QUANTI MILIARDI COSTERA’ ALL’ITALIA L’ABIURA DI FINI IN ISRAELE?
John Kleeves 27 novembre 2003
da: http://forum.escogitur.com/index.php/topic,50810.msg69042.html#msg69042
Secondo me le dichiarazioni fatte dall’onorevole Gianfranco Fini nel corso della sua recente visita in Israele del 24-26 novembre c.a. 2003 più che indignare moralmente dovrebbero preoccupare materialmente.
In fin dei conti lo sapevamo già che Alleanza Nazionale aveva rinnegato completamente le sue proprie origini e Fini ciò che ha fatto non è stato altro che ribadirlo di fronte al mondo, anche se ha scelto una occasione e un modo forse un po’ troppo teatrali e anche umilianti, trovandosi nella presunta casa delle presunte vittime del passato e recitando un atto di contrizione infarcito di abiure esagerate e mea culpa anche personali: in effetti, testuali parole e fra le altre cose, Fini ha detto che il Fascismo è un “male assoluto“, che la RSI è stata una “pagina vergognosa“ della storia italiana, che lui stesso – sino a qualche anno fa praticamente – si era “sbagliato su Mussolini“. L’indignazione morale quindi ci sta certamente, e ci starà per decenni a venire, forse per secoli come è capitato per atti davvero rivoltanti e culturalmente significativi tipo la pugnalata di Maramaldo al morente Ferrucci ; può anche darsi che analogamente a quel caso si creino dei neologismi, magari il verbo fineggiare e il sostantivo fineggiata, “abiura plateale e indecorosa ma di comodo“ (gli inglesi del resto dopo l’8 settembre 1943 hanno creato il verbo to badogliate, di significato ovvio), ma all’oggetto – alla fineggiata – manca appunto la sorpresa, la novità, la freschezza.
No, il problema vero per gli italiani a mio avviso è di ordine materiale (leggi soldi, baiocchi, palanche) e proviene, sempre a mio avviso, da una concessione che Fini ha fatto al proposito delle leggi razziali promulgate dall’Italia nel 1938. Fini logicamente ha condannato le suddette leggi, ma non è questo il punto ; il punto è che, in una riunione con vari esponenti ebrei ripresa dalle telecamere di mezzo mondo, alla domanda di uno di quelli che gli chiedeva se tale condanna implicava allora una accettazione di responsabilità concrete, Fini ha risposto di sì, ha risposto che la sua condanna delle legge razziali significava “Accettazione di colpe, assunzione di responsabilità…“. Il passo è anche stato trasmesso dai telegiornali italiani, con ben chiara la viva voce di Fini.
Cosa significa questo? Io temo, che Fini ha appena promesso agli ebrei una montagna di soldi, ma di soldi nostri non suoi. Sapete che da diversi anni varie associazioni ebraiche internazionali con la scusa dell’Olocausto stanno pompando somme enormi a destra e a sinistra in Europa, ad enti privati e pubblici, a titolo di risarcimento danni per persecuzioni e soprusi di vari generi subiti da ebrei durante la seconda guerra mondiale. E’ quello che lo scrittore statunitense Norman Finkelstein, fra l’altro rabbino ebreo, ha definito nell’omonimo libro una ”industria dell’Olocausto“, perché mira chiaramente a ricavare soldi da disgrazie umane, quando vere e quando più spesso, come sembra, improbabili.
La cosa funziona perché è una questione politica più che giuridica : i governi coinvolti intervengono sui loro tribunali perché i querelanti siano in qualche modo soddisfatti e si tolgano dai piedi. In breve, per l’industria dell’Olocausto è necessaria la disponibilità del governo europeo interessato: sinora infatti i grandi risarcimenti sono stati ottenuti in Germania e Austria, e cioè nei Paesi più storicamente esposti all’accusa dell’Olocausto, dove i relativi governi avevano interesse a chiudere le vertenze.
Ed è qui che interviene Fini. L’industria dell’Olocausto ha cercato di colpire anche in Italia, e sembra che in qualche caso sia avviata ad ottenere od abbia già ottenuto dei risultati (mi pare con le Generali). Ma è stato ancora poco per appetiti di quella fatta, ed è stato così perché il governo italiano sinora non si è mai ritenuto coinvolto nella faccenda dell’Olocausto e non ha esercitato pressioni sui suoi tribunali. Ecco, Fini secondo me, che non è un cittadino qualunque ma il vice Presidente del Consiglio, ha concesso l’appoggio del governo italiano in queste vertenze. Questo evidentemente chiedeva l’esponente ebreo, che mirava al concreto, al soldo, e Fini con la sua risposta l’ha garantito. Questo naturalmente se Fini aveva capito con chi parlava e di cosa parlava ; in caso contrario allora ci sarebbe da chiedersi se questo è un uomo da mandare in giro in visite ufficiali.
Bene, siamo a questo in Italia. I partiti e i loro leader litigano fra loro per ottenere dal padrone USA l’incarico a gestire per suo conto la colonia. Per ottenere questo incarico ci hanno già fatto vedere di essere disposti a rovinare il Paese. Ricordiamo qualche prodezza.
- Con l’incredibile slogan delle “privatizzazioni“ (una scemenza che neanche un vero scemo prenderebbe sul serio, ma nel Parlamento nessuno fiata) hanno svenduto e svendono agli angloamericani aziende statali e parastatali di assoluto interesse pubblico, tanto che fra poco pagheremo le bollette di luce, gas, acqua eccetera direttamente al Dipartimento di Stato.
- Con il crac Argentina hanno guardato senza muovere un dito mentre la coppia City di Londra-Wall Street di New York rapinava 50.000 miliardi di lire dalle tasche di 450.000 risparmiatori italiani.
- Hanno poi guardato mentre altri 9.000 miliardi venivano sfilati dalle stesse tasche, sempre senza alzare dito perché la rapina all’ultimo veniva sempre dal Padrone.
- Stanno ancora guardando mentre altre centinaia e forse migliaia di miliardi – non da oggi ma da mesi – stanno migrando verso l’estero tramite la truffa del numero 709 attaccato a Internet.
- Hanno mandato e mandano a nostre spese nostri soldati – arrivati oggi alla bellezza di 13.000, che solo come stipendio costano in media venti milioni di lire al mese ognuno – in giro per il mondo a tenere bordone al padrone USA nelle sue rapine, di petrolio, banane, quello che capita.
Poi dicono che non ci sono soldi per la scuola, per la ricerca, per la sanità, per le pensioni. Comunque la novità ora è che per acquistare benemerenze presso il padrone USA qualcuno pensa di poter passare attraverso l’Ebreo, il favorito della sua corte, e comincia a promettergli soldi : ti garantisco mille, duemila, diecimila miliardi di indennizzi se metti una parola buona per me !
Mi sembra che peggio di così in questo Paese non potrebbe andare. Ma, di nuovo, nel Parlamento nessuno fiata, i giornali parlano di altro, il Presidente consiglia Internet, Berlusconi fa la diplomazia “personale“, la televisione propina Zelig e Simona Ventura.
sabato 2 ottobre 2010
martedì 14 settembre 2010
LO STATO CONIA GLI SPICCIOLI MA NON STAMPA LE BANCONOTE.


IL DIRITTO DI SIGNORAGGIO CHE SI ACCOMPAGNA AL CONIO.
Contrariamente alle monete, le banconote non hanno un lato nazionale che indica la provenienza. Infatti basta osservare con un po' di attenzione le monetine italiane per rintracciarvi li logo RI (Repubblica Italiana) che sta ad indicare che sono coniate dallo Stato italiano, logo che non troviamo sulle banconote.
Ma come mai lo Stato si limita a coniare gli spiccioli e non stampa pure le banconote?
Vuoi vedere che aveva ragione Duisenberg:
Estratto della conferenza stampa del presidente della BCE, Willem F. Duisenberg, Francoforte 12.9.2002
Domanda: "Mr Tremonti, il ministro italiano dell’Economia, ha proposto l’adozione delle banconte da 1 e 2 euro, insieme con le monete allo scopo di impedire ulteriori aumenti dei prezzi. Il 74% degli italiani è d’accordo con questa proposta e noi vogliamo sapere che cosa pensa lei di questo e se ne avete parlato alla Banca centrale europea. Grazie."
“Non abbiamo progetti di introdurre banconote da 1 o 2 euro, ma ne abbiamo sentito parlare. Naturalmente, ne abbiamo discusso. Stiamo valutando le implicazioni di introdurre tali banconote. In linea di principio non abbiamo niente contro questo progetto, ma stiamo valutando le implicazioni e spero che Mr Tremonti si renda conto che se tale banconota dovesse essere introdotta, egli perderebbe il diritto di signoraggio che si accompagna ad essa. Dunque se egli, come ministro dell’Economia, ne sarebbe contento non lo so.”
Art. 1 Costituzione italiana
L’attuale art. 1 della Costituzione dice che: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Tale sovranità comprende per definizione anche quella monetaria, che è parte integrante e inscindibile della Sovranità del Popolo ( che si organizza in Stato ) e il Popolo non può essere trattato come un bambino -vero Bossi?- a cui viene concesso di giocare con gli spiccioli mentre ai tagli grossi ci pensano i grandi (gli interessi bancari privati internazionali).
giovedì 9 settembre 2010
NUOVA GIURISPRUDENZA: I POVERI NON HANNO DIRITTO AI FIGLI
"Mamma troppo povera"
Giudice le sottrae il bebè: ora dovrà essere adottato
di Redazione
da Il Giornale articolo di giovedì 09 settembre 2010
Aveva deciso di portare avanti lo stesso la gravidanza, nonostante le avessero consigliato di abortire perché può vivere con soli 500 euro al mese. Ma il tribunale dei minori le ha subito sospeso la potestà
Trento - Aveva deciso di portare avanti lo stesso la gravidanza, nonostante le avessero consigliato di abortire perché può vivere con soli 500 euro al mese. Da quando la bimba è nata però, lo scorso luglio, la figlia non l’ha mai potuta tenere in braccio né vedere, perché il tribunale dei minorenni le aveva da subito sospeso la potestà genitoriale in quanto troppo povera. Ora i giudici hanno già dichiarato adottabile la piccola.
Una triste storia La storia arriva da Trento e secondo l'avvocato Gian Ettore Gassani, presidente nazionale Associazione avvocati matrimonialisti italiani, si tratta di "una vicenda drammatica che non può non suscitare allarme e sconcerto tra gli addetti ai lavori e tra la gente". Il fatto che sia stata dichiarata adottabile è "un provvedimento grave che reciderà per sempre i rapporti tra la madre e la figlia". La legge sancisce che lo stato di adottabilità di un minore debba essere considerato come "l'ultima spiaggia" di un lunghissimo e serissimo percorso, organizzato dal Tribunale al fine di recuperare ogni problematico rapporto tra i genitori ed i figli. "Secondo le cronache - dice Gassani - la donna avrebbe da subito espresso la ferma volontà di costruire un significativo e valido rapporto con la piccola. Non si comprende il motivo per cui non le sia stata offerta, come è previsto, la possibilità di essere madre. Si ripropone con forza la necessità di rivedere gli orientamenti della giustizia minorile e le relative prassi". "Anche in questa vicenda si intuisce che i servizi sociali orami siano sempre più incidenti nelle decisioni dei giudici minorili, avendo spesso stravolto il loro compito di limitarsi a 'fotografare' una determinata situazione senza ergersi a consulenti né, tanto meno, a suggerire ai magistrati l'adozione di provvedimenti giurisdizionali".
Il Giornale articolo di giovedì 09 settembre 2010
MA I SERVIZI SOCIALI NON POTEVANO DARE UN ADEGUATO CONTRIBUTO ECONOMICO ALLA MAMMA?!
Esistono cattolici a Trento?!... e un Vescovo...?!
Giudice le sottrae il bebè: ora dovrà essere adottato
di Redazione
da Il Giornale articolo di giovedì 09 settembre 2010
Aveva deciso di portare avanti lo stesso la gravidanza, nonostante le avessero consigliato di abortire perché può vivere con soli 500 euro al mese. Ma il tribunale dei minori le ha subito sospeso la potestà
Trento - Aveva deciso di portare avanti lo stesso la gravidanza, nonostante le avessero consigliato di abortire perché può vivere con soli 500 euro al mese. Da quando la bimba è nata però, lo scorso luglio, la figlia non l’ha mai potuta tenere in braccio né vedere, perché il tribunale dei minorenni le aveva da subito sospeso la potestà genitoriale in quanto troppo povera. Ora i giudici hanno già dichiarato adottabile la piccola.
Una triste storia La storia arriva da Trento e secondo l'avvocato Gian Ettore Gassani, presidente nazionale Associazione avvocati matrimonialisti italiani, si tratta di "una vicenda drammatica che non può non suscitare allarme e sconcerto tra gli addetti ai lavori e tra la gente". Il fatto che sia stata dichiarata adottabile è "un provvedimento grave che reciderà per sempre i rapporti tra la madre e la figlia". La legge sancisce che lo stato di adottabilità di un minore debba essere considerato come "l'ultima spiaggia" di un lunghissimo e serissimo percorso, organizzato dal Tribunale al fine di recuperare ogni problematico rapporto tra i genitori ed i figli. "Secondo le cronache - dice Gassani - la donna avrebbe da subito espresso la ferma volontà di costruire un significativo e valido rapporto con la piccola. Non si comprende il motivo per cui non le sia stata offerta, come è previsto, la possibilità di essere madre. Si ripropone con forza la necessità di rivedere gli orientamenti della giustizia minorile e le relative prassi". "Anche in questa vicenda si intuisce che i servizi sociali orami siano sempre più incidenti nelle decisioni dei giudici minorili, avendo spesso stravolto il loro compito di limitarsi a 'fotografare' una determinata situazione senza ergersi a consulenti né, tanto meno, a suggerire ai magistrati l'adozione di provvedimenti giurisdizionali".
