IN FIAMME IL CONSOLATO AMERICANO A BENGASI IN LIBIA
Da
decenni l'Occidente esporta democrazia nel Medio Oriente. Lo fa con i
bombardamenti, con l'occupazione militare, con presidi, basi, portaerei.
Lo fa sempre (chi lo può negare?) a fin di bene. E' per una questione di
civiltà. E' nel nostro DNA civilizzare il mondo, dallo sterminio degli indiani
d'America, al genocidio degli indios, alla caccia grossa agli aborigeni
d'Australia, alla colonizzazione dell'Africa, oggi lasciata in eredità dagli
Stati alle multinazionali. Immensi bagni di sangue per affermare la superiorità
morale e religiosa degli europei, ma soprattutto quella economica.
Il film che
insulta l'Islam e Maometto non è la causa dell'incendio che dilaga nei Paesi
musulmani, è solo l'ennesima muleta rossa sventolata in faccia a chi non
tollera più ingerenze da parte dell'Occidente. Forse si tratta di un salto, di
un punto di non ritorno, di un "tipping point" per una situazione
diventata insostenibile o forse no, ma le violenze si ripeteranno ancora e
ancora fino a quando Stati Uniti e Europa non avranno levato le tende.
L'Iraq è stato devastato da una guerra
dichiarata dagli Stati Uniti a causa di "armi di distruzione di
massa" inesistenti. Qualcuno ha chiesto scusa agli iracheni? Qualcuno ha
processato Bush per crimini contro l'umanità? Non mi risulta. L'Afghanistan è
occupato dalle forze della Nato, Italia inclusa, senza nessuna ragione. Non vi
sono prove del coinvolgimento del governo afgano nell'attacco alle Torri
Gemelle.
L'Afghanistan era uno Stato sovrano a cui è stata
dichiarata una guerra. Vi sono stati decine di migliaia di morti civili sotto
le bombe dei droni. Qualcuno ha chiesto scusa agli afgani? La "No fly
zone" per gli aerei libici è stata trasformata in una "Yes fly
zone" per i bombardieri americani, francesi, inglesi e italiani. Solo
pochi mesi prima Gheddafi, ricevuto con tutti gli onori al Quirinale e a
Palazzo Chigi, aveva sottoscritto un solenne trattato di pace con l'Italia.
Ora la Siria, dove si affrontano le spietate
forze governative (e probabilmente lo sono), alleate, tollerate e giustificate
per un quarto di secolo dall'Occidente, e i cosiddetti ribelli armati dai Paesi
del Golfo con il sostegno di Al Qaeda e delle intelligence occidentali. Alla
destabilizzazione completa del Medio Oriente mancano ancora l'intervento della
Turchia nel teatro di guerra e un attacco all'Iran. Le primavere arabe volgono
all'inverno. Forse, non ci sono mai state.
16 settembre 2012
OPO L'ANNUNCIO SU
"FABBRICA ITALIA"
Della Valle: "Marchionne incapace è lui vero problema
della Fiat"
Ieri,
all'annuncio dell'intenzione di rivedere il futuro di "fabbrica
Italia", sull'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne erano
piovuti i prevedibili strali della Fiom e della sinistra, Nichi vendola in
testa. Ma oggi Marchionne è finito nel mitino di un altro imprenditore (con
malcelate ambizxioni politiche): Diego Della Valle, per il quale Marchionne è
"inadeguato", e costituisce insieme agli azionisti (Agnelli e John
Elkann in testa) "il vero problema" della casa torinese, perchè
"sta facendo le scelte sbagliate o, peggio ancora, le scelte più
convenienti senza minimamente curarsi degli interessi e delle necessità del
Paese".
Per
Della Valle "continua questo ridicolo e purtroppo tragico teatrino degli
annunci ad effetto da parte della Fiat, del suo inadeguato Amministratore
Delegato e in subordine del Presidente. Assistiamo infatti da alcuni anni a
frequentissime conferenze stampa nelle quali, da parte di questi Signori, viene
detto tutto e poi il contrario di tutto, purchè sia garantito l’effetto
mediatico, che sembra essere la cosa più importante da ottenere, al di là della
qualità e della coerenza delle cose che si dicono. Marchionne e Company hanno
superato ogni aspettativa riuscendo, con alcune righe, a cancellare importanti
impegni che avevano preso nelle sedi opportune nei confronti dei loro
dipendenti, del Governo e quindi del Paese. E’ bene comunque che questi
'furbetti cosmopoliti' - chiude la nota - sappiano che gli imprenditori
italiani seri, che vivono veramente di concorrenza e competitività, che
rispettano i propri lavoratori e sono orgogliosi di essere italiani, non vogliono
in nessun modo essere accomunati a persone come loro".
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