Eleonora Brigliadori “Ho sconfitto il cancro senza curarmi”
Autore: Alessandra Drago – tratto da http://www.stampalibera.com/?p=2698
E: Dieci anni fa mi dissero che sarei morta entro sei mesi. Avendo già perso mia madre e mia nonna di tumore, e avendole viste spegnersi tra atroci sofferenze dovute alla chemioterapia, mi convinsi che il percorso ospedaliero era solo un modo per morire nel peggiore dei modi. Quindi non ho fatto alcuna cura e neppure esami invasivi. In una situazione d’emergenza, come era quella che stavo vivendo, ritenevo assurdo dovermi far bucare, tagliare, aprire. Non ho fatto neppure la chemioterapia. Non solo perchè cosi si vanno a creare nuovi problemi fisici, ma vengono anche innescati meccanismi di paura. Dopo tre anni il carcinoma che avevo al fegato è scomparso, è andato via quando il virus dell’epatite l’ha metabolizzato…
I: Il virus dell’epatite?
E: Al livello del fegato è un “simbionte” che, terminato il conflitto, risolve il carcinoma al fegato.
I: Non capisco…
E: Questa spiegazione tecnica l’ho avuta tempo dopo, quando ho scoperto le teorie di Hamer sui tumori. Dopo la mia guarigione, infatti, ho iniziato un
percorso di conoscenza su questo tema. Tra i sistemi per l’attivazione dell’autoguarigione dell’individuo che ho studiato, la “Nuova Medicina Germanica” mi è parsa la frontiera più avanzata. Il suo ispiratore è il dottor Ryke Geer Hamer, più conosciuto per la vicenda accaduta in Corsica, quando il figlio fu ucciso da un colpo di fucile per il quale venne accusato il principe Emanuele di Savoia. Proprio a seguito di questa triste vicenda, il medico sviluppò un tumore ai testicoli e la moglie uno al seno. Da li ebbe un’intuizione che lo portò a rivoluzionare i
fondamenti stessi della medicina: Hamer capi che i meccanismi cancerogeni hanno una funzione biologica. Il suo stesso tumore era il tentativo estremo del corpo, anche a livello psicologico, di fornire lo strumento per fecondare e avere presto un altro figlio, mentre quello della moglie era il tentativo simbolico di innescare la produzione di latte. Quindi, quando una donna scopre di avere un tumore al seno, dovrebbe cercare di capire la connessione tra quel tipo di tumore e ciò che sta accadendo nella sua vita interiore.
I: Cosi, secondo lei, il corpo guarirebbe da solo dai tumori…
E: Si, quando una persona va a fare la diagnosi, il tumore si sta già riparando da solo. I medici, però interrompono il processo naturale di guarigione e provocano le metastasi, che non sono altro che ulteriori conflitti dovuti al loro stesso intervento.
I: Quindi lei non ha fatto nulla per curarsi?
E: Ho fatto tante cose, ma che avevano a che fare solo con le mie scelte alimentari - sono guarita cambiando la dieta: adesso sono vegetariana -,
con il fatto di rimanere a casa mentre stavo male. C’è gente infatti, che ha un tumore e vive benissimo.
Secondo Hamer, tutte le terapie naturali hanno la loro ragione d’essere, perciò basta digiunare o praticare l’omeopatia per risolvere un problema. che uno decida di guarire con i colori, con le “acque di luce” o con l’urinoterapia, va sempre bene. Purchè non si ostacolino i processi
naturali, si può cercare una propria via. Il tumore parte sempre dal cervello, cioè da un’esigenza nascosta ed è “costruttivo”, quindi non bisogna averne paura.
I: In conclusione, questo che cosa significa?
E: Il concetto di cura, inteso secondo l’approccio tradizionale, non aiuta, perchè la persona pensa che la sua guarigione dipenda dalla “corsa agli armamenti”, cioè dalle pillole che gli vengono date. Occorre, invece, capire che si guarisce solo con l’integrazione dei sistemi biologici: i virus e i batteri, invece di essere combattuti, vanno compresi nella loro funzione positiva. Spesso, quando c’è un virus, l’organismo sta solo tentando di completare un processo “riparativo”, come nel caso dell’epatite come nel tumore al fegato. Il cancro non si origina da
una cellula impazzita, ma è il segnale di una necessità di una persona. Questo mette in moto meccanismi che hanno uno scopo biologico. Se li si lascia completare il percorso, ricomporanno il conflitto. Il tumore infatti, guarisce da solo nel 90 % dei casi.
I: Il metodo Hamer viene praticato in Italia?
E: Io, da quando ho seguito un corso sulle leggi di Hamer riservato ai medici, non ho più amici che muoiono di cancro, perchè consiglio loro, senza fare il “dottore” (perchè non lo sono), come comportarsi. I medici di Nuova Medicina non curano più le persone chemioterapizzate perchè
sono comunque destinate a morire, più o meno tardi, a causa della devastazione compiuta dalla medicina ospedaliera.
I: Tutto ciò è legale?
E: Il problema è all’interno dell’ospedale, dove, secondo me,ci si deve andare solo per la diagnostica. poi si decida in piena libertà. da quando conosco il rapporto tra anima e corpo, non prendo più farmaci. La mia salute è migliore oggi di quando avevo vent’anni, e credo di averlo
dimostrato a “Notti sul ghiaccio”, dove ho dato “la paga” alle ragazzine.
Intervista tratta da “Viversani e belli” di marzo 2007.
Link: http://www.disinformazione.it
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venerdì 24 dicembre 2010
lunedì 20 dicembre 2010
sabato 11 dicembre 2010
FOTOVOLTAICO: CUI PRODEST? NUOVA "CASSA DEL MEZZOGIORNO"
La corsa alle installazioni di campi fotovoltaici nasconde comportamenti predatori
Egregio direttore,
nell'Italia investita da una crisi senza precedenti ancora una volta il nostro territorio è al centro d'interessi economici di alcuni privati, in palese conflitto con il bene della collettività intera. Mi riferisco alla triste e anche un po' paradossale vicenda del ricorso al TAR che alcuni ambienti di Confindustria Ascoli avrebbero fatto nei confronti della Regione Marche e della Provincia di Ascoli Piceno.
Aldilà di una certa miopia nella visione strategica di sviluppo per il territorio, la corsa alle installazioni di campi fotovoltaici nasconde comportamenti predatori, che comportano enormi danni all'intera società civile in ambito economico, ambientale e sociale.
Da un punto di vista economico il fotovoltaico, lungi dall'essere una risposta concreta ed efficace ai problemi energetici, rappresenta una vera fonte di speculazione a favore di alcuni ricchi investitori e a danno dei cittadini. Non occorre fare lunghi e approfonditi studi per accorgersi del bluff attorno a quelle che vengono chiamate "fonti rinnovabili", tra cui il fotovoltaico.
È sufficiente leggere qualche articolo intellettualmente onesto a riguardo
oppure andare a controllare i dati direttamente riportati dal Gestore dei
Servizi Energetici (GSE) per rendersi immediatamente conto che il
fotovoltaico, come le altre rinnovabili, è una perdita secca per la collettività:
senza incentivi statali non riesce ad ammortizzarsi neppure in parte. Il
sussidio pubblico erogato dal GSE è di circa 440 euro per MWh e per un
impianto di terra ad esempio da 1 MW, in un ventennio il GSE trasferirà agli investitori circa tre volte il costo dell'investimento (qualcosa come 6 milioni di euro per un guadagno netto del 300%!)
La domanda a questo punto nasce spontanea: se un impianto è così
svantaggioso economicamente parlando, perché c'è un interesse così alto
nella realizzazione di campi fotovoltaici? Perché c'è lo Stato che li finanzia, prelevando i soldi necessari sulla bolletta a carico dei consumatori. Si capisce bene che le energie alternative sono quindi un modo per "mungere lo Stato" non apportando tra l'altro nessun beneficio al territorio (altro che Cassa del Mezzogiorno). Si capisce bene allora la corsa agli incentivi, il ricorso al TAR, le varie bandiere sventolate in nome dell'ambientalismo da parte di certe organizzazioni.
In un illuminante articolo recentemente apparso sul sito la VOCE.INFO,
Giorgio Ragazzi, professore associato di Scienza delle Finanze all'Università di Bergamo, fa luce su tutto quello che di solito non viene detto riguardo alle energie rinnovabili, scrivendo tra l'altro: < resterà nulla, mentre si dovranno smaltire milioni di pannelli obsoleti>>. E ancora: < anche alla riduzione nel costo dei pannelli, è dunque in atto una corsa a investire, da parte di numerosissimi soggetti, inclusi fondi esteri, attratti da rendimenti molto elevati e praticamente senza rischio. [...] Oggi tutti festeggiano, imprese, investitori, ministri ed ecologisti, mentre i consumatori sono ignari dell'onere che graverà su di loro in futuro. Ai francesi l'energia nucleare costa circa 35 euro per MWh, una buona centrale termica produce a 60 euro, il fotovoltaico ne costa almeno 450: l'effetto sulla competitività del paese è dunque molto pesante, come pure l'onere sui consumatori che già oggi pagano tariffe assai più elevate della media europea>>.
Aldilà dell'installazione dei pannelli, operazione molto limitata nel tempo e a basso valore aggiunto, l'industria del fotovoltaico non crea affatto nuovi posti di lavoro (l'Italia praticamente non produce pannelli al silicio) mentre favorisce l'importazione di celle di silicio a tutto svantaggio della bilancia commerciale italiana. Credo che da un punto di vista economico ci sia poco più da aggiungere. È in atto una corsa all'oro per pochi, a spese dell'economia del Paese e del futuro delle prossime generazioni.
Per quanto riguarda gli aspetti ambientali e sociali il discorso si muove su un piano più complesso, fornendo così spesso vie di fuga ai sostenitori delle rinnovabili, di fronte alle cifre che attestano un impietoso fallimento dal punto di vista economico delle "energie verdi". Il terreno coperto dagli impianti e sottratto per decenni alle coltivazioni o alle normali condizioni atmosferiche s'impoverisce irrimediabilmente, mentre le distese di pannelli fotovoltaici forniscono uno spettacolo poco edificante all'interno del paesaggio.
Da considerare poi che lo smaltimento dei pannelli costituisce una ulteriore minaccia per l'ambiente3 e un problema economico che oggi purtroppo viene sottovalutato, lasciando così altre pesanti eredità alle generazioni future.
Il solare fotovoltaico si basa su una tecnologia obsoleta, con minimi margini di miglioramento a causa dei limiti intrinseci del materiale. Attualmente l'efficienza di conversione varia tra l'8 e il 20% secondo il tipo di cella utilizzato e per produrre 1 kWp (in condizioni ottimali di irraggiamento) sono necessari mediamente 10 metri quadrati di pannelli di silicio.
Studi recenti hanno individuato un limite fisico ultimo del 29% per
l'efficienza di conversione, come dire che si potrà al massimo ridurre della metà la superficie di un pannello per ottenere la stessa energia. Inutile ricordare poi che la produzione di energia dal fotovoltaico è altamente discontinua e tende a diminuire con il tempo (si stima una perdita di circa il 1-2% annuo nell'efficienza delle celle di silicio).
Nonostante gli evidenti limiti di questa tecnologia, oggi in Italia ci sono
106533 impianti per una potenza installata complessiva di circa 1737 MW7,
che hanno richiesto un utilizzo totale di suolo (terreno o altre superfici)
approssimativamente di 17370000 metri quadrati, per una spesa complessiva
di circa 9 miliardi di euro8, in pratica come una manovra finanziaria dello
Stato italiano. A fronte dell'immenso investimento questi impianti solari nel 2009 hanno prodotto 676 GWh, niente di meno che lo 0,9% di tutta l'energia prodotta in Italia! È chiaro a questo punto quale sia uno dei problemi più grandi e gravi delle energie rinnovabili: quello di distrarre fondi pubblici dalla ricerca vera di fonti energetiche alternative al petrolio, favorendo invece solo la speculazione di alcuni investitori a scapito della collettività.
Le Marche nel 2009 hanno consumato il doppio dell'energia prodotta (7981
GWh richiesti a fronte di una produzione di 4064 GWh prodotti: -50.9%)
confermandosi una delle regioni meno virtuose di Italia, è necessario
prendere provvedimenti e creare un vero piano energetico senza ideologie ed
interessi speculativi sottostanti.
Per questi motivi non posso che plaudire all'iniziativa della Provincia di Ascoli Piceno di limitare gli impianti fotovoltaici a terra, sperando che altrettanto faccia l'intera comunità locale, prendendo coscienza del progressivo impoverimento del territorio. In un periodo storico dove sembra prevalere un relativismo culturale che abbraccia molti ambiti, almeno lasciamo ancora un po' di dignità ai numeri e alla realtà fisica delle cose che ci circondano.
Dr. Andrea Pomozzi
Presidente Associazione PICENO TECNOLOGIE
-°-°-°-°-°
Egregio direttore,
nell'Italia investita da una crisi senza precedenti ancora una volta il nostro territorio è al centro d'interessi economici di alcuni privati, in palese conflitto con il bene della collettività intera. Mi riferisco alla triste e anche un po' paradossale vicenda del ricorso al TAR che alcuni ambienti di Confindustria Ascoli avrebbero fatto nei confronti della Regione Marche e della Provincia di Ascoli Piceno.
Aldilà di una certa miopia nella visione strategica di sviluppo per il territorio, la corsa alle installazioni di campi fotovoltaici nasconde comportamenti predatori, che comportano enormi danni all'intera società civile in ambito economico, ambientale e sociale.
Da un punto di vista economico il fotovoltaico, lungi dall'essere una risposta concreta ed efficace ai problemi energetici, rappresenta una vera fonte di speculazione a favore di alcuni ricchi investitori e a danno dei cittadini. Non occorre fare lunghi e approfonditi studi per accorgersi del bluff attorno a quelle che vengono chiamate "fonti rinnovabili", tra cui il fotovoltaico.
È sufficiente leggere qualche articolo intellettualmente onesto a riguardo
oppure andare a controllare i dati direttamente riportati dal Gestore dei
Servizi Energetici (GSE) per rendersi immediatamente conto che il
fotovoltaico, come le altre rinnovabili, è una perdita secca per la collettività:
senza incentivi statali non riesce ad ammortizzarsi neppure in parte. Il
sussidio pubblico erogato dal GSE è di circa 440 euro per MWh e per un
impianto di terra ad esempio da 1 MW, in un ventennio il GSE trasferirà agli investitori circa tre volte il costo dell'investimento (qualcosa come 6 milioni di euro per un guadagno netto del 300%!)
La domanda a questo punto nasce spontanea: se un impianto è così
svantaggioso economicamente parlando, perché c'è un interesse così alto
nella realizzazione di campi fotovoltaici? Perché c'è lo Stato che li finanzia, prelevando i soldi necessari sulla bolletta a carico dei consumatori. Si capisce bene che le energie alternative sono quindi un modo per "mungere lo Stato" non apportando tra l'altro nessun beneficio al territorio (altro che Cassa del Mezzogiorno). Si capisce bene allora la corsa agli incentivi, il ricorso al TAR, le varie bandiere sventolate in nome dell'ambientalismo da parte di certe organizzazioni.
In un illuminante articolo recentemente apparso sul sito la VOCE.INFO,
Giorgio Ragazzi, professore associato di Scienza delle Finanze all'Università di Bergamo, fa luce su tutto quello che di solito non viene detto riguardo alle energie rinnovabili, scrivendo tra l'altro: < resterà nulla, mentre si dovranno smaltire milioni di pannelli obsoleti>>. E ancora: < anche alla riduzione nel costo dei pannelli, è dunque in atto una corsa a investire, da parte di numerosissimi soggetti, inclusi fondi esteri, attratti da rendimenti molto elevati e praticamente senza rischio. [...] Oggi tutti festeggiano, imprese, investitori, ministri ed ecologisti, mentre i consumatori sono ignari dell'onere che graverà su di loro in futuro. Ai francesi l'energia nucleare costa circa 35 euro per MWh, una buona centrale termica produce a 60 euro, il fotovoltaico ne costa almeno 450: l'effetto sulla competitività del paese è dunque molto pesante, come pure l'onere sui consumatori che già oggi pagano tariffe assai più elevate della media europea>>.
Aldilà dell'installazione dei pannelli, operazione molto limitata nel tempo e a basso valore aggiunto, l'industria del fotovoltaico non crea affatto nuovi posti di lavoro (l'Italia praticamente non produce pannelli al silicio) mentre favorisce l'importazione di celle di silicio a tutto svantaggio della bilancia commerciale italiana. Credo che da un punto di vista economico ci sia poco più da aggiungere. È in atto una corsa all'oro per pochi, a spese dell'economia del Paese e del futuro delle prossime generazioni.
Per quanto riguarda gli aspetti ambientali e sociali il discorso si muove su un piano più complesso, fornendo così spesso vie di fuga ai sostenitori delle rinnovabili, di fronte alle cifre che attestano un impietoso fallimento dal punto di vista economico delle "energie verdi". Il terreno coperto dagli impianti e sottratto per decenni alle coltivazioni o alle normali condizioni atmosferiche s'impoverisce irrimediabilmente, mentre le distese di pannelli fotovoltaici forniscono uno spettacolo poco edificante all'interno del paesaggio.
Da considerare poi che lo smaltimento dei pannelli costituisce una ulteriore minaccia per l'ambiente3 e un problema economico che oggi purtroppo viene sottovalutato, lasciando così altre pesanti eredità alle generazioni future.
Il solare fotovoltaico si basa su una tecnologia obsoleta, con minimi margini di miglioramento a causa dei limiti intrinseci del materiale. Attualmente l'efficienza di conversione varia tra l'8 e il 20% secondo il tipo di cella utilizzato e per produrre 1 kWp (in condizioni ottimali di irraggiamento) sono necessari mediamente 10 metri quadrati di pannelli di silicio.
Studi recenti hanno individuato un limite fisico ultimo del 29% per
l'efficienza di conversione, come dire che si potrà al massimo ridurre della metà la superficie di un pannello per ottenere la stessa energia. Inutile ricordare poi che la produzione di energia dal fotovoltaico è altamente discontinua e tende a diminuire con il tempo (si stima una perdita di circa il 1-2% annuo nell'efficienza delle celle di silicio).
Nonostante gli evidenti limiti di questa tecnologia, oggi in Italia ci sono
106533 impianti per una potenza installata complessiva di circa 1737 MW7,
che hanno richiesto un utilizzo totale di suolo (terreno o altre superfici)
approssimativamente di 17370000 metri quadrati, per una spesa complessiva
di circa 9 miliardi di euro8, in pratica come una manovra finanziaria dello
Stato italiano. A fronte dell'immenso investimento questi impianti solari nel 2009 hanno prodotto 676 GWh, niente di meno che lo 0,9% di tutta l'energia prodotta in Italia! È chiaro a questo punto quale sia uno dei problemi più grandi e gravi delle energie rinnovabili: quello di distrarre fondi pubblici dalla ricerca vera di fonti energetiche alternative al petrolio, favorendo invece solo la speculazione di alcuni investitori a scapito della collettività.
Le Marche nel 2009 hanno consumato il doppio dell'energia prodotta (7981
GWh richiesti a fronte di una produzione di 4064 GWh prodotti: -50.9%)
confermandosi una delle regioni meno virtuose di Italia, è necessario
prendere provvedimenti e creare un vero piano energetico senza ideologie ed
interessi speculativi sottostanti.
Per questi motivi non posso che plaudire all'iniziativa della Provincia di Ascoli Piceno di limitare gli impianti fotovoltaici a terra, sperando che altrettanto faccia l'intera comunità locale, prendendo coscienza del progressivo impoverimento del territorio. In un periodo storico dove sembra prevalere un relativismo culturale che abbraccia molti ambiti, almeno lasciamo ancora un po' di dignità ai numeri e alla realtà fisica delle cose che ci circondano.
Dr. Andrea Pomozzi
Presidente Associazione PICENO TECNOLOGIE
-°-°-°-°-°
martedì 7 dicembre 2010
COS’E’ L’ABORTO
PERDITA DELLA VERGINITA’. COS’E’ L’ABORTO
Passarono i 13 anni, i 14, 15, e arrivai ai 16. Purtroppo, a quest’età
conosco il mio primo fidanzato e mi metto con lui! Cominciò la pressione delle mie amiche. Ero considerata la pecora nera, per il fatto di essere ancora vergine.
Adesso che avevo il fidanzato, iniziava la pressione psicologica! Avevo loro promesso che, quando avessi avuto il ragazzo, allora sì, avrei avuto rapporti; ma prima, no! ...Adesso, non avevo più scuse! Dissi alla mia amica Estela: “Ma… E se rimanessi incinta come te?”. Mi rispose che no, non andassi a raccontarle questo, perché ormai c’erano altri metodi, come per esempio i preservativi.
All’epoca sua esisteva solo la pillola, ma adesso non avrei avuto problemi. Mi disse che mi avrebbe dato 5 pillole da prendere tutte lo stesso giorno, e di usare il preservativo… E non mi sarebbe successo niente.
Io mi sentivo male al pensiero di dover mantenere questa promessa, ma
non volevo fare brutta figura con loro.
Quando avvenne… Mi resi conto che mia madre aveva ragione, quando
diceva che una bambina che perde la verginità si spegne. Io sentii proprio questo, che qualcosa si spegneva in me… Come se avessi perso qualcosa, che non potevo più recuperare. Questa fu la sensazione che mi rimase, insieme ad un’enorme tristezza. Non so perché dicano che il sesso è bello! Non so perché i giovani dicano di provarne piacere! Io penso che non sia così buono! Nel mio Paese, la Colombia, si vede alla TV tanta pubblicità che parla del sesso sicuro, con il preservativo, e ne incoraggia l’uso. C’è tanto sfruttamento della sessualità… Sento tanta tristezza nel vedere questo! Se sapessero! Se sapessero…
Nel mio caso, vi assicuro che mi sentii molto triste, e avevo una paura tremenda di tornare a casa, e che mia madre si accorgesse di ciò ch’era successo! Mai più la potei guardare negli occhi, con il timore che lei vedesse, nei miei, quello che avevo fatto! Sentivo rabbia e ribellione, nei miei confronti e verso le mie amiche, per essere stata debole, per aver fatto qualcosa che non desideravo, e che feci solo per far loro piacere…
Dovete poi sapere che, nonostante i consigli della mia amica, e malgrado
tutte le precauzioni, nel mio primo rapporto rimasi incinta!
Provate a immaginare lo spavento di una ragazzina di 16 anni incinta!
(Piange).
Cominciai a notare molti cambiamenti nel mio corpo… Pur in mezzo alla
paura, iniziai tuttavia a sentire tenerezza per questa creatura che portavo in grembo!
Parlai col mio fidanzato e gli raccontai la cosa. Si meravigliò. Io speravo
mi dicesse che ci saremmo sposati! Avevo 16 anni e lui 17. Ma mi disse che non potevamo stravolgere la nostra vita, e che dovevo abortire! Preoccupatissima, triste, molto triste, andai dalla mia amica Estela, che mi disse: “Non ti preoccupare! Non è niente! Ricordati che io ci sono già passata varie volte! Rimasi un po’ triste la prima volta, la seconda è stata già più facile, e la terza ormai non si sente più niente!”. “Ma t’immagini quando arrivo a casa, e mia madre mi vede una ferita del genere? Mi ammazza!”. “Non preoccuparti, adesso non fanno ferite così
grandi. Il taglio che vedesti a me era enorme perché anche il bambino era già molto grande, ma nel tuo caso è ancora piccolino, sta’ tranquilla! Non ti succederà niente, tua madre neanche se ne accorgerà!”.
Oh, fratelli, che tristezza! Che dolore grande! Come il demonio ci fa
vedere le cose! ...Come se non fosse nulla, come se fosse qualcosa senza
importanza! ...Come se un aborto provocato fosse la cosa più naturale del mondo!
Anzi, è da stupidi sentirsi male! Che il sesso è per essere consumato, senza rimorsi, senza colpa! Ma sapete perché il maligno fa questo? Perché porta le persone a questo? Perché, fra le altre ragioni, ha bisogno di sacrifici umani! Infatti, ad ogni aborto provocato, satana acquista sempre più potere.
Nessuno può immaginare lo sgomento, la paura e il senso di colpa quando
arrivai in quell’ospedale, (ben lontano da casa mia), per abortire! Il medico mi fece l’anestesia. Ma quando mi risvegliai, non ero più la stessa! Ammazzarono quella creatura, e io morii con lei! (Piange).
Sapete, il Signore mi mostrò nel Libro della Vita quello che non vediamo
con gli occhi del corpo, e che avvenne quando il medico mi praticò l’aborto. Vidi il medico che, con delle specie di tenaglie, afferra il bambino e lo fa a pezzi.