Il Giornale articolo di giovedì 09 settembre 2010
MA I SERVIZI SOCIALI NON POTEVANO DARE UN ADEGUATO CONTRIBUTO ECONOMICO ALLA MAMMA?!
Esistono cattolici a Trento?!... e un Vescovo...?!
lunedì 6 settembre 2010
DRAGHI? NO A P. CHIGI, UN VILE AFFARISTA. COSI' DICEVA COSSIGA
REPETITA JUVANT.
Tremonti attacca governatore Draghi [CHE QUALCUNO VORREBBE ALLA GUIDA DI UN GOVERNO TECNICO DEGLI "OTTIMATI"]
Da bimbi dire di imitare Germania. Serve nuovo ministro Sviluppo
ANSA) - CERNOBBIO (COMO), 5 SET 2010 - 'Dire che bisogna fare come la Germania e' superficiale, è roba da bambini'. Cosi' il ministro Tremonti critica Draghi. Il riferimento del titolare dell'Economia, intervenuto al Workshop Ambrosetti, è alle dichiarazioni del governatore di Bankitalia, che pochi giorni fa a Seul aveva detto che per crescere di piu' 'l'Italia deve diventare produttiva e competitiva come la Germania'. Quanto allo sviluppo economico, per il titolare di via XX settembre serve un nuovo ministro'.
GOVERNO: COSSIGA, DRAGHI? NO A P. CHIGI, UN VILE AFFARISTA
(ANSA) - ROMA, 24 GEN 2008- "Mario Draghi? Impossibile immaginarlo a Palazzo Chigi. E' un vile affarista che venderà l'economia italiana". Lo ha detto l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga durante la trasmissione Unomattina.(ANSA).
2008-01-24 11:32
GOVERNO: COSSIGA CONTRO DRAGHI PREMIER, SVENDERA' BENI STATO
(ANSA) - ROMA, 24 GEN - "Sembra che Mario Draghi, già socio della Goldman & Sachs, nota grande banca d'affari americana, oggi Governatore della Banca d'Italia, sia il vero candidato alla presidenza del Consiglio di un 'governo istituzionale'. E così avrà modo di svendere, come ha già fatto quando era direttore generale del Tesoro, quel che resta dell'industria pubblica a qualche cliente della sua antica banca d'affari". Lo afferma, in un comunicato, il senatore a vita Francesco Cossiga. (ANSA)
Tremonti attacca governatore Draghi [CHE QUALCUNO VORREBBE ALLA GUIDA DI UN GOVERNO TECNICO DEGLI "OTTIMATI"]
Da bimbi dire di imitare Germania. Serve nuovo ministro Sviluppo
ANSA) - CERNOBBIO (COMO), 5 SET 2010 - 'Dire che bisogna fare come la Germania e' superficiale, è roba da bambini'. Cosi' il ministro Tremonti critica Draghi. Il riferimento del titolare dell'Economia, intervenuto al Workshop Ambrosetti, è alle dichiarazioni del governatore di Bankitalia, che pochi giorni fa a Seul aveva detto che per crescere di piu' 'l'Italia deve diventare produttiva e competitiva come la Germania'. Quanto allo sviluppo economico, per il titolare di via XX settembre serve un nuovo ministro'.
GOVERNO: COSSIGA, DRAGHI? NO A P. CHIGI, UN VILE AFFARISTA
(ANSA) - ROMA, 24 GEN 2008- "Mario Draghi? Impossibile immaginarlo a Palazzo Chigi. E' un vile affarista che venderà l'economia italiana". Lo ha detto l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga durante la trasmissione Unomattina.(ANSA).
2008-01-24 11:32
GOVERNO: COSSIGA CONTRO DRAGHI PREMIER, SVENDERA' BENI STATO
(ANSA) - ROMA, 24 GEN - "Sembra che Mario Draghi, già socio della Goldman & Sachs, nota grande banca d'affari americana, oggi Governatore della Banca d'Italia, sia il vero candidato alla presidenza del Consiglio di un 'governo istituzionale'. E così avrà modo di svendere, come ha già fatto quando era direttore generale del Tesoro, quel che resta dell'industria pubblica a qualche cliente della sua antica banca d'affari". Lo afferma, in un comunicato, il senatore a vita Francesco Cossiga. (ANSA)
lunedì 23 agosto 2010
NON CI SONO PROVE CONTRO FINI: ECCO PERCHE'.
LETTERA 18 a Dagospia del 23 agosto 2010
Caro Dago, forse lo sapete già, ma vorrei spiegarvi esattamente come funzionano le "Limited". Abito in Germania e un mio amico ha un'agenzia che vende Ltd inglesi ai tedeschi appoggiandosi ad un "Ltd. Formation Office" con sede in Inghilterra. Lo fa con l'Inghilterra perché fa parte della Comunità Europea e quindi una ditta fondata lì può operare anche in Germania. Ma tutte le Limited, o meglio tutti i "Ltd. Formation Offices" funzionano allo stesso modo, quindi vale anche per quello di cui si è servito la famiglia Fini-Tulliani.
Questi uffici ti offrono tutti i servizi necessari per creare una s.r.l. (limited), quindi iscrizione nel registro delle imprese, atti notarili etc senza che tu ci vada di persona. Una limited è una società di capitale che però richiede una quota quasi nulla di capitale sociale, e già questo è un motivo per cui tante persone qui in Germania preferiscono creare una Ltd. anziché una GmbH (che richiede 25.000 Euro).
Ma il vantaggio principale, quello "nascosto" e quello di cui sicuramente hanno fatto uso i Fini-Tulliani è che questi "Ltd. Formation Offices" offrono anche un incredibile servizio aggiuntivo, a pagamento naturalmente, chiamato "nominee director", "nominee secretary" e "nominee shareholder",
(es. guarda qua http://www.foersterformations.co.uk/ , il Platinum Ultimate Package sotto a destra, e poi leggi qui http://foersterbusiness.co.uk/product_info.php?cPath=24&products_id=191 ) cioè mettono il loro nome in tutti gli atti ed il nome del vero proprietario non compare da nessuna parte.
Esiste poi un contratto interno fra le parti in cui si chiariscono le proprietà e le responsabilità, che non viene però mai tirato fuori, salvo comportamento illegale da parte del vero proprietario a danni dei prestanome. Quindi temo proprio che i Fini-Tulliani possano farla franca. Conosco molte persone che da anni operano con una Limited anche se tutto il loro patrimonio è stato pignorato in seguito a bancarotta. Si fanno assumere come dipendenti ai quali viene data la procura generale e operano al 100% da soli. Complimenti per tutto quello che scrivi, sei la mia porta aperta sull'Italia e ti leggo sempre con grande interesse.
Cordiali saluti
S. Miglio
Caro Dago, forse lo sapete già, ma vorrei spiegarvi esattamente come funzionano le "Limited". Abito in Germania e un mio amico ha un'agenzia che vende Ltd inglesi ai tedeschi appoggiandosi ad un "Ltd. Formation Office" con sede in Inghilterra. Lo fa con l'Inghilterra perché fa parte della Comunità Europea e quindi una ditta fondata lì può operare anche in Germania. Ma tutte le Limited, o meglio tutti i "Ltd. Formation Offices" funzionano allo stesso modo, quindi vale anche per quello di cui si è servito la famiglia Fini-Tulliani.
Questi uffici ti offrono tutti i servizi necessari per creare una s.r.l. (limited), quindi iscrizione nel registro delle imprese, atti notarili etc senza che tu ci vada di persona. Una limited è una società di capitale che però richiede una quota quasi nulla di capitale sociale, e già questo è un motivo per cui tante persone qui in Germania preferiscono creare una Ltd. anziché una GmbH (che richiede 25.000 Euro).
Ma il vantaggio principale, quello "nascosto" e quello di cui sicuramente hanno fatto uso i Fini-Tulliani è che questi "Ltd. Formation Offices" offrono anche un incredibile servizio aggiuntivo, a pagamento naturalmente, chiamato "nominee director", "nominee secretary" e "nominee shareholder",
(es. guarda qua http://www.foersterformations.co.uk/
Esiste poi un contratto interno fra le parti in cui si chiariscono le proprietà e le responsabilità, che non viene però mai tirato fuori, salvo comportamento illegale da parte del vero proprietario a danni dei prestanome. Quindi temo proprio che i Fini-Tulliani possano farla franca. Conosco molte persone che da anni operano con una Limited anche se tutto il loro patrimonio è stato pignorato in seguito a bancarotta. Si fanno assumere come dipendenti ai quali viene data la procura generale e operano al 100% da soli. Complimenti per tutto quello che scrivi, sei la mia porta aperta sull'Italia e ti leggo sempre con grande interesse.
Cordiali saluti
S. Miglio
mercoledì 11 agosto 2010
Vitamina C e peccato originale
L’uomo può vivere centoventi anni
di Alfonso Marzocco
Le straordinarie proprietà dell'acido ascorbico furono evidenziate dal famoso esperimento del 1747 di James Lind, chirurgo di bordo del vascello HMS Salisbury, che riuscì a salvare dallo scorbuto i marinai, aggiungendo alla loro dieta un po' di succo di limone.
All’epoca lo scorbuto era ancora il nemico più temuto da tutti gli uomini di mare, pirati compresi. La malattia si accaniva contro gli equipaggi che passavano mesi o addirittura anni in navigazione. I malati soffrivano di piaghe alle gambe e ai piedi, perdevano sangue, denti e capelli. Per la debolezza estrema spesso non riuscivano più a muoversi e alla fine morivano. Alcuni comandanti, senza attendere ordini dall’alto, fecero tesoro di questa esperienza: James Cook riuscì a riportare a casa dopo un viaggio di circa tre anni più della metà dei i suoi uomini (la maggior parte morti per malaria) e grazie all'integrazione della dieta nessuno dei marinai morì di scorbuto.
L’Ammiragliato inglese solo nel 1795 si decise ad emanare l’ordine interno di fornire ad ogni uomo imbarcato un’oncia di succo di limone al giorno: questa circolare raddoppiò la forza della marina inglese e contribuì al suo predomino sui mari nel 19. secolo.
Un poco di succo di limone per la Marina inglese fu più importante di tutti i miglioramenti tecnici alle navi. In precedenza, per evitare la moria o l’indebolimento dell’equipaggio, ogni dieci settimane uomini nuovi dovevano avvicendare la forza combattente, in modo che i marinai potessero ritornare a terra per riprendersi con alimenti freschi. L'impatto della vitamina C, perché il succo di limone forniva questa vitamina ai marinai, non era noto o non fu valutato bene da Napoleone, che per mare subì le prime sconfitte. Forse Lind ha fatto più di Nelson per abbattere la potenza di Napoleone. Infatti le navi inglesi erano in grado di mantenere per mesi un blocco continuo al largo della costa francese senza la necessità di sostituire gli uomini.
Lo scorbuto era conosciuto fin dall'antichità e venne chiamato peste all'epoca della settima Crociata, quando si presentò come una vera e propria epidemia falcidiando i crociati. Questa malattia si presenta dopo circa 3-4 mesi di mancanza totale di acido ascorbico e perciò si ebbero effetti disastrosi quando, lasciato il cabotaggio, iniziarono le grandi esplorazioni per mare.
Vasco de Gama, che circumnavigò in nove mesi il Capo di Buona Speranza, perse 100 dei seicento uomini di equipaggio. E fu un stillicidio continuo per gli equipaggi fino a quando non vennero applicate per iniziativa personale dei comandanti o in forza di regolamenti le intuizioni di Lind.
A questo punto si sapeva che negli agrumi, nella verdura, nelle gemme delle conifere,(1) c'era un qualcosa che evitava lo scorbuto e che venne chiamato “vitamina C”. Solo nel 1928 Albert Szent Gyorgi scoprì la sostanza attiva e la sintetizzò. Da quel momento fu un susseguirsi di ricerche ed esperimenti, però quasi tutti viziati dal suo alto costo iniziale e dal considerare l'acido ascorbico una vitamina e come tale da assumere a piccolissime dosi. E del resto non era forse vero che bastavano pochi milligrammi di questa straordinaria sostanza a salvare un uomo dalla terribile morte dello scorbuto?
Si accertò inoltre che solo l'uomo e pochi altri “sfortunati” mammiferi erano soggetti allo scorbuto: alcune scimmie, il porcellino d'India e un particolare pipistrello vegetariano.
Tutti gli altri mammiferi erano capaci di sintetizzare, secondo le necessità quotidiane, l'acido ascorbico direttamente nel fegato, partendo dal glucosio, che è contenuto in quasi tutti gli alimenti. Una capra di 70 chili sintetizza circa 13 grammi di vitamina C al giorno.(2) Per gli altri animali la quantità di acido ascorbico sintetizzato è proporzionale al peso del corpo con una media di 10 grammi per 70 chili di peso.
