guardano e pensano «speriamo non accada anche a noi», non ce l’hanno neppure tutti i governi greci che hanno illuso i greci di poter vivere con stipendi statali lussuosi e sprechi di denaro pubblico. Il piano per salvare Atene dalla bancarotta costringerà almeno tre generazioni di greci a faticare per pagare i debiti. A questo punto, pare, questa è l’unica strada. Non ci sono alternative. Ma quella gente in piazza che assalta il Palazzo, disperata, preoccupata, senza prospettive è il segno di un altro fallimento: quello dell’Europa.
Si può stare a discutere una vita sulle responsabilità della Grecia. Qualcuno dice che si è meritata il default, altri sostengono che ha barato, ma una cosa è certa, una comunità di Stati che lascia naufragare uno dei suoi membri ha tradito la sua funzione. A che serve la Ue se il risultato è questo?
Quella che abbiamo davanti è una confederazione abortita, un’utopia scaduta, un castello di sabbia che si sta sgretolando con l’alta marea. La chiamano Europa ma agli occhi di chi ci vive appare solo come un pachiderma che fa gli interessi della Germania o della Francia. Sono le due nazioni più forti dell’area euro e fanno valere il loro peso, ma se tutta questa architettura carica di parole e ideali alla fine serve solo a fare gli interessi delle banche e delle industrie, come quella bellica, care a Sarkozy o alla Merkel si faceva prima ad accettare un protettorato di Parigi e Berlino. L’Europa significa sottomettersi.
Il Wall Street Journal ha rivelato qualcosa che fa apparire paradossale e amara questa situazione. La Grecia è il quinto importatore mondiale di armi. Il Paese europeo con le più alte spese militari: ogni anno più del 3% del Pil se ne va per la difesa. O meglio, per comperare gli scarti militari di Francia e Germania. Come accade con le colonie, da sfruttare e da ricattare. Perché è questa la miseria di quello che sta accadendo. Merkel e Sarkozy avrebbero imposto l’acquisto di sottomarini, navi, elicotteri e carri armati come condizione per sbloccare il piano di aiuti alla Grecia. Uno scambio senza prospettiva. Volete il prestito? Comprate le armi. Sembra uno di quegli affari in cui in certe terre di malavita non si può dire di no. Pazienza se poi per pagare quel regalo imposto dagli amici ti indebiti per tutta la vita.
È questa l’immagine che l’Euro sta dando di sé. L’Europa uguale miseria. Eccola la grande utopia, quella che doveva dare una prospettiva di pace e speranza al caro e vecchio continente. L’Europa come sinonimo di povertà. È evidente che quelli che dovevano realizzarla, questa utopia, non ci hanno creduto. È evidente che la Germania continua a pensare agli interessi economici e geopolitici della Germania e la stessa cosa fa la Francia. All’inizio della crisi per salvare la Grecia bastavano 30 miliardi di euro, ma l’Europa voleva dare l’esempio, l’Europa doveva vendere carri armati. Pedagogia e sfruttamento.
Ma c’è di più. L’Europa con il volto dei tecnocrati sta anche rinnegando la democrazia.
L’Europa, la Bce e tutte le istituzioni finanziarie non si fidano degli elettori. Sono loro a esprimere gradimento su chi deve governare. Lo hanno fatto in Grecia e lo fanno in Italia. Monti non ha bisogno di chiedere agli italiani se può o non può governare, gli basta il riconoscimento della Bce, di Berlino, di Parigi, e di tutti gli uomini in grigio che decidono le sorti di questo o quel Paese. Monti non ha bisogno del voto del Parlamento, gli basta mettere la fiducia e la firma di Napolitano. Convinti loro, convinti tutti. Dicono che è una fase di emergenza, transitoria, a tempo determinato. Magari sarà così, ma non è detto che sia poi facile invertire questo corso. L’Europa dei tedeschi ci sta abituando all’idea che le elezioni sono inutili, costose e perfino dannose.
L’Europa dei tedeschi ci dice che il mercato globale, la finanza scettica, ha bisogno di scelte veloci, efficaci. Non c’è tempo per la politica, servono tecnici designati dall’alto. Non c’è neppure spazio per la dissidenza o per i dubbi. È la storia dei 40 parlamentari greci espulsi dai partiti che sostengono il governo solo perché non hanno votato la manovra. L’Europa dei tedeschi ci vuole tutti allineati e ubbidienti. Chi si sfila è un eretico. Due sole parole sono ammesse: sacrificio e austerità.
di Salvatore Tramontano - 14 febbraio 2012
IlGiornale.it
sabato 11 febbraio 2012
PER NON FARE LA FINE DELLA GRECIA SEPARARE LE BANCHE COMMERCIALI DA QUELLE D'AFFARI.
La Glass-Steagall al Senato italiano
Il disegno di legge n. 3112 del Sen. Oskar Peterlini chiede la separazione delle banche ordinarie da quelle speculative in Italia, per aiutare subito l'economia e come esempio per il resto del mondo.