Questo bambino grida, con tanta, tanta forza! Sebbene non sia trascorso neanche un minuto dalla fecondazione, è già un’anima adulta. Possiamo usare la pillola del giorno dopo, o qualunque altro mezzo, ma si tratta sempre di uccidere un bambino con un’anima adulta, completamente formata: perché essa non cresce come il corpo, ma è creata da Dio nel medesimo istante in cui l’ovulo e lo spermatozoo s’incontrano, in quel preciso momento! Vidi infatti, nel Libro della Vita, come la nostra anima, appena le due cellule si sono toccate, forma una scintilla di luce bellissima, e questa luce sembra essere un sole, che proviene dal Sole di Dio Padre. In un istante, l’anima creata da Dio è adulta, matura, a immagine e
somiglianza di Lui! Quel bebé è immerso nello spirito Santo, che esce dal Cuore di Dio!
Il grembo d’una madre, subito dopo la fecondazione, s’illumina
improvvisamente dello splendore di quest’anima, e della sua comunione con Dio.
Quando Gli strappano questo bebé, questa vita… Vidi come il Signore sussulta, quando Gli strappano dalle mani quest’anima. Quando lo uccidono, il bimbo grida tanto, che tutto il Cielo trema! Nel mio caso, quando uccisi il mio bambino, lo sentii gridare tanto, ma tanto forte! Vidi anche Gesù sulla Croce che gridava e soffriva per quest’anima, e per tutte le anime che vengono abortite! Il signore grida sulla Croce, con tanto dolore, tanto dolore…!!! Se voi aveste visto, nessuno avrebbe il coraggio…di provocare un aborto… (Piange)
Ora vi chiedo: quanti aborti si fanno nel mondo? Quanti in un giorno? In
un mese? ...Capite le dimensioni del nostro peccato? Il dolore, la sofferenza, che procuriamo al nostro Dio? ...E quanto Egli è misericordioso, quanto ci ama, nonostante la mostruosità dei nostri peccati? Capite la sofferenza che procuriamo a noi stessi, e come il male s’impossessa della nostra vita?
L’ABORTO E’ IL PECCATO PIU’GRAVE,
E IL PIU’ TERRIBILE DI TUTTI
Ogni volta che il sangue di un bimbo viene sparso, è un olocausto a
satana, che acquista così ancora più potere. E quest’anima grida. Vi ripeto, si tratta di un’anima matura e adulta, benché non abbia ancora occhi, né carne, né un corpo formato… E’ già completamente adulta. E questo suo grido tanto grande, mentre l’uccidono, sconvolge tutto il Cielo. Al contrario, è un grido di giubilo e di trionfo nell’inferno. L’unico paragone che mi viene in mente è la finale di un mondiale di
calcio: immaginate tutta quella euforia, ma in uno stadio enorme, immenso fino a perderne di vista i confini, pieno di demoni che gridano come pazzi il loro trionfo.
Essi, i demoni, mi gettavano addosso il sangue di quei bambini che abortii
o che contribuii ad uccidere, e la mia anima diventò nera, completamente nera.
Dopo gli aborti, pensavo ormai di non avere più peccati... La cosa più
triste fu, invece, vedere che Gesù mi mostrava come, anche nella mia
pianificazione familiare, avevo ucciso… Sapete perché? Usavo la spirale come anticoncezionale. Dai 16 anni, fino al giorno in cui il fulmine mi colpì! La toglievo solo quando volevo rimanere incinta, (una volta sposata), per poi rimetterla subito dopo.
Voglio dire a tutte le donne che usano questi dispositivi intra-uterini: sì, provocano aborti! So che a molte donne succede, -perché è successo anche a me-, di vedere spesso dei grumi di sangue piuttosto grossi durante il periodo mestruale, e di sentire dolori più forti del normale. Andiamo dal medico, che non dà molta importanza al fatto: ci prescrive un analgesico, un’iniezione se i dolori sono troppo forti, dicendoci di non preoccuparci, che è normale, perché si tratta di un corpo estraneo, ma non c’è alcun problema. Sapete cos’è, invece? Un micro-aborto!!! Sì!
Micro-aborto! I dispositivi intra-uterini provocano micro-aborti, perché appena l’ovulo e lo spermatozoo si uniscono, come vi ho già detto, fin da quel momento si forma un’anima, che non ha bisogno di crescere, essendo già adulta: questi dispositivi, non lasciano impiantare nell’utero l’ovulo fecondato, che quindi muore. Quell’anima viene espulsa! Per questo si tratta di micro-aborti. Un microaborto è un’anima adulta, completamente formata, cui non è stato permesso vivere.
Fu dolorosissimo vedere quanti bebé erano stati fecondati, ma poi espulsi. Questi piccoli soli, provenienti dal Sole di Dio Padre, queste scintille divine, non si potevano aggrappare all’utero per via della spirale. Come gridavano, mentre si staccavano dalle mani di Dio Padre perché non potevano impiantarsi!!! Era uno spettacolo agghiacciante…! E il peggio è che non potevo dire di non sapere!Quando andavo a Messa, non prestavo attenzione a ciò che diceva il sacerdote. Nemmeno ascoltavo, e se mi avessero chiesto quale brano del Vangelo era stato letto, non avrei saputo rispondere. Dovete infatti sapere che i demoni sono presenti perfino nella Messa, per distrarci, per farci addormentare, per impedirci di ascoltare. Bene, in una di queste Messe nelle quali ero completamente distratta, il mio Angelo Custode mi diede uno scossone e mi stappò le orecchie,
affinché ascoltassi ciò che il sacerdote diceva in quel momento: lo udii parlare proprio dei dispositivi intra-uterini! Diceva che provocavano l’aborto, e che tutte le donne che ne facevano uso per il controllo delle nascite, in pratica abortivano;
che la Chiesa difende la vita, e che chiunque non difende la vita non può ricevere la Comunione! Quindi, tutte le donne che usano questo metodo, non possono fare la Comunione!
da "DALL’ILLUSIONE ALLA VERITA’
Testimonianza dal vivo di Gloria Polo,medico dentista,
in una chiesa di Caracas, Venezuela,il giorno 5 maggio 2005.
“Sono stata alle porte del cielo e dell’inferno”
-°-°-°-°-°
Passarono i 13 anni, i 14, 15, e arrivai ai 16. Purtroppo, a quest’età
conosco il mio primo fidanzato e mi metto con lui! Cominciò la pressione delle mie amiche. Ero considerata la pecora nera, per il fatto di essere ancora vergine.
Adesso che avevo il fidanzato, iniziava la pressione psicologica! Avevo loro promesso che, quando avessi avuto il ragazzo, allora sì, avrei avuto rapporti; ma prima, no! ...Adesso, non avevo più scuse! Dissi alla mia amica Estela: “Ma… E se rimanessi incinta come te?”. Mi rispose che no, non andassi a raccontarle questo, perché ormai c’erano altri metodi, come per esempio i preservativi.
All’epoca sua esisteva solo la pillola, ma adesso non avrei avuto problemi. Mi disse che mi avrebbe dato 5 pillole da prendere tutte lo stesso giorno, e di usare il preservativo… E non mi sarebbe successo niente.
Io mi sentivo male al pensiero di dover mantenere questa promessa, ma
non volevo fare brutta figura con loro.
Quando avvenne… Mi resi conto che mia madre aveva ragione, quando
diceva che una bambina che perde la verginità si spegne. Io sentii proprio questo, che qualcosa si spegneva in me… Come se avessi perso qualcosa, che non potevo più recuperare. Questa fu la sensazione che mi rimase, insieme ad un’enorme tristezza. Non so perché dicano che il sesso è bello! Non so perché i giovani dicano di provarne piacere! Io penso che non sia così buono! Nel mio Paese, la Colombia, si vede alla TV tanta pubblicità che parla del sesso sicuro, con il preservativo, e ne incoraggia l’uso. C’è tanto sfruttamento della sessualità… Sento tanta tristezza nel vedere questo! Se sapessero! Se sapessero…
Nel mio caso, vi assicuro che mi sentii molto triste, e avevo una paura tremenda di tornare a casa, e che mia madre si accorgesse di ciò ch’era successo! Mai più la potei guardare negli occhi, con il timore che lei vedesse, nei miei, quello che avevo fatto! Sentivo rabbia e ribellione, nei miei confronti e verso le mie amiche, per essere stata debole, per aver fatto qualcosa che non desideravo, e che feci solo per far loro piacere…
Dovete poi sapere che, nonostante i consigli della mia amica, e malgrado
tutte le precauzioni, nel mio primo rapporto rimasi incinta!
Provate a immaginare lo spavento di una ragazzina di 16 anni incinta!
(Piange).
Cominciai a notare molti cambiamenti nel mio corpo… Pur in mezzo alla
paura, iniziai tuttavia a sentire tenerezza per questa creatura che portavo in grembo!
Parlai col mio fidanzato e gli raccontai la cosa. Si meravigliò. Io speravo
mi dicesse che ci saremmo sposati! Avevo 16 anni e lui 17. Ma mi disse che non potevamo stravolgere la nostra vita, e che dovevo abortire! Preoccupatissima, triste, molto triste, andai dalla mia amica Estela, che mi disse: “Non ti preoccupare! Non è niente! Ricordati che io ci sono già passata varie volte! Rimasi un po’ triste la prima volta, la seconda è stata già più facile, e la terza ormai non si sente più niente!”. “Ma t’immagini quando arrivo a casa, e mia madre mi vede una ferita del genere? Mi ammazza!”. “Non preoccuparti, adesso non fanno ferite così
grandi. Il taglio che vedesti a me era enorme perché anche il bambino era già molto grande, ma nel tuo caso è ancora piccolino, sta’ tranquilla! Non ti succederà niente, tua madre neanche se ne accorgerà!”.
Oh, fratelli, che tristezza! Che dolore grande! Come il demonio ci fa
vedere le cose! ...Come se non fosse nulla, come se fosse qualcosa senza
importanza! ...Come se un aborto provocato fosse la cosa più naturale del mondo!
Anzi, è da stupidi sentirsi male! Che il sesso è per essere consumato, senza rimorsi, senza colpa! Ma sapete perché il maligno fa questo? Perché porta le persone a questo? Perché, fra le altre ragioni, ha bisogno di sacrifici umani! Infatti, ad ogni aborto provocato, satana acquista sempre più potere.
Nessuno può immaginare lo sgomento, la paura e il senso di colpa quando
arrivai in quell’ospedale, (ben lontano da casa mia), per abortire! Il medico mi fece l’anestesia. Ma quando mi risvegliai, non ero più la stessa! Ammazzarono quella creatura, e io morii con lei! (Piange).
Sapete, il Signore mi mostrò nel Libro della Vita quello che non vediamo
con gli occhi del corpo, e che avvenne quando il medico mi praticò l’aborto. Vidi il medico che, con delle specie di tenaglie, afferra il bambino e lo fa a pezzi.
Questo bambino grida, con tanta, tanta forza! Sebbene non sia trascorso neanche un minuto dalla fecondazione, è già un’anima adulta. Possiamo usare la pillola del giorno dopo, o qualunque altro mezzo, ma si tratta sempre di uccidere un bambino con un’anima adulta, completamente formata: perché essa non cresce come il corpo, ma è creata da Dio nel medesimo istante in cui l’ovulo e lo spermatozoo s’incontrano, in quel preciso momento! Vidi infatti, nel Libro della Vita, come la nostra anima, appena le due cellule si sono toccate, forma una scintilla di luce bellissima, e questa luce sembra essere un sole, che proviene dal Sole di Dio Padre. In un istante, l’anima creata da Dio è adulta, matura, a immagine e
somiglianza di Lui! Quel bebé è immerso nello spirito Santo, che esce dal Cuore di Dio!
Il grembo d’una madre, subito dopo la fecondazione, s’illumina
improvvisamente dello splendore di quest’anima, e della sua comunione con Dio.
Quando Gli strappano questo bebé, questa vita… Vidi come il Signore sussulta, quando Gli strappano dalle mani quest’anima. Quando lo uccidono, il bimbo grida tanto, che tutto il Cielo trema! Nel mio caso, quando uccisi il mio bambino, lo sentii gridare tanto, ma tanto forte! Vidi anche Gesù sulla Croce che gridava e soffriva per quest’anima, e per tutte le anime che vengono abortite! Il signore grida sulla Croce, con tanto dolore, tanto dolore…!!! Se voi aveste visto, nessuno avrebbe il coraggio…di provocare un aborto… (Piange)
Ora vi chiedo: quanti aborti si fanno nel mondo? Quanti in un giorno? In
un mese? ...Capite le dimensioni del nostro peccato? Il dolore, la sofferenza, che procuriamo al nostro Dio? ...E quanto Egli è misericordioso, quanto ci ama, nonostante la mostruosità dei nostri peccati? Capite la sofferenza che procuriamo a noi stessi, e come il male s’impossessa della nostra vita?
L’ABORTO E’ IL PECCATO PIU’GRAVE,
E IL PIU’ TERRIBILE DI TUTTI
Ogni volta che il sangue di un bimbo viene sparso, è un olocausto a
satana, che acquista così ancora più potere. E quest’anima grida. Vi ripeto, si tratta di un’anima matura e adulta, benché non abbia ancora occhi, né carne, né un corpo formato… E’ già completamente adulta. E questo suo grido tanto grande, mentre l’uccidono, sconvolge tutto il Cielo. Al contrario, è un grido di giubilo e di trionfo nell’inferno. L’unico paragone che mi viene in mente è la finale di un mondiale di
calcio: immaginate tutta quella euforia, ma in uno stadio enorme, immenso fino a perderne di vista i confini, pieno di demoni che gridano come pazzi il loro trionfo.
Essi, i demoni, mi gettavano addosso il sangue di quei bambini che abortii
o che contribuii ad uccidere, e la mia anima diventò nera, completamente nera.
Dopo gli aborti, pensavo ormai di non avere più peccati... La cosa più
triste fu, invece, vedere che Gesù mi mostrava come, anche nella mia
pianificazione familiare, avevo ucciso… Sapete perché? Usavo la spirale come anticoncezionale. Dai 16 anni, fino al giorno in cui il fulmine mi colpì! La toglievo solo quando volevo rimanere incinta, (una volta sposata), per poi rimetterla subito dopo.
Voglio dire a tutte le donne che usano questi dispositivi intra-uterini: sì, provocano aborti! So che a molte donne succede, -perché è successo anche a me-, di vedere spesso dei grumi di sangue piuttosto grossi durante il periodo mestruale, e di sentire dolori più forti del normale. Andiamo dal medico, che non dà molta importanza al fatto: ci prescrive un analgesico, un’iniezione se i dolori sono troppo forti, dicendoci di non preoccuparci, che è normale, perché si tratta di un corpo estraneo, ma non c’è alcun problema. Sapete cos’è, invece? Un micro-aborto!!! Sì!
Micro-aborto! I dispositivi intra-uterini provocano micro-aborti, perché appena l’ovulo e lo spermatozoo si uniscono, come vi ho già detto, fin da quel momento si forma un’anima, che non ha bisogno di crescere, essendo già adulta: questi dispositivi, non lasciano impiantare nell’utero l’ovulo fecondato, che quindi muore. Quell’anima viene espulsa! Per questo si tratta di micro-aborti. Un microaborto è un’anima adulta, completamente formata, cui non è stato permesso vivere.
Fu dolorosissimo vedere quanti bebé erano stati fecondati, ma poi espulsi. Questi piccoli soli, provenienti dal Sole di Dio Padre, queste scintille divine, non si potevano aggrappare all’utero per via della spirale. Come gridavano, mentre si staccavano dalle mani di Dio Padre perché non potevano impiantarsi!!! Era uno spettacolo agghiacciante…! E il peggio è che non potevo dire di non sapere!Quando andavo a Messa, non prestavo attenzione a ciò che diceva il sacerdote. Nemmeno ascoltavo, e se mi avessero chiesto quale brano del Vangelo era stato letto, non avrei saputo rispondere. Dovete infatti sapere che i demoni sono presenti perfino nella Messa, per distrarci, per farci addormentare, per impedirci di ascoltare. Bene, in una di queste Messe nelle quali ero completamente distratta, il mio Angelo Custode mi diede uno scossone e mi stappò le orecchie,
affinché ascoltassi ciò che il sacerdote diceva in quel momento: lo udii parlare proprio dei dispositivi intra-uterini! Diceva che provocavano l’aborto, e che tutte le donne che ne facevano uso per il controllo delle nascite, in pratica abortivano;
che la Chiesa difende la vita, e che chiunque non difende la vita non può ricevere la Comunione! Quindi, tutte le donne che usano questo metodo, non possono fare la Comunione!
da "DALL’ILLUSIONE ALLA VERITA’
Testimonianza dal vivo di Gloria Polo,medico dentista,
in una chiesa di Caracas, Venezuela,il giorno 5 maggio 2005.
“Sono stata alle porte del cielo e dell’inferno”
-°-°-°-°-°
martedì 19 ottobre 2010
NEGAZIONISMO REATO PENALE: E' UN ERRORE. COSI' DICE L'OSSERVATORE ROMANO.
Da "La Stampa"
«Negare la Shoah è un fatto gravissimo e vergognoso, ma punire per legge chi sostiene questa tesi, e quindi di fatto stabilire ciò che è storicamente vero attraverso una norma giuridica, non è la strada giusta. Anzi, rischia di essere controproducente: in democrazia la censura non è un mezzo corretto, e si finisce per far diventare martire chi vi incappa».
Così l'Osservatore Romano commenta la proposta di introdurre in Italia il reato penale di negazionismo lanciata il 15 ottobre sulla Repubblica dal presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici.
____________________________________
da "La Repubblica"
Negazionismo, no del Vaticano
a una legge che lo punisca
L'Osservatore romano si dice contrario a punire chi nega l'Olocausto. "In democrazia la censura non è un mezzo corretto"
ROMA - Il quotidiano della Santa Sede, l'Osservatore Romano, entra nel dibattito sull'opportunità di varare una legge che preveda il reato di negazionismo per affermare che è "condivisibile" la tesi secondo cui "punire per legge chi sostiene la negazione della Shoah non è la strada giusta". "Negare l'Olocausto è un fatto gravissimo e vergognoso" premette il giornale d'Oltretevere in un articolo pubblicato sull'edizione di domani dal titolo "La storia non è vera per legge. Dubbi dalla comunità intellettuale sulla proposta di introdurre in Italia il reato di negazionismo". "Ma punire per legge - prosegue l'Osservatore - chi sostiene questa tesi, e quindi di fatto stabilire ciò che è storicamente vero attraverso una norma giuridica, non è la strada giusta. Anzi, rischia di essere controproducente: in democrazia la censura non è un mezzo corretto, e si finisce per far diventare martire chi vi incappa".
Questa, spiega ancora l'Osservatore romano, è "in sintesi, la condivisibile reazione degli storici alla proposta di introdurre in Italia il reato penale di negazionismo" lanciata dalle pagine di Repubblica dal presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici. Una proposta che nasce dai numerosi casi verificatisi di recente, ultimo quello della lezione del professor Claudio Moffa all'università di Teramo. Il quotidiano della Santa Sede osserva anche come la posizione "della maggior parte degli storici" sia "in controtendenza rispetto al quasi unanime apprezzamento del mondo politico", a cominciare dai "presidenti di Senato e Camera, che si sono detti pronti a sostenere e a velocizzare l'iter di un eventuale disegno di legge che introduca il reato di negazionismo".
Quindi l'Osservatore cita David Bidussa che "sul numero di domenica de L'Unione informa, bollettino dell'Unione delle comunità ebraiche italiane diffuso in rete da 'Moked', il portale dell'ebraismo italiano, sostiene che 'una legge contro il negazionismo non sarebbe né una scelta intelligente, né una scelta lungimirante. Non aiuta né a farsi un'opinione, né a far maturare una coscienza civile'".
Questo perché '''l'Italia ha bisogno di una pedagogia, di una didattica della storia, di un modo serio e argomentato di discutere e di riflettere sui fatti della storia. Non servono leggi che hanno il solo effetto di incrementare la categoria dei martiri'". Viene riportato anche il giudizio dello storico Sergio Luzzatto per il quale il negazionismo è male culturale e sociale e dunque una sua rilevanza penale sarebbe sbagliata.
(18 ottobre 2010)
___________
«Negare la Shoah è un fatto gravissimo e vergognoso, ma punire per legge chi sostiene questa tesi, e quindi di fatto stabilire ciò che è storicamente vero attraverso una norma giuridica, non è la strada giusta. Anzi, rischia di essere controproducente: in democrazia la censura non è un mezzo corretto, e si finisce per far diventare martire chi vi incappa».
Così l'Osservatore Romano commenta la proposta di introdurre in Italia il reato penale di negazionismo lanciata il 15 ottobre sulla Repubblica dal presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici.
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da "La Repubblica"
Negazionismo, no del Vaticano
a una legge che lo punisca
L'Osservatore romano si dice contrario a punire chi nega l'Olocausto. "In democrazia la censura non è un mezzo corretto"
ROMA - Il quotidiano della Santa Sede, l'Osservatore Romano, entra nel dibattito sull'opportunità di varare una legge che preveda il reato di negazionismo per affermare che è "condivisibile" la tesi secondo cui "punire per legge chi sostiene la negazione della Shoah non è la strada giusta". "Negare l'Olocausto è un fatto gravissimo e vergognoso" premette il giornale d'Oltretevere in un articolo pubblicato sull'edizione di domani dal titolo "La storia non è vera per legge. Dubbi dalla comunità intellettuale sulla proposta di introdurre in Italia il reato di negazionismo". "Ma punire per legge - prosegue l'Osservatore - chi sostiene questa tesi, e quindi di fatto stabilire ciò che è storicamente vero attraverso una norma giuridica, non è la strada giusta. Anzi, rischia di essere controproducente: in democrazia la censura non è un mezzo corretto, e si finisce per far diventare martire chi vi incappa".
Questa, spiega ancora l'Osservatore romano, è "in sintesi, la condivisibile reazione degli storici alla proposta di introdurre in Italia il reato penale di negazionismo" lanciata dalle pagine di Repubblica dal presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici. Una proposta che nasce dai numerosi casi verificatisi di recente, ultimo quello della lezione del professor Claudio Moffa all'università di Teramo. Il quotidiano della Santa Sede osserva anche come la posizione "della maggior parte degli storici" sia "in controtendenza rispetto al quasi unanime apprezzamento del mondo politico", a cominciare dai "presidenti di Senato e Camera, che si sono detti pronti a sostenere e a velocizzare l'iter di un eventuale disegno di legge che introduca il reato di negazionismo".
Quindi l'Osservatore cita David Bidussa che "sul numero di domenica de L'Unione informa, bollettino dell'Unione delle comunità ebraiche italiane diffuso in rete da 'Moked', il portale dell'ebraismo italiano, sostiene che 'una legge contro il negazionismo non sarebbe né una scelta intelligente, né una scelta lungimirante. Non aiuta né a farsi un'opinione, né a far maturare una coscienza civile'".
Questo perché '''l'Italia ha bisogno di una pedagogia, di una didattica della storia, di un modo serio e argomentato di discutere e di riflettere sui fatti della storia. Non servono leggi che hanno il solo effetto di incrementare la categoria dei martiri'". Viene riportato anche il giudizio dello storico Sergio Luzzatto per il quale il negazionismo è male culturale e sociale e dunque una sua rilevanza penale sarebbe sbagliata.
(18 ottobre 2010)
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martedì 5 ottobre 2010
LA BARBARIE CHE AVANZA
Per Ortega y Gasset la barbarie è “Il pullulare di gruppi minimi fra loro separati e ostili”.
Quello che vediamo nella società e più ancora tra i politici italiani.
-°-°-°-°-°
Quello che vediamo nella società e più ancora tra i politici italiani.
-°-°-°-°-°
sabato 2 ottobre 2010
QUANTO CI COSTERA' LO SCONTRO FINI - BERLUSCONI?
QUANTI MILIARDI COSTERA’ ALL’ITALIA L’ABIURA DI FINI IN ISRAELE?
John Kleeves 27 novembre 2003
da: http://forum.escogitur.com/index.php/topic,50810.msg69042.html#msg69042
Secondo me le dichiarazioni fatte dall’onorevole Gianfranco Fini nel corso della sua recente visita in Israele del 24-26 novembre c.a. 2003 più che indignare moralmente dovrebbero preoccupare materialmente.