J.J. Burns (3) nel 1959 scoprì ancora che i pochi mammiferi soggetti allo scorbuto, erano incapaci di produrre l’enzima attivo, L-gulonolactone ossidase, implicato nella conversione nei loro fegati del glucosio sanguigno ad acido ascorbico. Questa sintesi implica quattro enzimi. L’uomo ha i primi tre enzimi nel suo fegato, ma gli manca il quarto enzima, il che blocca completamente la produzione di acido ascorbico da parte del fegato.
Ora potevamo ritenerci quasi soddisfatti: sapevamo perché noi uomini avevamo bisogno della vitamina C, mentre quasi tutti gli altri mammiferi ne potevano benissimo fare a meno perché il loro organismo ne produceva quanto ne abbisognava.
Ma occorreva capire quali erano le dosi giornaliere di acido ascorbico, necessarie all’uomo, per vivere in buona salute.
Oggi si va dagli striminziti 30 mg/die raccomandati dal Codex Alimentarius (4) alle “megadosi“ di 45 mg/die per l'OMS-WHO (5).
Per amor del vero bisogna riconoscere che il nostro Ministero della Salute con DM 18 marzo 2009, pubblicando le nuove tabelle degli apporti giornalieri di vitamine e minerali ammessi negli integratori alimentari, ha moltiplicato per quattro la dose giornaliera consigliata per la vitamina C: prima era di 60 mg, ora è di 240 mg. Nelle linee guida riconosce che “ Per la vitamina E e la vitamina C è ammesso un apporto giornaliero massimo corrispondente al 300% del valore di riferimento, in considerazione della loro fisiologica azione protettiva in senso antiossidante”.
Ma rimaniamo sempre molto lontano dalla media di 10 grammi al giorno degli altri mammiferi.
Di tutt’altro avviso è la Committee on Laboratory Animal Nutrition (6) (Comitato per l'alimentazione degli animali da laboratorio) che dopo numerosi studi ha formulato varie diete raccomandabili, piuttosto simili fra di loro, per le scimmie da laboratorio.
La quantità di acido ascorbico varia da 1,75 a 3,50 g. al giorno, proporzionata a 70 kg. di peso corporeo; 1,75 g. al giorno nella scala della prescrizione per la scimmia rhesus (Rinehart e Greenberg, 1956) e 3,50 g. al giorno per la scimmia scoiattolo (Portman e colleghi, 1967).
Quindi secondo i rispettivi organi scientifici l’uomo avrebbe bisogno di 60 mg al giorno mentre la scimmia avrebbe bisogno di ca 3 grammi al giorno per una corretta alimentazione.
Il National Research Council della National Academy of Sciences attraverso la Food and Nutrition Board (Commisione per l’alimentazione umana) e la Committee on Animal Nutrition (Commissione per l'alimentazione animale) raccomanda in sintesi per un uomo adulto un milligrammo di acido ascorbico per chilogrammo di peso corporeo mentre raccomanda per le scimmie, il mammifero nostro più stretto parente, una dieta di 55 milligrammi di acido ascorbico al giorno per chilogrammo di peso corporeo.
Queste agenzie, autorevoli e che condizionano gli enti della salute anche degli altri paesi, che fanno: tifano per gli animali a scapito dell’uomo; lo fanno apposta o non interloquiscono fra di loro?
Le associazioni animaliste che si lamentano sempre che gli animali da laboratorio sono maltrattati perché non intervengono una volta tanto a favore dell’uomo che su questo punto è vilipeso e maltrattato?
Infatti se la biochimica umana è uguale a quella degli alti mammiferi e in particolare a quella della scimmia, da cui secondo gli evoluzionisti deriverebbe, perché l’uomo dovrebbe vivere con dosi così basse di vitamina C, 55 volte più basse?
Ed è ancora ragionevole chiedersi perché proprio l'uomo sia carente di questa capacità che tra l'altro non solo è utile a salvare dallo scorbuto ma, in base alle ricerche effettuate, è fondamentale in tutti i processi della vita?
Perché proprio l’uomo, che occupa un posto unico nella creazione, la creatura visibile più bella, ha questa carenza, che quasi tutti gli altri mammiferi non hanno?
Le motivazioni che danno Irvin Stone (7) e gli altri che hanno scoperto questa carenza sono ridicole: sarebbe un miglioramento evolutivo. Ma come può essere un miglioramento una carenza che ha come conseguenze un indebolimento generale dell’organismo?
Infatti la vitamina C è fondamentale per tutti i processi vitali; solo a titolo esemplificativo elenchiamo alcune delle sue funzioni nell’organismo vivente:
“è importante per il corretto funzionamento del sistema immunitario e la sintesi di collagene nell'organismo. Il collagene rinforza i vasi sanguigni, la pelle, i muscoli e le ossa. L'uomo non può creare collagene senza la vitamina C…
Tra i processi più noti in cui la vitamina dovrebbe intervenire si ricordano tra l’altro:
· sintesi della carnitina,
· catabolismo della tirosina,
· amidazione di alcuni peptidi con azione ormonale,
· sintesi degli acidi biliari,
· sintesi degli ormoni steroidei per intervento durante le reazioni di idrossilazione,
· aumento dell'assorbimento di ferro per riduzione del Fe (III) a Fe (II)
· azione di rigenerazione della vitamina E per cessione di un elettrone al radicale α-tocoferossilico” (8).
In pratica tra l’altro, la vitamina C serve per la produzione del “cemento cellulare”, il collagene, che dà struttura alla pelle, alle ossa, ai vasi sanguigni, ai muscoli.
Basti solo pensare a cosa succede in una costruzione se il cemento è poco o addirittura manca: se il cemento manca la costruzione irrimediabilmente crolla; se è poco l’ edificio potrà anche restare in piedi per un certo tempo ma sarà sempre in uno stato precario: basterà un poco di vento, una leggera scossa di terremoto o solo l’avanzare del tempo e crollerà. Un uomo con poco “cemento cellulare”, non è chi non veda, è destinato a una vita precaria: tant’è vero che è raro vedere un vecchio (e talvolta anche giovani), che non vada avanti senza pillole varie e senza qualche acciacco o alle ossa o al sistema cardiovascolare o al sistema nervoso.
L’uomo, secondo queste emerite Agenzie della salute, deve vivere, o meglio sopravvivere, con il minimo cemento cellulare (vitamina C): quel tanto che basti a non collassare subito per scorbuto; si potrà collassare poi con calma per infarto, diabete, malattie varie; puntellato nel frattempo da costosi farmaci, per la gioia delle case farmaceutiche. Mentre tante volte sarebbe bastata, a tempo debito, una cucchiaiata in più di poco costoso “cemento cellulare” per rafforzare l’edificio umano.
All’uomo, come leggiamo nei primi capitoli della Genesi, destinato a vivere per secoli, a un certo punto fu posto il limite di centoventi anni (Gn. 6, 3).
Evidentemente l’uomo si richiamò una “maledizione” sul capo: la sua incapacità a sintetizzare la vitamina C potrebbe essere una delle conseguenze del peccato originale. E’ significativo che la stessa incapacità accomuni l’uomo e la scimmia: la rivelazione confidata a don Guido Bortoluzzi (9) spiega che il peccato originale fu un peccato di disobbedienza e malizia che si attuò in un atto concreto di ibridazione delle specie umana ad opera del capostipite Adamo, attraverso un rapporto generativo al di fuori della sua specie con l’unica femmina preumana cromosomicamente compatibile (l’“ancestre” che doveva servire solo da “incubatrice” del primo uomo ed era il frutto dell’albero “genealogico”, che non doveva essere mangiato). Questo rapporto generativo provocò un inquinamento biologico e una regressione psicofisica del ramo illegittimo ibridato (figli dell’uomo). Ma anche l’altro ramo, quello della discendenza pura e legittima di Adamo, che per molte generazioni era rimasto incontaminato (i figli di Dio) a poco a poco fu inglobato nel ramo corrotto con unioni promiscue, così che alla fine tutti gli uomini furono progressivamente contagiati dalle conseguenze del peccato originale. Questa potrebbe essere la spiegazione del versetto 2 del capitolo 6 di Genesi (10).
Le conseguenze morali furono immani ma anche le conseguenze fisiche furono notevoli. Possiamo ipotizzare che una di questa, l’incapacità di sintetizzare l’acido ascorbico, fu ereditata dal genere umano a causa di questa ibridazione o a causa di qualche altra cosa di terribile avvenuta nei primordi e tramandato come peccato originale.
Ma indipendentemente dalla causa, resta il fatto che l’uomo è incapace di sintetizzare la vitamina C e non riesce neanche ad accumularla o a conservarla a lungo nell’organismo: deve assumerla quotidianamente e a dosi considerevoli. Oggi abbiamo le conoscenze per sopperire almeno parzialmente a questa incapacità: infatti l’acido ascorbico è un prodotto di sintesi, che non costa molto. Purtroppo gli enti preposti alla salute dell’uomo sono meno attenti di quelli che si curano della salute degli animali.
Molti scienziati e ricercatori, anche premiati dalla scienza ufficiale con premi Nobel, hanno invitato “per vivere più a lungo e sentirsi meglio” (11) ad assumere anche 4-5 grammi e più di vitamina C al giorno. Purtroppo l’Ammiragliato (gli Enti ufficiali della salute tipo il Food and Nutrition Board, facente capo all'Accademia delle Scienze statunitense e le varie commissioni dell’ONU, che danno le direttive a livello mondiale) oggi sembra lavorare per il nemico, non per i suoi marinai, ed attenderemmo inutilmente una decisione appropriata al riguardo; dobbiamo essere noi, come James Cook che salvò i suoi marinai senza aspettare l’ordine ufficiale, i responsabili di noi stessi e dei nostri cari e, dopo esserci informati, prendere ogni giorno supplementi adeguati di vitamina C.
1) Fu grazie alle gemme delle conifere che gli assediati a Stalingrado si salvarono dallo scorbuto.
2) Viene subito a mente il famoso siero anticancro, estratto dalle capre, del dott. Liborio Bonifacio negli anni’50
3) Burns, J. J. Biosynthesis of L-ascorbic acid; basic defect in scurvy. Amer. J. Med. 26:740-748, 1959 (cit. Da I. Stone).
4) Il Codex Alimentarius è un insieme di regole e di normative elaborate dalla Codex Alimentarius Commission, una Commissione (suddivisa in numerosi comitati) istituita nel 1963 dalla FAO e dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
5) Vitamin and mineral requirements in human nutrition, 2nd edition (PDF). World Health Organization, 2004.
6) COMMITTEE ON ANIMAL NUTRITION, Nutrient Requirements of Laboratory Animals: Cat, Guinea Pig, Hamster, Monkey, Mouse, Rat, National Academy of Sciences, Washington, D.C., (1972).
7) The Healing Factor: Vitamin C Against Disease, authorized online version of Irwin Stone's book on Vitamin C of 1972.
8) Wikipedia alla voce “Vitamina C”.
9)Guido Bortoluzzi. Genesi biblica: evoluzione o creazione? Caino e’ la chiave del mistero. Terza edizione a cura di Renza Giacobbi.
10) Gen. 6, 1-3 (Trad. della Volgata)"Quando gli uomini ebbero cominciato a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Il Signore disse: «Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l'uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni».
11) Pauling, Linus. Come vivere più a lungo e sentirsi meglio. Ed. Frassinelli, 1989.
di Alfonso Marzocco
Le straordinarie proprietà dell'acido ascorbico furono evidenziate dal famoso esperimento del 1747 di James Lind, chirurgo di bordo del vascello HMS Salisbury, che riuscì a salvare dallo scorbuto i marinai, aggiungendo alla loro dieta un po' di succo di limone.
All’epoca lo scorbuto era ancora il nemico più temuto da tutti gli uomini di mare, pirati compresi. La malattia si accaniva contro gli equipaggi che passavano mesi o addirittura anni in navigazione. I malati soffrivano di piaghe alle gambe e ai piedi, perdevano sangue, denti e capelli. Per la debolezza estrema spesso non riuscivano più a muoversi e alla fine morivano. Alcuni comandanti, senza attendere ordini dall’alto, fecero tesoro di questa esperienza: James Cook riuscì a riportare a casa dopo un viaggio di circa tre anni più della metà dei i suoi uomini (la maggior parte morti per malaria) e grazie all'integrazione della dieta nessuno dei marinai morì di scorbuto.
L’Ammiragliato inglese solo nel 1795 si decise ad emanare l’ordine interno di fornire ad ogni uomo imbarcato un’oncia di succo di limone al giorno: questa circolare raddoppiò la forza della marina inglese e contribuì al suo predomino sui mari nel 19. secolo.
Un poco di succo di limone per la Marina inglese fu più importante di tutti i miglioramenti tecnici alle navi. In precedenza, per evitare la moria o l’indebolimento dell’equipaggio, ogni dieci settimane uomini nuovi dovevano avvicendare la forza combattente, in modo che i marinai potessero ritornare a terra per riprendersi con alimenti freschi. L'impatto della vitamina C, perché il succo di limone forniva questa vitamina ai marinai, non era noto o non fu valutato bene da Napoleone, che per mare subì le prime sconfitte. Forse Lind ha fatto più di Nelson per abbattere la potenza di Napoleone. Infatti le navi inglesi erano in grado di mantenere per mesi un blocco continuo al largo della costa francese senza la necessità di sostituire gli uomini.