11 febbraio 2012 (MoviSol) - Il Sen. Oskar Peterlini (Svp) ha presentato un disegno di legge a favore di una netta separazione tra le banche commerciali e le banche d'affari in Italia, come primo passo fondamentale verso il superamento della crisi economica e finanziaria globale che continua a colpire pesantemente la vita della gente e l'economia reale nel nostro paese e altrove.
Sono ormai anni che le istituzioni internazionali non solo si rifiutano di attuare le riforme necessarie per fermare la corsa verso il baratro, come fece il grande presidente americano Franklin Delano Roosevelt nel 1933, ma anzi raddoppiano con le stesse politiche che hanno causato la crisi: deregolamento, privatizzazione, speculazione senza freni. Ora con l'acuirsi della crisi chiedono addirittura più sacrifici alla gente, per tentare di salvare la bolla sui mercati.
Il Ddl n. 3112 di Peterlini è stato preparato con la collaborazione del Segretario di Movisol Andrew Spannaus, e finora conta 11 co-firmatari (si veda sotto). La proposta mira a vietare i salvataggi bancari futuri di chi gioca nella bisca mondiale, e garantire i flussi di credito per le imprese e per le famiglie.
Mentre cresce nella popolazione la domanda di misure che rilancino l’economia reale, gran parte della classe politica italiana ha paura e appoggia le misure depressive del governo tecnico guidato da Mario Monti; e fioccano già le scuse: non possiamo tornare indietro di 20 anni, non può farlo solo l'Italia, i mercati non ce lo permetteranno.
In realtà non solo l'Italia può fare un passo di questa portata, ma lo deve fare. Altrimenti a furia di tagliare il bilancio e di inginocchiarsi di fronte ai liberisti finirà peggio della Grecia. E' ora di guidare gli eventi invece di subirli, a cominciare da una vera riforma del sistema finanziario nazionale e internazionale.
Senato della Repubblica
XVI LEGISLATURA
N. 3112
DISEGNO DI LEGGE
d’iniziativa del senatore PETERLINI
COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 25 GENNAIO 2012
Delega al Governo per la separazione delle attivitàbancarie ordinarie da quelle speculative
Onorevoli Senatori. – La crisi economica globale scoppiata nel 2007-2008 continua a mietere vittime. Proprio in questi mesi l’Italia e l’Europa intera stanno vivendo una nuova fase del dissesto del sistema finanziario mondiale, originata da molti anni di politiche che hanno penalizzato le attivitàproduttive a favore invece di un’espansione senza precedenti della bisca sui mercati finanziari internazionali. Ora sono le famiglie e le imprese a pagare per le scelte sbagliate a livello macroeconomico, che rischiano di minare il tessuto stesso della nostra societa`.
E ` doveroso constatare, purtroppo, che giàdai primi mesi piu` drammatici della crisi, nei numerosi vertici internazionali a partire dal 2009 si e` persa l’occasione per adottare misure forti che avrebbero potuto rappresentare una rottura netta ed efficace con le politiche passate: tra queste certamente vi e` il ritorno alla separazione delle attivitàbancarie, tipificata dalla famosa Glass-Steagall Act varata sotto la presidenza Usa di Franklin Delano Roosevelt nel 1933 che pose fine agli eccessi finanziari all’origine della Grande depressione. Il principio della Glass-Steagall rimase in vigore nei Paesi occidentali, ed anche nel nostro Paese, fino agli anni Novanta.
Si tratta della netta separazione delle banche commerciali, che raccolgono i depositi dei cittadini ed erogano il credito agli individui e alle imprese, dalle banche d’affari, gli istituti che operano nei mercati finanziari, attraverso l’emissione e la compravendita di titoli azionari, obbligazionari e di strumenti speculativi in genere. A partire dagli anni Novanta tutte queste funzioni bancarie sono state riunite sotto lo stesso tetto: esistono dei colossi che di fatto finiscono per rendere anche l’economia locale dipendente dai circuiti mondiali altamente speculativi e rischiosi. La conseguenza dell’abrogazione del principio di Glass-Steagall e` che si e` segnata la strada che porta dritti alla catastrofe e se non si interviene con decisione il rischio di aggravare la situazione economico-sociale e` molto alto.
Da quando e` esplosa la bolla dei derivati – gli strumenti iper-speculativi che ormai sono completamente slegati dagli investimenti produttivi, dirottando risorse dall’economia reale ad un vero proprio casino` mondiale – il rischio del fallimento delle grandi banche ha portato i governi e le banche centrali ad una serie di salvataggi emergenziali.
Ci ripetono continuamente che gli interventi sono necessari per evitare un crac totale, ma la situazione non fa che peggiorare, poiche´ mentre vengono immesse cifre stratosferiche per la finanza (che si contano nelle migliaia di miliardi di dollari e di euro) le risorse non arrivano alla gente, alle famiglie, alle piccole e medie imprese.
