La pace sia con te

domenica 16 settembre 2012

NON TUTTE LE PAROLE DEL "MALIGNO" SONO MALVAGIE




IN FIAMME IL CONSOLATO AMERICANO A BENGASI IN LIBIA


           Da decenni l'Occidente esporta democrazia nel Medio Oriente. Lo fa con i bombardamenti, con   l'occupazione militare, con presidi, basi, portaerei. Lo fa sempre (chi lo può negare?) a fin di bene. E' per una questione di civiltà. E' nel nostro DNA civilizzare il mondo, dallo sterminio degli indiani d'America, al genocidio degli indios, alla caccia grossa agli aborigeni d'Australia, alla colonizzazione dell'Africa, oggi lasciata in eredità dagli Stati alle multinazionali. Immensi bagni di sangue per affermare la superiorità morale e religiosa degli europei, ma soprattutto quella economica.
Il film che insulta l'Islam e Maometto non è la causa dell'incendio che dilaga nei Paesi musulmani, è solo l'ennesima muleta rossa sventolata in faccia a chi non tollera più ingerenze da parte dell'Occidente. Forse si tratta di un salto, di un punto di non ritorno, di un "tipping point" per una situazione diventata insostenibile o forse no, ma le violenze si ripeteranno ancora e ancora fino a quando Stati Uniti e Europa non avranno levato le tende.
L'Iraq è stato devastato da una guerra dichiarata dagli Stati Uniti a causa di "armi di distruzione di massa" inesistenti. Qualcuno ha chiesto scusa agli iracheni? Qualcuno ha processato Bush per crimini contro l'umanità? Non mi risulta. L'Afghanistan è occupato dalle forze della Nato, Italia inclusa, senza nessuna ragione. Non vi sono prove del coinvolgimento del governo afgano nell'attacco alle Torri Gemelle.
  L'Afghanistan era uno Stato sovrano a cui è stata dichiarata una guerra. Vi sono stati decine di migliaia di morti civili sotto le bombe dei droni. Qualcuno ha chiesto scusa agli afgani? La "No fly zone" per gli aerei libici è stata trasformata in una "Yes fly zone" per i bombardieri americani, francesi, inglesi e italiani. Solo pochi mesi prima Gheddafi, ricevuto con tutti gli onori al Quirinale e a Palazzo Chigi, aveva sottoscritto un solenne trattato di pace con l'Italia.
Ora la Siria, dove si affrontano le spietate forze governative (e probabilmente lo sono), alleate, tollerate e giustificate per un quarto di secolo dall'Occidente, e i cosiddetti ribelli armati dai Paesi del Golfo con il sostegno di Al Qaeda e delle intelligence occidentali. Alla destabilizzazione completa del Medio Oriente mancano ancora l'intervento della Turchia nel teatro di guerra e un attacco all'Iran. Le primavere arabe volgono all'inverno. Forse, non ci sono mai state.
16 settembre 2012


OPO L'ANNUNCIO SU "FABBRICA ITALIA"

Della Valle: "Marchionne incapace è lui vero problema della Fiat"





   Ieri, all'annuncio dell'intenzione di rivedere il futuro di "fabbrica Italia", sull'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne erano piovuti i prevedibili strali della Fiom e della sinistra, Nichi vendola in testa. Ma oggi Marchionne è finito nel mitino di un altro imprenditore (con malcelate ambizxioni politiche): Diego Della Valle, per il quale Marchionne è "inadeguato", e costituisce insieme agli azionisti (Agnelli e John Elkann in testa) "il vero problema" della casa torinese, perchè "sta facendo le scelte sbagliate o, peggio ancora, le scelte più convenienti senza minimamente curarsi degli interessi e delle necessità del Paese".
Per Della Valle "continua questo ridicolo e purtroppo tragico teatrino degli annunci ad effetto da parte della Fiat, del suo inadeguato Amministratore Delegato e in subordine del Presidente. Assistiamo infatti da alcuni anni a frequentissime conferenze stampa nelle quali, da parte di questi Signori, viene detto tutto e poi il contrario di tutto, purchè sia garantito l’effetto mediatico, che sembra essere la cosa più importante da ottenere, al di là della qualità e della coerenza delle cose che si dicono. Marchionne e Company hanno superato ogni aspettativa riuscendo, con alcune righe, a cancellare importanti impegni che avevano preso nelle sedi opportune nei confronti dei loro dipendenti, del Governo e quindi del Paese. E’ bene comunque che questi 'furbetti cosmopoliti' - chiude la nota - sappiano che gli imprenditori italiani seri, che vivono veramente di concorrenza e competitività, che rispettano i propri lavoratori e sono orgogliosi di essere italiani, non vogliono in nessun modo essere accomunati a persone come loro".
 15 settembre 2012




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