Lo scorbuto era conosciuto fin dall'antichità e venne chiamato peste all'epoca della settima Crociata, quando si presentò come una vera e propria epidemia falcidiando i crociati. Questa malattia si presenta dopo circa 3-4 mesi di mancanza totale di acido ascorbico e perciò si ebbero effetti disastrosi quando, lasciato il cabotaggio, iniziarono le grandi esplorazioni per mare.
Vasco de Gama, che circumnavigò in nove mesi il Capo di Buona Speranza, perse 100 dei seicento uomini di equipaggio. E fu un stillicidio continuo per gli equipaggi fino a quando non vennero applicate per iniziativa personale dei comandanti o in forza di regolamenti le intuizioni di Lind.
A questo punto si sapeva che negli agrumi, nella verdura, nelle gemme delle conifere,(1) c'era un qualcosa che evitava lo scorbuto e che venne chiamato “vitamina C”. Solo nel 1928 Albert Szent Gyorgi scoprì la sostanza attiva e la sintetizzò. Da quel momento fu un susseguirsi di ricerche ed esperimenti, però quasi tutti viziati dal suo alto costo iniziale e dal considerare l'acido ascorbico una vitamina e come tale da assumere a piccolissime dosi. E del resto non era forse vero che bastavano pochi milligrammi di questa straordinaria sostanza a salvare un uomo dalla terribile morte dello scorbuto?
Si accertò inoltre che solo l'uomo e pochi altri “sfortunati” mammiferi erano soggetti allo scorbuto: alcune scimmie, il porcellino d'India e un particolare pipistrello vegetariano.
Tutti gli altri mammiferi erano capaci di sintetizzare, secondo le necessità quotidiane, l'acido ascorbico direttamente nel fegato, partendo dal glucosio, che è contenuto in quasi tutti gli alimenti. Una capra di 70 chili sintetizza circa 13 grammi di vitamina C al giorno.(2) Per gli altri animali la quantità di acido ascorbico sintetizzato è proporzionale al peso del corpo con una media di 10 grammi per 70 chili di peso.
J.J. Burns (3) nel 1959 scoprì ancora che i pochi mammiferi soggetti allo scorbuto, erano incapaci di produrre l’enzima attivo, L-gulonolactone ossidase, implicato nella conversione nei loro fegati del glucosio sanguigno ad acido ascorbico. Questa sintesi implica quattro enzimi. L’uomo ha i primi tre enzimi nel suo fegato, ma gli manca il quarto enzima, il che blocca completamente la produzione di acido ascorbico da parte del fegato.
Ora potevamo ritenerci quasi soddisfatti: sapevamo perché noi uomini avevamo bisogno della vitamina C, mentre quasi tutti gli altri mammiferi ne potevano benissimo fare a meno perché il loro organismo ne produceva quanto ne abbisognava.
Ma occorreva capire quali erano le dosi giornaliere di acido ascorbico, necessarie all’uomo, per vivere in buona salute.
Oggi si va dagli striminziti 30 mg/die raccomandati dal Codex Alimentarius (4) alle “megadosi“ di 45 mg/die per l'OMS-WHO (5).
Per amor del vero bisogna riconoscere che il nostro Ministero della Salute con DM 18 marzo 2009, pubblicando le nuove tabelle degli apporti giornalieri di vitamine e minerali ammessi negli integratori alimentari, ha moltiplicato per quattro la dose giornaliera consigliata per la vitamina C: prima era di 60 mg, ora è di 240 mg. Nelle linee guida riconosce che “ Per la vitamina E e la vitamina C è ammesso un apporto giornaliero massimo corrispondente al 300% del valore di riferimento, in considerazione della loro fisiologica azione protettiva in senso antiossidante”.
Ma rimaniamo sempre molto lontano dalla media di 10 grammi al giorno degli altri mammiferi.
Di tutt’altro avviso è la Committee on Laboratory Animal Nutrition (6) (Comitato per l'alimentazione degli animali da laboratorio) che dopo numerosi studi ha formulato varie diete raccomandabili, piuttosto simili fra di loro, per le scimmie da laboratorio.
La quantità di acido ascorbico varia da 1,75 a 3,50 g. al giorno, proporzionata a 70 kg. di peso corporeo; 1,75 g. al giorno nella scala della prescrizione per la scimmia rhesus (Rinehart e Greenberg, 1956) e 3,50 g. al giorno per la scimmia scoiattolo (Portman e colleghi, 1967).
Quindi secondo i rispettivi organi scientifici l’uomo avrebbe bisogno di 60 mg al giorno mentre la scimmia avrebbe bisogno di ca 3 grammi al giorno per una corretta alimentazione.
Il National Research Council della National Academy of Sciences attraverso la Food and Nutrition Board (Commisione per l’alimentazione umana) e la Committee on Animal Nutrition (Commissione per l'alimentazione animale) raccomanda in sintesi per un uomo adulto un milligrammo di acido ascorbico per chilogrammo di peso corporeo mentre raccomanda per le scimmie, il mammifero nostro più stretto parente, una dieta di 55 milligrammi di acido ascorbico al giorno per chilogrammo di peso corporeo.
Queste agenzie, autorevoli e che condizionano gli enti della salute anche degli altri paesi, che fanno: tifano per gli animali a scapito dell’uomo; lo fanno apposta o non interloquiscono fra di loro?
Le associazioni animaliste che si lamentano sempre che gli animali da laboratorio sono maltrattati perché non intervengono una volta tanto a favore dell’uomo che su questo punto è vilipeso e maltrattato?
Infatti se la biochimica umana è uguale a quella degli alti mammiferi e in particolare a quella della scimmia, da cui secondo gli evoluzionisti deriverebbe, perché l’uomo dovrebbe vivere con dosi così basse di vitamina C, 55 volte più basse?
Ed è ancora ragionevole chiedersi perché proprio l'uomo sia carente di questa capacità che tra l'altro non solo è utile a salvare dallo scorbuto ma, in base alle ricerche effettuate, è fondamentale in tutti i processi della vita?
Perché proprio l’uomo, che occupa un posto unico nella creazione, la creatura visibile più bella, ha questa carenza, che quasi tutti gli altri mammiferi non hanno?
Le motivazioni che danno Irvin Stone (7) e gli altri che hanno scoperto questa carenza sono ridicole: sarebbe un miglioramento evolutivo. Ma come può essere un miglioramento una carenza che ha come conseguenze un indebolimento generale dell’organismo?
Infatti la vitamina C è fondamentale per tutti i processi vitali; solo a titolo esemplificativo elenchiamo alcune delle sue funzioni nell’organismo vivente:
“è importante per il corretto funzionamento del sistema immunitario e la sintesi di collagene nell'organismo. Il collagene rinforza i vasi sanguigni, la pelle, i muscoli e le ossa. L'uomo non può creare collagene senza la vitamina C…
Tra i processi più noti in cui la vitamina dovrebbe intervenire si ricordano tra l’altro:
· sintesi della carnitina,
· catabolismo della tirosina,
· amidazione di alcuni peptidi con azione ormonale,
· sintesi degli acidi biliari,
· sintesi degli ormoni steroidei per intervento durante le reazioni di idrossilazione,
· aumento dell'assorbimento di ferro per riduzione del Fe (III) a Fe (II)
· azione di rigenerazione della vitamina E per cessione di un elettrone al radicale α-tocoferossilico” (8).
In pratica tra l’altro, la vitamina C serve per la produzione del “cemento cellulare”, il collagene, che dà struttura alla pelle, alle ossa, ai vasi sanguigni, ai muscoli.
Basti solo pensare a cosa succede in una costruzione se il cemento è poco o addirittura manca: se il cemento manca la costruzione irrimediabilmente crolla; se è poco l’ edificio potrà anche restare in piedi per un certo tempo ma sarà sempre in uno stato precario: basterà un poco di vento, una leggera scossa di terremoto o solo l’avanzare del tempo e crollerà. Un uomo con poco “cemento cellulare”, non è chi non veda, è destinato a una vita precaria: tant’è vero che è raro vedere un vecchio (e talvolta anche giovani), che non vada avanti senza pillole varie e senza qualche acciacco o alle ossa o al sistema cardiovascolare o al sistema nervoso.
L’uomo, secondo queste emerite Agenzie della salute, deve vivere, o meglio sopravvivere, con il minimo cemento cellulare (vitamina C): quel tanto che basti a non collassare subito per scorbuto; si potrà collassare poi con calma per infarto, diabete, malattie varie; puntellato nel frattempo da costosi farmaci, per la gioia delle case farmaceutiche. Mentre tante volte sarebbe bastata, a tempo debito, una cucchiaiata in più di poco costoso “cemento cellulare” per rafforzare l’edificio umano.
All’uomo, come leggiamo nei primi capitoli della Genesi, destinato a vivere per secoli, a un certo punto fu posto il limite di centoventi anni (Gn. 6, 3).
Evidentemente l’uomo si richiamò una “maledizione” sul capo: la sua incapacità a sintetizzare la vitamina C potrebbe essere una delle conseguenze del peccato originale. E’ significativo che la stessa incapacità accomuni l’uomo e la scimmia: la rivelazione confidata a don Guido Bortoluzzi (9) spiega che il peccato originale fu un peccato di disobbedienza e malizia che si attuò in un atto concreto di ibridazione delle specie umana ad opera del capostipite Adamo, attraverso un rapporto generativo al di fuori della sua specie con l’unica femmina preumana cromosomicamente compatibile (l’“ancestre” che doveva servire solo da “incubatrice” del primo uomo ed era il frutto dell’albero “genealogico”, che non doveva essere mangiato). Questo rapporto generativo provocò un inquinamento biologico e una regressione psicofisica del ramo illegittimo ibridato (figli dell’uomo). Ma anche l’altro ramo, quello della discendenza pura e legittima di Adamo, che per molte generazioni era rimasto incontaminato (i figli di Dio) a poco a poco fu inglobato nel ramo corrotto con unioni promiscue, così che alla fine tutti gli uomini furono progressivamente contagiati dalle conseguenze del peccato originale. Questa potrebbe essere la spiegazione del versetto 2 del capitolo 6 di Genesi (10).
Le conseguenze morali furono immani ma anche le conseguenze fisiche furono notevoli. Possiamo ipotizzare che una di questa, l’incapacità di sintetizzare l’acido ascorbico, fu ereditata dal genere umano a causa di questa ibridazione o a causa di qualche altra cosa di terribile avvenuta nei primordi e tramandato come peccato originale.
Ma indipendentemente dalla causa, resta il fatto che l’uomo è incapace di sintetizzare la vitamina C e non riesce neanche ad accumularla o a conservarla a lungo nell’organismo: deve assumerla quotidianamente e a dosi considerevoli. Oggi abbiamo le conoscenze per sopperire almeno parzialmente a questa incapacità: infatti l’acido ascorbico è un prodotto di sintesi, che non costa molto. Purtroppo gli enti preposti alla salute dell’uomo sono meno attenti di quelli che si curano della salute degli animali.
Molti scienziati e ricercatori, anche premiati dalla scienza ufficiale con premi Nobel, hanno invitato “per vivere più a lungo e sentirsi meglio” (11) ad assumere anche 4-5 grammi e più di vitamina C al giorno. Purtroppo l’Ammiragliato (gli Enti ufficiali della salute tipo il Food and Nutrition Board, facente capo all'Accademia delle Scienze statunitense e le varie commissioni dell’ONU, che danno le direttive a livello mondiale) oggi sembra lavorare per il nemico, non per i suoi marinai, ed attenderemmo inutilmente una decisione appropriata al riguardo; dobbiamo essere noi, come James Cook che salvò i suoi marinai senza aspettare l’ordine ufficiale, i responsabili di noi stessi e dei nostri cari e, dopo esserci informati, prendere ogni giorno supplementi adeguati di vitamina C.
1) Fu grazie alle gemme delle conifere che gli assediati a Stalingrado si salvarono dallo scorbuto.
2) Viene subito a mente il famoso siero anticancro, estratto dalle capre, del dott. Liborio Bonifacio negli anni’50
3) Burns, J. J. Biosynthesis of L-ascorbic acid; basic defect in scurvy. Amer. J. Med. 26:740-748, 1959 (cit. Da I. Stone).
4) Il Codex Alimentarius è un insieme di regole e di normative elaborate dalla Codex Alimentarius Commission, una Commissione (suddivisa in numerosi comitati) istituita nel 1963 dalla FAO e dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
5) Vitamin and mineral requirements in human nutrition, 2nd edition (PDF). World Health Organization, 2004.
6) COMMITTEE ON ANIMAL NUTRITION, Nutrient Requirements of Laboratory Animals: Cat, Guinea Pig, Hamster, Monkey, Mouse, Rat, National Academy of Sciences, Washington, D.C., (1972).
7) The Healing Factor: Vitamin C Against Disease, authorized online version of Irwin Stone's book on Vitamin C of 1972.
8) Wikipedia alla voce “Vitamina C”.
9)Guido Bortoluzzi. Genesi biblica: evoluzione o creazione? Caino e’ la chiave del mistero. Terza edizione a cura di Renza Giacobbi.
10) Gen. 6, 1-3 (Trad. della Volgata)"Quando gli uomini ebbero cominciato a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Il Signore disse: «Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l'uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni».