Tutto cio` accade perche´ i salvataggi sono stati concessi senza condizioni, non si e` chiesto un cambiamento del comportamento delle grandi banche, non si sono adottate riforme incisive del sistema finanziario.
Fino a pochi mesi fa l’Italia poteva pensare di evitare di subire gli effetti della crisi internazionale, o per lo meno di esserne toccata solo di striscio, per via di un sistema meno finanziarizzato (nei fatti e anche in termini giuridici), ma oggi non si puo` piu` aspettare: il sistema va cambiato appena possibile.
L’Italia puo` fare da apripista per gli altri Paesi: torniamo ad una divisione delle banche per garantire che la gente comune non debba piu` pagare per le bolle speculative mondiali. Stabiliamo delle regole chiare di separazione tra le banche ordinarie (commerciali) da quelle che operano nei mercati speculativi (banche d’affari), cosi` da farne un modello a livello internazionale. Se ne discute giàin Germania, in Francia, in Svizzera, nel Regno Unito e anche negli Stati Uniti. L’Italia ha la duplice opportunitàdi aiutare i propri cittadini nell’immediato e di contribuire al progresso delle altre nazioni, con l’affermazione di un principio di grande importanza nel contesto internazionale. Occorre salvare l’economia reale dalla finanza speculativa con la separazione delle banche commerciali e le banche d’affari. Saràun primo passo essenziale per riprendere il controllo dell’economia e costruire le basi per un futuro di stabilitàe di progresso.
DISEGNO DI LEGGE
Art. 1. (Delega al Governo)
1. La presente legge e` finalizzata a stabilire la separazione tra le banche commerciali e le banche d’affari, proteggendo le attività finanziarie di deposito e di credito inerenti l’economia reale, da quelle legate all’investimento e alla speculazione sui mercati finanziari nazionali e internazionali.
2. Il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge e secondo i principi e i criteri direttivi di cui all’articolo 2, uno o piuù decreti legislativi recanti norme per la separazione tra le banche commerciali e le banche d’affari, prevedendo il divieto per le banche che effettuano la raccolta di depositi o di altri fondi con obbligo di restituzione di svolgere qualsivoglia attività legata alla negoziazione di valori mobiliari in genere.
Art. 2. (Principi e criteri direttivi)
1. I decreti legislativi di cui all’articolo 1 si informano ai seguenti princi`pi e criteri direttivi:
a) prevedere il divieto per le banche commerciali, ovvero le banche che effettuano la raccolta di depositi tra il pubblico, di effettuare qualsiasi attività legata alla negoziazione e all’intermediazione dei valori mobiliari, sancendo così la separazione tra le funzioni delle banche commerciali da quelle delle banche d’affari;
b) prevedere il divieto per le banche commerciali di detenere partecipazioni o di stabilire accordi di collaborazione commerciale di qualsiasi natura con i seguenti soggetti: le banche d’affari, le banche d’investimento, le società di intermediazione mobiliare e in generale tutte le societàfinanziarie che non effettuano la raccolta di depositi tra il pubblico;
c) prevedere il divieto per i rappresentanti, i direttori, i soci di riferimento e gli impiegati delle banche d’affari, le banche d’investimento, le società di intermediazione mobiliare e in generale tutte le società finanziarie che non effettuano la raccolta di depositi tra il pubblico di ricoprire cariche direttive e detenere posizioni di controllo nelle banche commerciali.
Art. 3. (Pareri delle Commissioni parlamentari)
1. Gli schemi dei decreti legislativi di cui all’articolo 1, comma 2, sono trasmessi alle Camere entro il sessantesimo giorno antecedente la scadenza del termine previsto per l’esercizio della delega di cui al medesimo articolo 1, comma 2, per il parere delle Commissioni parlamentari competenti, da esprimere entro quaranta giorni dalla data dell’assegnazione.
Art. 4. (Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Co-firmatari
Sen. Lannutti
Sen. Rizzi
Sen. Di Giovan Paolo
Sen. Sbarbati
Sen. Pinzger
Sen. Fosson
Sen. Giai
Sen. Serra
Sen. Randazzo
Sen. Gustavino
Sen. Oliva
Il disegno di legge n. 3112 del Sen. Oskar Peterlini chiede la separazione delle banche ordinarie da quelle speculative in Italia, per aiutare subito l'economia e come esempio per il resto del mondo.
11 febbraio 2012 (MoviSol) - Il Sen. Oskar Peterlini (Svp) ha presentato un disegno di legge a favore di una netta separazione tra le banche commerciali e le banche d'affari in Italia, come primo passo fondamentale verso il superamento della crisi economica e finanziaria globale che continua a colpire pesantemente la vita della gente e l'economia reale nel nostro paese e altrove.
Sono ormai anni che le istituzioni internazionali non solo si rifiutano di attuare le riforme necessarie per fermare la corsa verso il baratro, come fece il grande presidente americano Franklin Delano Roosevelt nel 1933, ma anzi raddoppiano con le stesse politiche che hanno causato la crisi: deregolamento, privatizzazione, speculazione senza freni. Ora con l'acuirsi della crisi chiedono addirittura più sacrifici alla gente, per tentare di salvare la bolla sui mercati.