In fin dei conti lo sapevamo già che Alleanza Nazionale aveva rinnegato completamente le sue proprie origini e Fini ciò che ha fatto non è stato altro che ribadirlo di fronte al mondo, anche se ha scelto una occasione e un modo forse un po’ troppo teatrali e anche umilianti, trovandosi nella presunta casa delle presunte vittime del passato e recitando un atto di contrizione infarcito di abiure esagerate e mea culpa anche personali: in effetti, testuali parole e fra le altre cose, Fini ha detto che il Fascismo è un “male assoluto“, che la RSI è stata una “pagina vergognosa“ della storia italiana, che lui stesso – sino a qualche anno fa praticamente – si era “sbagliato su Mussolini“. L’indignazione morale quindi ci sta certamente, e ci starà per decenni a venire, forse per secoli come è capitato per atti davvero rivoltanti e culturalmente significativi tipo la pugnalata di Maramaldo al morente Ferrucci ; può anche darsi che analogamente a quel caso si creino dei neologismi, magari il verbo fineggiare e il sostantivo fineggiata, “abiura plateale e indecorosa ma di comodo“ (gli inglesi del resto dopo l’8 settembre 1943 hanno creato il verbo to badogliate, di significato ovvio), ma all’oggetto – alla fineggiata – manca appunto la sorpresa, la novità, la freschezza.
No, il problema vero per gli italiani a mio avviso è di ordine materiale (leggi soldi, baiocchi, palanche) e proviene, sempre a mio avviso, da una concessione che Fini ha fatto al proposito delle leggi razziali promulgate dall’Italia nel 1938. Fini logicamente ha condannato le suddette leggi, ma non è questo il punto ; il punto è che, in una riunione con vari esponenti ebrei ripresa dalle telecamere di mezzo mondo, alla domanda di uno di quelli che gli chiedeva se tale condanna implicava allora una accettazione di responsabilità concrete, Fini ha risposto di sì, ha risposto che la sua condanna delle legge razziali significava “Accettazione di colpe, assunzione di responsabilità…“. Il passo è anche stato trasmesso dai telegiornali italiani, con ben chiara la viva voce di Fini.
Cosa significa questo? Io temo, che Fini ha appena promesso agli ebrei una montagna di soldi, ma di soldi nostri non suoi. Sapete che da diversi anni varie associazioni ebraiche internazionali con la scusa dell’Olocausto stanno pompando somme enormi a destra e a sinistra in Europa, ad enti privati e pubblici, a titolo di risarcimento danni per persecuzioni e soprusi di vari generi subiti da ebrei durante la seconda guerra mondiale. E’ quello che lo scrittore statunitense Norman Finkelstein, fra l’altro rabbino ebreo, ha definito nell’omonimo libro una ”industria dell’Olocausto“, perché mira chiaramente a ricavare soldi da disgrazie umane, quando vere e quando più spesso, come sembra, improbabili.
La cosa funziona perché è una questione politica più che giuridica : i governi coinvolti intervengono sui loro tribunali perché i querelanti siano in qualche modo soddisfatti e si tolgano dai piedi. In breve, per l’industria dell’Olocausto è necessaria la disponibilità del governo europeo interessato: sinora infatti i grandi risarcimenti sono stati ottenuti in Germania e Austria, e cioè nei Paesi più storicamente esposti all’accusa dell’Olocausto, dove i relativi governi avevano interesse a chiudere le vertenze.
Ed è qui che interviene Fini. L’industria dell’Olocausto ha cercato di colpire anche in Italia, e sembra che in qualche caso sia avviata ad ottenere od abbia già ottenuto dei risultati (mi pare con le Generali). Ma è stato ancora poco per appetiti di quella fatta, ed è stato così perché il governo italiano sinora non si è mai ritenuto coinvolto nella faccenda dell’Olocausto e non ha esercitato pressioni sui suoi tribunali. Ecco, Fini secondo me, che non è un cittadino qualunque ma il vice Presidente del Consiglio, ha concesso l’appoggio del governo italiano in queste vertenze. Questo evidentemente chiedeva l’esponente ebreo, che mirava al concreto, al soldo, e Fini con la sua risposta l’ha garantito. Questo naturalmente se Fini aveva capito con chi parlava e di cosa parlava ; in caso contrario allora ci sarebbe da chiedersi se questo è un uomo da mandare in giro in visite ufficiali.
Bene, siamo a questo in Italia. I partiti e i loro leader litigano fra loro per ottenere dal padrone USA l’incarico a gestire per suo conto la colonia. Per ottenere questo incarico ci hanno già fatto vedere di essere disposti a rovinare il Paese. Ricordiamo qualche prodezza.
- Con l’incredibile slogan delle “privatizzazioni“ (una scemenza che neanche un vero scemo prenderebbe sul serio, ma nel Parlamento nessuno fiata) hanno svenduto e svendono agli angloamericani aziende statali e parastatali di assoluto interesse pubblico, tanto che fra poco pagheremo le bollette di luce, gas, acqua eccetera direttamente al Dipartimento di Stato.
- Con il crac Argentina hanno guardato senza muovere un dito mentre la coppia City di Londra-Wall Street di New York rapinava 50.000 miliardi di lire dalle tasche di 450.000 risparmiatori italiani.
- Hanno poi guardato mentre altri 9.000 miliardi venivano sfilati dalle stesse tasche, sempre senza alzare dito perché la rapina all’ultimo veniva sempre dal Padrone.
- Stanno ancora guardando mentre altre centinaia e forse migliaia di miliardi – non da oggi ma da mesi – stanno migrando verso l’estero tramite la truffa del numero 709 attaccato a Internet.
- Hanno mandato e mandano a nostre spese nostri soldati – arrivati oggi alla bellezza di 13.000, che solo come stipendio costano in media venti milioni di lire al mese ognuno – in giro per il mondo a tenere bordone al padrone USA nelle sue rapine, di petrolio, banane, quello che capita.
Poi dicono che non ci sono soldi per la scuola, per la ricerca, per la sanità, per le pensioni. Comunque la novità ora è che per acquistare benemerenze presso il padrone USA qualcuno pensa di poter passare attraverso l’Ebreo, il favorito della sua corte, e comincia a promettergli soldi : ti garantisco mille, duemila, diecimila miliardi di indennizzi se metti una parola buona per me !
Mi sembra che peggio di così in questo Paese non potrebbe andare. Ma, di nuovo, nel Parlamento nessuno fiata, i giornali parlano di altro, il Presidente consiglia Internet, Berlusconi fa la diplomazia “personale“, la televisione propina Zelig e Simona Ventura.
John Kleeves 27 novembre 2003
da: http://forum.escogitur.com/index.php/topic,50810.msg69042.html#msg69042
Secondo me le dichiarazioni fatte dall’onorevole Gianfranco Fini nel corso della sua recente visita in Israele del 24-26 novembre c.a. 2003 più che indignare moralmente dovrebbero preoccupare materialmente.
In fin dei conti lo sapevamo già che Alleanza Nazionale aveva rinnegato completamente le sue proprie origini e Fini ciò che ha fatto non è stato altro che ribadirlo di fronte al mondo, anche se ha scelto una occasione e un modo forse un po’ troppo teatrali e anche umilianti, trovandosi nella presunta casa delle presunte vittime del passato e recitando un atto di contrizione infarcito di abiure esagerate e mea culpa anche personali: in effetti, testuali parole e fra le altre cose, Fini ha detto che il Fascismo è un “male assoluto“, che la RSI è stata una “pagina vergognosa“ della storia italiana, che lui stesso – sino a qualche anno fa praticamente – si era “sbagliato su Mussolini“. L’indignazione morale quindi ci sta certamente, e ci starà per decenni a venire, forse per secoli come è capitato per atti davvero rivoltanti e culturalmente significativi tipo la pugnalata di Maramaldo al morente Ferrucci ; può anche darsi che analogamente a quel caso si creino dei neologismi, magari il verbo fineggiare e il sostantivo fineggiata, “abiura plateale e indecorosa ma di comodo“ (gli inglesi del resto dopo l’8 settembre 1943 hanno creato il verbo to badogliate, di significato ovvio), ma all’oggetto – alla fineggiata – manca appunto la sorpresa, la novità, la freschezza.
No, il problema vero per gli italiani a mio avviso è di ordine materiale (leggi soldi, baiocchi, palanche) e proviene, sempre a mio avviso, da una concessione che Fini ha fatto al proposito delle leggi razziali promulgate dall’Italia nel 1938. Fini logicamente ha condannato le suddette leggi, ma non è questo il punto ; il punto è che, in una riunione con vari esponenti ebrei ripresa dalle telecamere di mezzo mondo, alla domanda di uno di quelli che gli chiedeva se tale condanna implicava allora una accettazione di responsabilità concrete, Fini ha risposto di sì, ha risposto che la sua condanna delle legge razziali significava “Accettazione di colpe, assunzione di responsabilità…“. Il passo è anche stato trasmesso dai telegiornali italiani, con ben chiara la viva voce di Fini.
Cosa significa questo? Io temo, che Fini ha appena promesso agli ebrei una montagna di soldi, ma di soldi nostri non suoi. Sapete che da diversi anni varie associazioni ebraiche internazionali con la scusa dell’Olocausto stanno pompando somme enormi a destra e a sinistra in Europa, ad enti privati e pubblici, a titolo di risarcimento danni per persecuzioni e soprusi di vari generi subiti da ebrei durante la seconda guerra mondiale. E’ quello che lo scrittore statunitense Norman Finkelstein, fra l’altro rabbino ebreo, ha definito nell’omonimo libro una ”industria dell’Olocausto“, perché mira chiaramente a ricavare soldi da disgrazie umane, quando vere e quando più spesso, come sembra, improbabili.
La cosa funziona perché è una questione politica più che giuridica : i governi coinvolti intervengono sui loro tribunali perché i querelanti siano in qualche modo soddisfatti e si tolgano dai piedi. In breve, per l’industria dell’Olocausto è necessaria la disponibilità del governo europeo interessato: sinora infatti i grandi risarcimenti sono stati ottenuti in Germania e Austria, e cioè nei Paesi più storicamente esposti all’accusa dell’Olocausto, dove i relativi governi avevano interesse a chiudere le vertenze.
Ed è qui che interviene Fini. L’industria dell’Olocausto ha cercato di colpire anche in Italia, e sembra che in qualche caso sia avviata ad ottenere od abbia già ottenuto dei risultati (mi pare con le Generali). Ma è stato ancora poco per appetiti di quella fatta, ed è stato così perché il governo italiano sinora non si è mai ritenuto coinvolto nella faccenda dell’Olocausto e non ha esercitato pressioni sui suoi tribunali. Ecco, Fini secondo me, che non è un cittadino qualunque ma il vice Presidente del Consiglio, ha concesso l’appoggio del governo italiano in queste vertenze. Questo evidentemente chiedeva l’esponente ebreo, che mirava al concreto, al soldo, e Fini con la sua risposta l’ha garantito. Questo naturalmente se Fini aveva capito con chi parlava e di cosa parlava ; in caso contrario allora ci sarebbe da chiedersi se questo è un uomo da mandare in giro in visite ufficiali.
Bene, siamo a questo in Italia. I partiti e i loro leader litigano fra loro per ottenere dal padrone USA l’incarico a gestire per suo conto la colonia. Per ottenere questo incarico ci hanno già fatto vedere di essere disposti a rovinare il Paese. Ricordiamo qualche prodezza.
- Con l’incredibile slogan delle “privatizzazioni“ (una scemenza che neanche un vero scemo prenderebbe sul serio, ma nel Parlamento nessuno fiata) hanno svenduto e svendono agli angloamericani aziende statali e parastatali di assoluto interesse pubblico, tanto che fra poco pagheremo le bollette di luce, gas, acqua eccetera direttamente al Dipartimento di Stato.
- Con il crac Argentina hanno guardato senza muovere un dito mentre la coppia City di Londra-Wall Street di New York rapinava 50.000 miliardi di lire dalle tasche di 450.000 risparmiatori italiani.
- Hanno poi guardato mentre altri 9.000 miliardi venivano sfilati dalle stesse tasche, sempre senza alzare dito perché la rapina all’ultimo veniva sempre dal Padrone.
- Stanno ancora guardando mentre altre centinaia e forse migliaia di miliardi – non da oggi ma da mesi – stanno migrando verso l’estero tramite la truffa del numero 709 attaccato a Internet.
- Hanno mandato e mandano a nostre spese nostri soldati – arrivati oggi alla bellezza di 13.000, che solo come stipendio costano in media venti milioni di lire al mese ognuno – in giro per il mondo a tenere bordone al padrone USA nelle sue rapine, di petrolio, banane, quello che capita.
Poi dicono che non ci sono soldi per la scuola, per la ricerca, per la sanità, per le pensioni. Comunque la novità ora è che per acquistare benemerenze presso il padrone USA qualcuno pensa di poter passare attraverso l’Ebreo, il favorito della sua corte, e comincia a promettergli soldi : ti garantisco mille, duemila, diecimila miliardi di indennizzi se metti una parola buona per me !
Mi sembra che peggio di così in questo Paese non potrebbe andare. Ma, di nuovo, nel Parlamento nessuno fiata, i giornali parlano di altro, il Presidente consiglia Internet, Berlusconi fa la diplomazia “personale“, la televisione propina Zelig e Simona Ventura.
martedì 14 settembre 2010
LO STATO CONIA GLI SPICCIOLI MA NON STAMPA LE BANCONOTE.
IL DIRITTO DI SIGNORAGGIO CHE SI ACCOMPAGNA AL CONIO.
Contrariamente alle monete, le banconote non hanno un lato nazionale che indica la provenienza. Infatti basta osservare con un po' di attenzione le monetine italiane per rintracciarvi li logo RI (Repubblica Italiana) che sta ad indicare che sono coniate dallo Stato italiano, logo che non troviamo sulle banconote.
Ma come mai lo Stato si limita a coniare gli spiccioli e non stampa pure le banconote?
Vuoi vedere che aveva ragione Duisenberg:
Estratto della conferenza stampa del presidente della BCE, Willem F. Duisenberg, Francoforte 12.9.2002
Domanda: "Mr Tremonti, il ministro italiano dell’Economia, ha proposto l’adozione delle banconte da 1 e 2 euro, insieme con le monete allo scopo di impedire ulteriori aumenti dei prezzi. Il 74% degli italiani è d’accordo con questa proposta e noi vogliamo sapere che cosa pensa lei di questo e se ne avete parlato alla Banca centrale europea. Grazie."
“Non abbiamo progetti di introdurre banconote da 1 o 2 euro, ma ne abbiamo sentito parlare. Naturalmente, ne abbiamo discusso. Stiamo valutando le implicazioni di introdurre tali banconote. In linea di principio non abbiamo niente contro questo progetto, ma stiamo valutando le implicazioni e spero che Mr Tremonti si renda conto che se tale banconota dovesse essere introdotta, egli perderebbe il diritto di signoraggio che si accompagna ad essa. Dunque se egli, come ministro dell’Economia, ne sarebbe contento non lo so.”
Art. 1 Costituzione italiana
L’attuale art. 1 della Costituzione dice che: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Tale sovranità comprende per definizione anche quella monetaria, che è parte integrante e inscindibile della Sovranità del Popolo ( che si organizza in Stato ) e il Popolo non può essere trattato come un bambino -vero Bossi?- a cui viene concesso di giocare con gli spiccioli mentre ai tagli grossi ci pensano i grandi (gli interessi bancari privati internazionali).
giovedì 9 settembre 2010
NUOVA GIURISPRUDENZA: I POVERI NON HANNO DIRITTO AI FIGLI
"Mamma troppo povera"
Giudice le sottrae il bebè: ora dovrà essere adottato
di Redazione
da Il Giornale articolo di giovedì 09 settembre 2010
Aveva deciso di portare avanti lo stesso la gravidanza, nonostante le avessero consigliato di abortire perché può vivere con soli 500 euro al mese. Ma il tribunale dei minori le ha subito sospeso la potestà
Trento - Aveva deciso di portare avanti lo stesso la gravidanza, nonostante le avessero consigliato di abortire perché può vivere con soli 500 euro al mese. Da quando la bimba è nata però, lo scorso luglio, la figlia non l’ha mai potuta tenere in braccio né vedere, perché il tribunale dei minorenni le aveva da subito sospeso la potestà genitoriale in quanto troppo povera. Ora i giudici hanno già dichiarato adottabile la piccola.
Una triste storia La storia arriva da Trento e secondo l'avvocato Gian Ettore Gassani, presidente nazionale Associazione avvocati matrimonialisti italiani, si tratta di "una vicenda drammatica che non può non suscitare allarme e sconcerto tra gli addetti ai lavori e tra la gente". Il fatto che sia stata dichiarata adottabile è "un provvedimento grave che reciderà per sempre i rapporti tra la madre e la figlia". La legge sancisce che lo stato di adottabilità di un minore debba essere considerato come "l'ultima spiaggia" di un lunghissimo e serissimo percorso, organizzato dal Tribunale al fine di recuperare ogni problematico rapporto tra i genitori ed i figli. "Secondo le cronache - dice Gassani - la donna avrebbe da subito espresso la ferma volontà di costruire un significativo e valido rapporto con la piccola. Non si comprende il motivo per cui non le sia stata offerta, come è previsto, la possibilità di essere madre. Si ripropone con forza la necessità di rivedere gli orientamenti della giustizia minorile e le relative prassi". "Anche in questa vicenda si intuisce che i servizi sociali orami siano sempre più incidenti nelle decisioni dei giudici minorili, avendo spesso stravolto il loro compito di limitarsi a 'fotografare' una determinata situazione senza ergersi a consulenti né, tanto meno, a suggerire ai magistrati l'adozione di provvedimenti giurisdizionali".
Il Giornale articolo di giovedì 09 settembre 2010
MA I SERVIZI SOCIALI NON POTEVANO DARE UN ADEGUATO CONTRIBUTO ECONOMICO ALLA MAMMA?!
Esistono cattolici a Trento?!... e un Vescovo...?!
Giudice le sottrae il bebè: ora dovrà essere adottato
di Redazione
da Il Giornale articolo di giovedì 09 settembre 2010
Aveva deciso di portare avanti lo stesso la gravidanza, nonostante le avessero consigliato di abortire perché può vivere con soli 500 euro al mese. Ma il tribunale dei minori le ha subito sospeso la potestà
Trento - Aveva deciso di portare avanti lo stesso la gravidanza, nonostante le avessero consigliato di abortire perché può vivere con soli 500 euro al mese. Da quando la bimba è nata però, lo scorso luglio, la figlia non l’ha mai potuta tenere in braccio né vedere, perché il tribunale dei minorenni le aveva da subito sospeso la potestà genitoriale in quanto troppo povera. Ora i giudici hanno già dichiarato adottabile la piccola.
Una triste storia La storia arriva da Trento e secondo l'avvocato Gian Ettore Gassani, presidente nazionale Associazione avvocati matrimonialisti italiani, si tratta di "una vicenda drammatica che non può non suscitare allarme e sconcerto tra gli addetti ai lavori e tra la gente". Il fatto che sia stata dichiarata adottabile è "un provvedimento grave che reciderà per sempre i rapporti tra la madre e la figlia". La legge sancisce che lo stato di adottabilità di un minore debba essere considerato come "l'ultima spiaggia" di un lunghissimo e serissimo percorso, organizzato dal Tribunale al fine di recuperare ogni problematico rapporto tra i genitori ed i figli. "Secondo le cronache - dice Gassani - la donna avrebbe da subito espresso la ferma volontà di costruire un significativo e valido rapporto con la piccola. Non si comprende il motivo per cui non le sia stata offerta, come è previsto, la possibilità di essere madre. Si ripropone con forza la necessità di rivedere gli orientamenti della giustizia minorile e le relative prassi". "Anche in questa vicenda si intuisce che i servizi sociali orami siano sempre più incidenti nelle decisioni dei giudici minorili, avendo spesso stravolto il loro compito di limitarsi a 'fotografare' una determinata situazione senza ergersi a consulenti né, tanto meno, a suggerire ai magistrati l'adozione di provvedimenti giurisdizionali".
Il Giornale articolo di giovedì 09 settembre 2010
MA I SERVIZI SOCIALI NON POTEVANO DARE UN ADEGUATO CONTRIBUTO ECONOMICO ALLA MAMMA?!
Esistono cattolici a Trento?!... e un Vescovo...?!
lunedì 6 settembre 2010
DRAGHI? NO A P. CHIGI, UN VILE AFFARISTA. COSI' DICEVA COSSIGA
REPETITA JUVANT.
Tremonti attacca governatore Draghi [CHE QUALCUNO VORREBBE ALLA GUIDA DI UN GOVERNO TECNICO DEGLI "OTTIMATI"]
Da bimbi dire di imitare Germania. Serve nuovo ministro Sviluppo
ANSA) - CERNOBBIO (COMO), 5 SET 2010 - 'Dire che bisogna fare come la Germania e' superficiale, è roba da bambini'. Cosi' il ministro Tremonti critica Draghi. Il riferimento del titolare dell'Economia, intervenuto al Workshop Ambrosetti, è alle dichiarazioni del governatore di Bankitalia, che pochi giorni fa a Seul aveva detto che per crescere di piu' 'l'Italia deve diventare produttiva e competitiva come la Germania'. Quanto allo sviluppo economico, per il titolare di via XX settembre serve un nuovo ministro'.
GOVERNO: COSSIGA, DRAGHI? NO A P. CHIGI, UN VILE AFFARISTA
(ANSA) - ROMA, 24 GEN 2008- "Mario Draghi? Impossibile immaginarlo a Palazzo Chigi. E' un vile affarista che venderà l'economia italiana". Lo ha detto l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga durante la trasmissione Unomattina.(ANSA).
2008-01-24 11:32
GOVERNO: COSSIGA CONTRO DRAGHI PREMIER, SVENDERA' BENI STATO
(ANSA) - ROMA, 24 GEN - "Sembra che Mario Draghi, già socio della Goldman & Sachs, nota grande banca d'affari americana, oggi Governatore della Banca d'Italia, sia il vero candidato alla presidenza del Consiglio di un 'governo istituzionale'. E così avrà modo di svendere, come ha già fatto quando era direttore generale del Tesoro, quel che resta dell'industria pubblica a qualche cliente della sua antica banca d'affari". Lo afferma, in un comunicato, il senatore a vita Francesco Cossiga. (ANSA)
Tremonti attacca governatore Draghi [CHE QUALCUNO VORREBBE ALLA GUIDA DI UN GOVERNO TECNICO DEGLI "OTTIMATI"]
Da bimbi dire di imitare Germania. Serve nuovo ministro Sviluppo
ANSA) - CERNOBBIO (COMO), 5 SET 2010 - 'Dire che bisogna fare come la Germania e' superficiale, è roba da bambini'. Cosi' il ministro Tremonti critica Draghi. Il riferimento del titolare dell'Economia, intervenuto al Workshop Ambrosetti, è alle dichiarazioni del governatore di Bankitalia, che pochi giorni fa a Seul aveva detto che per crescere di piu' 'l'Italia deve diventare produttiva e competitiva come la Germania'. Quanto allo sviluppo economico, per il titolare di via XX settembre serve un nuovo ministro'.
GOVERNO: COSSIGA, DRAGHI? NO A P. CHIGI, UN VILE AFFARISTA
(ANSA) - ROMA, 24 GEN 2008- "Mario Draghi? Impossibile immaginarlo a Palazzo Chigi. E' un vile affarista che venderà l'economia italiana". Lo ha detto l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga durante la trasmissione Unomattina.(ANSA).
2008-01-24 11:32
GOVERNO: COSSIGA CONTRO DRAGHI PREMIER, SVENDERA' BENI STATO
(ANSA) - ROMA, 24 GEN - "Sembra che Mario Draghi, già socio della Goldman & Sachs, nota grande banca d'affari americana, oggi Governatore della Banca d'Italia, sia il vero candidato alla presidenza del Consiglio di un 'governo istituzionale'. E così avrà modo di svendere, come ha già fatto quando era direttore generale del Tesoro, quel che resta dell'industria pubblica a qualche cliente della sua antica banca d'affari". Lo afferma, in un comunicato, il senatore a vita Francesco Cossiga. (ANSA)
lunedì 23 agosto 2010
NON CI SONO PROVE CONTRO FINI: ECCO PERCHE'.
LETTERA 18 a Dagospia del 23 agosto 2010
Caro Dago, forse lo sapete già, ma vorrei spiegarvi esattamente come funzionano le "Limited". Abito in Germania e un mio amico ha un'agenzia che vende Ltd inglesi ai tedeschi appoggiandosi ad un "Ltd. Formation Office" con sede in Inghilterra. Lo fa con l'Inghilterra perché fa parte della Comunità Europea e quindi una ditta fondata lì può operare anche in Germania. Ma tutte le Limited, o meglio tutti i "Ltd. Formation Offices" funzionano allo stesso modo, quindi vale anche per quello di cui si è servito la famiglia Fini-Tulliani.