11) Pauling, Linus. Come vivere più a lungo e sentirsi meglio. Ed. Frassinelli, 1989.
martedì 6 luglio 2010
FREE ENERGY. Energia gratis
Il raggio che dà energia. Gratis
di Rino Di Stefano
Il Giornale martedì 06 luglio 2010
Marconi ideò un raggio che fermava i mezzi a motore. Mussolini lo voleva, il Vaticano lo bloccò. Da quelle ricerche gli scienziati crearono l'alternativa a petrolio e nucleare. Nel 1999 l'invenzione stava per essere messa sul mercato, ma poi tutto fu insabbiato
L’energia pulita tanto auspicata dal presidente Obama dopo il disastro ambientale del Golfo del Messico forse esiste già da un pezzo, ma qualcuno la tiene nascosta per inconfessabili interessi economici. Ma non solo. Negli anni Settanta, infatti, un gruppo di scienziati italiani ne avrebbe scoperto il segreto, ma questa nuova e stupefacente tecnologia, che di fatto cambierebbe l'economia mondiale archiviando per sempre i rischi del petrolio e del nucleare, sarebbe stata volutamente occultata nella cassaforte di una misteriosa fondazione religiosa con sede nel Liechtenstein, dove si troverebbe tuttora. Sembra davvero la trama di un giallo internazionale l'incredibile storia che si nasconde dietro quella che, senza alcun dubbio, si potrebbe definire la scoperta epocale per eccellenza, e cioè la produzione di energia pulita senza alcuna emissione di radiazioni dannose. In altre parole, la realizzazione di un macchinario in grado di dissolvere la materia, intendendo con questa definizione qualunque tipo di sostanza fisica, producendo solo ed esclusivamente calore.
Una scoperta per caso
Come ogni giallo che si rispetti, l'intricata vicenda che si nasconde dietro la genesi di questa scoperta è stata svelata quasi per caso. Lo ha fatto un imprenditore genovese che una decina d'anni fa si è trovato ad avere rapporti di affari con la fondazione che nasconde e gestisce il segreto di quello che, per semplicità, chiameremo «il raggio della morte». E sì, perché la storia che stiamo per svelare nasce proprio da quello che, durante il fascismo, fu il mito per eccellenza: l'arma segreta che avrebbe rivoluzionato il corso della seconda guerra mondiale. Sembrava soltanto una fantasia, ma non lo era. In quegli anni si diceva che persino Guglielmo Marconi stesse lavorando alla realizzazione del «raggio della morte». La cosa era solo parzialmente vera. Secondo quanto Mussolini disse al giornalista Ivanoe Fossati durante una delle sue ultime interviste, Marconi inventò un apparecchio che emetteva un raggio elettromagnetico in grado di bloccare qualunque motore dotato di impianto elettrico. Tale raggio, inoltre, mandava in corto circuito l'impianto stesso, provocandone l'incendio. Lo scienziato dette una dimostrazione, alla presenza del duce del fascismo, ad Acilia, sulla strada di Ostia, quando bloccò auto e camion che transitavano sulla strada. A Orbetello, invece, riuscì a incendiare due aerei che si trovavano ad oltre due chilometri di distanza. Tuttavia, dice sempre Mussolini, Marconi si fece prendere dagli scrupoli religiosi. Non voleva essere ricordato dai posteri come colui che aveva provocato la morte di migliaia di persone, bensì solo come l'inventore della radio. Per cui si confidò con Papa Pio XII, il quale gli consigliò di distruggere il progetto della sua invenzione. Cosa che Marconi si affretto a fare, mandando in bestia Mussolini e gerarchi. Poi, forse per il troppo stress che aveva accumulato in quella disputa, nel 1937 improvvisamente venne colpito da un infarto e morì a soli 63 anni.
La fine degli anni Trenta fu comunque molto prolifica da un punto di vista scientifico. Per qualche imperscrutabile gioco del destino, pare che la fantasia e la creatività degli italiani non fu soltanto all'origine della prima bomba nucleare realizzata negli Stati Uniti da Enrico Fermi e dai suoi colleghi di via Panisperna; altri scienziati, continuando gli studi sulla scissione dell'atomo, trovarono infatti il modo di «produrre ed emettere sino a notevoli distanze anti-atomi di qualsiasi elemento esistente sul nostro pianeta che, diretti contro una massa costituita da atomi della stessa natura ma di segno opposto, la disgregano ionizzandola senza provocare alcuna reazione nucleare, ma producendo egualmente una enorme quantità di energia pulita».
Tanto per fare un esempio concreto, ionizzando un grammo di ferro si sviluppa un calore pari a 24 milioni di KWh, cioè oltre 20 miliardi di calorie, capaci di evaporare 40 milioni di litri d'acqua. Per ottenere un uguale numero di calorie, occorrerebbe bruciare 15mila barili di petrolio. Sembra quasi di leggere un racconto di fantascienza, ma è soltanto la pura e semplice realtà. Almeno quella che i documenti in possesso dell'imprenditore genovese Enrico M. Remondini dimostrano.
La testimonianza
«Tutto è cominciato - racconta Remondini - dal contatto che nel 1999 ho avuto con il dottor Renato Leonardi, direttore della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, con sede a Vaduz, capitale del Liechtenstein. Il mio compito era quello di stipulare contratti per lo smaltimento di rifiuti solidi tramite le Centrali termoelettriche polivalenti della Fondazione Internazionale Pace e Crescita. Non mi hanno detto dove queste centrali si trovassero, ma so per certo che esistono. Altrimenti non avrebbero fatto un contratto con me. In quel periodo, lavoravo con il mio collega, dottor Claudio Barbarisi. Per ogni contratto stipulato, la nostra percentuale sarebbe stata del 2 per cento. Tuttavia, per una clausola imposta dalla Fondazione stessa, il 10 per cento di questa commissione doveva essere destinata a favore di aiuti umanitari. Considerando che lo smaltimento di questi rifiuti avveniva in un modo pressoché perfetto, cioè con la ionizzazione della materia senza produzione di alcuna scoria, sembrava davvero il modo ottimale per ottenere il risultato voluto. Tuttavia, improvvisamente, e senza comunicarci il perché, la Fondazione ci fece sapere che le loro centrali non sarebbero più state operative. E fu inutile chiedere spiegazioni. Pur avendo un contratto firmato in tasca, non ci fu nulla da fare. Semplicemente chiusero i contatti».
Remondini ancora oggi non conosce la ragione dell'improvviso voltafaccia. Ha provato a telefonare al direttore Leonardi, che tra l'altro vive a Lugano, ma non ha mai avuto una spiegazione per quello strano comportamento. Inutili anche le ricerche per vie traverse: l'unica cosa che è riuscito a sapere è che la Fondazione è stata messa in liquidazione. Per cui è ipotizzabile che i suoi segreti adesso siano stati trasferiti ad un'altra società di cui, ovviamente, si ignora persino il nome. Ciò significa che da qualche parte sulla terra oggi c'è qualcuno che nasconde il segreto più ambito del mondo: la produzione di energia pulita ad un costo prossimo allo zero.
Nonostante questo imprevisto risvolto, in mano a Remondini sono rimasti diversi documenti strettamente riservati della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, per cui alla fine l'imprenditore si è deciso a rendere pubblico ciò che sa su questa misteriosa istituzione. Per capire i retroscena di questa tanto mirabolante quanto scientificamente sconosciuta scoperta, occorre fare un salto indietro nel tempo e cercare di ricostruire, passo dopo passo, la cronologia dell'invenzione. Ad aiutarci è la relazione tecnico-scientifica che il 25 ottobre 1997 la Fondazione Internazionale Pace e Crescita ha fatto avere soltanto agli addetti ai lavori. Ogni foglio, infatti, è chiaramente marcato con la scritta «Riproduzione Vietata». Ma l'enormità di quanto viene rivelato in quello scritto giustifica ampiamente il non rispetto della riservatezza richiesta.
Il «raggio della morte», infatti, pur essendo stato concepito teoricamente negli anni Trenta, avrebbe trovato la sua base scientifica soltanto tra il 1958 e il 1960. Il condizionale è d'obbligo in quanto riportiamo delle notizie scritte, ma non confermate dalla scienza ufficiale. Non sappiamo da chi era composto il gruppo di scienziati che diede vita all'esperimento: i nomi non sono elencati. Sappiamo invece che vi furono diversi tentativi di realizzare una macchina che corrispondesse al modello teorico progettato, ma soltanto nel 1973 si arrivò ad avere una strumentazione in grado di «produrre campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti, in modo da colpire qualsiasi materia, ionizzandola a distanza ed in quantità predeterminate».
Ok dal governo Andreotti
Fu a quel punto che il governo italiano cominciò ad interessarsi ufficialmente a quegli esperimenti. E infatti l'allora governo Andreotti, prima di passare la mano a Mariano Rumor nel luglio del '73, incaricò il professor Ezio Clementel, allora presidente del Comitato per l'energia nucleare (Cnen), di analizzare gli effetti e la natura di quei campi magnetici a fascio. Clementel, trentino originario di Fai e titolare della cattedra di Fisica nucleare alla facoltà di Scienze dell'Università di Bologna, a quel tempo aveva 55 anni ed era uno dei più noti scienziati del panorama nazionale e internazionale. La sua responsabilità, in quella circostanza, era grande. Doveva infatti verificare se quel diabolico raggio avesse realmente la capacità di distruggere la materia ionizzandola in un'esplosione di calore. Anche perché non ci voleva molto a capire che, qualora l'esperimento fosse riuscito, si poteva fare a meno dell'energia nucleare e inaugurare una nuova stagione energetica non soltanto per l'Italia, ma per il mondo intero. Tanto per fare un esempio, questa tecnologia avrebbe permesso la realizzazione di nuovi e potentissimi motori a razzo che avrebbero letteralmente rivoluzionato la corsa allo spazio, permettendo la costruzione di gigantesche astronavi interplanetarie.
Il professor Clementel ordinò quindi quattro prove di particolare complessità. La prima consisteva nel porre una lastra di plexiglass a 20 metri dall'uscita del fascio di raggi, collocare una lastra di acciaio inox a mezzo metro dietro la lastra di plexiglass e chiedere di perforare la lastra d'acciaio senza danneggiare quella di plexiglass. La seconda prova consisteva nel ripetere il primo esperimento, chiedendo però di perforare la lastra di plexiglass senza alterare la lastra d'acciaio. Il terzo esame era ancora più difficile: bisognava porre una serie di lastre d'acciaio a 10, 20 e 40 metri dall'uscita del fascio di raggi, chiedendo di bucare le lastre a partire dall'ultima, cioè quella posta a 40 metri. Nella quarta e ultima prova si doveva sistemare una pesante lastra di alluminio a 50 metri dall'uscita del fascio di raggi, chiedendo che venisse tagliata parallelamente al lato maggiore.
Ebbene, tutte e quattro le prove ebbero esito positivo e il professor Clementel, considerando che la durata dell'impulso dei raggi era minore di 0,1 secondi, valutò la potenza, ipotizzando la vaporizzazione del metallo, a 40.000 KW e la densità di potenza pari a 4.000 KW per centimetro quadrato. In realtà, venne spiegato a sperimentazione compiuta, l'impulso dei raggi aveva avuto la durata di un nano secondo e poteva ionizzare a distanza «forma e quantità predeterminate di qualsiasi materia».
Tra l'altro all'esperimento aveva assistito anche il professor Piero Pasolini, illustre fisico e amico di un'altra celebrità scientifica qual è il professor Antonino Zichichi. In una sua relazione, Pasolini parlò di «campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti che sviluppano atomi di antimateria proiettati e focalizzati in zone di spazio ben determinate anche al di là di schemi di materiali vari, che essendo fuori fuoco si manifestano perfettamente trasparenti e del tutto indenni».
In pratica, ma qui entriamo in una spiegazione scientifica un po' più complessa, gli scienziati italiani che avevano realizzato quel macchinario, sarebbero riusciti ad applicare la teoria di Einstein sul campo unificato, e cioè identificare la matrice profonda ed unica di tutti i campi di interazione, da quello forte (nucleare) a quello gravitazionale. Altri fisici in tutto il mondo ci avevano provato, ma senza alcun risultato. Gli italiani, a quanto pare, c'erano riusciti.
L'insabbiamento
In un Paese normale (ma tutti sappiamo che il nostro non lo è) una simile scoperta sarebbe stata subito messa a frutto. Non ci vuole molta fantasia per capire le implicazioni industriali ed economiche che avrebbe portato. Anche perché, quella che a prima vista poteva sembrare un'arma di incredibile potenza, nell'uso civile poteva trasformarsi nel motore termico di una centrale che, a costi bassissimi, poteva produrre infinite quantità di energia elettrica.