Il Ddl n. 3112 di Peterlini è stato preparato con la collaborazione del Segretario di Movisol Andrew Spannaus, e finora conta 11 co-firmatari (si veda sotto). La proposta mira a vietare i salvataggi bancari futuri di chi gioca nella bisca mondiale, e garantire i flussi di credito per le imprese e per le famiglie.
Mentre cresce nella popolazione la domanda di misure che rilancino l’economia reale, gran parte della classe politica italiana ha paura e appoggia le misure depressive del governo tecnico guidato da Mario Monti; e fioccano già le scuse: non possiamo tornare indietro di 20 anni, non può farlo solo l'Italia, i mercati non ce lo permetteranno.
In realtà non solo l'Italia può fare un passo di questa portata, ma lo deve fare. Altrimenti a furia di tagliare il bilancio e di inginocchiarsi di fronte ai liberisti finirà peggio della Grecia. E' ora di guidare gli eventi invece di subirli, a cominciare da una vera riforma del sistema finanziario nazionale e internazionale.
Senato della Repubblica
XVI LEGISLATURA
N. 3112
DISEGNO DI LEGGE
d’iniziativa del senatore PETERLINI
COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 25 GENNAIO 2012
Delega al Governo per la separazione delle attivitàbancarie ordinarie da quelle speculative
Onorevoli Senatori. – La crisi economica globale scoppiata nel 2007-2008 continua a mietere vittime. Proprio in questi mesi l’Italia e l’Europa intera stanno vivendo una nuova fase del dissesto del sistema finanziario mondiale, originata da molti anni di politiche che hanno penalizzato le attivitàproduttive a favore invece di un’espansione senza precedenti della bisca sui mercati finanziari internazionali. Ora sono le famiglie e le imprese a pagare per le scelte sbagliate a livello macroeconomico, che rischiano di minare il tessuto stesso della nostra societa`.
E ` doveroso constatare, purtroppo, che giàdai primi mesi piu` drammatici della crisi, nei numerosi vertici internazionali a partire dal 2009 si e` persa l’occasione per adottare misure forti che avrebbero potuto rappresentare una rottura netta ed efficace con le politiche passate: tra queste certamente vi e` il ritorno alla separazione delle attivitàbancarie, tipificata dalla famosa Glass-Steagall Act varata sotto la presidenza Usa di Franklin Delano Roosevelt nel 1933 che pose fine agli eccessi finanziari all’origine della Grande depressione. Il principio della Glass-Steagall rimase in vigore nei Paesi occidentali, ed anche nel nostro Paese, fino agli anni Novanta.
Si tratta della netta separazione delle banche commerciali, che raccolgono i depositi dei cittadini ed erogano il credito agli individui e alle imprese, dalle banche d’affari, gli istituti che operano nei mercati finanziari, attraverso l’emissione e la compravendita di titoli azionari, obbligazionari e di strumenti speculativi in genere. A partire dagli anni Novanta tutte queste funzioni bancarie sono state riunite sotto lo stesso tetto: esistono dei colossi che di fatto finiscono per rendere anche l’economia locale dipendente dai circuiti mondiali altamente speculativi e rischiosi. La conseguenza dell’abrogazione del principio di Glass-Steagall e` che si e` segnata la strada che porta dritti alla catastrofe e se non si interviene con decisione il rischio di aggravare la situazione economico-sociale e` molto alto.
Da quando e` esplosa la bolla dei derivati – gli strumenti iper-speculativi che ormai sono completamente slegati dagli investimenti produttivi, dirottando risorse dall’economia reale ad un vero proprio casino` mondiale – il rischio del fallimento delle grandi banche ha portato i governi e le banche centrali ad una serie di salvataggi emergenziali.
Ci ripetono continuamente che gli interventi sono necessari per evitare un crac totale, ma la situazione non fa che peggiorare, poiche´ mentre vengono immesse cifre stratosferiche per la finanza (che si contano nelle migliaia di miliardi di dollari e di euro) le risorse non arrivano alla gente, alle famiglie, alle piccole e medie imprese.
Tutto cio` accade perche´ i salvataggi sono stati concessi senza condizioni, non si e` chiesto un cambiamento del comportamento delle grandi banche, non si sono adottate riforme incisive del sistema finanziario.
Fino a pochi mesi fa l’Italia poteva pensare di evitare di subire gli effetti della crisi internazionale, o per lo meno di esserne toccata solo di striscio, per via di un sistema meno finanziarizzato (nei fatti e anche in termini giuridici), ma oggi non si puo` piu` aspettare: il sistema va cambiato appena possibile.
