La pace sia con te

giovedì 11 aprile 2019

Il Papa eretico: lacuna giuridica

L E T T E R E   D A   A L C A T R A Z
sulla crisi attuale della Chiesa Cattolica
(3)
Il ruolo correttivo dei Cardinali

Introduzione
Carissimi/e,
nell’intento di aiutare qualche benevolo lettore a orientarsi un po’ meglio nel grande marasma che si è venuto a creare nella Chiesa a tutti i livelli, completiamo il discorso sul ruolo specifico dei Cardinali, già avviato nel precedente intervento (cf. Lettera 2).
Il Collegio Cardinalizio
            Tutti sanno (o almeno dovrebbero sapere) che i Cardinali vengono designati liberamente dal Papa, scegliendoli tra i Vescovi del mondo, o almeno tra i Sacerdoti (nel qual caso, debbono essere subito consacrati Vescovi); e che il loro compito principale è quello di eleggere il nuovo Papa, quando la Sede pontificia si è resa vacante, riunendosi in Conclave.
            Tutti sanno inoltre (o almeno dovrebbero sapere) che i Cardinali sono tenuti a collaborare con il Papa nella cura quotidiana della Chiesa universale: o come singoli; oppure in maniera collegiale, quando vengono appositamente convocati in Concistoro.
Ma forse non tutti sanno che i Cardinali sono tenuti anche a moderare e correggere il Papa, nel caso che questi dovesse incorrere in qualche errore, specie a livello di magistero. E ciò può avvenire per limiti oggettivi di conoscenze personali, oppure per resistenze interiori alle mozioni dello Spirito Santo e ai suggerimenti dei suoi migliori collaboratori.
Come è già avvenuto per Simon Pietro (cf. Mc 8,33; Gal 2,11), anche un Papa può sbagliare (specie a livello di opinioni personali), e può sbagliare fino all’eresia.
Il Papa eretico
Gli esperti di Diritto Canonico insegnano che una delle quattro cause per le quali un Papa cessa dal suo incarico è appunto l’eresia (le altre sono: la rinuncia, l’infermità mentale e la morte). E ciò accade perché, in caso di eresia (o apostasia o scisma), scatta la scomunica automatica che è già prevista dal Codice di Diritto Canonico (cf. can. 1364, § 1). E nella Chiesa, la scomunica mette fuori gioco chiunque, anche un Sommo Pontefice.
Soltanto che tale eresia (o apostasia o scisma), oltre che notoria, deve anche essere dichiarata ufficialmente da qualcuno, altrimenti la scomunica prevista non sortisce nessun effetto. E come abbiamo già detto in precedenza, questo compito spinoso non può essere svolto dal singolo Vescovo, o Prete, o Laico, ma spetta unicamente ai Cardinali, proprio in forza della funzione di moderazione e correzione verso il Papa, che è loro propria.
Ciò che invece non è stabilito con precisione dalle norme canoniche è il numero esatto di Cardinali necessari per una simile operazione. E in rapporto all’aspra polemica che si sta sviluppando a tutti i livelli della Chiesa nei confronti del magistero sempre più sconcertante di Papa Bergoglio, questa lacuna giuridica potrebbe creare dei problemi molto seri.
La polemica attuale
Tutta la precedente spiegazione serve per dire che, al punto in cui siamo arrivati, solamente i Cardinali potrebbero fare qualcosa di significativo per tentare di arginare la deriva neo-marxista, neo-protestante e neo-modernista dell’attuale magistero pontificio.
E infatti una delle primissime preoccupazioni di Papa Bergoglio è stata precisamente quella di plasmare sempre più il Collegio Cardinalizio “a propria immagine e somiglianza”, scegliendo i candidati – a volte anche discutibili – con criteri completamente soggettivi.
Ma ciò nonostante ancora permane un buon numero di Cardinali creati da Benedetto XVI, alcuni dei quali hanno già alzato la propria voce in diverse occasioni a difesa della Verità tutta intera, come è avvenuto per esempio nel 2016 con la presentazione dei “dubia”.
A tal proposito bisogna osservare che, senza nulla togliere alle altre prese di posizione che si sono succedute per denunciare errori latenti e palesi del magistero di Papa Bergoglio (alcune delle quali sostenute da zelanti Pastori d’anime e prestigiosi Professori di teologia), l’iniziativa dei quattro Cardinali dei cinque “dubia” è sicuramente quella che ha avuto maggiore rilevanza ecclesiale e risonanza mediatica, in ordine alla questione dibattuta.
Ciò conferma quanto tentiamo di dire: spetta ai Cardinali – e non ad altri – “fissare i paletti” al Papa, o metterlo “in stato di accusa”, in una forma giuridicamente efficace.
Il Cardinale Müller
Dal momento che l’attuale polemica verte soprattutto su tematiche dottrinali e morali, il personaggio maggiormente coinvolto in tutta questa problematica è sicuramente il Cardinale Gerhard Müller, uomo di fiducia di Benedetto XVI e Prefetto della “Congregazione per la Dottrina della Fede” dal 2012 al 2017, anno in cui non è stato confermato nello stesso incarico da parte di Papa Bergoglio, per evidenti divergenze teologiche con lui.
Non vi è dubbio che le parole e le iniziative del Cardinale Müller hanno – e avranno sempre più – un valore determinante al cospetto dell’intero Popolo Santo di Dio.
Ora, il giorno 8 febbraio scorso, è stata resa nota in diverse lingue una breve e intensa dichiarazione del suddetto Cardinale, dal titolo: “Manifesto della Fede”.
Per chi è in grado di intendere e di volere e per chi desidera realmente capire cosa sta accadendo nella Chiesa Cattolica, si tratta di una iniziativa importantissima, come una sorta di avvertimento finale verso “Qualcuno”, prima di altri passi ancora più drammatici.
Ma di questo – a Dio piacendo – parleremo nella prossima lettera.
Conclusione
Ringrazio il blog che mi ospita e quanti mi vorranno leggere e diffondere.
Saluto e benedico tutti.
Padre Gabriele Rossi, FAM
Da Alcatraz, marzo 2019


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