Perché, dunque, questa scoperta non è stata rivelata e utilizzata? La ragione non viene spiegata. Tutto quello che sappiamo è che i governi dell'epoca imposero il segreto sulla sperimentazione e che nessuno, almeno ufficialmente, ne venne a conoscenza. Del resto nel 1979 il professor Clementel morì prematuramente e si portò nella tomba il segreto dei suoi esperimenti. Ma anche dietro Clementel si nasconde una vicenda piuttosto strana e misteriosa. Pare, infatti, che le sue idee non piacessero ai governanti dell'epoca. Non si sa esattamente quale fosse la materia del contendere, ma alla luce della straordinaria scoperta che aveva verificato, è facile immaginarlo. Forse lo scienziato voleva rendere pubblica la notizia, mentre i politici non ne volevano sapere. Chissà? Ebbene, qualcuno trovò il sistema per togliersi di torno quello scomodo presidente del Cnen. Infatti venne accertato che la firma di Clementel appariva su registri di esame all'Università di Trento, della quale all'epoca era il rettore, in una data in cui egli era in missione altrove. Sembrava quasi un errore, una svista. Ma gli costò il carcere, la carriera e infine la salute. Lo scienziato capì l'antifona, e non disse mai più nulla su quel «raggio della morte» che gli era costato così tanto caro. A Clementel è dedicato il Centro ricerche energia dell'Enea a Bologna.
C'è comunque da dire che già negli anni Ottanta qualcosa venne fuori riguardo un ipotetico «raggio della morte». Il primo a parlarne fu il giudice Carlo Palermo che dedicò centinaia di pagine al misterioso congegno, affermando che fu alla base di un intricato traffico d'armi. La storia coinvolse un ex colonnello del Sifar e del Sid, Massimo Pugliese, ma anche esponenti del governo americano (allora presieduto da Gerald Ford), i parlamentari Flaminio Piccoli (Dc) e Loris Fortuna (Psi), nonché una misteriosa società con sede proprio nel Liechtenstein, la Traspraesa. La vicenda durò dal 1973 al 1979, quando improvvisamente calò una cortina di silenzio su tutto quanto.
Erano comunque anni difficili. L'Italia navigava nel caos. Gli attentati delle Brigate rosse erano all'ordine del giorno, la società civile soffocava nel marasma, i servizi segreti di mezzo mondo operavano sul nostro territorio nazionale come se fosse una loro riserva di caccia. Il 16 marzo 1978 i brigatisti arrivarono al punto di rapire il presidente del Consiglio, Aldo Moro, uccidendo i cinque poliziotti della scorta in un indimenticabile attentato in via Fani, a Roma. E tutti ci ricordiamo come andò a finire. Tre anni dopo, il 13 maggio 1981, il terrorista turco Mehmet Ali Agca in piazza San Pietro ferì a colpi di pistola Giovanni Paolo II.
È in questo contesto, che il «raggio della morte» scomparve dalla scena. Del resto, ammesso che la scoperta avesse avuto una consistenza reale, chi sarebbe stato in grado di gestire e controllare gli effetti di una rivoluzione industriale e finanziaria che di fatto avrebbe cambiato il mondo? Non ci vuole molto, infatti, ad immaginare quanti interessi quell'invenzione avrebbe danneggiato se soltanto fosse stata resa pubblica. In pratica, tutte le multinazionali operanti nel campo del petrolio e dell'energia nucleare avrebbero dovuto chiudere i battenti o trasformare da un giorno all'altro la loro produzione. Sarebbe veramente impossibile ipotizzare una cifra per quantificare il disastro economico che la nuova scoperta italiana avrebbe portato.
Ma queste sono solo ipotesi. Ciò che invece risulta riguarda la decisione presa dagli autori della scoperta. Infatti, dopo anni di traversie e inutili tentativi per far riconoscere ufficialmente la loro invenzione, probabilmente temendo per la loro vita e per il futuro della loro strumentazione, questi scienziati consegnarono il frutto del loro lavoro alla Fondazione Internazionale Pace e Crescita, che l'11 aprile 1996 venne costituita apposta, verosimilmente con il diretto appoggio logistico-finanziario del Vaticano, a Vaduz, ben al di fuori dei confini italiani. In quel momento il capitale sociale era di appena 30mila franchi svizzeri (circa 20mila Euro). «Sembra anche a noi - si legge nella relazione introduttiva alle attività della Fondazione - che sia meglio costruire anziché distruggere, non importa quanto possa essere difficile, anche se per farlo occorrono molto più coraggio e pazienza, assai più fantasia e sacrificio».
A prescindere dal fatto che non si trova traccia ufficiale di questa fantomatica Fondazione, se non la notizia (in tedesco) che il primo luglio del 2002 è stata messa in liquidazione, parrebbe che a suo tempo l'organizzazione fosse stata costituita in primo luogo per evitare che un'invenzione di quella portata fosse utilizzata solo per fini militari. Del resto anche i missili balistici (con quello che costano) diventerebbero ben poca cosa se gli eserciti potessero disporre di un macchinario che, per distruggere un obiettivo strategico, necessiterebbe soltanto di un sistema di puntamento d'arma.
Secondo voci non confermate, la decisione degli scienziati italiani sarebbe maturata dopo una serie di minacce che avevano ricevuto negli ambienti della capitale. Ad un certo punto si parla pure di un attentato con una bomba, sempre a Roma. Si dice che, per evitare ulteriori brutte sorprese, quegli scienziati si appellarono direttamente a Papa Giovanni Paolo II e la macchina che produce il «raggio della morte» venisse nascosta per qualche tempo in Vaticano. Da qui la decisione di istituire la fondazione e di far emigrare tutti i protagonisti della vicenda nel più tranquillo Liechtenstein. In queste circostanze, forse non fu un caso che proprio il 30 marzo 1979 il Papa ricevette in Vaticano il Consiglio di presidenza della Società Europea di Fisica, riconoscendo, per la prima volta nella storia della Chiesa, in Galileo Galilei (1564-1642) lo scopritore della Logica del Creato. Comunque sia, da quel momento in poi, la parola d'ordine è stata mantenere il silenzio assoluto.
Le macchine del futuro
Qualcosa, però, nel tempo è cambiata. Lo prova il fatto che la Fondazione Internazionale Pace e Crescita non si sarebbe limitata a proteggere gli scienziati cristiani in fuga, ma nel periodo tra il 1996 e il 1999 avrebbe proceduto a realizzare per conto suo diverse complesse apparecchiature che sfruttano il principio del «raggio della morte». Secondo la loro documentazione, infatti, è stata prodotta una serie di macchinari della linea Zavbo pronti ad essere adibiti per più scopi. L'elenco comprende le Srsu/Tep (smaltimento dei rifiuti solidi urbani), Srlo/Tep (smaltimento dei rifiuti liquidi organici), Srtp/Tep (smaltimento dei rifiuti tossici), Srrz/Tep (smaltimento delle scorie radioattive), Rcc (compattazione rocce instabili), Rcz (distruzione rocce pericolose), Rcg (scavo gallerie nella roccia), Cls (attuazione leghe speciali), Cen (produzione energia pulita).
A quest'ultimo riguardo, nella documentazione fornita da Remondini si trovano anche i piani per costruire centrali termoelettriche per produrre energia elettrica a bassissimo costo, smaltendo rifiuti. C'è tutto, dalle dimensioni all'ampiezza del terreno necessario, come si costruisce la torre di ionizzazione e quante persone devono lavorare (53 unità) nella struttura. Un'intera centrale si può fare in 18 mesi e potrà smaltire fino a 500 metri cubi di rifiuti al giorno, producendo energia elettrica con due turbine Ansaldo.
C'è anche un quadro economico (in milioni di dollari americani) per calcolare i costi di costruzione. Nel 1999 si prevedeva che una centrale di questo tipo sarebbe costata 100milioni di dollari. Una peculiarità di queste centrali è che il loro aspetto è assolutamente fuorviante. Infatti, sempre guardando i loro progetti, si nota che all'esterno appaiono soltanto come un paio di basse palazzine per uffici, circondate da un ampio giardino con alberi e fiori. La torre di ionizzazione, dove avviene il processo termico, è infatti completamente interrata per una profondità di 15 metri. In pratica, un pozzo di spesso cemento armato completamente occultato alla vista. In altre parole, queste centrali potrebbero essere ovunque e nessuno ne saprebbe niente.
Da notare che, secondo le ricerche compiute dalla International Company Profile di Londra, una società del Wilmington Group Pic, leader nel mondo per le informazioni sul credito e quotata alla Borsa di Londra, la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, fin dal giorno della sua registrazione a Vaduz, non ha mai compiuto alcun tipo di operazione finanziaria nel Liechtenstein, né si conosce alcun dettaglio del suo stato patrimoniale o finanziario, in quanto la legge di quel Paese non prevede che le Fondazioni presentino pubblicamente i propri bilanci o i nomi dei propri fondatori. Si conosce l'indirizzo della sede legale, ma si ignora quale sia stato quello della sede operativa e il tipo di attività che la Fondazione ha svolto al di fuori dei confini del Liechtenstein. Ovviamente mistero assoluto su quanto sia accaduto dopo il primo luglio del 2002 quando, per chissà quali ragioni, ma tutto lascia supporre che la sicurezza non sia stata estranea alla decisione, la Fondazione ufficialmente ha chiuso i battenti.
Ancora più strabiliante è l'elenco dei clienti, o presunti tali, fornito a Remondini. In tutto 24 nomi tra i quali spiccano i maggiori gruppi siderurgici europei, le amministrazioni di due Regioni italiane e persino due governi: uno europeo e uno africano. Da notare che, in una lettera inviata dalla Fondazione a Remondini, si parla di proseguire con i contatti all'estero, ma non sul territorio nazionale «a causa delle problematiche in Italia». Ma di quali «problematiche» si parla? E, soprattutto, com'è che una scoperta di questo tipo viene utilizzata quasi sottobanco per realizzare cose egregie (pensiamo soltanto alla produzione di energia elettrica e allo smaltimento di scorie radioattive), mentre ufficialmente non se ne sa niente di niente?
Interpellato sul futuro della scoperta da Remondini, il professor Nereo Bolognani, eminenza grigia della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, ha detto che «verrà resa nota quando Dio vorrà». Sarà pure, ma di solito non è poi così facile conoscere in anticipo le decisioni del Padreterno. Neppure con la santa e illustre mediazione del Vaticano.
"Il segreto non doveva finire nelle mani dei militari"
di Rino Di Stefano
Enrico Remondini: "Fui contattato per smaltire un nuovo tipo di scorie". La macchina: "Capisco perché era celata. E in gran parte lo condivido"
Enrico Remondini non è un uomo di molte parole. La sua esperienza con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, a undici anni di distanza, è ormai un ricordo tra i risvolti della memoria. Alcuni mesi di lavoro, poi i contatti si sono chiusi lasciandogli, oltre a una certa perplessità per il modo in cui sono stati interrotti, anche un velo di amarezza. Soprattutto, però, gli è rimasta dentro una fortissima curiosità: quanto c'era di vero in quello che gli avevano detto?
Signor Remondini, come e quando è entrato in contatto con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita?
«Fu nei primi mesi del 1999, mi pare, e in modo del tutto fortuito. Mi trovavo a Lugano per lavoro e un amico me ne parlò. Non era una notizia di dominio pubblico, per cui ero incuriosito. In seguito il mio amico mi fece incontrare il direttore della Fondazione, il dottor Renato Leonardi, e a lui chiesi se potevo collaborare con loro».
Non furono dunque loro a cercarla...
«No, fui io che ne feci richiesta. In un primo tempo pensavo di poter lavorare nelle pubbliche relazioni, ma ben presto mi resi conto che a loro non interessava quel settore. Leonardi, invece, mi chiese di fare alcune traduzioni e, a questo riguardo, mi diede diversi documenti».
La sua collaborazione si fermò alle traduzioni?
«No, successivamente decisi di instaurare un rapporto più imprenditoriale. Per cui venni presentato al professor Nereo Bolognani, presidente della Fondazione. Fu lui a spiegarmi che le centrali polivalenti della Fondazione erano in grado di smaltire in modo ottimale un certo tipo di scorie. Soprattutto di tipo metallico. Per cui, insieme ad un mio amico, mi feci dare un mandato dalla Fondazione stessa per procurare questo tipo di scorie. Riuscimmo a prendere contatti con uno solo dei nominativi che ci erano stati forniti. Si tratta di una grossa acciaieria italiana che aveva problemi per lo smaltimento delle scorie metalliche. Noi ci facemmo consegnare un campione e lo passammo a Bolognani perché lo facesse esaminare e ci dicesse se l'affare poteva essere avviato. Ma accadde qualcosa prima di avere l'esito di quelle analisi...».
E cioè?
«La moglie di Bolognani morì di un brutto male e per qualche tempo non riuscimmo a metterci in contatto con lui. Pensavamo che, dopo un certo periodo, si sarebbe ripreso e avremmo continuato la normale attività lavorativa. Ma le cose non andarono così. È probabile che avvenne anche qualche cambiamento interno alla Fondazione. Qualche tempo dopo venni a sapere che era stata messa in liquidazione».
Eppure lei aveva lavorato per loro, avrà avuto anche delle spese. Gliele hanno mai rimborsate?
«No, e non gliele ho mai chieste. Ripeto, abbiamo preso solo un contatto, per cui si trattava di poca cosa. Non mi è sembrato che ne valesse la pena».
Tuttavia nei suoi confronti non hanno mostrato molta chiarezza. Ha mai provato a farsi dire qualcosa in più circa la loro attività?
«Sì, una volta ho avuto una conversazione di questo tipo con Bolognani. Devo dire che era una persona molto corretta e molto religiosa. Mi spiegò che lo scopo della Fondazione era quello di evitare che una scoperta scientifica come quella che loro gestivano finisse nelle mani dei militari, diventando causa di morte. Poi aggiunse che un giorno, quando Dio vorrà, questo segreto verrà reso pubblico».