L’Italia puo` fare da apripista per gli altri Paesi: torniamo ad una divisione delle banche per garantire che la gente comune non debba piu` pagare per le bolle speculative mondiali. Stabiliamo delle regole chiare di separazione tra le banche ordinarie (commerciali) da quelle che operano nei mercati speculativi (banche d’affari), cosi` da farne un modello a livello internazionale. Se ne discute giàin Germania, in Francia, in Svizzera, nel Regno Unito e anche negli Stati Uniti. L’Italia ha la duplice opportunitàdi aiutare i propri cittadini nell’immediato e di contribuire al progresso delle altre nazioni, con l’affermazione di un principio di grande importanza nel contesto internazionale. Occorre salvare l’economia reale dalla finanza speculativa con la separazione delle banche commerciali e le banche d’affari. Saràun primo passo essenziale per riprendere il controllo dell’economia e costruire le basi per un futuro di stabilitàe di progresso.
DISEGNO DI LEGGE
Art. 1. (Delega al Governo)
1. La presente legge e` finalizzata a stabilire la separazione tra le banche commerciali e le banche d’affari, proteggendo le attività finanziarie di deposito e di credito inerenti l’economia reale, da quelle legate all’investimento e alla speculazione sui mercati finanziari nazionali e internazionali.
2. Il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge e secondo i principi e i criteri direttivi di cui all’articolo 2, uno o piuù decreti legislativi recanti norme per la separazione tra le banche commerciali e le banche d’affari, prevedendo il divieto per le banche che effettuano la raccolta di depositi o di altri fondi con obbligo di restituzione di svolgere qualsivoglia attività legata alla negoziazione di valori mobiliari in genere.
Art. 2. (Principi e criteri direttivi)
1. I decreti legislativi di cui all’articolo 1 si informano ai seguenti princi`pi e criteri direttivi:
a) prevedere il divieto per le banche commerciali, ovvero le banche che effettuano la raccolta di depositi tra il pubblico, di effettuare qualsiasi attività legata alla negoziazione e all’intermediazione dei valori mobiliari, sancendo così la separazione tra le funzioni delle banche commerciali da quelle delle banche d’affari;
b) prevedere il divieto per le banche commerciali di detenere partecipazioni o di stabilire accordi di collaborazione commerciale di qualsiasi natura con i seguenti soggetti: le banche d’affari, le banche d’investimento, le società di intermediazione mobiliare e in generale tutte le societàfinanziarie che non effettuano la raccolta di depositi tra il pubblico;
c) prevedere il divieto per i rappresentanti, i direttori, i soci di riferimento e gli impiegati delle banche d’affari, le banche d’investimento, le società di intermediazione mobiliare e in generale tutte le società finanziarie che non effettuano la raccolta di depositi tra il pubblico di ricoprire cariche direttive e detenere posizioni di controllo nelle banche commerciali.
Art. 3. (Pareri delle Commissioni parlamentari)
1. Gli schemi dei decreti legislativi di cui all’articolo 1, comma 2, sono trasmessi alle Camere entro il sessantesimo giorno antecedente la scadenza del termine previsto per l’esercizio della delega di cui al medesimo articolo 1, comma 2, per il parere delle Commissioni parlamentari competenti, da esprimere entro quaranta giorni dalla data dell’assegnazione.
Art. 4. (Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Co-firmatari
Sen. Lannutti
Sen. Rizzi
Sen. Di Giovan Paolo
Sen. Sbarbati
Sen. Pinzger
Sen. Fosson
Sen. Giai
Sen. Serra
Sen. Randazzo
Sen. Gustavino
Sen. Oliva
giovedì 9 febbraio 2012
Pio XII eroe durante l’Olocausto: la Chiesa salvò migliaia di ebrei e perseguitati.
Pio XII eroe durante l’Olocausto, lo dimostrano storici ed ebrei
http://www.uccronline.it/2012/02/08/pio-xii-eroe-durante-lolocausto-lo-dimostrano-storici-ed-ebrei/
Capita spesso di sentire detrattori e “intellettuali” giustificare l’ormai palese merito della Chiesa e delle sue istituzioni religiose nel salvare dall’Olocausto migliaia di ebrei, parlando di sole iniziative personali dei religiosi che sarebbero stati addirittura abbandonati a loro stessi dalle alte gerarchie ecclesiastiche. Studi recenti provano invece il contrario: uno sforzo coordinato e segreto ad ogni livello gerarchico, come sostengono i numerosi esperti in occasione delle attribuzioni del titolo di Giusto Fra le Nazioni da parte proprio degli ebrei salvati o dei loro discendenti. Da questi documenti emerge innanzitutto la struttura gestita capillarmente dell’opera di salvataggio, non ottenibile senza un riferimento “in alto”. A sostegno di questa tesi si riportano i seguenti dati:
L’Associazione Culturale Coordinamento Storici Religiosi (www.storicireligiosi.it) dal 2002 ha appurato che più di 220 case religiose sulle 750 totali presenti nella sola capitale italiana avrebbero ospitato e custodito buona parte dei 10.000-12.000 ebrei in cerca di rifugio e sicurezza. Dalla ricerca sono state inoltre escluse per scelta metodologica le parrocchie, le famiglie private e gli arcivescovadi. La Congregazione di Don Orione, a cui è andato il titolo di Giusto fra le Nazioni attribuito a Don Gaetano Piccinini il 23 Giugno 2011 a Roma, avrebbe agito nascondendo personalità ebraiche note e ricercate dal regime tramite l’accompagnamento sui mezzi pubblici, la disponibilità di nascondigli e rifugi e ogni genere di assistenza durante il trasferimento segreto. Il Corriere della Sera nella sua edizione del 26 Gennaio 2012 pubblica inoltre un articolo su Padre Giovanni da San Giovanni in Persiceto, il quale avrebbe compilato un accurato rapporto per i suoi superiori dove tratterebbe di 201 persone nascoste nei conventi femminili di Roma, variamente distribuite e classificate con precisione se militari dissidenti, civili o ebrei. Questo documento è tracciabile in ogni passo del suo viaggio attraverso l’ambasciata italiana presso la Santa Sede (di cui Padre Giovanni era Cappellano e Consigliere Ecclesiastico Onorario) fino al Ministero degli Esteri. In esso si possono trovare numerose ammissioni e prove della collaborazione delle alte sfere ecclesiastiche nell’opera di salvataggio.