Questi uffici ti offrono tutti i servizi necessari per creare una s.r.l. (limited), quindi iscrizione nel registro delle imprese, atti notarili etc senza che tu ci vada di persona. Una limited è una società di capitale che però richiede una quota quasi nulla di capitale sociale, e già questo è un motivo per cui tante persone qui in Germania preferiscono creare una Ltd. anziché una GmbH (che richiede 25.000 Euro).
Ma il vantaggio principale, quello "nascosto" e quello di cui sicuramente hanno fatto uso i Fini-Tulliani è che questi "Ltd. Formation Offices" offrono anche un incredibile servizio aggiuntivo, a pagamento naturalmente, chiamato "nominee director", "nominee secretary" e "nominee shareholder",
(es. guarda qua http://www.foersterformations.co.uk/ , il Platinum Ultimate Package sotto a destra, e poi leggi qui http://foersterbusiness.co.uk/product_info.php?cPath=24&products_id=191 ) cioè mettono il loro nome in tutti gli atti ed il nome del vero proprietario non compare da nessuna parte.
Esiste poi un contratto interno fra le parti in cui si chiariscono le proprietà e le responsabilità, che non viene però mai tirato fuori, salvo comportamento illegale da parte del vero proprietario a danni dei prestanome. Quindi temo proprio che i Fini-Tulliani possano farla franca. Conosco molte persone che da anni operano con una Limited anche se tutto il loro patrimonio è stato pignorato in seguito a bancarotta. Si fanno assumere come dipendenti ai quali viene data la procura generale e operano al 100% da soli. Complimenti per tutto quello che scrivi, sei la mia porta aperta sull'Italia e ti leggo sempre con grande interesse.
Cordiali saluti
S. Miglio
Caro Dago, forse lo sapete già, ma vorrei spiegarvi esattamente come funzionano le "Limited". Abito in Germania e un mio amico ha un'agenzia che vende Ltd inglesi ai tedeschi appoggiandosi ad un "Ltd. Formation Office" con sede in Inghilterra. Lo fa con l'Inghilterra perché fa parte della Comunità Europea e quindi una ditta fondata lì può operare anche in Germania. Ma tutte le Limited, o meglio tutti i "Ltd. Formation Offices" funzionano allo stesso modo, quindi vale anche per quello di cui si è servito la famiglia Fini-Tulliani.
Questi uffici ti offrono tutti i servizi necessari per creare una s.r.l. (limited), quindi iscrizione nel registro delle imprese, atti notarili etc senza che tu ci vada di persona. Una limited è una società di capitale che però richiede una quota quasi nulla di capitale sociale, e già questo è un motivo per cui tante persone qui in Germania preferiscono creare una Ltd. anziché una GmbH (che richiede 25.000 Euro).
Ma il vantaggio principale, quello "nascosto" e quello di cui sicuramente hanno fatto uso i Fini-Tulliani è che questi "Ltd. Formation Offices" offrono anche un incredibile servizio aggiuntivo, a pagamento naturalmente, chiamato "nominee director", "nominee secretary" e "nominee shareholder",
(es. guarda qua http://www.foersterformations.co.uk/
Esiste poi un contratto interno fra le parti in cui si chiariscono le proprietà e le responsabilità, che non viene però mai tirato fuori, salvo comportamento illegale da parte del vero proprietario a danni dei prestanome. Quindi temo proprio che i Fini-Tulliani possano farla franca. Conosco molte persone che da anni operano con una Limited anche se tutto il loro patrimonio è stato pignorato in seguito a bancarotta. Si fanno assumere come dipendenti ai quali viene data la procura generale e operano al 100% da soli. Complimenti per tutto quello che scrivi, sei la mia porta aperta sull'Italia e ti leggo sempre con grande interesse.
Cordiali saluti
S. Miglio
mercoledì 11 agosto 2010
Vitamina C e peccato originale
L’uomo può vivere centoventi anni
di Alfonso Marzocco
Le straordinarie proprietà dell'acido ascorbico furono evidenziate dal famoso esperimento del 1747 di James Lind, chirurgo di bordo del vascello HMS Salisbury, che riuscì a salvare dallo scorbuto i marinai, aggiungendo alla loro dieta un po' di succo di limone.
All’epoca lo scorbuto era ancora il nemico più temuto da tutti gli uomini di mare, pirati compresi. La malattia si accaniva contro gli equipaggi che passavano mesi o addirittura anni in navigazione. I malati soffrivano di piaghe alle gambe e ai piedi, perdevano sangue, denti e capelli. Per la debolezza estrema spesso non riuscivano più a muoversi e alla fine morivano. Alcuni comandanti, senza attendere ordini dall’alto, fecero tesoro di questa esperienza: James Cook riuscì a riportare a casa dopo un viaggio di circa tre anni più della metà dei i suoi uomini (la maggior parte morti per malaria) e grazie all'integrazione della dieta nessuno dei marinai morì di scorbuto.
L’Ammiragliato inglese solo nel 1795 si decise ad emanare l’ordine interno di fornire ad ogni uomo imbarcato un’oncia di succo di limone al giorno: questa circolare raddoppiò la forza della marina inglese e contribuì al suo predomino sui mari nel 19. secolo.
Un poco di succo di limone per la Marina inglese fu più importante di tutti i miglioramenti tecnici alle navi. In precedenza, per evitare la moria o l’indebolimento dell’equipaggio, ogni dieci settimane uomini nuovi dovevano avvicendare la forza combattente, in modo che i marinai potessero ritornare a terra per riprendersi con alimenti freschi. L'impatto della vitamina C, perché il succo di limone forniva questa vitamina ai marinai, non era noto o non fu valutato bene da Napoleone, che per mare subì le prime sconfitte. Forse Lind ha fatto più di Nelson per abbattere la potenza di Napoleone. Infatti le navi inglesi erano in grado di mantenere per mesi un blocco continuo al largo della costa francese senza la necessità di sostituire gli uomini.
Lo scorbuto era conosciuto fin dall'antichità e venne chiamato peste all'epoca della settima Crociata, quando si presentò come una vera e propria epidemia falcidiando i crociati. Questa malattia si presenta dopo circa 3-4 mesi di mancanza totale di acido ascorbico e perciò si ebbero effetti disastrosi quando, lasciato il cabotaggio, iniziarono le grandi esplorazioni per mare.
Vasco de Gama, che circumnavigò in nove mesi il Capo di Buona Speranza, perse 100 dei seicento uomini di equipaggio. E fu un stillicidio continuo per gli equipaggi fino a quando non vennero applicate per iniziativa personale dei comandanti o in forza di regolamenti le intuizioni di Lind.
A questo punto si sapeva che negli agrumi, nella verdura, nelle gemme delle conifere,(1) c'era un qualcosa che evitava lo scorbuto e che venne chiamato “vitamina C”. Solo nel 1928 Albert Szent Gyorgi scoprì la sostanza attiva e la sintetizzò. Da quel momento fu un susseguirsi di ricerche ed esperimenti, però quasi tutti viziati dal suo alto costo iniziale e dal considerare l'acido ascorbico una vitamina e come tale da assumere a piccolissime dosi. E del resto non era forse vero che bastavano pochi milligrammi di questa straordinaria sostanza a salvare un uomo dalla terribile morte dello scorbuto?
Si accertò inoltre che solo l'uomo e pochi altri “sfortunati” mammiferi erano soggetti allo scorbuto: alcune scimmie, il porcellino d'India e un particolare pipistrello vegetariano.
Tutti gli altri mammiferi erano capaci di sintetizzare, secondo le necessità quotidiane, l'acido ascorbico direttamente nel fegato, partendo dal glucosio, che è contenuto in quasi tutti gli alimenti. Una capra di 70 chili sintetizza circa 13 grammi di vitamina C al giorno.(2) Per gli altri animali la quantità di acido ascorbico sintetizzato è proporzionale al peso del corpo con una media di 10 grammi per 70 chili di peso.
J.J. Burns (3) nel 1959 scoprì ancora che i pochi mammiferi soggetti allo scorbuto, erano incapaci di produrre l’enzima attivo, L-gulonolactone ossidase, implicato nella conversione nei loro fegati del glucosio sanguigno ad acido ascorbico. Questa sintesi implica quattro enzimi. L’uomo ha i primi tre enzimi nel suo fegato, ma gli manca il quarto enzima, il che blocca completamente la produzione di acido ascorbico da parte del fegato.
Ora potevamo ritenerci quasi soddisfatti: sapevamo perché noi uomini avevamo bisogno della vitamina C, mentre quasi tutti gli altri mammiferi ne potevano benissimo fare a meno perché il loro organismo ne produceva quanto ne abbisognava.
Ma occorreva capire quali erano le dosi giornaliere di acido ascorbico, necessarie all’uomo, per vivere in buona salute.
Oggi si va dagli striminziti 30 mg/die raccomandati dal Codex Alimentarius (4) alle “megadosi“ di 45 mg/die per l'OMS-WHO (5).
Per amor del vero bisogna riconoscere che il nostro Ministero della Salute con DM 18 marzo 2009, pubblicando le nuove tabelle degli apporti giornalieri di vitamine e minerali ammessi negli integratori alimentari, ha moltiplicato per quattro la dose giornaliera consigliata per la vitamina C: prima era di 60 mg, ora è di 240 mg. Nelle linee guida riconosce che “ Per la vitamina E e la vitamina C è ammesso un apporto giornaliero massimo corrispondente al 300% del valore di riferimento, in considerazione della loro fisiologica azione protettiva in senso antiossidante”.
Ma rimaniamo sempre molto lontano dalla media di 10 grammi al giorno degli altri mammiferi.
Di tutt’altro avviso è la Committee on Laboratory Animal Nutrition (6) (Comitato per l'alimentazione degli animali da laboratorio) che dopo numerosi studi ha formulato varie diete raccomandabili, piuttosto simili fra di loro, per le scimmie da laboratorio.
La quantità di acido ascorbico varia da 1,75 a 3,50 g. al giorno, proporzionata a 70 kg. di peso corporeo; 1,75 g. al giorno nella scala della prescrizione per la scimmia rhesus (Rinehart e Greenberg, 1956) e 3,50 g. al giorno per la scimmia scoiattolo (Portman e colleghi, 1967).
Quindi secondo i rispettivi organi scientifici l’uomo avrebbe bisogno di 60 mg al giorno mentre la scimmia avrebbe bisogno di ca 3 grammi al giorno per una corretta alimentazione.
Il National Research Council della National Academy of Sciences attraverso la Food and Nutrition Board (Commisione per l’alimentazione umana) e la Committee on Animal Nutrition (Commissione per l'alimentazione animale) raccomanda in sintesi per un uomo adulto un milligrammo di acido ascorbico per chilogrammo di peso corporeo mentre raccomanda per le scimmie, il mammifero nostro più stretto parente, una dieta di 55 milligrammi di acido ascorbico al giorno per chilogrammo di peso corporeo.
Queste agenzie, autorevoli e che condizionano gli enti della salute anche degli altri paesi, che fanno: tifano per gli animali a scapito dell’uomo; lo fanno apposta o non interloquiscono fra di loro?
Le associazioni animaliste che si lamentano sempre che gli animali da laboratorio sono maltrattati perché non intervengono una volta tanto a favore dell’uomo che su questo punto è vilipeso e maltrattato?
Infatti se la biochimica umana è uguale a quella degli alti mammiferi e in particolare a quella della scimmia, da cui secondo gli evoluzionisti deriverebbe, perché l’uomo dovrebbe vivere con dosi così basse di vitamina C, 55 volte più basse?
Ed è ancora ragionevole chiedersi perché proprio l'uomo sia carente di questa capacità che tra l'altro non solo è utile a salvare dallo scorbuto ma, in base alle ricerche effettuate, è fondamentale in tutti i processi della vita?
Perché proprio l’uomo, che occupa un posto unico nella creazione, la creatura visibile più bella, ha questa carenza, che quasi tutti gli altri mammiferi non hanno?
Le motivazioni che danno Irvin Stone (7) e gli altri che hanno scoperto questa carenza sono ridicole: sarebbe un miglioramento evolutivo. Ma come può essere un miglioramento una carenza che ha come conseguenze un indebolimento generale dell’organismo?
Infatti la vitamina C è fondamentale per tutti i processi vitali; solo a titolo esemplificativo elenchiamo alcune delle sue funzioni nell’organismo vivente:
“è importante per il corretto funzionamento del sistema immunitario e la sintesi di collagene nell'organismo. Il collagene rinforza i vasi sanguigni, la pelle, i muscoli e le ossa. L'uomo non può creare collagene senza la vitamina C…
Tra i processi più noti in cui la vitamina dovrebbe intervenire si ricordano tra l’altro:
· sintesi della carnitina,
· catabolismo della tirosina,
· amidazione di alcuni peptidi con azione ormonale,
· sintesi degli acidi biliari,
· sintesi degli ormoni steroidei per intervento durante le reazioni di idrossilazione,
· aumento dell'assorbimento di ferro per riduzione del Fe (III) a Fe (II)
· azione di rigenerazione della vitamina E per cessione di un elettrone al radicale α-tocoferossilico” (8).
In pratica tra l’altro, la vitamina C serve per la produzione del “cemento cellulare”, il collagene, che dà struttura alla pelle, alle ossa, ai vasi sanguigni, ai muscoli.
Basti solo pensare a cosa succede in una costruzione se il cemento è poco o addirittura manca: se il cemento manca la costruzione irrimediabilmente crolla; se è poco l’ edificio potrà anche restare in piedi per un certo tempo ma sarà sempre in uno stato precario: basterà un poco di vento, una leggera scossa di terremoto o solo l’avanzare del tempo e crollerà. Un uomo con poco “cemento cellulare”, non è chi non veda, è destinato a una vita precaria: tant’è vero che è raro vedere un vecchio (e talvolta anche giovani), che non vada avanti senza pillole varie e senza qualche acciacco o alle ossa o al sistema cardiovascolare o al sistema nervoso.
L’uomo, secondo queste emerite Agenzie della salute, deve vivere, o meglio sopravvivere, con il minimo cemento cellulare (vitamina C): quel tanto che basti a non collassare subito per scorbuto; si potrà collassare poi con calma per infarto, diabete, malattie varie; puntellato nel frattempo da costosi farmaci, per la gioia delle case farmaceutiche. Mentre tante volte sarebbe bastata, a tempo debito, una cucchiaiata in più di poco costoso “cemento cellulare” per rafforzare l’edificio umano.
All’uomo, come leggiamo nei primi capitoli della Genesi, destinato a vivere per secoli, a un certo punto fu posto il limite di centoventi anni (Gn. 6, 3).
Evidentemente l’uomo si richiamò una “maledizione” sul capo: la sua incapacità a sintetizzare la vitamina C potrebbe essere una delle conseguenze del peccato originale. E’ significativo che la stessa incapacità accomuni l’uomo e la scimmia: la rivelazione confidata a don Guido Bortoluzzi (9) spiega che il peccato originale fu un peccato di disobbedienza e malizia che si attuò in un atto concreto di ibridazione delle specie umana ad opera del capostipite Adamo, attraverso un rapporto generativo al di fuori della sua specie con l’unica femmina preumana cromosomicamente compatibile (l’“ancestre” che doveva servire solo da “incubatrice” del primo uomo ed era il frutto dell’albero “genealogico”, che non doveva essere mangiato). Questo rapporto generativo provocò un inquinamento biologico e una regressione psicofisica del ramo illegittimo ibridato (figli dell’uomo). Ma anche l’altro ramo, quello della discendenza pura e legittima di Adamo, che per molte generazioni era rimasto incontaminato (i figli di Dio) a poco a poco fu inglobato nel ramo corrotto con unioni promiscue, così che alla fine tutti gli uomini furono progressivamente contagiati dalle conseguenze del peccato originale. Questa potrebbe essere la spiegazione del versetto 2 del capitolo 6 di Genesi (10).
Le conseguenze morali furono immani ma anche le conseguenze fisiche furono notevoli. Possiamo ipotizzare che una di questa, l’incapacità di sintetizzare l’acido ascorbico, fu ereditata dal genere umano a causa di questa ibridazione o a causa di qualche altra cosa di terribile avvenuta nei primordi e tramandato come peccato originale.
Ma indipendentemente dalla causa, resta il fatto che l’uomo è incapace di sintetizzare la vitamina C e non riesce neanche ad accumularla o a conservarla a lungo nell’organismo: deve assumerla quotidianamente e a dosi considerevoli. Oggi abbiamo le conoscenze per sopperire almeno parzialmente a questa incapacità: infatti l’acido ascorbico è un prodotto di sintesi, che non costa molto. Purtroppo gli enti preposti alla salute dell’uomo sono meno attenti di quelli che si curano della salute degli animali.
Molti scienziati e ricercatori, anche premiati dalla scienza ufficiale con premi Nobel, hanno invitato “per vivere più a lungo e sentirsi meglio” (11) ad assumere anche 4-5 grammi e più di vitamina C al giorno. Purtroppo l’Ammiragliato (gli Enti ufficiali della salute tipo il Food and Nutrition Board, facente capo all'Accademia delle Scienze statunitense e le varie commissioni dell’ONU, che danno le direttive a livello mondiale) oggi sembra lavorare per il nemico, non per i suoi marinai, ed attenderemmo inutilmente una decisione appropriata al riguardo; dobbiamo essere noi, come James Cook che salvò i suoi marinai senza aspettare l’ordine ufficiale, i responsabili di noi stessi e dei nostri cari e, dopo esserci informati, prendere ogni giorno supplementi adeguati di vitamina C.
1) Fu grazie alle gemme delle conifere che gli assediati a Stalingrado si salvarono dallo scorbuto.
2) Viene subito a mente il famoso siero anticancro, estratto dalle capre, del dott. Liborio Bonifacio negli anni’50
3) Burns, J. J. Biosynthesis of L-ascorbic acid; basic defect in scurvy. Amer. J. Med. 26:740-748, 1959 (cit. Da I. Stone).
4) Il Codex Alimentarius è un insieme di regole e di normative elaborate dalla Codex Alimentarius Commission, una Commissione (suddivisa in numerosi comitati) istituita nel 1963 dalla FAO e dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
5) Vitamin and mineral requirements in human nutrition, 2nd edition (PDF). World Health Organization, 2004.
6) COMMITTEE ON ANIMAL NUTRITION, Nutrient Requirements of Laboratory Animals: Cat, Guinea Pig, Hamster, Monkey, Mouse, Rat, National Academy of Sciences, Washington, D.C., (1972).
7) The Healing Factor: Vitamin C Against Disease, authorized online version of Irwin Stone's book on Vitamin C of 1972.
8) Wikipedia alla voce “Vitamina C”.
9)Guido Bortoluzzi. Genesi biblica: evoluzione o creazione? Caino e’ la chiave del mistero. Terza edizione a cura di Renza Giacobbi.
10) Gen. 6, 1-3 (Trad. della Volgata)"Quando gli uomini ebbero cominciato a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Il Signore disse: «Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l'uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni».
11) Pauling, Linus. Come vivere più a lungo e sentirsi meglio. Ed. Frassinelli, 1989.
di Alfonso Marzocco
Le straordinarie proprietà dell'acido ascorbico furono evidenziate dal famoso esperimento del 1747 di James Lind, chirurgo di bordo del vascello HMS Salisbury, che riuscì a salvare dallo scorbuto i marinai, aggiungendo alla loro dieta un po' di succo di limone.
All’epoca lo scorbuto era ancora il nemico più temuto da tutti gli uomini di mare, pirati compresi. La malattia si accaniva contro gli equipaggi che passavano mesi o addirittura anni in navigazione. I malati soffrivano di piaghe alle gambe e ai piedi, perdevano sangue, denti e capelli. Per la debolezza estrema spesso non riuscivano più a muoversi e alla fine morivano. Alcuni comandanti, senza attendere ordini dall’alto, fecero tesoro di questa esperienza: James Cook riuscì a riportare a casa dopo un viaggio di circa tre anni più della metà dei i suoi uomini (la maggior parte morti per malaria) e grazie all'integrazione della dieta nessuno dei marinai morì di scorbuto.
L’Ammiragliato inglese solo nel 1795 si decise ad emanare l’ordine interno di fornire ad ogni uomo imbarcato un’oncia di succo di limone al giorno: questa circolare raddoppiò la forza della marina inglese e contribuì al suo predomino sui mari nel 19. secolo.
Un poco di succo di limone per la Marina inglese fu più importante di tutti i miglioramenti tecnici alle navi. In precedenza, per evitare la moria o l’indebolimento dell’equipaggio, ogni dieci settimane uomini nuovi dovevano avvicendare la forza combattente, in modo che i marinai potessero ritornare a terra per riprendersi con alimenti freschi. L'impatto della vitamina C, perché il succo di limone forniva questa vitamina ai marinai, non era noto o non fu valutato bene da Napoleone, che per mare subì le prime sconfitte. Forse Lind ha fatto più di Nelson per abbattere la potenza di Napoleone. Infatti le navi inglesi erano in grado di mantenere per mesi un blocco continuo al largo della costa francese senza la necessità di sostituire gli uomini.
Lo scorbuto era conosciuto fin dall'antichità e venne chiamato peste all'epoca della settima Crociata, quando si presentò come una vera e propria epidemia falcidiando i crociati. Questa malattia si presenta dopo circa 3-4 mesi di mancanza totale di acido ascorbico e perciò si ebbero effetti disastrosi quando, lasciato il cabotaggio, iniziarono le grandi esplorazioni per mare.
Vasco de Gama, che circumnavigò in nove mesi il Capo di Buona Speranza, perse 100 dei seicento uomini di equipaggio. E fu un stillicidio continuo per gli equipaggi fino a quando non vennero applicate per iniziativa personale dei comandanti o in forza di regolamenti le intuizioni di Lind.
A questo punto si sapeva che negli agrumi, nella verdura, nelle gemme delle conifere,(1) c'era un qualcosa che evitava lo scorbuto e che venne chiamato “vitamina C”. Solo nel 1928 Albert Szent Gyorgi scoprì la sostanza attiva e la sintetizzò. Da quel momento fu un susseguirsi di ricerche ed esperimenti, però quasi tutti viziati dal suo alto costo iniziale e dal considerare l'acido ascorbico una vitamina e come tale da assumere a piccolissime dosi. E del resto non era forse vero che bastavano pochi milligrammi di questa straordinaria sostanza a salvare un uomo dalla terribile morte dello scorbuto?
Si accertò inoltre che solo l'uomo e pochi altri “sfortunati” mammiferi erano soggetti allo scorbuto: alcune scimmie, il porcellino d'India e un particolare pipistrello vegetariano.
Tutti gli altri mammiferi erano capaci di sintetizzare, secondo le necessità quotidiane, l'acido ascorbico direttamente nel fegato, partendo dal glucosio, che è contenuto in quasi tutti gli alimenti. Una capra di 70 chili sintetizza circa 13 grammi di vitamina C al giorno.(2) Per gli altri animali la quantità di acido ascorbico sintetizzato è proporzionale al peso del corpo con una media di 10 grammi per 70 chili di peso.
J.J. Burns (3) nel 1959 scoprì ancora che i pochi mammiferi soggetti allo scorbuto, erano incapaci di produrre l’enzima attivo, L-gulonolactone ossidase, implicato nella conversione nei loro fegati del glucosio sanguigno ad acido ascorbico. Questa sintesi implica quattro enzimi. L’uomo ha i primi tre enzimi nel suo fegato, ma gli manca il quarto enzima, il che blocca completamente la produzione di acido ascorbico da parte del fegato.
Ora potevamo ritenerci quasi soddisfatti: sapevamo perché noi uomini avevamo bisogno della vitamina C, mentre quasi tutti gli altri mammiferi ne potevano benissimo fare a meno perché il loro organismo ne produceva quanto ne abbisognava.
Ma occorreva capire quali erano le dosi giornaliere di acido ascorbico, necessarie all’uomo, per vivere in buona salute.
Oggi si va dagli striminziti 30 mg/die raccomandati dal Codex Alimentarius (4) alle “megadosi“ di 45 mg/die per l'OMS-WHO (5).
Per amor del vero bisogna riconoscere che il nostro Ministero della Salute con DM 18 marzo 2009, pubblicando le nuove tabelle degli apporti giornalieri di vitamine e minerali ammessi negli integratori alimentari, ha moltiplicato per quattro la dose giornaliera consigliata per la vitamina C: prima era di 60 mg, ora è di 240 mg. Nelle linee guida riconosce che “ Per la vitamina E e la vitamina C è ammesso un apporto giornaliero massimo corrispondente al 300% del valore di riferimento, in considerazione della loro fisiologica azione protettiva in senso antiossidante”.
Ma rimaniamo sempre molto lontano dalla media di 10 grammi al giorno degli altri mammiferi.