E le basta?
«No, però capisco il fine. E per molti versi lo condivido».
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di Rino Di Stefano
Il Giornale martedì 06 luglio 2010
Marconi ideò un raggio che fermava i mezzi a motore. Mussolini lo voleva, il Vaticano lo bloccò. Da quelle ricerche gli scienziati crearono l'alternativa a petrolio e nucleare. Nel 1999 l'invenzione stava per essere messa sul mercato, ma poi tutto fu insabbiato
L’energia pulita tanto auspicata dal presidente Obama dopo il disastro ambientale del Golfo del Messico forse esiste già da un pezzo, ma qualcuno la tiene nascosta per inconfessabili interessi economici. Ma non solo. Negli anni Settanta, infatti, un gruppo di scienziati italiani ne avrebbe scoperto il segreto, ma questa nuova e stupefacente tecnologia, che di fatto cambierebbe l'economia mondiale archiviando per sempre i rischi del petrolio e del nucleare, sarebbe stata volutamente occultata nella cassaforte di una misteriosa fondazione religiosa con sede nel Liechtenstein, dove si troverebbe tuttora. Sembra davvero la trama di un giallo internazionale l'incredibile storia che si nasconde dietro quella che, senza alcun dubbio, si potrebbe definire la scoperta epocale per eccellenza, e cioè la produzione di energia pulita senza alcuna emissione di radiazioni dannose. In altre parole, la realizzazione di un macchinario in grado di dissolvere la materia, intendendo con questa definizione qualunque tipo di sostanza fisica, producendo solo ed esclusivamente calore.
Una scoperta per caso
Come ogni giallo che si rispetti, l'intricata vicenda che si nasconde dietro la genesi di questa scoperta è stata svelata quasi per caso. Lo ha fatto un imprenditore genovese che una decina d'anni fa si è trovato ad avere rapporti di affari con la fondazione che nasconde e gestisce il segreto di quello che, per semplicità, chiameremo «il raggio della morte». E sì, perché la storia che stiamo per svelare nasce proprio da quello che, durante il fascismo, fu il mito per eccellenza: l'arma segreta che avrebbe rivoluzionato il corso della seconda guerra mondiale. Sembrava soltanto una fantasia, ma non lo era. In quegli anni si diceva che persino Guglielmo Marconi stesse lavorando alla realizzazione del «raggio della morte». La cosa era solo parzialmente vera. Secondo quanto Mussolini disse al giornalista Ivanoe Fossati durante una delle sue ultime interviste, Marconi inventò un apparecchio che emetteva un raggio elettromagnetico in grado di bloccare qualunque motore dotato di impianto elettrico. Tale raggio, inoltre, mandava in corto circuito l'impianto stesso, provocandone l'incendio. Lo scienziato dette una dimostrazione, alla presenza del duce del fascismo, ad Acilia, sulla strada di Ostia, quando bloccò auto e camion che transitavano sulla strada. A Orbetello, invece, riuscì a incendiare due aerei che si trovavano ad oltre due chilometri di distanza. Tuttavia, dice sempre Mussolini, Marconi si fece prendere dagli scrupoli religiosi. Non voleva essere ricordato dai posteri come colui che aveva provocato la morte di migliaia di persone, bensì solo come l'inventore della radio. Per cui si confidò con Papa Pio XII, il quale gli consigliò di distruggere il progetto della sua invenzione. Cosa che Marconi si affretto a fare, mandando in bestia Mussolini e gerarchi. Poi, forse per il troppo stress che aveva accumulato in quella disputa, nel 1937 improvvisamente venne colpito da un infarto e morì a soli 63 anni.
La fine degli anni Trenta fu comunque molto prolifica da un punto di vista scientifico. Per qualche imperscrutabile gioco del destino, pare che la fantasia e la creatività degli italiani non fu soltanto all'origine della prima bomba nucleare realizzata negli Stati Uniti da Enrico Fermi e dai suoi colleghi di via Panisperna; altri scienziati, continuando gli studi sulla scissione dell'atomo, trovarono infatti il modo di «produrre ed emettere sino a notevoli distanze anti-atomi di qualsiasi elemento esistente sul nostro pianeta che, diretti contro una massa costituita da atomi della stessa natura ma di segno opposto, la disgregano ionizzandola senza provocare alcuna reazione nucleare, ma producendo egualmente una enorme quantità di energia pulita».
Tanto per fare un esempio concreto, ionizzando un grammo di ferro si sviluppa un calore pari a 24 milioni di KWh, cioè oltre 20 miliardi di calorie, capaci di evaporare 40 milioni di litri d'acqua. Per ottenere un uguale numero di calorie, occorrerebbe bruciare 15mila barili di petrolio. Sembra quasi di leggere un racconto di fantascienza, ma è soltanto la pura e semplice realtà. Almeno quella che i documenti in possesso dell'imprenditore genovese Enrico M. Remondini dimostrano.
La testimonianza
«Tutto è cominciato - racconta Remondini - dal contatto che nel 1999 ho avuto con il dottor Renato Leonardi, direttore della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, con sede a Vaduz, capitale del Liechtenstein. Il mio compito era quello di stipulare contratti per lo smaltimento di rifiuti solidi tramite le Centrali termoelettriche polivalenti della Fondazione Internazionale Pace e Crescita. Non mi hanno detto dove queste centrali si trovassero, ma so per certo che esistono. Altrimenti non avrebbero fatto un contratto con me. In quel periodo, lavoravo con il mio collega, dottor Claudio Barbarisi. Per ogni contratto stipulato, la nostra percentuale sarebbe stata del 2 per cento. Tuttavia, per una clausola imposta dalla Fondazione stessa, il 10 per cento di questa commissione doveva essere destinata a favore di aiuti umanitari. Considerando che lo smaltimento di questi rifiuti avveniva in un modo pressoché perfetto, cioè con la ionizzazione della materia senza produzione di alcuna scoria, sembrava davvero il modo ottimale per ottenere il risultato voluto. Tuttavia, improvvisamente, e senza comunicarci il perché, la Fondazione ci fece sapere che le loro centrali non sarebbero più state operative. E fu inutile chiedere spiegazioni. Pur avendo un contratto firmato in tasca, non ci fu nulla da fare. Semplicemente chiusero i contatti».
Remondini ancora oggi non conosce la ragione dell'improvviso voltafaccia. Ha provato a telefonare al direttore Leonardi, che tra l'altro vive a Lugano, ma non ha mai avuto una spiegazione per quello strano comportamento. Inutili anche le ricerche per vie traverse: l'unica cosa che è riuscito a sapere è che la Fondazione è stata messa in liquidazione. Per cui è ipotizzabile che i suoi segreti adesso siano stati trasferiti ad un'altra società di cui, ovviamente, si ignora persino il nome. Ciò significa che da qualche parte sulla terra oggi c'è qualcuno che nasconde il segreto più ambito del mondo: la produzione di energia pulita ad un costo prossimo allo zero.
Nonostante questo imprevisto risvolto, in mano a Remondini sono rimasti diversi documenti strettamente riservati della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, per cui alla fine l'imprenditore si è deciso a rendere pubblico ciò che sa su questa misteriosa istituzione. Per capire i retroscena di questa tanto mirabolante quanto scientificamente sconosciuta scoperta, occorre fare un salto indietro nel tempo e cercare di ricostruire, passo dopo passo, la cronologia dell'invenzione. Ad aiutarci è la relazione tecnico-scientifica che il 25 ottobre 1997 la Fondazione Internazionale Pace e Crescita ha fatto avere soltanto agli addetti ai lavori. Ogni foglio, infatti, è chiaramente marcato con la scritta «Riproduzione Vietata». Ma l'enormità di quanto viene rivelato in quello scritto giustifica ampiamente il non rispetto della riservatezza richiesta.
Il «raggio della morte», infatti, pur essendo stato concepito teoricamente negli anni Trenta, avrebbe trovato la sua base scientifica soltanto tra il 1958 e il 1960. Il condizionale è d'obbligo in quanto riportiamo delle notizie scritte, ma non confermate dalla scienza ufficiale. Non sappiamo da chi era composto il gruppo di scienziati che diede vita all'esperimento: i nomi non sono elencati. Sappiamo invece che vi furono diversi tentativi di realizzare una macchina che corrispondesse al modello teorico progettato, ma soltanto nel 1973 si arrivò ad avere una strumentazione in grado di «produrre campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti, in modo da colpire qualsiasi materia, ionizzandola a distanza ed in quantità predeterminate».
Ok dal governo Andreotti
Fu a quel punto che il governo italiano cominciò ad interessarsi ufficialmente a quegli esperimenti. E infatti l'allora governo Andreotti, prima di passare la mano a Mariano Rumor nel luglio del '73, incaricò il professor Ezio Clementel, allora presidente del Comitato per l'energia nucleare (Cnen), di analizzare gli effetti e la natura di quei campi magnetici a fascio. Clementel, trentino originario di Fai e titolare della cattedra di Fisica nucleare alla facoltà di Scienze dell'Università di Bologna, a quel tempo aveva 55 anni ed era uno dei più noti scienziati del panorama nazionale e internazionale. La sua responsabilità, in quella circostanza, era grande. Doveva infatti verificare se quel diabolico raggio avesse realmente la capacità di distruggere la materia ionizzandola in un'esplosione di calore. Anche perché non ci voleva molto a capire che, qualora l'esperimento fosse riuscito, si poteva fare a meno dell'energia nucleare e inaugurare una nuova stagione energetica non soltanto per l'Italia, ma per il mondo intero. Tanto per fare un esempio, questa tecnologia avrebbe permesso la realizzazione di nuovi e potentissimi motori a razzo che avrebbero letteralmente rivoluzionato la corsa allo spazio, permettendo la costruzione di gigantesche astronavi interplanetarie.
Il professor Clementel ordinò quindi quattro prove di particolare complessità. La prima consisteva nel porre una lastra di plexiglass a 20 metri dall'uscita del fascio di raggi, collocare una lastra di acciaio inox a mezzo metro dietro la lastra di plexiglass e chiedere di perforare la lastra d'acciaio senza danneggiare quella di plexiglass. La seconda prova consisteva nel ripetere il primo esperimento, chiedendo però di perforare la lastra di plexiglass senza alterare la lastra d'acciaio. Il terzo esame era ancora più difficile: bisognava porre una serie di lastre d'acciaio a 10, 20 e 40 metri dall'uscita del fascio di raggi, chiedendo di bucare le lastre a partire dall'ultima, cioè quella posta a 40 metri. Nella quarta e ultima prova si doveva sistemare una pesante lastra di alluminio a 50 metri dall'uscita del fascio di raggi, chiedendo che venisse tagliata parallelamente al lato maggiore.
Ebbene, tutte e quattro le prove ebbero esito positivo e il professor Clementel, considerando che la durata dell'impulso dei raggi era minore di 0,1 secondi, valutò la potenza, ipotizzando la vaporizzazione del metallo, a 40.000 KW e la densità di potenza pari a 4.000 KW per centimetro quadrato. In realtà, venne spiegato a sperimentazione compiuta, l'impulso dei raggi aveva avuto la durata di un nano secondo e poteva ionizzare a distanza «forma e quantità predeterminate di qualsiasi materia».
Tra l'altro all'esperimento aveva assistito anche il professor Piero Pasolini, illustre fisico e amico di un'altra celebrità scientifica qual è il professor Antonino Zichichi. In una sua relazione, Pasolini parlò di «campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti che sviluppano atomi di antimateria proiettati e focalizzati in zone di spazio ben determinate anche al di là di schemi di materiali vari, che essendo fuori fuoco si manifestano perfettamente trasparenti e del tutto indenni».
In pratica, ma qui entriamo in una spiegazione scientifica un po' più complessa, gli scienziati italiani che avevano realizzato quel macchinario, sarebbero riusciti ad applicare la teoria di Einstein sul campo unificato, e cioè identificare la matrice profonda ed unica di tutti i campi di interazione, da quello forte (nucleare) a quello gravitazionale. Altri fisici in tutto il mondo ci avevano provato, ma senza alcun risultato. Gli italiani, a quanto pare, c'erano riusciti.
L'insabbiamento
In un Paese normale (ma tutti sappiamo che il nostro non lo è) una simile scoperta sarebbe stata subito messa a frutto. Non ci vuole molta fantasia per capire le implicazioni industriali ed economiche che avrebbe portato. Anche perché, quella che a prima vista poteva sembrare un'arma di incredibile potenza, nell'uso civile poteva trasformarsi nel motore termico di una centrale che, a costi bassissimi, poteva produrre infinite quantità di energia elettrica.
Perché, dunque, questa scoperta non è stata rivelata e utilizzata? La ragione non viene spiegata. Tutto quello che sappiamo è che i governi dell'epoca imposero il segreto sulla sperimentazione e che nessuno, almeno ufficialmente, ne venne a conoscenza. Del resto nel 1979 il professor Clementel morì prematuramente e si portò nella tomba il segreto dei suoi esperimenti. Ma anche dietro Clementel si nasconde una vicenda piuttosto strana e misteriosa. Pare, infatti, che le sue idee non piacessero ai governanti dell'epoca. Non si sa esattamente quale fosse la materia del contendere, ma alla luce della straordinaria scoperta che aveva verificato, è facile immaginarlo. Forse lo scienziato voleva rendere pubblica la notizia, mentre i politici non ne volevano sapere. Chissà? Ebbene, qualcuno trovò il sistema per togliersi di torno quello scomodo presidente del Cnen. Infatti venne accertato che la firma di Clementel appariva su registri di esame all'Università di Trento, della quale all'epoca era il rettore, in una data in cui egli era in missione altrove. Sembrava quasi un errore, una svista. Ma gli costò il carcere, la carriera e infine la salute. Lo scienziato capì l'antifona, e non disse mai più nulla su quel «raggio della morte» che gli era costato così tanto caro. A Clementel è dedicato il Centro ricerche energia dell'Enea a Bologna.