Grazia Loparco, giornalista dell’Osservatore Romano nel suo articolo del 25 Gennaio 2012, ha spiegato che fuori Roma, specie per i monasteri, occorse almeno la conferma esplicita dei vescovi, muniti di speciali facoltà, a quanto stava avvenendo. I processi decisionali dei religiosi, a volte il loro cambiamento in seguito a direttive che apparivano chiare, possono illustrare meglio la relazione tra congregazioni, Chiesa locale e Santa Sede. L’arrivo, la permanenza, le strategie di occultamento degli ebrei, le relazioni interpersonali e religiose sono abbastanza note, tuttavia dietro ogni nome c’è una storia, personale e familiare. Gli elenchi di singoli o di nuclei familiari, uniti o separati per sesso ed età e parentela, sono ben più che una catena di nomi. Più di 300 sono identificati fuori Roma e più di 600 nella capitale, alcuni solo per cognome per indicare l’intera famiglia, e dunque con un numero impreciso, ma sicuramente più elevato. Certamente si tratta di una percentuale, rispetto agli almeno 4.500 ebrei di cui resta memoria spesso non identificata, che furono nascosti in vario modo nelle comunità religiose di Roma. Uno di questi è il frate di cui parla il quotidiano “La Stampa” del 27 gennaio 2012, che salvò gli ebrei con le foto degli ex-voto.
Il ricercatore statunitense William Doino jr, esperto di rapporti tra Chiesa cattolica, fascismo e nazismo, elenca su “Vatican Insider” del 27 gennaio 2012 alcuni testi storici di approfondimento, da cui emerge la figura di Pio XII in relazione alle ideologie totalitarie come «profondamente preoccupato per la sorte di ebrei e cristiani». Ha quindi citato due documenti: il primo è un messaggio del presidente americano Franklin D. Roosevelt inviato il 3/8/44 a Pio XII: «Vorrei cogliere l’occasione per esprimere a Sua Santità il mio apprezzamento profondamente sentito per la continua azione che la Santa Sede ha compiuto, impegno generoso e misericordioso nel prestare assistenza alle vittime delle persecuzioni razziali e religiose». Il secondo è il rapporto della Conferenza sulle relazioni ebraiche del 1946, intitolato “Saggi sulla l’antisemitismo”. Il professor Koppel Pinson, che ha curato l’opera, ha commentato: «Possiamo essere d’accordo o in disaccordo con le linee generali delle politiche del Vaticano. Ma un fatto è indiscusso: il papato non ha mai parlato in questi termini inequivocabili contro il razzismo e l’antisemitismo, come nelle parole e nelle azioni del presente papa, Pio XII, e il suo predecessore Pio XI». Ha poi descritto alcuni interventi “salva-vita” diretti di Pio XII, emersi dalle testimonianze dirette degli ebrei salvati.
Il 17 gennaio 2012 Gary Krupp, l’ebreo fondatore della ”Pave the Way Foundation” (PTWF), in occasione della Giornata del dialogo ebreo-cattolico, ha rilasciato a “Zenit“ un’intervista in esclusiva in cui parla della «leggenda nera contro papa Pio XII», ormai «confutata dalla verità dei fatti. È una responsabilità degli Ebrei dal momento in cui abbiamo accumulato un grande mucchio di prove sul fatto che Eugenio Pacelli fu davvero uno dei grandi eroi per gli Ebrei durante l’Olocausto. L’ingratitudine è uno dei peggiori difetti nell’Ebraismo. L’accettazione della verità sull’eroismo personale di Pacelli, credo sia essenziale per portare i miei fratelli e sorelle ebrei alla redenzione. La reputazione di Eugenio Pacelli deve essere riscattata, laddove intenzionalmente il KGB iniziò la più grande campagna diffamatoria del XX secolo. Questa operazione fu portata a termine con successo per isolare gli Ebrei dai Cattolici, al momento della riconciliazione avvenuta con il documento conciliare Nostra Aetate». Sempre in quella data, “Zenit” ha pubblicato un secondo articolo informando di un nuovo dossier, intitolato “I vescovi contro i rastrellamenti” e pubblicato sulla rivista francese “Histoire du Christianisme Magazine” (HCM). Si tratta di uno studio della storica Sylvie Bernay sul ruolo di salvataggio degli ebrei da parte dei Vescovi francesi, i quali erano «sostenuti da Pio XII». Viene citato anche un rapporto del colonnello Knochen, capo delle SS in Francia, preoccupato del continuo interesse di Pio XII per la condizione degli ebrei francesi.