Di tutt’altro avviso è la Committee on Laboratory Animal Nutrition (6) (Comitato per l'alimentazione degli animali da laboratorio) che dopo numerosi studi ha formulato varie diete raccomandabili, piuttosto simili fra di loro, per le scimmie da laboratorio.
La quantità di acido ascorbico varia da 1,75 a 3,50 g. al giorno, proporzionata a 70 kg. di peso corporeo; 1,75 g. al giorno nella scala della prescrizione per la scimmia rhesus (Rinehart e Greenberg, 1956) e 3,50 g. al giorno per la scimmia scoiattolo (Portman e colleghi, 1967).
Quindi secondo i rispettivi organi scientifici l’uomo avrebbe bisogno di 60 mg al giorno mentre la scimmia avrebbe bisogno di ca 3 grammi al giorno per una corretta alimentazione.
Il National Research Council della National Academy of Sciences attraverso la Food and Nutrition Board (Commisione per l’alimentazione umana) e la Committee on Animal Nutrition (Commissione per l'alimentazione animale) raccomanda in sintesi per un uomo adulto un milligrammo di acido ascorbico per chilogrammo di peso corporeo mentre raccomanda per le scimmie, il mammifero nostro più stretto parente, una dieta di 55 milligrammi di acido ascorbico al giorno per chilogrammo di peso corporeo.
Queste agenzie, autorevoli e che condizionano gli enti della salute anche degli altri paesi, che fanno: tifano per gli animali a scapito dell’uomo; lo fanno apposta o non interloquiscono fra di loro?
Le associazioni animaliste che si lamentano sempre che gli animali da laboratorio sono maltrattati perché non intervengono una volta tanto a favore dell’uomo che su questo punto è vilipeso e maltrattato?
Infatti se la biochimica umana è uguale a quella degli alti mammiferi e in particolare a quella della scimmia, da cui secondo gli evoluzionisti deriverebbe, perché l’uomo dovrebbe vivere con dosi così basse di vitamina C, 55 volte più basse?
Ed è ancora ragionevole chiedersi perché proprio l'uomo sia carente di questa capacità che tra l'altro non solo è utile a salvare dallo scorbuto ma, in base alle ricerche effettuate, è fondamentale in tutti i processi della vita?
Perché proprio l’uomo, che occupa un posto unico nella creazione, la creatura visibile più bella, ha questa carenza, che quasi tutti gli altri mammiferi non hanno?
Le motivazioni che danno Irvin Stone (7) e gli altri che hanno scoperto questa carenza sono ridicole: sarebbe un miglioramento evolutivo. Ma come può essere un miglioramento una carenza che ha come conseguenze un indebolimento generale dell’organismo?
Infatti la vitamina C è fondamentale per tutti i processi vitali; solo a titolo esemplificativo elenchiamo alcune delle sue funzioni nell’organismo vivente:
“è importante per il corretto funzionamento del sistema immunitario e la sintesi di collagene nell'organismo. Il collagene rinforza i vasi sanguigni, la pelle, i muscoli e le ossa. L'uomo non può creare collagene senza la vitamina C…
Tra i processi più noti in cui la vitamina dovrebbe intervenire si ricordano tra l’altro:
· sintesi della carnitina,
· catabolismo della tirosina,
· amidazione di alcuni peptidi con azione ormonale,
· sintesi degli acidi biliari,
· sintesi degli ormoni steroidei per intervento durante le reazioni di idrossilazione,
· aumento dell'assorbimento di ferro per riduzione del Fe (III) a Fe (II)
· azione di rigenerazione della vitamina E per cessione di un elettrone al radicale α-tocoferossilico” (8).
In pratica tra l’altro, la vitamina C serve per la produzione del “cemento cellulare”, il collagene, che dà struttura alla pelle, alle ossa, ai vasi sanguigni, ai muscoli.
Basti solo pensare a cosa succede in una costruzione se il cemento è poco o addirittura manca: se il cemento manca la costruzione irrimediabilmente crolla; se è poco l’ edificio potrà anche restare in piedi per un certo tempo ma sarà sempre in uno stato precario: basterà un poco di vento, una leggera scossa di terremoto o solo l’avanzare del tempo e crollerà. Un uomo con poco “cemento cellulare”, non è chi non veda, è destinato a una vita precaria: tant’è vero che è raro vedere un vecchio (e talvolta anche giovani), che non vada avanti senza pillole varie e senza qualche acciacco o alle ossa o al sistema cardiovascolare o al sistema nervoso.
L’uomo, secondo queste emerite Agenzie della salute, deve vivere, o meglio sopravvivere, con il minimo cemento cellulare (vitamina C): quel tanto che basti a non collassare subito per scorbuto; si potrà collassare poi con calma per infarto, diabete, malattie varie; puntellato nel frattempo da costosi farmaci, per la gioia delle case farmaceutiche. Mentre tante volte sarebbe bastata, a tempo debito, una cucchiaiata in più di poco costoso “cemento cellulare” per rafforzare l’edificio umano.
All’uomo, come leggiamo nei primi capitoli della Genesi, destinato a vivere per secoli, a un certo punto fu posto il limite di centoventi anni (Gn. 6, 3).
Evidentemente l’uomo si richiamò una “maledizione” sul capo: la sua incapacità a sintetizzare la vitamina C potrebbe essere una delle conseguenze del peccato originale. E’ significativo che la stessa incapacità accomuni l’uomo e la scimmia: la rivelazione confidata a don Guido Bortoluzzi (9) spiega che il peccato originale fu un peccato di disobbedienza e malizia che si attuò in un atto concreto di ibridazione delle specie umana ad opera del capostipite Adamo, attraverso un rapporto generativo al di fuori della sua specie con l’unica femmina preumana cromosomicamente compatibile (l’“ancestre” che doveva servire solo da “incubatrice” del primo uomo ed era il frutto dell’albero “genealogico”, che non doveva essere mangiato). Questo rapporto generativo provocò un inquinamento biologico e una regressione psicofisica del ramo illegittimo ibridato (figli dell’uomo). Ma anche l’altro ramo, quello della discendenza pura e legittima di Adamo, che per molte generazioni era rimasto incontaminato (i figli di Dio) a poco a poco fu inglobato nel ramo corrotto con unioni promiscue, così che alla fine tutti gli uomini furono progressivamente contagiati dalle conseguenze del peccato originale. Questa potrebbe essere la spiegazione del versetto 2 del capitolo 6 di Genesi (10).
Le conseguenze morali furono immani ma anche le conseguenze fisiche furono notevoli. Possiamo ipotizzare che una di questa, l’incapacità di sintetizzare l’acido ascorbico, fu ereditata dal genere umano a causa di questa ibridazione o a causa di qualche altra cosa di terribile avvenuta nei primordi e tramandato come peccato originale.
Ma indipendentemente dalla causa, resta il fatto che l’uomo è incapace di sintetizzare la vitamina C e non riesce neanche ad accumularla o a conservarla a lungo nell’organismo: deve assumerla quotidianamente e a dosi considerevoli. Oggi abbiamo le conoscenze per sopperire almeno parzialmente a questa incapacità: infatti l’acido ascorbico è un prodotto di sintesi, che non costa molto. Purtroppo gli enti preposti alla salute dell’uomo sono meno attenti di quelli che si curano della salute degli animali.
Molti scienziati e ricercatori, anche premiati dalla scienza ufficiale con premi Nobel, hanno invitato “per vivere più a lungo e sentirsi meglio” (11) ad assumere anche 4-5 grammi e più di vitamina C al giorno. Purtroppo l’Ammiragliato (gli Enti ufficiali della salute tipo il Food and Nutrition Board, facente capo all'Accademia delle Scienze statunitense e le varie commissioni dell’ONU, che danno le direttive a livello mondiale) oggi sembra lavorare per il nemico, non per i suoi marinai, ed attenderemmo inutilmente una decisione appropriata al riguardo; dobbiamo essere noi, come James Cook che salvò i suoi marinai senza aspettare l’ordine ufficiale, i responsabili di noi stessi e dei nostri cari e, dopo esserci informati, prendere ogni giorno supplementi adeguati di vitamina C.
1) Fu grazie alle gemme delle conifere che gli assediati a Stalingrado si salvarono dallo scorbuto.
2) Viene subito a mente il famoso siero anticancro, estratto dalle capre, del dott. Liborio Bonifacio negli anni’50
3) Burns, J. J. Biosynthesis of L-ascorbic acid; basic defect in scurvy. Amer. J. Med. 26:740-748, 1959 (cit. Da I. Stone).
4) Il Codex Alimentarius è un insieme di regole e di normative elaborate dalla Codex Alimentarius Commission, una Commissione (suddivisa in numerosi comitati) istituita nel 1963 dalla FAO e dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
5) Vitamin and mineral requirements in human nutrition, 2nd edition (PDF). World Health Organization, 2004.
6) COMMITTEE ON ANIMAL NUTRITION, Nutrient Requirements of Laboratory Animals: Cat, Guinea Pig, Hamster, Monkey, Mouse, Rat, National Academy of Sciences, Washington, D.C., (1972).
7) The Healing Factor: Vitamin C Against Disease, authorized online version of Irwin Stone's book on Vitamin C of 1972.
8) Wikipedia alla voce “Vitamina C”.
9)Guido Bortoluzzi. Genesi biblica: evoluzione o creazione? Caino e’ la chiave del mistero. Terza edizione a cura di Renza Giacobbi.
10) Gen. 6, 1-3 (Trad. della Volgata)"Quando gli uomini ebbero cominciato a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Il Signore disse: «Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l'uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni».
11) Pauling, Linus. Come vivere più a lungo e sentirsi meglio. Ed. Frassinelli, 1989.
martedì 6 luglio 2010
FREE ENERGY. Energia gratis
Il raggio che dà energia. Gratis
di Rino Di Stefano
Il Giornale martedì 06 luglio 2010
Marconi ideò un raggio che fermava i mezzi a motore. Mussolini lo voleva, il Vaticano lo bloccò. Da quelle ricerche gli scienziati crearono l'alternativa a petrolio e nucleare. Nel 1999 l'invenzione stava per essere messa sul mercato, ma poi tutto fu insabbiato
L’energia pulita tanto auspicata dal presidente Obama dopo il disastro ambientale del Golfo del Messico forse esiste già da un pezzo, ma qualcuno la tiene nascosta per inconfessabili interessi economici. Ma non solo. Negli anni Settanta, infatti, un gruppo di scienziati italiani ne avrebbe scoperto il segreto, ma questa nuova e stupefacente tecnologia, che di fatto cambierebbe l'economia mondiale archiviando per sempre i rischi del petrolio e del nucleare, sarebbe stata volutamente occultata nella cassaforte di una misteriosa fondazione religiosa con sede nel Liechtenstein, dove si troverebbe tuttora. Sembra davvero la trama di un giallo internazionale l'incredibile storia che si nasconde dietro quella che, senza alcun dubbio, si potrebbe definire la scoperta epocale per eccellenza, e cioè la produzione di energia pulita senza alcuna emissione di radiazioni dannose. In altre parole, la realizzazione di un macchinario in grado di dissolvere la materia, intendendo con questa definizione qualunque tipo di sostanza fisica, producendo solo ed esclusivamente calore.
Una scoperta per caso
Come ogni giallo che si rispetti, l'intricata vicenda che si nasconde dietro la genesi di questa scoperta è stata svelata quasi per caso. Lo ha fatto un imprenditore genovese che una decina d'anni fa si è trovato ad avere rapporti di affari con la fondazione che nasconde e gestisce il segreto di quello che, per semplicità, chiameremo «il raggio della morte». E sì, perché la storia che stiamo per svelare nasce proprio da quello che, durante il fascismo, fu il mito per eccellenza: l'arma segreta che avrebbe rivoluzionato il corso della seconda guerra mondiale. Sembrava soltanto una fantasia, ma non lo era. In quegli anni si diceva che persino Guglielmo Marconi stesse lavorando alla realizzazione del «raggio della morte». La cosa era solo parzialmente vera. Secondo quanto Mussolini disse al giornalista Ivanoe Fossati durante una delle sue ultime interviste, Marconi inventò un apparecchio che emetteva un raggio elettromagnetico in grado di bloccare qualunque motore dotato di impianto elettrico. Tale raggio, inoltre, mandava in corto circuito l'impianto stesso, provocandone l'incendio. Lo scienziato dette una dimostrazione, alla presenza del duce del fascismo, ad Acilia, sulla strada di Ostia, quando bloccò auto e camion che transitavano sulla strada. A Orbetello, invece, riuscì a incendiare due aerei che si trovavano ad oltre due chilometri di distanza. Tuttavia, dice sempre Mussolini, Marconi si fece prendere dagli scrupoli religiosi. Non voleva essere ricordato dai posteri come colui che aveva provocato la morte di migliaia di persone, bensì solo come l'inventore della radio. Per cui si confidò con Papa Pio XII, il quale gli consigliò di distruggere il progetto della sua invenzione. Cosa che Marconi si affretto a fare, mandando in bestia Mussolini e gerarchi. Poi, forse per il troppo stress che aveva accumulato in quella disputa, nel 1937 improvvisamente venne colpito da un infarto e morì a soli 63 anni.
La fine degli anni Trenta fu comunque molto prolifica da un punto di vista scientifico. Per qualche imperscrutabile gioco del destino, pare che la fantasia e la creatività degli italiani non fu soltanto all'origine della prima bomba nucleare realizzata negli Stati Uniti da Enrico Fermi e dai suoi colleghi di via Panisperna; altri scienziati, continuando gli studi sulla scissione dell'atomo, trovarono infatti il modo di «produrre ed emettere sino a notevoli distanze anti-atomi di qualsiasi elemento esistente sul nostro pianeta che, diretti contro una massa costituita da atomi della stessa natura ma di segno opposto, la disgregano ionizzandola senza provocare alcuna reazione nucleare, ma producendo egualmente una enorme quantità di energia pulita».
Tanto per fare un esempio concreto, ionizzando un grammo di ferro si sviluppa un calore pari a 24 milioni di KWh, cioè oltre 20 miliardi di calorie, capaci di evaporare 40 milioni di litri d'acqua. Per ottenere un uguale numero di calorie, occorrerebbe bruciare 15mila barili di petrolio. Sembra quasi di leggere un racconto di fantascienza, ma è soltanto la pura e semplice realtà. Almeno quella che i documenti in possesso dell'imprenditore genovese Enrico M. Remondini dimostrano.
La testimonianza
«Tutto è cominciato - racconta Remondini - dal contatto che nel 1999 ho avuto con il dottor Renato Leonardi, direttore della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, con sede a Vaduz, capitale del Liechtenstein. Il mio compito era quello di stipulare contratti per lo smaltimento di rifiuti solidi tramite le Centrali termoelettriche polivalenti della Fondazione Internazionale Pace e Crescita. Non mi hanno detto dove queste centrali si trovassero, ma so per certo che esistono. Altrimenti non avrebbero fatto un contratto con me. In quel periodo, lavoravo con il mio collega, dottor Claudio Barbarisi. Per ogni contratto stipulato, la nostra percentuale sarebbe stata del 2 per cento. Tuttavia, per una clausola imposta dalla Fondazione stessa, il 10 per cento di questa commissione doveva essere destinata a favore di aiuti umanitari. Considerando che lo smaltimento di questi rifiuti avveniva in un modo pressoché perfetto, cioè con la ionizzazione della materia senza produzione di alcuna scoria, sembrava davvero il modo ottimale per ottenere il risultato voluto. Tuttavia, improvvisamente, e senza comunicarci il perché, la Fondazione ci fece sapere che le loro centrali non sarebbero più state operative. E fu inutile chiedere spiegazioni. Pur avendo un contratto firmato in tasca, non ci fu nulla da fare. Semplicemente chiusero i contatti».
Remondini ancora oggi non conosce la ragione dell'improvviso voltafaccia. Ha provato a telefonare al direttore Leonardi, che tra l'altro vive a Lugano, ma non ha mai avuto una spiegazione per quello strano comportamento. Inutili anche le ricerche per vie traverse: l'unica cosa che è riuscito a sapere è che la Fondazione è stata messa in liquidazione. Per cui è ipotizzabile che i suoi segreti adesso siano stati trasferiti ad un'altra società di cui, ovviamente, si ignora persino il nome. Ciò significa che da qualche parte sulla terra oggi c'è qualcuno che nasconde il segreto più ambito del mondo: la produzione di energia pulita ad un costo prossimo allo zero.
Nonostante questo imprevisto risvolto, in mano a Remondini sono rimasti diversi documenti strettamente riservati della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, per cui alla fine l'imprenditore si è deciso a rendere pubblico ciò che sa su questa misteriosa istituzione. Per capire i retroscena di questa tanto mirabolante quanto scientificamente sconosciuta scoperta, occorre fare un salto indietro nel tempo e cercare di ricostruire, passo dopo passo, la cronologia dell'invenzione. Ad aiutarci è la relazione tecnico-scientifica che il 25 ottobre 1997 la Fondazione Internazionale Pace e Crescita ha fatto avere soltanto agli addetti ai lavori. Ogni foglio, infatti, è chiaramente marcato con la scritta «Riproduzione Vietata». Ma l'enormità di quanto viene rivelato in quello scritto giustifica ampiamente il non rispetto della riservatezza richiesta.
Il «raggio della morte», infatti, pur essendo stato concepito teoricamente negli anni Trenta, avrebbe trovato la sua base scientifica soltanto tra il 1958 e il 1960. Il condizionale è d'obbligo in quanto riportiamo delle notizie scritte, ma non confermate dalla scienza ufficiale. Non sappiamo da chi era composto il gruppo di scienziati che diede vita all'esperimento: i nomi non sono elencati. Sappiamo invece che vi furono diversi tentativi di realizzare una macchina che corrispondesse al modello teorico progettato, ma soltanto nel 1973 si arrivò ad avere una strumentazione in grado di «produrre campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti, in modo da colpire qualsiasi materia, ionizzandola a distanza ed in quantità predeterminate».
Ok dal governo Andreotti
Fu a quel punto che il governo italiano cominciò ad interessarsi ufficialmente a quegli esperimenti. E infatti l'allora governo Andreotti, prima di passare la mano a Mariano Rumor nel luglio del '73, incaricò il professor Ezio Clementel, allora presidente del Comitato per l'energia nucleare (Cnen), di analizzare gli effetti e la natura di quei campi magnetici a fascio. Clementel, trentino originario di Fai e titolare della cattedra di Fisica nucleare alla facoltà di Scienze dell'Università di Bologna, a quel tempo aveva 55 anni ed era uno dei più noti scienziati del panorama nazionale e internazionale. La sua responsabilità, in quella circostanza, era grande. Doveva infatti verificare se quel diabolico raggio avesse realmente la capacità di distruggere la materia ionizzandola in un'esplosione di calore. Anche perché non ci voleva molto a capire che, qualora l'esperimento fosse riuscito, si poteva fare a meno dell'energia nucleare e inaugurare una nuova stagione energetica non soltanto per l'Italia, ma per il mondo intero. Tanto per fare un esempio, questa tecnologia avrebbe permesso la realizzazione di nuovi e potentissimi motori a razzo che avrebbero letteralmente rivoluzionato la corsa allo spazio, permettendo la costruzione di gigantesche astronavi interplanetarie.
Il professor Clementel ordinò quindi quattro prove di particolare complessità. La prima consisteva nel porre una lastra di plexiglass a 20 metri dall'uscita del fascio di raggi, collocare una lastra di acciaio inox a mezzo metro dietro la lastra di plexiglass e chiedere di perforare la lastra d'acciaio senza danneggiare quella di plexiglass. La seconda prova consisteva nel ripetere il primo esperimento, chiedendo però di perforare la lastra di plexiglass senza alterare la lastra d'acciaio. Il terzo esame era ancora più difficile: bisognava porre una serie di lastre d'acciaio a 10, 20 e 40 metri dall'uscita del fascio di raggi, chiedendo di bucare le lastre a partire dall'ultima, cioè quella posta a 40 metri. Nella quarta e ultima prova si doveva sistemare una pesante lastra di alluminio a 50 metri dall'uscita del fascio di raggi, chiedendo che venisse tagliata parallelamente al lato maggiore.
Ebbene, tutte e quattro le prove ebbero esito positivo e il professor Clementel, considerando che la durata dell'impulso dei raggi era minore di 0,1 secondi, valutò la potenza, ipotizzando la vaporizzazione del metallo, a 40.000 KW e la densità di potenza pari a 4.000 KW per centimetro quadrato. In realtà, venne spiegato a sperimentazione compiuta, l'impulso dei raggi aveva avuto la durata di un nano secondo e poteva ionizzare a distanza «forma e quantità predeterminate di qualsiasi materia».
Tra l'altro all'esperimento aveva assistito anche il professor Piero Pasolini, illustre fisico e amico di un'altra celebrità scientifica qual è il professor Antonino Zichichi. In una sua relazione, Pasolini parlò di «campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti che sviluppano atomi di antimateria proiettati e focalizzati in zone di spazio ben determinate anche al di là di schemi di materiali vari, che essendo fuori fuoco si manifestano perfettamente trasparenti e del tutto indenni».
In pratica, ma qui entriamo in una spiegazione scientifica un po' più complessa, gli scienziati italiani che avevano realizzato quel macchinario, sarebbero riusciti ad applicare la teoria di Einstein sul campo unificato, e cioè identificare la matrice profonda ed unica di tutti i campi di interazione, da quello forte (nucleare) a quello gravitazionale. Altri fisici in tutto il mondo ci avevano provato, ma senza alcun risultato. Gli italiani, a quanto pare, c'erano riusciti.
L'insabbiamento
In un Paese normale (ma tutti sappiamo che il nostro non lo è) una simile scoperta sarebbe stata subito messa a frutto. Non ci vuole molta fantasia per capire le implicazioni industriali ed economiche che avrebbe portato. Anche perché, quella che a prima vista poteva sembrare un'arma di incredibile potenza, nell'uso civile poteva trasformarsi nel motore termico di una centrale che, a costi bassissimi, poteva produrre infinite quantità di energia elettrica.
Perché, dunque, questa scoperta non è stata rivelata e utilizzata? La ragione non viene spiegata. Tutto quello che sappiamo è che i governi dell'epoca imposero il segreto sulla sperimentazione e che nessuno, almeno ufficialmente, ne venne a conoscenza. Del resto nel 1979 il professor Clementel morì prematuramente e si portò nella tomba il segreto dei suoi esperimenti. Ma anche dietro Clementel si nasconde una vicenda piuttosto strana e misteriosa. Pare, infatti, che le sue idee non piacessero ai governanti dell'epoca. Non si sa esattamente quale fosse la materia del contendere, ma alla luce della straordinaria scoperta che aveva verificato, è facile immaginarlo. Forse lo scienziato voleva rendere pubblica la notizia, mentre i politici non ne volevano sapere. Chissà? Ebbene, qualcuno trovò il sistema per togliersi di torno quello scomodo presidente del Cnen. Infatti venne accertato che la firma di Clementel appariva su registri di esame all'Università di Trento, della quale all'epoca era il rettore, in una data in cui egli era in missione altrove. Sembrava quasi un errore, una svista. Ma gli costò il carcere, la carriera e infine la salute. Lo scienziato capì l'antifona, e non disse mai più nulla su quel «raggio della morte» che gli era costato così tanto caro. A Clementel è dedicato il Centro ricerche energia dell'Enea a Bologna.
C'è comunque da dire che già negli anni Ottanta qualcosa venne fuori riguardo un ipotetico «raggio della morte». Il primo a parlarne fu il giudice Carlo Palermo che dedicò centinaia di pagine al misterioso congegno, affermando che fu alla base di un intricato traffico d'armi. La storia coinvolse un ex colonnello del Sifar e del Sid, Massimo Pugliese, ma anche esponenti del governo americano (allora presieduto da Gerald Ford), i parlamentari Flaminio Piccoli (Dc) e Loris Fortuna (Psi), nonché una misteriosa società con sede proprio nel Liechtenstein, la Traspraesa. La vicenda durò dal 1973 al 1979, quando improvvisamente calò una cortina di silenzio su tutto quanto.
Erano comunque anni difficili. L'Italia navigava nel caos. Gli attentati delle Brigate rosse erano all'ordine del giorno, la società civile soffocava nel marasma, i servizi segreti di mezzo mondo operavano sul nostro territorio nazionale come se fosse una loro riserva di caccia. Il 16 marzo 1978 i brigatisti arrivarono al punto di rapire il presidente del Consiglio, Aldo Moro, uccidendo i cinque poliziotti della scorta in un indimenticabile attentato in via Fani, a Roma. E tutti ci ricordiamo come andò a finire. Tre anni dopo, il 13 maggio 1981, il terrorista turco Mehmet Ali Agca in piazza San Pietro ferì a colpi di pistola Giovanni Paolo II.