C'è comunque da dire che già negli anni Ottanta qualcosa venne fuori riguardo un ipotetico «raggio della morte». Il primo a parlarne fu il giudice Carlo Palermo che dedicò centinaia di pagine al misterioso congegno, affermando che fu alla base di un intricato traffico d'armi. La storia coinvolse un ex colonnello del Sifar e del Sid, Massimo Pugliese, ma anche esponenti del governo americano (allora presieduto da Gerald Ford), i parlamentari Flaminio Piccoli (Dc) e Loris Fortuna (Psi), nonché una misteriosa società con sede proprio nel Liechtenstein, la Traspraesa. La vicenda durò dal 1973 al 1979, quando improvvisamente calò una cortina di silenzio su tutto quanto.
Erano comunque anni difficili. L'Italia navigava nel caos. Gli attentati delle Brigate rosse erano all'ordine del giorno, la società civile soffocava nel marasma, i servizi segreti di mezzo mondo operavano sul nostro territorio nazionale come se fosse una loro riserva di caccia. Il 16 marzo 1978 i brigatisti arrivarono al punto di rapire il presidente del Consiglio, Aldo Moro, uccidendo i cinque poliziotti della scorta in un indimenticabile attentato in via Fani, a Roma. E tutti ci ricordiamo come andò a finire. Tre anni dopo, il 13 maggio 1981, il terrorista turco Mehmet Ali Agca in piazza San Pietro ferì a colpi di pistola Giovanni Paolo II.
È in questo contesto, che il «raggio della morte» scomparve dalla scena. Del resto, ammesso che la scoperta avesse avuto una consistenza reale, chi sarebbe stato in grado di gestire e controllare gli effetti di una rivoluzione industriale e finanziaria che di fatto avrebbe cambiato il mondo? Non ci vuole molto, infatti, ad immaginare quanti interessi quell'invenzione avrebbe danneggiato se soltanto fosse stata resa pubblica. In pratica, tutte le multinazionali operanti nel campo del petrolio e dell'energia nucleare avrebbero dovuto chiudere i battenti o trasformare da un giorno all'altro la loro produzione. Sarebbe veramente impossibile ipotizzare una cifra per quantificare il disastro economico che la nuova scoperta italiana avrebbe portato.
Ma queste sono solo ipotesi. Ciò che invece risulta riguarda la decisione presa dagli autori della scoperta. Infatti, dopo anni di traversie e inutili tentativi per far riconoscere ufficialmente la loro invenzione, probabilmente temendo per la loro vita e per il futuro della loro strumentazione, questi scienziati consegnarono il frutto del loro lavoro alla Fondazione Internazionale Pace e Crescita, che l'11 aprile 1996 venne costituita apposta, verosimilmente con il diretto appoggio logistico-finanziario del Vaticano, a Vaduz, ben al di fuori dei confini italiani. In quel momento il capitale sociale era di appena 30mila franchi svizzeri (circa 20mila Euro). «Sembra anche a noi - si legge nella relazione introduttiva alle attività della Fondazione - che sia meglio costruire anziché distruggere, non importa quanto possa essere difficile, anche se per farlo occorrono molto più coraggio e pazienza, assai più fantasia e sacrificio».
A prescindere dal fatto che non si trova traccia ufficiale di questa fantomatica Fondazione, se non la notizia (in tedesco) che il primo luglio del 2002 è stata messa in liquidazione, parrebbe che a suo tempo l'organizzazione fosse stata costituita in primo luogo per evitare che un'invenzione di quella portata fosse utilizzata solo per fini militari. Del resto anche i missili balistici (con quello che costano) diventerebbero ben poca cosa se gli eserciti potessero disporre di un macchinario che, per distruggere un obiettivo strategico, necessiterebbe soltanto di un sistema di puntamento d'arma.
Secondo voci non confermate, la decisione degli scienziati italiani sarebbe maturata dopo una serie di minacce che avevano ricevuto negli ambienti della capitale. Ad un certo punto si parla pure di un attentato con una bomba, sempre a Roma. Si dice che, per evitare ulteriori brutte sorprese, quegli scienziati si appellarono direttamente a Papa Giovanni Paolo II e la macchina che produce il «raggio della morte» venisse nascosta per qualche tempo in Vaticano. Da qui la decisione di istituire la fondazione e di far emigrare tutti i protagonisti della vicenda nel più tranquillo Liechtenstein. In queste circostanze, forse non fu un caso che proprio il 30 marzo 1979 il Papa ricevette in Vaticano il Consiglio di presidenza della Società Europea di Fisica, riconoscendo, per la prima volta nella storia della Chiesa, in Galileo Galilei (1564-1642) lo scopritore della Logica del Creato. Comunque sia, da quel momento in poi, la parola d'ordine è stata mantenere il silenzio assoluto.
Le macchine del futuro
Qualcosa, però, nel tempo è cambiata. Lo prova il fatto che la Fondazione Internazionale Pace e Crescita non si sarebbe limitata a proteggere gli scienziati cristiani in fuga, ma nel periodo tra il 1996 e il 1999 avrebbe proceduto a realizzare per conto suo diverse complesse apparecchiature che sfruttano il principio del «raggio della morte». Secondo la loro documentazione, infatti, è stata prodotta una serie di macchinari della linea Zavbo pronti ad essere adibiti per più scopi. L'elenco comprende le Srsu/Tep (smaltimento dei rifiuti solidi urbani), Srlo/Tep (smaltimento dei rifiuti liquidi organici), Srtp/Tep (smaltimento dei rifiuti tossici), Srrz/Tep (smaltimento delle scorie radioattive), Rcc (compattazione rocce instabili), Rcz (distruzione rocce pericolose), Rcg (scavo gallerie nella roccia), Cls (attuazione leghe speciali), Cen (produzione energia pulita).
A quest'ultimo riguardo, nella documentazione fornita da Remondini si trovano anche i piani per costruire centrali termoelettriche per produrre energia elettrica a bassissimo costo, smaltendo rifiuti. C'è tutto, dalle dimensioni all'ampiezza del terreno necessario, come si costruisce la torre di ionizzazione e quante persone devono lavorare (53 unità) nella struttura. Un'intera centrale si può fare in 18 mesi e potrà smaltire fino a 500 metri cubi di rifiuti al giorno, producendo energia elettrica con due turbine Ansaldo.
C'è anche un quadro economico (in milioni di dollari americani) per calcolare i costi di costruzione. Nel 1999 si prevedeva che una centrale di questo tipo sarebbe costata 100milioni di dollari. Una peculiarità di queste centrali è che il loro aspetto è assolutamente fuorviante. Infatti, sempre guardando i loro progetti, si nota che all'esterno appaiono soltanto come un paio di basse palazzine per uffici, circondate da un ampio giardino con alberi e fiori. La torre di ionizzazione, dove avviene il processo termico, è infatti completamente interrata per una profondità di 15 metri. In pratica, un pozzo di spesso cemento armato completamente occultato alla vista. In altre parole, queste centrali potrebbero essere ovunque e nessuno ne saprebbe niente.
Da notare che, secondo le ricerche compiute dalla International Company Profile di Londra, una società del Wilmington Group Pic, leader nel mondo per le informazioni sul credito e quotata alla Borsa di Londra, la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, fin dal giorno della sua registrazione a Vaduz, non ha mai compiuto alcun tipo di operazione finanziaria nel Liechtenstein, né si conosce alcun dettaglio del suo stato patrimoniale o finanziario, in quanto la legge di quel Paese non prevede che le Fondazioni presentino pubblicamente i propri bilanci o i nomi dei propri fondatori. Si conosce l'indirizzo della sede legale, ma si ignora quale sia stato quello della sede operativa e il tipo di attività che la Fondazione ha svolto al di fuori dei confini del Liechtenstein. Ovviamente mistero assoluto su quanto sia accaduto dopo il primo luglio del 2002 quando, per chissà quali ragioni, ma tutto lascia supporre che la sicurezza non sia stata estranea alla decisione, la Fondazione ufficialmente ha chiuso i battenti.
Ancora più strabiliante è l'elenco dei clienti, o presunti tali, fornito a Remondini. In tutto 24 nomi tra i quali spiccano i maggiori gruppi siderurgici europei, le amministrazioni di due Regioni italiane e persino due governi: uno europeo e uno africano. Da notare che, in una lettera inviata dalla Fondazione a Remondini, si parla di proseguire con i contatti all'estero, ma non sul territorio nazionale «a causa delle problematiche in Italia». Ma di quali «problematiche» si parla? E, soprattutto, com'è che una scoperta di questo tipo viene utilizzata quasi sottobanco per realizzare cose egregie (pensiamo soltanto alla produzione di energia elettrica e allo smaltimento di scorie radioattive), mentre ufficialmente non se ne sa niente di niente?
Interpellato sul futuro della scoperta da Remondini, il professor Nereo Bolognani, eminenza grigia della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, ha detto che «verrà resa nota quando Dio vorrà». Sarà pure, ma di solito non è poi così facile conoscere in anticipo le decisioni del Padreterno. Neppure con la santa e illustre mediazione del Vaticano.
"Il segreto non doveva finire nelle mani dei militari"
di Rino Di Stefano
Enrico Remondini: "Fui contattato per smaltire un nuovo tipo di scorie". La macchina: "Capisco perché era celata. E in gran parte lo condivido"
Enrico Remondini non è un uomo di molte parole. La sua esperienza con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, a undici anni di distanza, è ormai un ricordo tra i risvolti della memoria. Alcuni mesi di lavoro, poi i contatti si sono chiusi lasciandogli, oltre a una certa perplessità per il modo in cui sono stati interrotti, anche un velo di amarezza. Soprattutto, però, gli è rimasta dentro una fortissima curiosità: quanto c'era di vero in quello che gli avevano detto?
Signor Remondini, come e quando è entrato in contatto con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita?
«Fu nei primi mesi del 1999, mi pare, e in modo del tutto fortuito. Mi trovavo a Lugano per lavoro e un amico me ne parlò. Non era una notizia di dominio pubblico, per cui ero incuriosito. In seguito il mio amico mi fece incontrare il direttore della Fondazione, il dottor Renato Leonardi, e a lui chiesi se potevo collaborare con loro».
Non furono dunque loro a cercarla...
«No, fui io che ne feci richiesta. In un primo tempo pensavo di poter lavorare nelle pubbliche relazioni, ma ben presto mi resi conto che a loro non interessava quel settore. Leonardi, invece, mi chiese di fare alcune traduzioni e, a questo riguardo, mi diede diversi documenti».
La sua collaborazione si fermò alle traduzioni?
«No, successivamente decisi di instaurare un rapporto più imprenditoriale. Per cui venni presentato al professor Nereo Bolognani, presidente della Fondazione. Fu lui a spiegarmi che le centrali polivalenti della Fondazione erano in grado di smaltire in modo ottimale un certo tipo di scorie. Soprattutto di tipo metallico. Per cui, insieme ad un mio amico, mi feci dare un mandato dalla Fondazione stessa per procurare questo tipo di scorie. Riuscimmo a prendere contatti con uno solo dei nominativi che ci erano stati forniti. Si tratta di una grossa acciaieria italiana che aveva problemi per lo smaltimento delle scorie metalliche. Noi ci facemmo consegnare un campione e lo passammo a Bolognani perché lo facesse esaminare e ci dicesse se l'affare poteva essere avviato. Ma accadde qualcosa prima di avere l'esito di quelle analisi...».
E cioè?
«La moglie di Bolognani morì di un brutto male e per qualche tempo non riuscimmo a metterci in contatto con lui. Pensavamo che, dopo un certo periodo, si sarebbe ripreso e avremmo continuato la normale attività lavorativa. Ma le cose non andarono così. È probabile che avvenne anche qualche cambiamento interno alla Fondazione. Qualche tempo dopo venni a sapere che era stata messa in liquidazione».
Eppure lei aveva lavorato per loro, avrà avuto anche delle spese. Gliele hanno mai rimborsate?
«No, e non gliele ho mai chieste. Ripeto, abbiamo preso solo un contatto, per cui si trattava di poca cosa. Non mi è sembrato che ne valesse la pena».
Tuttavia nei suoi confronti non hanno mostrato molta chiarezza. Ha mai provato a farsi dire qualcosa in più circa la loro attività?
«Sì, una volta ho avuto una conversazione di questo tipo con Bolognani. Devo dire che era una persona molto corretta e molto religiosa. Mi spiegò che lo scopo della Fondazione era quello di evitare che una scoperta scientifica come quella che loro gestivano finisse nelle mani dei militari, diventando causa di morte. Poi aggiunse che un giorno, quando Dio vorrà, questo segreto verrà reso pubblico».
E le basta?
«No, però capisco il fine. E per molti versi lo condivido».
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