Questo il ruolo “segreto” di Pio XII. Riguardo alla sua posizione pubblica e al Concordato con partito nazista, ne ha parlato Sergio Romano sul “Il Corriere della Sera” del 2 febbraio 2012, dicendo che «Pacelli sperò sempre che il Concordato, benché spesso violato, avrebbe fornito alla Santa Sede il diritto e gli argomenti per contrastare le continue aggressioni di Hitler. La prudenza del diplomatico prevalse in lui sull’indignazione del pastore».
Marzio Morganti, Luca Pavani
http://www.uccronline.it/2012/02/08/pio-xii-eroe-durante-lolocausto-lo-dimostrano-storici-ed-ebrei/
mercoledì 1 febbraio 2012
5 DOMANDE SULL'EURO E SULL'ECONOMIA AL PARTITO DEMOCRATICO E A BERLUSCONI
E’ curioso che gli elettori di sinistra sentano il bisogno di frequentare un blog ospitato da un giornale di destra, per ottenere risposte dal Partito democratico, talvolta anche solo per ottenere ospitalità. Da sempre “il Cuore del Mondo” rappresenta un’anomalia nel panorama mediatico italiano: è un blog che non parla alla pancia della gente; non è un blogo di destra per gente di destra. E’ un blog libero, autenticamente liberale, che ospita tante opinioni differenti e spinge al dialogo e alla riflessione. Ed è significativo che in questi tempi di democrazia addomesticata, sempre più lettori progressisti si rivolgano al “Cuore del Mondo” talvolta pubblicamente, talaltra scrivendomi privatamente; segno che la grande stampa progressista è incapace di soddisfare il loro bisogno di chiarezza e di coraggio civico.
Mi ha colpito tra i tanti messaggi, uno di Leopoldo Salmaso, ex consigliere del PPI, ora confluito nel PD, il quale si è rivolto a quelli che definisce “i miei referenti del Pd”, con una lunga lettera. L’ha spedita personalmente a molti di loro, tra cui Rosy Bindi e Romano Prodi. Poi l’ha inviata a 700 elettori progressisti. Ne ha mandato copia anche a me; gli ho chiesto se avesse ottenuto una risposta, almeno di circostanza – sapete quelle letterine preconfezionate che iniziano così: “caro lettore, ti ringrazio per le tue interessanti opinione che terremo in debita considerazione, eccetera ecccetera. E invece nulla. Silenzio assoluto.
Salmaso nella lettera poneva domande di questo tipo:
1) quando avete fatto l’EURO come moneta NON SOVRANA, sapevate in che razza di tunnel cieco andavate a cacciare l’intera Eurozona ?
Io faccio il medico, ma capisco di economia quanto basta per sapere che la Tanzania, se si trovasse in un CIRCOLO VIZIOSO come quello in cui siamo noi oggi, potrebbe almeno mandare al diavolo il Fondo Monetario Internazionale e tutti gli altri GLOBOCRATI, e fare come l’Argentina che, dopo le disastrose ricette diktatele da quei medesimi “pompieri piromani” del FMI (definizione di Joseph Stiglitz, ex numero due -pentito- del FMI, e premio Nobel per l’economia), li ha finalmente mandati al diavolo, ha ripreso la sua SOVRANITA’ sul PESO, ha svalutato, ha investito massicciamente su infrastrutture e servizi socialmente utili, e oggi sta da Dio
2) Vi rendete conto che le “lenzuolate” di cui va fiero Bersani, e che non hanno avuto pari in tutta l’eurozona, hanno sortito il solo risultato di regalare ai Globocrati l’argenteria di famiglia? Forse che, dopo la privatizzazione, Trenitalia, Telecom, Alitalia, etc. offrono a noi cittadini servizi più cost-effective?
3) Come potete ancora pensare che le ricette dei due “SuperMario” (Monti & Draghi, entrambi diplomatisi “Pompieri Piromani” alla Goldman Sachs) possano avere altro effetto se non quello di abbassare ulteriormente il valore dei nostri asset pubblici per la gioia dei compratori a saldo, tipo (guarda caso) Goldman Sachs?
