Caro Emiliano ti scrivo...
domenica 22 luglio 2012
Alberto Bagnai
...Parliamo del vero
problema. Il problema è che l’euro è fascista. Cosa intendo? Una cosa molto semplice: l’euro non rappresenta
solo una precisa scelta politica a danno delle classi subalterne, scelta
evidenziata dal fatto che, come ci ha sbattuto in faccia il giornale dei
padronidopo, dentro l’euro “non ci sono alternative: o si svaluta la
moneta (ma nell'euro non si può più) o si svaluta il salario” (Vittorio Da Rold
- Il Sole 24 Ore.
Dice: perché non il profitto? Eh, sai, no, il profitto non si può, perché
altrimenti i capitali scappano).
Vedi, una scelta fatta
a danno delle classi subalterne potrebbe essere anche semplicemente una scelta
reazionaria. Ma nel caso dell’euro siamo al fascismo, e perché? Perché c’è un
dettaglio: quello che la voce del padrone ci ha detto dopo, i migliori
economisti post-keynesiani e non ce lo avevano detto prima, ognuno all’interno
della propria visione del mondo, e da tribune autorevoli e ampiamente diffuse
come il Financial Times:
Tony Thirlwall nel 1991,
Winne Godley nel 1992,
Paul De Grauwe nel 1998,
e se proprio volete, financo, persino, addirittura Alain Parguez nel1999,
con un articolo che mi è piaciuto per certe cose (lo dico a Pablo72), ma che
personalmente reputo meno illuminante, seppure spesso più incisivo, di altri (e
fornisco, come vedete, ampia scelta).
E allora? E allora è
chiaro quello che ora tutti ci dicono, ma che prima tutti hanno negato: del
fatto che l’euro avrebbe avuto dei costi i suoi autori erano ben consapevoli,
ma, come oggi ci confessano, hanno deliberatamente imposto questi costi alle
popolazioni europee per convincerle, sotto lo choc della crisi, ad accettare
alterazioni profonde in senso autoritario ed oligarchico delle rispettive
costituzioni economiche e politiche. Questo è quello
che chiamo fascismo. Il fatto che stanno riscrivendo la nostra
costituzione a nostro danno e senza dircelo, distogliendo o reprimendo
qualsiasi forma di dissenso. Mi sbaglio?
E l’impudenza, la
violenza di questo procedimento stanno aumentando esponenzialmente in questi
giorni, mentre le oligarchie vedono sgretolarsi la certezza della propria
impunità. Tu, sicuramente, i giornali li leggi, anche in filigrana, no? E
allora avrai visto, ad esempio, De Bortoli (buon ultimo) veicolare l’idea che lo
spread dipende dall’incertezza politica: insomma, italiani cari, che non vi
venga in mente di votare qualcuno di sgradito ai mercati, perché sarebbe una
catastrofe! E ai mercati chi è gradito si sa: il loro garzone di bottega, mandato a
riscuotere i sospesi, quello che qui su goofynomics chiamiamo
affettuosamente l’hidalgo de la
Sierra.
Questa è la
“democrazia” dell’euro. Per la sua natura intrinsecamente classista,
oligarchica e paternalistica l’euro è fascista. Punto...
... In
inferno nulla est redemptio. Non esiste un euro democratico,
perché non può esistere. Questo è chiaro a tutti adesso, ed era chiaro a molti
prima.
L’ademocraticità dell’euro, come il mio articolo
chiaramente indicava, non risiede solo nelle sue conseguenze (quelle di
lasciare il campo aperto alle incursioni delle destre populiste – in Francia Le
Pen, in Italia, ovviamente, Berlusconi). Essa risiede soprattutto nel suo vizio
genetico, nel fatto di aver imposto a colpi di disinformazione e di
paternalismo una scelta politica che faceva gli interessi di pochi a danno di
quelli di molti, propugnandola per scelta tecnica (contro il parere della parte
migliore della professione), e appellandosi a nobili quanto vuoti ideali. Ogni
dittatura ha forti richiami valoriali, ci mancherebbe. E nella dittatura
dell’euro il richiamo valoriale è l’Europa, proposta da persone che confondono
Pachelbel con Packard Bell e Proust con Prost. Ha senz’altro ragione Ida Magli
http://goofynomics.blogspot.fr/2012/05/ida-magli-28-minuti.html: il vuoto
culturale di certi padri della patria spiega una parte consistente di quello
che sta succedendo. E il resto lo spiegano, come sempre, gli interessi di chi
paga...
...Un altro euro (non) è
possibile
“Un altro euro è
possibile” è un vicolo cieco per un fatto banale: se si fosse voluto un altro
euro, lo si sarebbe fatto fin dall’inizio. Se
l’euro è quello che è, non è solo perché non c’era una volontà politica di
farne un altro, ma perché c’era una evidente (e pacificamente ammessa, vedi
sopra) volontà politica di fare questo euro, per arrivare dove siamo
arrivati: alla dittatura del mercato....
Alberto Bagnai
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