Non c’è pietà per i greci. Non ce l’ha l’Europa, la Merkel, Sarkozy, tutti gli altri che guardano e pensano «speriamo non accada anche a noi», non ce l’hanno neppure tutti i governi greci che hanno illuso i greci di poter vivere con stipendi statali lussuosi e sprechi di denaro pubblico. Il piano per salvare Atene dalla bancarotta costringerà almeno tre generazioni di greci a faticare per pagare i debiti. A questo punto, pare, questa è l’unica strada. Non ci sono alternative. Ma quella gente in piazza che assalta il Palazzo, disperata, preoccupata, senza prospettive è il segno di un altro fallimento: quello dell’Europa.
Si può stare a discutere una vita sulle responsabilità della Grecia. Qualcuno dice che si è meritata il default, altri sostengono che ha barato, ma una cosa è certa, una comunità di Stati che lascia naufragare uno dei suoi membri ha tradito la sua funzione. A che serve la Ue se il risultato è questo?
Quella che abbiamo davanti è una confederazione abortita, un’utopia scaduta, un castello di sabbia che si sta sgretolando con l’alta marea. La chiamano Europa ma agli occhi di chi ci vive appare solo come un pachiderma che fa gli interessi della Germania o della Francia. Sono le due nazioni più forti dell’area euro e fanno valere il loro peso, ma se tutta questa architettura carica di parole e ideali alla fine serve solo a fare gli interessi delle banche e delle industrie, come quella bellica, care a Sarkozy o alla Merkel si faceva prima ad accettare un protettorato di Parigi e Berlino. L’Europa significa sottomettersi.
Il Wall Street Journal ha rivelato qualcosa che fa apparire paradossale e amara questa situazione. La Grecia è il quinto importatore mondiale di armi. Il Paese europeo con le più alte spese militari: ogni anno più del 3% del Pil se ne va per la difesa. O meglio, per comperare gli scarti militari di Francia e Germania. Come accade con le colonie, da sfruttare e da ricattare. Perché è questa la miseria di quello che sta accadendo. Merkel e Sarkozy avrebbero imposto l’acquisto di sottomarini, navi, elicotteri e carri armati come condizione per sbloccare il piano di aiuti alla Grecia. Uno scambio senza prospettiva. Volete il prestito? Comprate le armi. Sembra uno di quegli affari in cui in certe terre di malavita non si può dire di no. Pazienza se poi per pagare quel regalo imposto dagli amici ti indebiti per tutta la vita.
È questa l’immagine che l’Euro sta dando di sé. L’Europa uguale miseria. Eccola la grande utopia, quella che doveva dare una prospettiva di pace e speranza al caro e vecchio continente. L’Europa come sinonimo di povertà. È evidente che quelli che dovevano realizzarla, questa utopia, non ci hanno creduto. È evidente che la Germania continua a pensare agli interessi economici e geopolitici della Germania e la stessa cosa fa la Francia. All’inizio della crisi per salvare la Grecia bastavano 30 miliardi di euro, ma l’Europa voleva dare l’esempio, l’Europa doveva vendere carri armati. Pedagogia e sfruttamento.
Ma c’è di più. L’Europa con il volto dei tecnocrati sta anche rinnegando la democrazia.
L’Europa, la Bce e tutte le istituzioni finanziarie non si fidano degli elettori. Sono loro a esprimere gradimento su chi deve governare. Lo hanno fatto in Grecia e lo fanno in Italia. Monti non ha bisogno di chiedere agli italiani se può o non può governare, gli basta il riconoscimento della Bce, di Berlino, di Parigi, e di tutti gli uomini in grigio che decidono le sorti di questo o quel Paese. Monti non ha bisogno del voto del Parlamento, gli basta mettere la fiducia e la firma di Napolitano. Convinti loro, convinti tutti. Dicono che è una fase di emergenza, transitoria, a tempo determinato. Magari sarà così, ma non è detto che sia poi facile invertire questo corso. L’Europa dei tedeschi ci sta abituando all’idea che le elezioni sono inutili, costose e perfino dannose.
L’Europa dei tedeschi ci dice che il mercato globale, la finanza scettica, ha bisogno di scelte veloci, efficaci. Non c’è tempo per la politica, servono tecnici designati dall’alto. Non c’è neppure spazio per la dissidenza o per i dubbi. È la storia dei 40 parlamentari greci espulsi dai partiti che sostengono il governo solo perché non hanno votato la manovra. L’Europa dei tedeschi ci vuole tutti allineati e ubbidienti. Chi si sfila è un eretico. Due sole parole sono ammesse: sacrificio e austerità.
di Salvatore Tramontano - 14 febbraio 2012
IlGiornale.it
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