Dovremo NECESSARIAMENTE dichiarare default: possiamo solo scegliere se farlo PRIMA o DOPO aver permesso a Monti di svendere i pochi gioielli rimasti, compresa l’ACQUA PUBBLICA che ha fatto ribellare i cittadini contro TUTTA la classe politica (e giustamente: perché in economia voi TUTTI, da Storace a Vendola, vi siete bevuti le false diagnosi e le false ricette dei Globocrati).
4) Vi rendete conto del VUOTO POLITICO che state aggravando nell’elettorato progressista, costringendolo a rimpiangere perfino Craxi e la sua liretta svalutabile?
5) C’è nell’orizzonte politico qualcuno che abbia le palle necessarie per farci fare una inversione di rotta tipo Argentina? O che, almeno, incominci col dire “qualcosa di sinistra” o, più terra terra, “qualcosa di meno autolesionista”, “qualcosa di sensato”?
Io non sono certo un elettore del Pd, però rilancio: caro Pd perché non rispondi ai tuoi elettori? Sono così scandalose e infondate le domande di Leopoldo Salmaso?
da Il Cuore del Mondo, il blog di Marcello Foa
http://blog.ilgiornale.it/foa/2012/02/01/caro-pd-perche-non-rispondi-alla-tua-gente/
Mi ha colpito tra i tanti messaggi, uno di Leopoldo Salmaso, ex consigliere del PPI, ora confluito nel PD, il quale si è rivolto a quelli che definisce “i miei referenti del Pd”, con una lunga lettera. L’ha spedita personalmente a molti di loro, tra cui Rosy Bindi e Romano Prodi. Poi l’ha inviata a 700 elettori progressisti. Ne ha mandato copia anche a me; gli ho chiesto se avesse ottenuto una risposta, almeno di circostanza – sapete quelle letterine preconfezionate che iniziano così: “caro lettore, ti ringrazio per le tue interessanti opinione che terremo in debita considerazione, eccetera ecccetera. E invece nulla. Silenzio assoluto.
Salmaso nella lettera poneva domande di questo tipo:
1) quando avete fatto l’EURO come moneta NON SOVRANA, sapevate in che razza di tunnel cieco andavate a cacciare l’intera Eurozona ?
Io faccio il medico, ma capisco di economia quanto basta per sapere che la Tanzania, se si trovasse in un CIRCOLO VIZIOSO come quello in cui siamo noi oggi, potrebbe almeno mandare al diavolo il Fondo Monetario Internazionale e tutti gli altri GLOBOCRATI, e fare come l’Argentina che, dopo le disastrose ricette diktatele da quei medesimi “pompieri piromani” del FMI (definizione di Joseph Stiglitz, ex numero due -pentito- del FMI, e premio Nobel per l’economia), li ha finalmente mandati al diavolo, ha ripreso la sua SOVRANITA’ sul PESO, ha svalutato, ha investito massicciamente su infrastrutture e servizi socialmente utili, e oggi sta da Dio
2) Vi rendete conto che le “lenzuolate” di cui va fiero Bersani, e che non hanno avuto pari in tutta l’eurozona, hanno sortito il solo risultato di regalare ai Globocrati l’argenteria di famiglia? Forse che, dopo la privatizzazione, Trenitalia, Telecom, Alitalia, etc. offrono a noi cittadini servizi più cost-effective?
3) Come potete ancora pensare che le ricette dei due “SuperMario” (Monti & Draghi, entrambi diplomatisi “Pompieri Piromani” alla Goldman Sachs) possano avere altro effetto se non quello di abbassare ulteriormente il valore dei nostri asset pubblici per la gioia dei compratori a saldo, tipo (guarda caso) Goldman Sachs?
Dovremo NECESSARIAMENTE dichiarare default: possiamo solo scegliere se farlo PRIMA o DOPO aver permesso a Monti di svendere i pochi gioielli rimasti, compresa l’ACQUA PUBBLICA che ha fatto ribellare i cittadini contro TUTTA la classe politica (e giustamente: perché in economia voi TUTTI, da Storace a Vendola, vi siete bevuti le false diagnosi e le false ricette dei Globocrati).
4) Vi rendete conto del VUOTO POLITICO che state aggravando nell’elettorato progressista, costringendolo a rimpiangere perfino Craxi e la sua liretta svalutabile?
5) C’è nell’orizzonte politico qualcuno che abbia le palle necessarie per farci fare una inversione di rotta tipo Argentina? O che, almeno, incominci col dire “qualcosa di sinistra” o, più terra terra, “qualcosa di meno autolesionista”, “qualcosa di sensato”?
Io non sono certo un elettore del Pd, però rilancio: caro Pd perché non rispondi ai tuoi elettori? Sono così scandalose e infondate le domande di Leopoldo Salmaso?
da Il Cuore del Mondo, il blog di Marcello Foa
http://blog.ilgiornale.it/foa/2012/02/01/caro-pd-perche-non-rispondi-alla-tua-gente/
Iscriviti a:
Post (Atom)