È in questo contesto, che il «raggio della morte» scomparve dalla scena. Del resto, ammesso che la scoperta avesse avuto una consistenza reale, chi sarebbe stato in grado di gestire e controllare gli effetti di una rivoluzione industriale e finanziaria che di fatto avrebbe cambiato il mondo? Non ci vuole molto, infatti, ad immaginare quanti interessi quell'invenzione avrebbe danneggiato se soltanto fosse stata resa pubblica. In pratica, tutte le multinazionali operanti nel campo del petrolio e dell'energia nucleare avrebbero dovuto chiudere i battenti o trasformare da un giorno all'altro la loro produzione. Sarebbe veramente impossibile ipotizzare una cifra per quantificare il disastro economico che la nuova scoperta italiana avrebbe portato.
Ma queste sono solo ipotesi. Ciò che invece risulta riguarda la decisione presa dagli autori della scoperta. Infatti, dopo anni di traversie e inutili tentativi per far riconoscere ufficialmente la loro invenzione, probabilmente temendo per la loro vita e per il futuro della loro strumentazione, questi scienziati consegnarono il frutto del loro lavoro alla Fondazione Internazionale Pace e Crescita, che l'11 aprile 1996 venne costituita apposta, verosimilmente con il diretto appoggio logistico-finanziario del Vaticano, a Vaduz, ben al di fuori dei confini italiani. In quel momento il capitale sociale era di appena 30mila franchi svizzeri (circa 20mila Euro). «Sembra anche a noi - si legge nella relazione introduttiva alle attività della Fondazione - che sia meglio costruire anziché distruggere, non importa quanto possa essere difficile, anche se per farlo occorrono molto più coraggio e pazienza, assai più fantasia e sacrificio».
A prescindere dal fatto che non si trova traccia ufficiale di questa fantomatica Fondazione, se non la notizia (in tedesco) che il primo luglio del 2002 è stata messa in liquidazione, parrebbe che a suo tempo l'organizzazione fosse stata costituita in primo luogo per evitare che un'invenzione di quella portata fosse utilizzata solo per fini militari. Del resto anche i missili balistici (con quello che costano) diventerebbero ben poca cosa se gli eserciti potessero disporre di un macchinario che, per distruggere un obiettivo strategico, necessiterebbe soltanto di un sistema di puntamento d'arma.
Secondo voci non confermate, la decisione degli scienziati italiani sarebbe maturata dopo una serie di minacce che avevano ricevuto negli ambienti della capitale. Ad un certo punto si parla pure di un attentato con una bomba, sempre a Roma. Si dice che, per evitare ulteriori brutte sorprese, quegli scienziati si appellarono direttamente a Papa Giovanni Paolo II e la macchina che produce il «raggio della morte» venisse nascosta per qualche tempo in Vaticano. Da qui la decisione di istituire la fondazione e di far emigrare tutti i protagonisti della vicenda nel più tranquillo Liechtenstein. In queste circostanze, forse non fu un caso che proprio il 30 marzo 1979 il Papa ricevette in Vaticano il Consiglio di presidenza della Società Europea di Fisica, riconoscendo, per la prima volta nella storia della Chiesa, in Galileo Galilei (1564-1642) lo scopritore della Logica del Creato. Comunque sia, da quel momento in poi, la parola d'ordine è stata mantenere il silenzio assoluto.
Le macchine del futuro
Qualcosa, però, nel tempo è cambiata. Lo prova il fatto che la Fondazione Internazionale Pace e Crescita non si sarebbe limitata a proteggere gli scienziati cristiani in fuga, ma nel periodo tra il 1996 e il 1999 avrebbe proceduto a realizzare per conto suo diverse complesse apparecchiature che sfruttano il principio del «raggio della morte». Secondo la loro documentazione, infatti, è stata prodotta una serie di macchinari della linea Zavbo pronti ad essere adibiti per più scopi. L'elenco comprende le Srsu/Tep (smaltimento dei rifiuti solidi urbani), Srlo/Tep (smaltimento dei rifiuti liquidi organici), Srtp/Tep (smaltimento dei rifiuti tossici), Srrz/Tep (smaltimento delle scorie radioattive), Rcc (compattazione rocce instabili), Rcz (distruzione rocce pericolose), Rcg (scavo gallerie nella roccia), Cls (attuazione leghe speciali), Cen (produzione energia pulita).
A quest'ultimo riguardo, nella documentazione fornita da Remondini si trovano anche i piani per costruire centrali termoelettriche per produrre energia elettrica a bassissimo costo, smaltendo rifiuti. C'è tutto, dalle dimensioni all'ampiezza del terreno necessario, come si costruisce la torre di ionizzazione e quante persone devono lavorare (53 unità) nella struttura. Un'intera centrale si può fare in 18 mesi e potrà smaltire fino a 500 metri cubi di rifiuti al giorno, producendo energia elettrica con due turbine Ansaldo.
C'è anche un quadro economico (in milioni di dollari americani) per calcolare i costi di costruzione. Nel 1999 si prevedeva che una centrale di questo tipo sarebbe costata 100milioni di dollari. Una peculiarità di queste centrali è che il loro aspetto è assolutamente fuorviante. Infatti, sempre guardando i loro progetti, si nota che all'esterno appaiono soltanto come un paio di basse palazzine per uffici, circondate da un ampio giardino con alberi e fiori. La torre di ionizzazione, dove avviene il processo termico, è infatti completamente interrata per una profondità di 15 metri. In pratica, un pozzo di spesso cemento armato completamente occultato alla vista. In altre parole, queste centrali potrebbero essere ovunque e nessuno ne saprebbe niente.
Da notare che, secondo le ricerche compiute dalla International Company Profile di Londra, una società del Wilmington Group Pic, leader nel mondo per le informazioni sul credito e quotata alla Borsa di Londra, la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, fin dal giorno della sua registrazione a Vaduz, non ha mai compiuto alcun tipo di operazione finanziaria nel Liechtenstein, né si conosce alcun dettaglio del suo stato patrimoniale o finanziario, in quanto la legge di quel Paese non prevede che le Fondazioni presentino pubblicamente i propri bilanci o i nomi dei propri fondatori. Si conosce l'indirizzo della sede legale, ma si ignora quale sia stato quello della sede operativa e il tipo di attività che la Fondazione ha svolto al di fuori dei confini del Liechtenstein. Ovviamente mistero assoluto su quanto sia accaduto dopo il primo luglio del 2002 quando, per chissà quali ragioni, ma tutto lascia supporre che la sicurezza non sia stata estranea alla decisione, la Fondazione ufficialmente ha chiuso i battenti.
Ancora più strabiliante è l'elenco dei clienti, o presunti tali, fornito a Remondini. In tutto 24 nomi tra i quali spiccano i maggiori gruppi siderurgici europei, le amministrazioni di due Regioni italiane e persino due governi: uno europeo e uno africano. Da notare che, in una lettera inviata dalla Fondazione a Remondini, si parla di proseguire con i contatti all'estero, ma non sul territorio nazionale «a causa delle problematiche in Italia». Ma di quali «problematiche» si parla? E, soprattutto, com'è che una scoperta di questo tipo viene utilizzata quasi sottobanco per realizzare cose egregie (pensiamo soltanto alla produzione di energia elettrica e allo smaltimento di scorie radioattive), mentre ufficialmente non se ne sa niente di niente?
Interpellato sul futuro della scoperta da Remondini, il professor Nereo Bolognani, eminenza grigia della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, ha detto che «verrà resa nota quando Dio vorrà». Sarà pure, ma di solito non è poi così facile conoscere in anticipo le decisioni del Padreterno. Neppure con la santa e illustre mediazione del Vaticano.
"Il segreto non doveva finire nelle mani dei militari"
di Rino Di Stefano
Enrico Remondini: "Fui contattato per smaltire un nuovo tipo di scorie". La macchina: "Capisco perché era celata. E in gran parte lo condivido"
Enrico Remondini non è un uomo di molte parole. La sua esperienza con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, a undici anni di distanza, è ormai un ricordo tra i risvolti della memoria. Alcuni mesi di lavoro, poi i contatti si sono chiusi lasciandogli, oltre a una certa perplessità per il modo in cui sono stati interrotti, anche un velo di amarezza. Soprattutto, però, gli è rimasta dentro una fortissima curiosità: quanto c'era di vero in quello che gli avevano detto?
Signor Remondini, come e quando è entrato in contatto con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita?
«Fu nei primi mesi del 1999, mi pare, e in modo del tutto fortuito. Mi trovavo a Lugano per lavoro e un amico me ne parlò. Non era una notizia di dominio pubblico, per cui ero incuriosito. In seguito il mio amico mi fece incontrare il direttore della Fondazione, il dottor Renato Leonardi, e a lui chiesi se potevo collaborare con loro».
Non furono dunque loro a cercarla...
«No, fui io che ne feci richiesta. In un primo tempo pensavo di poter lavorare nelle pubbliche relazioni, ma ben presto mi resi conto che a loro non interessava quel settore. Leonardi, invece, mi chiese di fare alcune traduzioni e, a questo riguardo, mi diede diversi documenti».
La sua collaborazione si fermò alle traduzioni?
«No, successivamente decisi di instaurare un rapporto più imprenditoriale. Per cui venni presentato al professor Nereo Bolognani, presidente della Fondazione. Fu lui a spiegarmi che le centrali polivalenti della Fondazione erano in grado di smaltire in modo ottimale un certo tipo di scorie. Soprattutto di tipo metallico. Per cui, insieme ad un mio amico, mi feci dare un mandato dalla Fondazione stessa per procurare questo tipo di scorie. Riuscimmo a prendere contatti con uno solo dei nominativi che ci erano stati forniti. Si tratta di una grossa acciaieria italiana che aveva problemi per lo smaltimento delle scorie metalliche. Noi ci facemmo consegnare un campione e lo passammo a Bolognani perché lo facesse esaminare e ci dicesse se l'affare poteva essere avviato. Ma accadde qualcosa prima di avere l'esito di quelle analisi...».
E cioè?
«La moglie di Bolognani morì di un brutto male e per qualche tempo non riuscimmo a metterci in contatto con lui. Pensavamo che, dopo un certo periodo, si sarebbe ripreso e avremmo continuato la normale attività lavorativa. Ma le cose non andarono così. È probabile che avvenne anche qualche cambiamento interno alla Fondazione. Qualche tempo dopo venni a sapere che era stata messa in liquidazione».
Eppure lei aveva lavorato per loro, avrà avuto anche delle spese. Gliele hanno mai rimborsate?
«No, e non gliele ho mai chieste. Ripeto, abbiamo preso solo un contatto, per cui si trattava di poca cosa. Non mi è sembrato che ne valesse la pena».
Tuttavia nei suoi confronti non hanno mostrato molta chiarezza. Ha mai provato a farsi dire qualcosa in più circa la loro attività?
«Sì, una volta ho avuto una conversazione di questo tipo con Bolognani. Devo dire che era una persona molto corretta e molto religiosa. Mi spiegò che lo scopo della Fondazione era quello di evitare che una scoperta scientifica come quella che loro gestivano finisse nelle mani dei militari, diventando causa di morte. Poi aggiunse che un giorno, quando Dio vorrà, questo segreto verrà reso pubblico».
E le basta?
«No, però capisco il fine. E per molti versi lo condivido».
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di Rino Di Stefano
Il Giornale martedì 06 luglio 2010
Marconi ideò un raggio che fermava i mezzi a motore. Mussolini lo voleva, il Vaticano lo bloccò. Da quelle ricerche gli scienziati crearono l'alternativa a petrolio e nucleare. Nel 1999 l'invenzione stava per essere messa sul mercato, ma poi tutto fu insabbiato
L’energia pulita tanto auspicata dal presidente Obama dopo il disastro ambientale del Golfo del Messico forse esiste già da un pezzo, ma qualcuno la tiene nascosta per inconfessabili interessi economici. Ma non solo. Negli anni Settanta, infatti, un gruppo di scienziati italiani ne avrebbe scoperto il segreto, ma questa nuova e stupefacente tecnologia, che di fatto cambierebbe l'economia mondiale archiviando per sempre i rischi del petrolio e del nucleare, sarebbe stata volutamente occultata nella cassaforte di una misteriosa fondazione religiosa con sede nel Liechtenstein, dove si troverebbe tuttora. Sembra davvero la trama di un giallo internazionale l'incredibile storia che si nasconde dietro quella che, senza alcun dubbio, si potrebbe definire la scoperta epocale per eccellenza, e cioè la produzione di energia pulita senza alcuna emissione di radiazioni dannose. In altre parole, la realizzazione di un macchinario in grado di dissolvere la materia, intendendo con questa definizione qualunque tipo di sostanza fisica, producendo solo ed esclusivamente calore.
Una scoperta per caso
Come ogni giallo che si rispetti, l'intricata vicenda che si nasconde dietro la genesi di questa scoperta è stata svelata quasi per caso. Lo ha fatto un imprenditore genovese che una decina d'anni fa si è trovato ad avere rapporti di affari con la fondazione che nasconde e gestisce il segreto di quello che, per semplicità, chiameremo «il raggio della morte». E sì, perché la storia che stiamo per svelare nasce proprio da quello che, durante il fascismo, fu il mito per eccellenza: l'arma segreta che avrebbe rivoluzionato il corso della seconda guerra mondiale. Sembrava soltanto una fantasia, ma non lo era. In quegli anni si diceva che persino Guglielmo Marconi stesse lavorando alla realizzazione del «raggio della morte». La cosa era solo parzialmente vera. Secondo quanto Mussolini disse al giornalista Ivanoe Fossati durante una delle sue ultime interviste, Marconi inventò un apparecchio che emetteva un raggio elettromagnetico in grado di bloccare qualunque motore dotato di impianto elettrico. Tale raggio, inoltre, mandava in corto circuito l'impianto stesso, provocandone l'incendio. Lo scienziato dette una dimostrazione, alla presenza del duce del fascismo, ad Acilia, sulla strada di Ostia, quando bloccò auto e camion che transitavano sulla strada. A Orbetello, invece, riuscì a incendiare due aerei che si trovavano ad oltre due chilometri di distanza. Tuttavia, dice sempre Mussolini, Marconi si fece prendere dagli scrupoli religiosi. Non voleva essere ricordato dai posteri come colui che aveva provocato la morte di migliaia di persone, bensì solo come l'inventore della radio. Per cui si confidò con Papa Pio XII, il quale gli consigliò di distruggere il progetto della sua invenzione. Cosa che Marconi si affretto a fare, mandando in bestia Mussolini e gerarchi. Poi, forse per il troppo stress che aveva accumulato in quella disputa, nel 1937 improvvisamente venne colpito da un infarto e morì a soli 63 anni.
La fine degli anni Trenta fu comunque molto prolifica da un punto di vista scientifico. Per qualche imperscrutabile gioco del destino, pare che la fantasia e la creatività degli italiani non fu soltanto all'origine della prima bomba nucleare realizzata negli Stati Uniti da Enrico Fermi e dai suoi colleghi di via Panisperna; altri scienziati, continuando gli studi sulla scissione dell'atomo, trovarono infatti il modo di «produrre ed emettere sino a notevoli distanze anti-atomi di qualsiasi elemento esistente sul nostro pianeta che, diretti contro una massa costituita da atomi della stessa natura ma di segno opposto, la disgregano ionizzandola senza provocare alcuna reazione nucleare, ma producendo egualmente una enorme quantità di energia pulita».
Tanto per fare un esempio concreto, ionizzando un grammo di ferro si sviluppa un calore pari a 24 milioni di KWh, cioè oltre 20 miliardi di calorie, capaci di evaporare 40 milioni di litri d'acqua. Per ottenere un uguale numero di calorie, occorrerebbe bruciare 15mila barili di petrolio. Sembra quasi di leggere un racconto di fantascienza, ma è soltanto la pura e semplice realtà. Almeno quella che i documenti in possesso dell'imprenditore genovese Enrico M. Remondini dimostrano.
La testimonianza
«Tutto è cominciato - racconta Remondini - dal contatto che nel 1999 ho avuto con il dottor Renato Leonardi, direttore della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, con sede a Vaduz, capitale del Liechtenstein. Il mio compito era quello di stipulare contratti per lo smaltimento di rifiuti solidi tramite le Centrali termoelettriche polivalenti della Fondazione Internazionale Pace e Crescita. Non mi hanno detto dove queste centrali si trovassero, ma so per certo che esistono. Altrimenti non avrebbero fatto un contratto con me. In quel periodo, lavoravo con il mio collega, dottor Claudio Barbarisi. Per ogni contratto stipulato, la nostra percentuale sarebbe stata del 2 per cento. Tuttavia, per una clausola imposta dalla Fondazione stessa, il 10 per cento di questa commissione doveva essere destinata a favore di aiuti umanitari. Considerando che lo smaltimento di questi rifiuti avveniva in un modo pressoché perfetto, cioè con la ionizzazione della materia senza produzione di alcuna scoria, sembrava davvero il modo ottimale per ottenere il risultato voluto. Tuttavia, improvvisamente, e senza comunicarci il perché, la Fondazione ci fece sapere che le loro centrali non sarebbero più state operative. E fu inutile chiedere spiegazioni. Pur avendo un contratto firmato in tasca, non ci fu nulla da fare. Semplicemente chiusero i contatti».
Remondini ancora oggi non conosce la ragione dell'improvviso voltafaccia. Ha provato a telefonare al direttore Leonardi, che tra l'altro vive a Lugano, ma non ha mai avuto una spiegazione per quello strano comportamento. Inutili anche le ricerche per vie traverse: l'unica cosa che è riuscito a sapere è che la Fondazione è stata messa in liquidazione. Per cui è ipotizzabile che i suoi segreti adesso siano stati trasferiti ad un'altra società di cui, ovviamente, si ignora persino il nome. Ciò significa che da qualche parte sulla terra oggi c'è qualcuno che nasconde il segreto più ambito del mondo: la produzione di energia pulita ad un costo prossimo allo zero.
Nonostante questo imprevisto risvolto, in mano a Remondini sono rimasti diversi documenti strettamente riservati della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, per cui alla fine l'imprenditore si è deciso a rendere pubblico ciò che sa su questa misteriosa istituzione. Per capire i retroscena di questa tanto mirabolante quanto scientificamente sconosciuta scoperta, occorre fare un salto indietro nel tempo e cercare di ricostruire, passo dopo passo, la cronologia dell'invenzione. Ad aiutarci è la relazione tecnico-scientifica che il 25 ottobre 1997 la Fondazione Internazionale Pace e Crescita ha fatto avere soltanto agli addetti ai lavori. Ogni foglio, infatti, è chiaramente marcato con la scritta «Riproduzione Vietata». Ma l'enormità di quanto viene rivelato in quello scritto giustifica ampiamente il non rispetto della riservatezza richiesta.
Il «raggio della morte», infatti, pur essendo stato concepito teoricamente negli anni Trenta, avrebbe trovato la sua base scientifica soltanto tra il 1958 e il 1960. Il condizionale è d'obbligo in quanto riportiamo delle notizie scritte, ma non confermate dalla scienza ufficiale. Non sappiamo da chi era composto il gruppo di scienziati che diede vita all'esperimento: i nomi non sono elencati. Sappiamo invece che vi furono diversi tentativi di realizzare una macchina che corrispondesse al modello teorico progettato, ma soltanto nel 1973 si arrivò ad avere una strumentazione in grado di «produrre campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti, in modo da colpire qualsiasi materia, ionizzandola a distanza ed in quantità predeterminate».
Ok dal governo Andreotti
Fu a quel punto che il governo italiano cominciò ad interessarsi ufficialmente a quegli esperimenti. E infatti l'allora governo Andreotti, prima di passare la mano a Mariano Rumor nel luglio del '73, incaricò il professor Ezio Clementel, allora presidente del Comitato per l'energia nucleare (Cnen), di analizzare gli effetti e la natura di quei campi magnetici a fascio. Clementel, trentino originario di Fai e titolare della cattedra di Fisica nucleare alla facoltà di Scienze dell'Università di Bologna, a quel tempo aveva 55 anni ed era uno dei più noti scienziati del panorama nazionale e internazionale. La sua responsabilità, in quella circostanza, era grande. Doveva infatti verificare se quel diabolico raggio avesse realmente la capacità di distruggere la materia ionizzandola in un'esplosione di calore. Anche perché non ci voleva molto a capire che, qualora l'esperimento fosse riuscito, si poteva fare a meno dell'energia nucleare e inaugurare una nuova stagione energetica non soltanto per l'Italia, ma per il mondo intero. Tanto per fare un esempio, questa tecnologia avrebbe permesso la realizzazione di nuovi e potentissimi motori a razzo che avrebbero letteralmente rivoluzionato la corsa allo spazio, permettendo la costruzione di gigantesche astronavi interplanetarie.
Il professor Clementel ordinò quindi quattro prove di particolare complessità. La prima consisteva nel porre una lastra di plexiglass a 20 metri dall'uscita del fascio di raggi, collocare una lastra di acciaio inox a mezzo metro dietro la lastra di plexiglass e chiedere di perforare la lastra d'acciaio senza danneggiare quella di plexiglass. La seconda prova consisteva nel ripetere il primo esperimento, chiedendo però di perforare la lastra di plexiglass senza alterare la lastra d'acciaio. Il terzo esame era ancora più difficile: bisognava porre una serie di lastre d'acciaio a 10, 20 e 40 metri dall'uscita del fascio di raggi, chiedendo di bucare le lastre a partire dall'ultima, cioè quella posta a 40 metri. Nella quarta e ultima prova si doveva sistemare una pesante lastra di alluminio a 50 metri dall'uscita del fascio di raggi, chiedendo che venisse tagliata parallelamente al lato maggiore.
Ebbene, tutte e quattro le prove ebbero esito positivo e il professor Clementel, considerando che la durata dell'impulso dei raggi era minore di 0,1 secondi, valutò la potenza, ipotizzando la vaporizzazione del metallo, a 40.000 KW e la densità di potenza pari a 4.000 KW per centimetro quadrato. In realtà, venne spiegato a sperimentazione compiuta, l'impulso dei raggi aveva avuto la durata di un nano secondo e poteva ionizzare a distanza «forma e quantità predeterminate di qualsiasi materia».
Tra l'altro all'esperimento aveva assistito anche il professor Piero Pasolini, illustre fisico e amico di un'altra celebrità scientifica qual è il professor Antonino Zichichi. In una sua relazione, Pasolini parlò di «campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti che sviluppano atomi di antimateria proiettati e focalizzati in zone di spazio ben determinate anche al di là di schemi di materiali vari, che essendo fuori fuoco si manifestano perfettamente trasparenti e del tutto indenni».
In pratica, ma qui entriamo in una spiegazione scientifica un po' più complessa, gli scienziati italiani che avevano realizzato quel macchinario, sarebbero riusciti ad applicare la teoria di Einstein sul campo unificato, e cioè identificare la matrice profonda ed unica di tutti i campi di interazione, da quello forte (nucleare) a quello gravitazionale. Altri fisici in tutto il mondo ci avevano provato, ma senza alcun risultato. Gli italiani, a quanto pare, c'erano riusciti.
L'insabbiamento
In un Paese normale (ma tutti sappiamo che il nostro non lo è) una simile scoperta sarebbe stata subito messa a frutto. Non ci vuole molta fantasia per capire le implicazioni industriali ed economiche che avrebbe portato. Anche perché, quella che a prima vista poteva sembrare un'arma di incredibile potenza, nell'uso civile poteva trasformarsi nel motore termico di una centrale che, a costi bassissimi, poteva produrre infinite quantità di energia elettrica.
Perché, dunque, questa scoperta non è stata rivelata e utilizzata? La ragione non viene spiegata. Tutto quello che sappiamo è che i governi dell'epoca imposero il segreto sulla sperimentazione e che nessuno, almeno ufficialmente, ne venne a conoscenza. Del resto nel 1979 il professor Clementel morì prematuramente e si portò nella tomba il segreto dei suoi esperimenti. Ma anche dietro Clementel si nasconde una vicenda piuttosto strana e misteriosa. Pare, infatti, che le sue idee non piacessero ai governanti dell'epoca. Non si sa esattamente quale fosse la materia del contendere, ma alla luce della straordinaria scoperta che aveva verificato, è facile immaginarlo. Forse lo scienziato voleva rendere pubblica la notizia, mentre i politici non ne volevano sapere. Chissà? Ebbene, qualcuno trovò il sistema per togliersi di torno quello scomodo presidente del Cnen. Infatti venne accertato che la firma di Clementel appariva su registri di esame all'Università di Trento, della quale all'epoca era il rettore, in una data in cui egli era in missione altrove. Sembrava quasi un errore, una svista. Ma gli costò il carcere, la carriera e infine la salute. Lo scienziato capì l'antifona, e non disse mai più nulla su quel «raggio della morte» che gli era costato così tanto caro. A Clementel è dedicato il Centro ricerche energia dell'Enea a Bologna.
C'è comunque da dire che già negli anni Ottanta qualcosa venne fuori riguardo un ipotetico «raggio della morte». Il primo a parlarne fu il giudice Carlo Palermo che dedicò centinaia di pagine al misterioso congegno, affermando che fu alla base di un intricato traffico d'armi. La storia coinvolse un ex colonnello del Sifar e del Sid, Massimo Pugliese, ma anche esponenti del governo americano (allora presieduto da Gerald Ford), i parlamentari Flaminio Piccoli (Dc) e Loris Fortuna (Psi), nonché una misteriosa società con sede proprio nel Liechtenstein, la Traspraesa. La vicenda durò dal 1973 al 1979, quando improvvisamente calò una cortina di silenzio su tutto quanto.
Erano comunque anni difficili. L'Italia navigava nel caos. Gli attentati delle Brigate rosse erano all'ordine del giorno, la società civile soffocava nel marasma, i servizi segreti di mezzo mondo operavano sul nostro territorio nazionale come se fosse una loro riserva di caccia. Il 16 marzo 1978 i brigatisti arrivarono al punto di rapire il presidente del Consiglio, Aldo Moro, uccidendo i cinque poliziotti della scorta in un indimenticabile attentato in via Fani, a Roma. E tutti ci ricordiamo come andò a finire. Tre anni dopo, il 13 maggio 1981, il terrorista turco Mehmet Ali Agca in piazza San Pietro ferì a colpi di pistola Giovanni Paolo II.
È in questo contesto, che il «raggio della morte» scomparve dalla scena. Del resto, ammesso che la scoperta avesse avuto una consistenza reale, chi sarebbe stato in grado di gestire e controllare gli effetti di una rivoluzione industriale e finanziaria che di fatto avrebbe cambiato il mondo? Non ci vuole molto, infatti, ad immaginare quanti interessi quell'invenzione avrebbe danneggiato se soltanto fosse stata resa pubblica. In pratica, tutte le multinazionali operanti nel campo del petrolio e dell'energia nucleare avrebbero dovuto chiudere i battenti o trasformare da un giorno all'altro la loro produzione. Sarebbe veramente impossibile ipotizzare una cifra per quantificare il disastro economico che la nuova scoperta italiana avrebbe portato.
Ma queste sono solo ipotesi. Ciò che invece risulta riguarda la decisione presa dagli autori della scoperta. Infatti, dopo anni di traversie e inutili tentativi per far riconoscere ufficialmente la loro invenzione, probabilmente temendo per la loro vita e per il futuro della loro strumentazione, questi scienziati consegnarono il frutto del loro lavoro alla Fondazione Internazionale Pace e Crescita, che l'11 aprile 1996 venne costituita apposta, verosimilmente con il diretto appoggio logistico-finanziario del Vaticano, a Vaduz, ben al di fuori dei confini italiani. In quel momento il capitale sociale era di appena 30mila franchi svizzeri (circa 20mila Euro). «Sembra anche a noi - si legge nella relazione introduttiva alle attività della Fondazione - che sia meglio costruire anziché distruggere, non importa quanto possa essere difficile, anche se per farlo occorrono molto più coraggio e pazienza, assai più fantasia e sacrificio».
A prescindere dal fatto che non si trova traccia ufficiale di questa fantomatica Fondazione, se non la notizia (in tedesco) che il primo luglio del 2002 è stata messa in liquidazione, parrebbe che a suo tempo l'organizzazione fosse stata costituita in primo luogo per evitare che un'invenzione di quella portata fosse utilizzata solo per fini militari. Del resto anche i missili balistici (con quello che costano) diventerebbero ben poca cosa se gli eserciti potessero disporre di un macchinario che, per distruggere un obiettivo strategico, necessiterebbe soltanto di un sistema di puntamento d'arma.
Secondo voci non confermate, la decisione degli scienziati italiani sarebbe maturata dopo una serie di minacce che avevano ricevuto negli ambienti della capitale. Ad un certo punto si parla pure di un attentato con una bomba, sempre a Roma. Si dice che, per evitare ulteriori brutte sorprese, quegli scienziati si appellarono direttamente a Papa Giovanni Paolo II e la macchina che produce il «raggio della morte» venisse nascosta per qualche tempo in Vaticano. Da qui la decisione di istituire la fondazione e di far emigrare tutti i protagonisti della vicenda nel più tranquillo Liechtenstein. In queste circostanze, forse non fu un caso che proprio il 30 marzo 1979 il Papa ricevette in Vaticano il Consiglio di presidenza della Società Europea di Fisica, riconoscendo, per la prima volta nella storia della Chiesa, in Galileo Galilei (1564-1642) lo scopritore della Logica del Creato. Comunque sia, da quel momento in poi, la parola d'ordine è stata mantenere il silenzio assoluto.
Le macchine del futuro
Qualcosa, però, nel tempo è cambiata. Lo prova il fatto che la Fondazione Internazionale Pace e Crescita non si sarebbe limitata a proteggere gli scienziati cristiani in fuga, ma nel periodo tra il 1996 e il 1999 avrebbe proceduto a realizzare per conto suo diverse complesse apparecchiature che sfruttano il principio del «raggio della morte». Secondo la loro documentazione, infatti, è stata prodotta una serie di macchinari della linea Zavbo pronti ad essere adibiti per più scopi. L'elenco comprende le Srsu/Tep (smaltimento dei rifiuti solidi urbani), Srlo/Tep (smaltimento dei rifiuti liquidi organici), Srtp/Tep (smaltimento dei rifiuti tossici), Srrz/Tep (smaltimento delle scorie radioattive), Rcc (compattazione rocce instabili), Rcz (distruzione rocce pericolose), Rcg (scavo gallerie nella roccia), Cls (attuazione leghe speciali), Cen (produzione energia pulita).
A quest'ultimo riguardo, nella documentazione fornita da Remondini si trovano anche i piani per costruire centrali termoelettriche per produrre energia elettrica a bassissimo costo, smaltendo rifiuti. C'è tutto, dalle dimensioni all'ampiezza del terreno necessario, come si costruisce la torre di ionizzazione e quante persone devono lavorare (53 unità) nella struttura. Un'intera centrale si può fare in 18 mesi e potrà smaltire fino a 500 metri cubi di rifiuti al giorno, producendo energia elettrica con due turbine Ansaldo.
C'è anche un quadro economico (in milioni di dollari americani) per calcolare i costi di costruzione. Nel 1999 si prevedeva che una centrale di questo tipo sarebbe costata 100milioni di dollari. Una peculiarità di queste centrali è che il loro aspetto è assolutamente fuorviante. Infatti, sempre guardando i loro progetti, si nota che all'esterno appaiono soltanto come un paio di basse palazzine per uffici, circondate da un ampio giardino con alberi e fiori. La torre di ionizzazione, dove avviene il processo termico, è infatti completamente interrata per una profondità di 15 metri. In pratica, un pozzo di spesso cemento armato completamente occultato alla vista. In altre parole, queste centrali potrebbero essere ovunque e nessuno ne saprebbe niente.
Da notare che, secondo le ricerche compiute dalla International Company Profile di Londra, una società del Wilmington Group Pic, leader nel mondo per le informazioni sul credito e quotata alla Borsa di Londra, la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, fin dal giorno della sua registrazione a Vaduz, non ha mai compiuto alcun tipo di operazione finanziaria nel Liechtenstein, né si conosce alcun dettaglio del suo stato patrimoniale o finanziario, in quanto la legge di quel Paese non prevede che le Fondazioni presentino pubblicamente i propri bilanci o i nomi dei propri fondatori. Si conosce l'indirizzo della sede legale, ma si ignora quale sia stato quello della sede operativa e il tipo di attività che la Fondazione ha svolto al di fuori dei confini del Liechtenstein. Ovviamente mistero assoluto su quanto sia accaduto dopo il primo luglio del 2002 quando, per chissà quali ragioni, ma tutto lascia supporre che la sicurezza non sia stata estranea alla decisione, la Fondazione ufficialmente ha chiuso i battenti.
Ancora più strabiliante è l'elenco dei clienti, o presunti tali, fornito a Remondini. In tutto 24 nomi tra i quali spiccano i maggiori gruppi siderurgici europei, le amministrazioni di due Regioni italiane e persino due governi: uno europeo e uno africano. Da notare che, in una lettera inviata dalla Fondazione a Remondini, si parla di proseguire con i contatti all'estero, ma non sul territorio nazionale «a causa delle problematiche in Italia». Ma di quali «problematiche» si parla? E, soprattutto, com'è che una scoperta di questo tipo viene utilizzata quasi sottobanco per realizzare cose egregie (pensiamo soltanto alla produzione di energia elettrica e allo smaltimento di scorie radioattive), mentre ufficialmente non se ne sa niente di niente?
Interpellato sul futuro della scoperta da Remondini, il professor Nereo Bolognani, eminenza grigia della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, ha detto che «verrà resa nota quando Dio vorrà». Sarà pure, ma di solito non è poi così facile conoscere in anticipo le decisioni del Padreterno. Neppure con la santa e illustre mediazione del Vaticano.
"Il segreto non doveva finire nelle mani dei militari"
di Rino Di Stefano
Enrico Remondini: "Fui contattato per smaltire un nuovo tipo di scorie". La macchina: "Capisco perché era celata. E in gran parte lo condivido"
Enrico Remondini non è un uomo di molte parole. La sua esperienza con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, a undici anni di distanza, è ormai un ricordo tra i risvolti della memoria. Alcuni mesi di lavoro, poi i contatti si sono chiusi lasciandogli, oltre a una certa perplessità per il modo in cui sono stati interrotti, anche un velo di amarezza. Soprattutto, però, gli è rimasta dentro una fortissima curiosità: quanto c'era di vero in quello che gli avevano detto?
Signor Remondini, come e quando è entrato in contatto con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita?
«Fu nei primi mesi del 1999, mi pare, e in modo del tutto fortuito. Mi trovavo a Lugano per lavoro e un amico me ne parlò. Non era una notizia di dominio pubblico, per cui ero incuriosito. In seguito il mio amico mi fece incontrare il direttore della Fondazione, il dottor Renato Leonardi, e a lui chiesi se potevo collaborare con loro».
Non furono dunque loro a cercarla...
«No, fui io che ne feci richiesta. In un primo tempo pensavo di poter lavorare nelle pubbliche relazioni, ma ben presto mi resi conto che a loro non interessava quel settore. Leonardi, invece, mi chiese di fare alcune traduzioni e, a questo riguardo, mi diede diversi documenti».
La sua collaborazione si fermò alle traduzioni?
«No, successivamente decisi di instaurare un rapporto più imprenditoriale. Per cui venni presentato al professor Nereo Bolognani, presidente della Fondazione. Fu lui a spiegarmi che le centrali polivalenti della Fondazione erano in grado di smaltire in modo ottimale un certo tipo di scorie. Soprattutto di tipo metallico. Per cui, insieme ad un mio amico, mi feci dare un mandato dalla Fondazione stessa per procurare questo tipo di scorie. Riuscimmo a prendere contatti con uno solo dei nominativi che ci erano stati forniti. Si tratta di una grossa acciaieria italiana che aveva problemi per lo smaltimento delle scorie metalliche. Noi ci facemmo consegnare un campione e lo passammo a Bolognani perché lo facesse esaminare e ci dicesse se l'affare poteva essere avviato. Ma accadde qualcosa prima di avere l'esito di quelle analisi...».
E cioè?
«La moglie di Bolognani morì di un brutto male e per qualche tempo non riuscimmo a metterci in contatto con lui. Pensavamo che, dopo un certo periodo, si sarebbe ripreso e avremmo continuato la normale attività lavorativa. Ma le cose non andarono così. È probabile che avvenne anche qualche cambiamento interno alla Fondazione. Qualche tempo dopo venni a sapere che era stata messa in liquidazione».
Eppure lei aveva lavorato per loro, avrà avuto anche delle spese. Gliele hanno mai rimborsate?
«No, e non gliele ho mai chieste. Ripeto, abbiamo preso solo un contatto, per cui si trattava di poca cosa. Non mi è sembrato che ne valesse la pena».
Tuttavia nei suoi confronti non hanno mostrato molta chiarezza. Ha mai provato a farsi dire qualcosa in più circa la loro attività?
«Sì, una volta ho avuto una conversazione di questo tipo con Bolognani. Devo dire che era una persona molto corretta e molto religiosa. Mi spiegò che lo scopo della Fondazione era quello di evitare che una scoperta scientifica come quella che loro gestivano finisse nelle mani dei militari, diventando causa di morte. Poi aggiunse che un giorno, quando Dio vorrà, questo segreto verrà reso pubblico».
E le basta?
«No, però capisco il fine. E per molti versi lo condivido».
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giovedì 24 giugno 2010
PIATTAFORMA IN ACQUE INTERNAZIONALI? Perché gli USA danno concessione?
LEGITTIMA DOMANDA.
La chiazza di petrolio continua ad allargarsi nel Golfo del Messico, minacciando di arrivare nelle coste della Louisiana; la piattaforma petrolifera affondata, che si chiama Deepwater Horizon, dista circa 80 chilometri dalla costa.
Ma se la piattaforma distava 80 chilometri dalla costa, era in acque internazionali?
Chi era autorizzato secondo le convenzioni a dare le concessioni?
La Convenzione di Montego Bay del 1982, attualmente in vigore, stabilisce che ogni Stato è libero di stabilire l'ampiezza delle proprie acque territoriali, fino ad una ampiezza massima di 12 miglia marine, misurate a partire dalla linea di base (articolo 3 Convenzione di Montego Bay). La linea di base corrisponde alla linea di bassa marea lungo la costa, "come indicato dalle carte nautiche a grande scala ufficialmente riconosciute dallo Stato costiero" (articolo 5 Convenzione di Montego Bay); in caso la costa sia frastagliata o vi siano isole nelle sue immediate vicinanze, la Convenzione (articolo 7) indica criteri specifici per tracciare la linea di base.
La chiazza di petrolio continua ad allargarsi nel Golfo del Messico, minacciando di arrivare nelle coste della Louisiana; la piattaforma petrolifera affondata, che si chiama Deepwater Horizon, dista circa 80 chilometri dalla costa.
Ma se la piattaforma distava 80 chilometri dalla costa, era in acque internazionali?
Chi era autorizzato secondo le convenzioni a dare le concessioni?
La Convenzione di Montego Bay del 1982, attualmente in vigore, stabilisce che ogni Stato è libero di stabilire l'ampiezza delle proprie acque territoriali, fino ad una ampiezza massima di 12 miglia marine, misurate a partire dalla linea di base (articolo 3 Convenzione di Montego Bay). La linea di base corrisponde alla linea di bassa marea lungo la costa, "come indicato dalle carte nautiche a grande scala ufficialmente riconosciute dallo Stato costiero" (articolo 5 Convenzione di Montego Bay); in caso la costa sia frastagliata o vi siano isole nelle sue immediate vicinanze, la Convenzione (articolo 7) indica criteri specifici per tracciare la linea di base.
domenica 13 giugno 2010
«Le lobby della finanza protestante ed ebraica dietro l' attacco alla Chiesa»
L' INTERVISTA IL FONDATORE DELLA LUX VIDE: «PREGO PER BERLUSCONI TUTTI I GIORNI. LA TV DI OGGI? PERMISSIVA E CONSUMISTICA»
«Le lobby della finanza globale dietro l'attacco alla Chiesa»
Bernabei: in gioco interessi enormi, con i legali a caccia di risarcimenti
ROMA - La formella mancante del portale di Manzù ce l' ha Ettore Bernabei, nell' ingresso di casa.
«Doveva stare a San Pietro, come le altre. Ma, come vede, il Cristo e i soldati sono nudi. Così Manzù la diede a me». Le due statuette di Pietro e Paolo sulla scrivania invece hanno valore affettivo: «Una volta che andai a trovare Paolo VI con mia moglie e i nostri otto figlioli, il Papa si mise sulle ginocchia Luca, il
più piccolo, e lo fece giocare con queste due statuette. Dopo la morte il suo segretario, monsignorMacchi, me ne fece dono». Quand' era nato invece il settimo figliolo, Giovanni, Papa Roncalli aveva mandato la sua fotografia con un versetto del salmo 127 scritto di suo pugno: «I tuoi figli come virgulti di olivo intorno alla tua mensa...». Bernabei va per i novant' anni. Direttore generale della Rai dal 1961 al 1974 - praticamente il fondatore -, al vertice dell' Italstat dal ' 74 al ' 91, ora ha creato la Lux e ha portato in tv la Bibbia. Quando dirigeva la Rai lei parlava direttamente con il Papa? «Ero in contatto con a segreteria di Stato e incontravo sovente i Sostituti: Dell' Acqua, Benelli, Casaroli. Qualche volta mi
dicevano che di certe questioni dovevo parlare con il Papa, cioè con Giovanni XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II». Oggi il Papa e la Chiesa sono sotto attacco? «Mi pare evidente. Sono i contraccolpi della decisione presa da Giovanni Paolo II e dal cardinal Ratzinger di non ammettere nei seminari i gay dichiarati dietro l'attacco alla Chiesa».
C' è la volontà di paralizzare economicamente la Chiesa cattolica, che non ubbidisce alle lobby della finanza globalizzata». Le sue sono parole gravi. «Mi rendo conto che dire certe verità all'opinione pubblica è come dare un cognac a un bambino ormai cresciutello ma che prende ancora solo latte e omogeneizzati. Ma so quel che dico. L' attacco alla Chiesa è mosso da interessi finanziari enormi.
A cominciare dal business dei legali alla caccia del risarcimento. Il resto lo fa il mondo mediatico,
seguendo input globali». Il Papa ha parlato anche di responsabilità interne. «Come su dodici apostoli ci
fu un Giuda, ci sono anche oggi deviazioni interne. Quando, nella drammatica via Crucis al Colosseo del
Venerdì santo del 2005, il cardinal Ratzinger lanciò il suo grido di dolore sulla "sporcizia nella Chiesa",
capii perché da anni richiamava tutti a un rispetto più rigoroso della morale cristiana. Poi, per cinque
anni, abbiamo conosciuto il professor Ratzinger. Oggi, dopo la svolta, il Papa è davvero entrato nella
storia». A cosa si riferisce? «A lungo sembrò che Benedetto XVI preferisse il silenzio degli amati studi
teologici alle assemblee plaudenti. Penso che abbia dedicato i primi anni del pontificato alla riflessione e
alla preghiera. Quando poi dall' esterno è venuto - per altri motivi - l' attacco alla Chiesa per i preti
pedofili, Papa Ratzinger è uscito dal suo doloroso silenzio, ha riconosciuto l' errore di quelle persone, l'
ha condannato e affidato al giudizio dei tribunali civili. Così ha dato alla Chiesa una rinnovata capacità
di spiegare agli uomini il mistero del peccato e di aiutarli a resistere alle tentazioni, tipiche di questo
nostro tempo che ha perduto la coscienza del bene e del male». Perché il Vaticano finisce per essere
coinvolto, sia pure indirettamente, anche in scandali finanziari? «Gesù fu messo sotto processo e ucciso
per trenta denari. Dopo tre giorni resuscitò». Pure la «cricca» della Protezione civile aveva appoggi in
Vaticano. Balducci era gentiluomo di Sua Santità. «Anche quand' ero all' Italstat i partiti, e non solo la
Dc, avevano i loro Anemone da raccomandare. Tutto dipende dalla risposta». Cosa prova quando si
parla con rimpianto della Rai di Bernabei? «Non nascondo che mi fa piacere il rimpianto. Ma provo un
certo fastidio per quella nostalgia, come per tutte le nostalgie sentimentali: chi ritiene che quella fosse
una buona televisione, si dia da fare perché ritorni. E poi non era solo la Rai di Bernabei, ma di Enzo
Biagi, Alberto Ronchey, Pier Emilio Gennarini, Arrigo Levi, Furio Colombo. Era lo specchio dell' Italia
dei primi Anni 60, divenuta il quarto tra i sette Paesi più ricchi del mondo. Fu allora che, come avevano
previsto Benelli e Fanfani, cominciò l' attacco della finanza protestante ed ebraica». L' attacco? «Mi
rendo conto: cognac ai bambini. Il Sessantotto, il terrorismo, la grande mafia, infine il giustizialismo:
alla fine bastò una spinta per metterci al tappeto. Per fortuna dieci anni fa l' Italia si è sottratta all'
ultima fase della follia della finanza globalizzata. Per merito prevalente di quel "provincialotto" di
Antonio Fazio, che avrà avuto l' ingenuità di intrattenere rapporti anche con i furbetti del quartierino,
ma proibì alle banche italiane di riempirsi di bond spazzatura. Per questo dall' estero gliel' hanno fatta
pagare». Lei nominò Biagi alla guida del telegiornale. Come mai se ne andò così presto? «Era nei patti».
Sicuro? «Con Enzo eravamo molto amici. Concordammo che sarebbe rimasto poco tempo alla guida del
tg per dare una scossa ai servizi giornalistici Rai, che da 25 anni avevano lo stesso direttore, Picone
Stella: con tutto quel che era successo tra il ' 38 e il ' 62! Anche il direttore dei programmi, il maestro
Razzi, era lo stesso dell' era fascista. Insieme avevano fatto fuori il mio predecessore, Filiberto Guala.
Capii che dovevo cambiare tutto». Come trova la tv di oggi? «Permissiva, consumistica, relativista, come
in tutto il mondo, condotto dalla finanza globalizzata alla crisi che stiamo vivendo, attraverso tanti
telegiornali, tanti talk show, tanti film». Come trova il Tg1? «Si è passati da un eccesso di cronaca nera a
un eccesso di cronaca rosa». E Santoro? «In questi anni è stato talvolta l' oppositore di Sua Maestà. Si
ricordi chi fu a inguaiare Occhetto. Ma ora basta. Da quando ho lasciato la Rai non ho mai dato giudizi
sulle persone che vi lavorano». La legge sulle intercettazioni? «Con Echelon in piena attività, il "grande
orecchio" creato dagli americani e venduto agli inglesi che registra qualsiasi conversazione degli ultimi
quindici anni, una legge per impedire al maresciallo dei carabinieri di sbobinare le nostre telefonate non
risolve il problema». La concorrenza della tv privata ha fatto bene o male alla Rai? «Dopo 35 anni di
concorrenza e di aggressioni di vario genere, la Rai tiene ancora il primato degli ascolti. Il servizio
pubblico non è morto. Guardi l' Inghilterra: dopo gli errori imposti dalla Thatcher e dai suoi dante
causa, ha rafforzato il carattere pubblico della Bbc liberandola dal cappio della pubblicità e
aumentandone il canone. Così la tv di Stato è stata messa in grado di perseguire il bene comune». Cosa
pensa di Berlusconi? «All' inizio degli Anni 90 Craxi, Andreotti e Forlani concordarono con Agnelli che
anche un imprenditore laico avrebbe potuto fare il primo ministro. Ma dopo le elezioni del ' 92 l'
Avvocato non se la sentì. Berlusconi ebbe il coraggio di scendere in campo e riempire il vuoto lasciato
dalla Dc, salvando il Paese da pericolose avventure. Poi Forza Italia e ora il Pdl hanno subito la reazione
di quei telespettatori che, insoddisfatti e frustrati dalla tv permissiva, consumistica e relativista,
continuano a votare contro chi detiene il potere: nel ' 92 tolsero sei punti alla Dc, nel 2001 mandarono a
casa le sinistre; visto che la tv rimaneva sempre la stessa, nel 2006 tolsero la maggioranza al
centrodestra, e nel 2008 al centrosinistra». Cosa farà la Lux? «Cartoni animati per i bambini costretti a
guardare i prodotti giapponesi: porteremo in tv i viaggi di Giulio Verne. E sceneggiati di qualità.
Ambienteremo la favola di Cenerentola nell' Italia della trattativa tra Fiat e Opel. Il principe azzurro
sarà il figlio di un manager tedesco». Qual è stata la fiction papale più difficile? «Quella su Paolo VI. Un
grande che aveva fatto le sue cose più importanti prima di diventare Papa». Ad esempio? «Preparare la
nascita della Dc. Formare i laici che l' avrebbero guidata: Moro, Fanfani, Andreotti. Portare a Roma la
cultura cattolica francese di Maritain e Mounier. Da Papa invece fu costretto a fare il contrario: frenare.
In particolare gli sbandamenti avvenuti quando il ' 68 entrò nella Chiesa». Che cos' è l' Opus Dei? «Una
cosa del tutto diversa da quel che si dice in giro. È come una diocesi universale che ha per fine la
santificazione della vita quotidiana di sacerdoti e laici, uomini e donne. Conta per la formazione
spirituale e professionale dei suoi aderenti». Lei quando vi entrò? «Alla fine degli Anni 70. Da tempo
me lo chiedevano, ma io rispondevo: "Cosa fate? Messe, preghiere, meditazioni quotidiane? Ma io
queste cose le faccio già". Poi ho capito che occorreva un argine contro gli sbandamenti di cui parlavo».
C' è spazio in Italia per un partito cattolico centrista? «Oggi non è possibile ricostruire la Dc. È possibile
e anzi doveroso che i cattolici si sveglino da questi vent' anni di letargo, e si dedichino alla formazione di
giovani politici, comunicatori, manager». Cosa ricorda di Wojtyla? «Il coraggio con cui mostrò la
decadenza del suo corpo, per farci capire il mistero del dolore. E la profezia che consegnò a due miei
amici che erano a colazione con lui, Gianni Pasquarelli e Gianpaolo Cresci: "Io ho visto la fine del
comunismo. Voi vedrete la fine del capitalismo di speculazione finanziaria". Direi che ci siamo». Come
si esce dalla crisi? «Gli italiani devono tornare a fare figli. A sposarsi entro i 25 anni, se non vogliono
rassegnarsi a un' Europa popolata in prevalenza da africani e asiatici di cultura musulmana, confuciana
o induista. Si deve tornare a una vita semplice e di lavoro duro. Lo sa che ogni giorno buttiamo nella
spazzatura 4 mila tonnellate di cibo buono?». Lei a che età si è sposato? «Non ne avevo ancora compiuti
25, ero giornalista praticante e guadagnavo 7 mila lire al mese. Però bisogna buttarsi. Anche i precari
dovrebbero avere il coraggio di fare figli. Io prego ogni giorno per i miei, e prego la mia figliola Paola che
se n' è andata per la leucemia, dopo 22 anni di olocausto personale». È vero che prega anche per
Berlusconi? «Sì. Tutti i giorni. I governanti ne hanno molto bisogno». Aldo Cazzullo Cazzullo Aldo
Pagina 9
(30 maggio 2010) - Corriere della Sera
Per completezza anche le reazioni all'intervista:
La polemica Dopo l' intervista con l' ex direttore generale della Rai
Accuse alle lobby anti-Chiesa
Protestano le comunità ebraiche
Bernabei contro la «finanza globale». Vian: stereotipi
MILANO - Il più lapidario è Ettore Gotti Tedeschi: «Pur riconoscendo che Bernabei è un uomo di grandissimo prestigio, non sono per niente d' accordo con le sue affermazioni». La sintetica dichiarazione del presidente dello Ior, la banca vaticana, restituisce bene l' opinione diffusa nel mondo cattolico riguardo alle parole di Ettore Bernabei: grande rispetto per il presidente per antonomasia della Rai, che guidò dal 1958 al 1974, ma ferma presa di distanza da quelle opinioni. Intervistato da Aldo Cazzullo, Bernabei parla infatti di «attacchi alla Chiesa» da parte della «lobby della finanza globalizzata» e poi accenna alla «finanza protestante ed ebraica» che prese di mira l' Italia negli anni ' 60. Affermazioni che ieri hanno spinto l' Ucei, l' Unione delle comunità ebraiche, a riunirsi per mettere a punto una risposta. Per il direttore dell' Osservatore Romano, Gian Maria Vian, si può parlare di stupore. «Io - spiega - non sono per nulla d' accordo con queste considerazioni. Per quanto conosco Bernabei, di cui io ho stima, ciò mi sembra in contraddizione con quello che lui pensa e ha fatto negli ultimi anni». Il direttore del quotidiano vaticano si riferisce alla Lux Vide, la società di produzione fondata dallo stesso Bernabei: «Da quando ha lasciato la dirigenza pubblica, con Lux ha realizzato una quantità enorme di film di argomento religioso e quindi anche ebraico. Fin all' ultimo caso, "Sotto il cielo di Roma" su Pio XII, che è in sostanza la storia di una famiglia ebrea. E lui ha sempre tenuto ad avere dei consulenti anche di parte ebraica». Detto questo, Vian non vuole lasciare dubbi: «Ma io certo con quelle dichiarazioni non posso essere d' accordo. Sono stereotipi che non aiutano a comprendere la realtà e anzi potrebbero risultare pericolosi». Anche Marco Tarquinio, il direttore di Avvenire, prende le distanze con decisione: «Ha poco senso - riflette - aggettivare religiosamente certa grande finanza, è assurdo parlare di finanza protestante o ebraica». Semmai, secondo Tarquinio, «se del malumore ci può essere in certi ambienti finanziari per le posizioni molto chiare assunte dalla Chiesa cattolica nella Caritas in veritate, certo non sono influenzate da valutazioni di tipo religioso». Conclude il direttore: «Il punto è l' impatto fortissimo del richiamo a una finanza etica». Ma la comunità ebraica è costernata. Riccardo Pacifici, il portavoce, spiega: «Siamo indignati da una parte e preoccupati dall' altra. Questa idea di una lobby ebraica sempre pronta ad attaccare la chiesa speravamo davvero avesse fatto il suo tempo, vista anche la recente visita del Pontefice alla sinagoga di Roma». Ma, appunto, non manca l' inquietudine: «Anche in considerazione dei sacrifici economici che tutti dobbiamo sostenere, pensiamo che posizioni di questo genere possano alimentare in alcune fasce meno istruite l' odio verso gli altri e i diversi». Conclude Pacifici: «Ci auguriamo che possano arrivare scuse e chiarimenti, altrimenti dovremo valutare ogni azione possibile». Yasha Reibman è l' ex portavoce della comunità ebraica milanese. E sbuffa: «Da un uomo che produce fiction ci saremmo davvero attesi più fantasia che non il solito complotto ebraico. Eppure, quel che preoccupa è proprio che posizioni del genere vengano da una persona che è stata per molti anni al vertice della più grande azienda culturale del paese. Con quel tono di chi dice una verità dura ma che va pur detta. È una cosa terribile. E nell' intervista, fa di tutto per farci credere che sia figlio del suo tempo, dell' Italia dele leggi razziali e della chiesa preconciliare». Aggiunge Reibman: «Io, se fossi in Vaticano, sarei in serio imbarazzo. Perché la chiesa oggi è sicuramente lontanissima da queste posizioni, ma la vicinanza di quest' uomo al Vaticano è un fatto». Marco Cremonesi RIPRODUZIONE RISERVATA Sul «Corriere» L' intervista Nell' intervista di Aldo Cazzullo sul Corriere di ieri (sotto), il fondatore della Lux Vide Ettore Bernabei sostiene che «l' attacco alla Chiesa è mosso da interessi finanziari... c' è la volontà di paralizzarla perché non ubbidisce alle lobby della finanza globalizzata» L' attacco all' Italia Bernabei parla poi della Rai, affermando che nei primi Anni Sessanta era lo specchio dell' Italia, divenuta il quarto tra i sette Paesi più ricchi del mondo. «Fu allora che - spiega Bernabei - come avevano previsto Benelli e Fanfani, cominciò l' attacco della finanza protestante ed ebraica» * Hanno detto Gian Maria Vian, direttore dell' Osservatore Romano, il quotidiano ufficiale della Santa Sede " Bernabei mi sembra in contraddizione con quello che ha fatto negli ultimi anni" * Marco Tarquinio, direttore di «Avvenire», quotidiano della Conferenza episcopale italiana " Ha poco senso aggettivare religiosamente la grande finanza, protestante o ebraica " * Yasha Reibman, consigliere comunità ebraica di Milano, lista per Israele " Da chi produce fiction mi sarei atteso più fantasia che non il solito complotto ebraico
Cremonesi Marco
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(31 maggio 2010) - Corriere della Sera
«Le lobby della finanza globale dietro l'attacco alla Chiesa»
Bernabei: in gioco interessi enormi, con i legali a caccia di risarcimenti
ROMA - La formella mancante del portale di Manzù ce l' ha Ettore Bernabei, nell' ingresso di casa.
«Doveva stare a San Pietro, come le altre. Ma, come vede, il Cristo e i soldati sono nudi. Così Manzù la diede a me». Le due statuette di Pietro e Paolo sulla scrivania invece hanno valore affettivo: «Una volta che andai a trovare Paolo VI con mia moglie e i nostri otto figlioli, il Papa si mise sulle ginocchia Luca, il
più piccolo, e lo fece giocare con queste due statuette. Dopo la morte il suo segretario, monsignorMacchi, me ne fece dono». Quand' era nato invece il settimo figliolo, Giovanni, Papa Roncalli aveva mandato la sua fotografia con un versetto del salmo 127 scritto di suo pugno: «I tuoi figli come virgulti di olivo intorno alla tua mensa...». Bernabei va per i novant' anni. Direttore generale della Rai dal 1961 al 1974 - praticamente il fondatore -, al vertice dell' Italstat dal ' 74 al ' 91, ora ha creato la Lux e ha portato in tv la Bibbia. Quando dirigeva la Rai lei parlava direttamente con il Papa? «Ero in contatto con a segreteria di Stato e incontravo sovente i Sostituti: Dell' Acqua, Benelli, Casaroli. Qualche volta mi
dicevano che di certe questioni dovevo parlare con il Papa, cioè con Giovanni XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II». Oggi il Papa e la Chiesa sono sotto attacco? «Mi pare evidente. Sono i contraccolpi della decisione presa da Giovanni Paolo II e dal cardinal Ratzinger di non ammettere nei seminari i gay dichiarati dietro l'attacco alla Chiesa».
C' è la volontà di paralizzare economicamente la Chiesa cattolica, che non ubbidisce alle lobby della finanza globalizzata». Le sue sono parole gravi. «Mi rendo conto che dire certe verità all'opinione pubblica è come dare un cognac a un bambino ormai cresciutello ma che prende ancora solo latte e omogeneizzati. Ma so quel che dico. L' attacco alla Chiesa è mosso da interessi finanziari enormi.
A cominciare dal business dei legali alla caccia del risarcimento. Il resto lo fa il mondo mediatico,
seguendo input globali». Il Papa ha parlato anche di responsabilità interne. «Come su dodici apostoli ci
fu un Giuda, ci sono anche oggi deviazioni interne. Quando, nella drammatica via Crucis al Colosseo del
Venerdì santo del 2005, il cardinal Ratzinger lanciò il suo grido di dolore sulla "sporcizia nella Chiesa",
capii perché da anni richiamava tutti a un rispetto più rigoroso della morale cristiana. Poi, per cinque
anni, abbiamo conosciuto il professor Ratzinger. Oggi, dopo la svolta, il Papa è davvero entrato nella
storia». A cosa si riferisce? «A lungo sembrò che Benedetto XVI preferisse il silenzio degli amati studi
teologici alle assemblee plaudenti. Penso che abbia dedicato i primi anni del pontificato alla riflessione e
alla preghiera. Quando poi dall' esterno è venuto - per altri motivi - l' attacco alla Chiesa per i preti
pedofili, Papa Ratzinger è uscito dal suo doloroso silenzio, ha riconosciuto l' errore di quelle persone, l'
ha condannato e affidato al giudizio dei tribunali civili. Così ha dato alla Chiesa una rinnovata capacità
di spiegare agli uomini il mistero del peccato e di aiutarli a resistere alle tentazioni, tipiche di questo
nostro tempo che ha perduto la coscienza del bene e del male». Perché il Vaticano finisce per essere
coinvolto, sia pure indirettamente, anche in scandali finanziari? «Gesù fu messo sotto processo e ucciso
per trenta denari. Dopo tre giorni resuscitò». Pure la «cricca» della Protezione civile aveva appoggi in
Vaticano. Balducci era gentiluomo di Sua Santità. «Anche quand' ero all' Italstat i partiti, e non solo la
Dc, avevano i loro Anemone da raccomandare. Tutto dipende dalla risposta». Cosa prova quando si
parla con rimpianto della Rai di Bernabei? «Non nascondo che mi fa piacere il rimpianto. Ma provo un
certo fastidio per quella nostalgia, come per tutte le nostalgie sentimentali: chi ritiene che quella fosse
una buona televisione, si dia da fare perché ritorni. E poi non era solo la Rai di Bernabei, ma di Enzo
Biagi, Alberto Ronchey, Pier Emilio Gennarini, Arrigo Levi, Furio Colombo. Era lo specchio dell' Italia
dei primi Anni 60, divenuta il quarto tra i sette Paesi più ricchi del mondo. Fu allora che, come avevano
previsto Benelli e Fanfani, cominciò l' attacco della finanza protestante ed ebraica». L' attacco? «Mi
rendo conto: cognac ai bambini. Il Sessantotto, il terrorismo, la grande mafia, infine il giustizialismo:
alla fine bastò una spinta per metterci al tappeto. Per fortuna dieci anni fa l' Italia si è sottratta all'
ultima fase della follia della finanza globalizzata. Per merito prevalente di quel "provincialotto" di
Antonio Fazio, che avrà avuto l' ingenuità di intrattenere rapporti anche con i furbetti del quartierino,
ma proibì alle banche italiane di riempirsi di bond spazzatura. Per questo dall' estero gliel' hanno fatta
pagare». Lei nominò Biagi alla guida del telegiornale. Come mai se ne andò così presto? «Era nei patti».
Sicuro? «Con Enzo eravamo molto amici. Concordammo che sarebbe rimasto poco tempo alla guida del
tg per dare una scossa ai servizi giornalistici Rai, che da 25 anni avevano lo stesso direttore, Picone
Stella: con tutto quel che era successo tra il ' 38 e il ' 62! Anche il direttore dei programmi, il maestro
Razzi, era lo stesso dell' era fascista. Insieme avevano fatto fuori il mio predecessore, Filiberto Guala.
Capii che dovevo cambiare tutto». Come trova la tv di oggi? «Permissiva, consumistica, relativista, come
in tutto il mondo, condotto dalla finanza globalizzata alla crisi che stiamo vivendo, attraverso tanti
telegiornali, tanti talk show, tanti film». Come trova il Tg1? «Si è passati da un eccesso di cronaca nera a
un eccesso di cronaca rosa». E Santoro? «In questi anni è stato talvolta l' oppositore di Sua Maestà. Si
ricordi chi fu a inguaiare Occhetto. Ma ora basta. Da quando ho lasciato la Rai non ho mai dato giudizi
sulle persone che vi lavorano». La legge sulle intercettazioni? «Con Echelon in piena attività, il "grande
orecchio" creato dagli americani e venduto agli inglesi che registra qualsiasi conversazione degli ultimi
quindici anni, una legge per impedire al maresciallo dei carabinieri di sbobinare le nostre telefonate non
risolve il problema». La concorrenza della tv privata ha fatto bene o male alla Rai? «Dopo 35 anni di
concorrenza e di aggressioni di vario genere, la Rai tiene ancora il primato degli ascolti. Il servizio
pubblico non è morto. Guardi l' Inghilterra: dopo gli errori imposti dalla Thatcher e dai suoi dante
causa, ha rafforzato il carattere pubblico della Bbc liberandola dal cappio della pubblicità e
aumentandone il canone. Così la tv di Stato è stata messa in grado di perseguire il bene comune». Cosa
pensa di Berlusconi? «All' inizio degli Anni 90 Craxi, Andreotti e Forlani concordarono con Agnelli che
anche un imprenditore laico avrebbe potuto fare il primo ministro. Ma dopo le elezioni del ' 92 l'
Avvocato non se la sentì. Berlusconi ebbe il coraggio di scendere in campo e riempire il vuoto lasciato
dalla Dc, salvando il Paese da pericolose avventure. Poi Forza Italia e ora il Pdl hanno subito la reazione
di quei telespettatori che, insoddisfatti e frustrati dalla tv permissiva, consumistica e relativista,
continuano a votare contro chi detiene il potere: nel ' 92 tolsero sei punti alla Dc, nel 2001 mandarono a
casa le sinistre; visto che la tv rimaneva sempre la stessa, nel 2006 tolsero la maggioranza al
centrodestra, e nel 2008 al centrosinistra». Cosa farà la Lux? «Cartoni animati per i bambini costretti a
guardare i prodotti giapponesi: porteremo in tv i viaggi di Giulio Verne. E sceneggiati di qualità.
Ambienteremo la favola di Cenerentola nell' Italia della trattativa tra Fiat e Opel. Il principe azzurro
sarà il figlio di un manager tedesco». Qual è stata la fiction papale più difficile? «Quella su Paolo VI. Un
grande che aveva fatto le sue cose più importanti prima di diventare Papa». Ad esempio? «Preparare la
nascita della Dc. Formare i laici che l' avrebbero guidata: Moro, Fanfani, Andreotti. Portare a Roma la
cultura cattolica francese di Maritain e Mounier. Da Papa invece fu costretto a fare il contrario: frenare.
In particolare gli sbandamenti avvenuti quando il ' 68 entrò nella Chiesa». Che cos' è l' Opus Dei? «Una
cosa del tutto diversa da quel che si dice in giro. È come una diocesi universale che ha per fine la
santificazione della vita quotidiana di sacerdoti e laici, uomini e donne. Conta per la formazione
spirituale e professionale dei suoi aderenti». Lei quando vi entrò? «Alla fine degli Anni 70. Da tempo
me lo chiedevano, ma io rispondevo: "Cosa fate? Messe, preghiere, meditazioni quotidiane? Ma io
queste cose le faccio già". Poi ho capito che occorreva un argine contro gli sbandamenti di cui parlavo».
C' è spazio in Italia per un partito cattolico centrista? «Oggi non è possibile ricostruire la Dc. È possibile
e anzi doveroso che i cattolici si sveglino da questi vent' anni di letargo, e si dedichino alla formazione di
giovani politici, comunicatori, manager». Cosa ricorda di Wojtyla? «Il coraggio con cui mostrò la
decadenza del suo corpo, per farci capire il mistero del dolore. E la profezia che consegnò a due miei
amici che erano a colazione con lui, Gianni Pasquarelli e Gianpaolo Cresci: "Io ho visto la fine del
comunismo. Voi vedrete la fine del capitalismo di speculazione finanziaria". Direi che ci siamo». Come
si esce dalla crisi? «Gli italiani devono tornare a fare figli. A sposarsi entro i 25 anni, se non vogliono
rassegnarsi a un' Europa popolata in prevalenza da africani e asiatici di cultura musulmana, confuciana
o induista. Si deve tornare a una vita semplice e di lavoro duro. Lo sa che ogni giorno buttiamo nella
spazzatura 4 mila tonnellate di cibo buono?». Lei a che età si è sposato? «Non ne avevo ancora compiuti
25, ero giornalista praticante e guadagnavo 7 mila lire al mese. Però bisogna buttarsi. Anche i precari
dovrebbero avere il coraggio di fare figli. Io prego ogni giorno per i miei, e prego la mia figliola Paola che
se n' è andata per la leucemia, dopo 22 anni di olocausto personale». È vero che prega anche per
Berlusconi? «Sì. Tutti i giorni. I governanti ne hanno molto bisogno». Aldo Cazzullo Cazzullo Aldo
Pagina 9
(30 maggio 2010) - Corriere della Sera
Per completezza anche le reazioni all'intervista:
La polemica Dopo l' intervista con l' ex direttore generale della Rai
Accuse alle lobby anti-Chiesa
Protestano le comunità ebraiche
Bernabei contro la «finanza globale». Vian: stereotipi
MILANO - Il più lapidario è Ettore Gotti Tedeschi: «Pur riconoscendo che Bernabei è un uomo di grandissimo prestigio, non sono per niente d' accordo con le sue affermazioni». La sintetica dichiarazione del presidente dello Ior, la banca vaticana, restituisce bene l' opinione diffusa nel mondo cattolico riguardo alle parole di Ettore Bernabei: grande rispetto per il presidente per antonomasia della Rai, che guidò dal 1958 al 1974, ma ferma presa di distanza da quelle opinioni. Intervistato da Aldo Cazzullo, Bernabei parla infatti di «attacchi alla Chiesa» da parte della «lobby della finanza globalizzata» e poi accenna alla «finanza protestante ed ebraica» che prese di mira l' Italia negli anni ' 60. Affermazioni che ieri hanno spinto l' Ucei, l' Unione delle comunità ebraiche, a riunirsi per mettere a punto una risposta. Per il direttore dell' Osservatore Romano, Gian Maria Vian, si può parlare di stupore. «Io - spiega - non sono per nulla d' accordo con queste considerazioni. Per quanto conosco Bernabei, di cui io ho stima, ciò mi sembra in contraddizione con quello che lui pensa e ha fatto negli ultimi anni». Il direttore del quotidiano vaticano si riferisce alla Lux Vide, la società di produzione fondata dallo stesso Bernabei: «Da quando ha lasciato la dirigenza pubblica, con Lux ha realizzato una quantità enorme di film di argomento religioso e quindi anche ebraico. Fin all' ultimo caso, "Sotto il cielo di Roma" su Pio XII, che è in sostanza la storia di una famiglia ebrea. E lui ha sempre tenuto ad avere dei consulenti anche di parte ebraica». Detto questo, Vian non vuole lasciare dubbi: «Ma io certo con quelle dichiarazioni non posso essere d' accordo. Sono stereotipi che non aiutano a comprendere la realtà e anzi potrebbero risultare pericolosi». Anche Marco Tarquinio, il direttore di Avvenire, prende le distanze con decisione: «Ha poco senso - riflette - aggettivare religiosamente certa grande finanza, è assurdo parlare di finanza protestante o ebraica». Semmai, secondo Tarquinio, «se del malumore ci può essere in certi ambienti finanziari per le posizioni molto chiare assunte dalla Chiesa cattolica nella Caritas in veritate, certo non sono influenzate da valutazioni di tipo religioso». Conclude il direttore: «Il punto è l' impatto fortissimo del richiamo a una finanza etica». Ma la comunità ebraica è costernata. Riccardo Pacifici, il portavoce, spiega: «Siamo indignati da una parte e preoccupati dall' altra. Questa idea di una lobby ebraica sempre pronta ad attaccare la chiesa speravamo davvero avesse fatto il suo tempo, vista anche la recente visita del Pontefice alla sinagoga di Roma». Ma, appunto, non manca l' inquietudine: «Anche in considerazione dei sacrifici economici che tutti dobbiamo sostenere, pensiamo che posizioni di questo genere possano alimentare in alcune fasce meno istruite l' odio verso gli altri e i diversi». Conclude Pacifici: «Ci auguriamo che possano arrivare scuse e chiarimenti, altrimenti dovremo valutare ogni azione possibile». Yasha Reibman è l' ex portavoce della comunità ebraica milanese. E sbuffa: «Da un uomo che produce fiction ci saremmo davvero attesi più fantasia che non il solito complotto ebraico. Eppure, quel che preoccupa è proprio che posizioni del genere vengano da una persona che è stata per molti anni al vertice della più grande azienda culturale del paese. Con quel tono di chi dice una verità dura ma che va pur detta. È una cosa terribile. E nell' intervista, fa di tutto per farci credere che sia figlio del suo tempo, dell' Italia dele leggi razziali e della chiesa preconciliare». Aggiunge Reibman: «Io, se fossi in Vaticano, sarei in serio imbarazzo. Perché la chiesa oggi è sicuramente lontanissima da queste posizioni, ma la vicinanza di quest' uomo al Vaticano è un fatto». Marco Cremonesi RIPRODUZIONE RISERVATA Sul «Corriere» L' intervista Nell' intervista di Aldo Cazzullo sul Corriere di ieri (sotto), il fondatore della Lux Vide Ettore Bernabei sostiene che «l' attacco alla Chiesa è mosso da interessi finanziari... c' è la volontà di paralizzarla perché non ubbidisce alle lobby della finanza globalizzata» L' attacco all' Italia Bernabei parla poi della Rai, affermando che nei primi Anni Sessanta era lo specchio dell' Italia, divenuta il quarto tra i sette Paesi più ricchi del mondo. «Fu allora che - spiega Bernabei - come avevano previsto Benelli e Fanfani, cominciò l' attacco della finanza protestante ed ebraica» * Hanno detto Gian Maria Vian, direttore dell' Osservatore Romano, il quotidiano ufficiale della Santa Sede " Bernabei mi sembra in contraddizione con quello che ha fatto negli ultimi anni" * Marco Tarquinio, direttore di «Avvenire», quotidiano della Conferenza episcopale italiana " Ha poco senso aggettivare religiosamente la grande finanza, protestante o ebraica " * Yasha Reibman, consigliere comunità ebraica di Milano, lista per Israele " Da chi produce fiction mi sarei atteso più fantasia che non il solito complotto ebraico
Cremonesi Marco
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(31 maggio 2010) - Corriere della Sera
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