La pace sia con te

venerdì 15 marzo 2013

Luisa Piccarreta. Amore della creatura in Dio e di Dio nella creatura.



Come si forma l’eco tra Creatore e la creatura.  Come un’atto nel Voler Divino
si trova da per tutto.  Il Re e l’esercito.  La Maternità della Regina del Cielo. 

(1) Per quanto la mia povera mente si trova sotto l’incubo di pene strazianti, fino a
sentirmi morire, faccio quanto posso a seguire gli atti del Volere Supremo, sebbene
stentata, ma lo cerco come mio rifugio e per attingere forza nello stato doloroso in cui mi
trovo.  Ed il mio amato Gesú, avendo di me compassione, tutto tenerezza mi ha detto: 
(2) “Figlia della mia Volontà, coraggio, non ti abbattere troppo, l’abbattimento fa
perdere la forza e fa sentire lontano Colui che vive in te e ti ama tanto.  Tu devi sapere,
che come la creatura entra nel nostro Volere per deporre il suo e prendere il nostro, così
incomincia in essa il nostro eco divino, il che echeggia nel nostro Essere Divino; e Noi,
solo a sentirlo diciamo:  “Chi è che tiene tanta virtù, che giunge fino a far sentire l’eco del
suo amore, del suo respiro, del suo palpito nel nostro Essere Supremo?  Ah! è una
creatura che avendo riconosciuto la nostra Volontà è entrata a vivere in Essa; sia la
nostra benvenuta.  Noi per ricambiarla faremo sentire il nostro in essa, in modo che
respireremo con un solo respiro, ameremo con un solo amore, palpiteremo con un solo
palpito, e Noi sentiremo che la creatura fa vita in Noi, non ci sentiremo soli, ed essa
sentirà che facciamo vita in essa, che è in compagnia del suo Creatore che mai la lascia
sola.  Tu devi sapere che ogni atto fatto nel nostro Volere non finisce mai, viene ripetuto
continuamente, e siccome la mia Volontà si trova dappertutto, così l’atto viene ripetuto in
Cielo, nelle cose create ed in tutti.  Perciò un atto nella nostra Volontà sorpassa tutto,
riempie Cielo e terra e ci dà tale amore e gloria, che tutte le altre opere restano come
tante goccioline di fronte al mare, perché siamo Noi stessi che ci glorifichiamo e amiamo
nella creatura che si copre del suo Creatore e opera insieme con Lui.  Perciò, per
quante cose belle pare che facciano fuori del nostro Volere, non possono mai piacerci,
perché non danno di Noi, non si possono diffondere ovunque; l’amore è così piccolo che
appena, seppure, copre l’opera che ha fatto. 
(3) Or, tu devi sapere che Noi amiamo assai la creatura; ma, ad onta che l’amiamo,
non tolleriamo che stia insieme con Noi indecente, sporca, senza bellezza, nuda, oppure
coperta di miseri cenci.  Non sarebbe degno della nostra Maestà Suprema avere figli
che non ci somiglino e che in qualche modo non siano ben vestiti, con le vesti regali del
nostro Fiat.  Sarebbe come un re che tiene il suo esercito, i suoi sudditi malvestiti,
coperti di sporcizie, da fare schifo a guardarli, chi cieco, chi zoppo, chi deforme.  Non
sarebbe disonore di questo re essere circondato da un esercito sì miserabile, da far
pietà?  Non si condannerebbe il re che non ha cura di formarsi un esercito degno di lui,
in modo che tutti devono restare ammirati non solo a guardare la maestà del re, ma
anche l’ordine, la bellezza dell’esercito, la fioritura dei giovani, il modo come vanno
vestiti?  Non sarebbe onore del re essere circondato da ministri, da esercito, che lui
prende piacere a guardarli?  Ora, il nostro Amore invincibile, con sapienza infinita,
volendo trattare con la creatura a tu per tu, ha disposto di dare la mia Volontà ad essa,
affinché con la sua luce l’abbellisca, col suo Amore la vesta, con la sua Santità la
santifichi.  Vedi dunque com’è necessario che la nostra Volontà regni nella creatura,
perché solo Essa tiene potenza di purificarla e di abbellirla, in modo da formare il nostro
esercito divino.  E Noi ci sentiremo onorati nel vivere con essi ed in essi.  Saranno i
nostri figli che ci circondano, vestiti con le nostre vesti regali, abbelliti con la nostra
Somiglianza, perciò la nostra Volontà prima purifica, santifica, abbellisce, e poi li
ammette nel nostro Volere a far vita insieme con Noi.  Molto più che, come la creatura
entra nel nostro Volere, è tanto il nostro Amore, che il nostro Essere Divino le piove 
addosso la sua pioggia d’amore; e nel vederla tanto amata da Noi, tutti le corrono
intorno, angeli, santi, per amarla; la stessa Creazione esulta di gioia nel vedere la nostra
Volontà trionfatrice in quella creatura e le piove amore, ed oh! com’è bello vederla che
tutti l’amiamo, ed essa si sente così riconoscente nel vedersi amata da tutti, che ama
tutti”. 
(4) Dopo ciò seguivo il mio giro nel Voler Divino, e giunta al punto della nascita del
piccolo Gesú, che tremava di freddo e piangeva e singhiozzava amaramente, e coi suoi
occhi gonfi di lacrime mi guardava chiedendomi aiuto, e tra singulti e gemiti mi ha detto: 
(5) “Figlia mia buona, la mancanza d’amore delle creature mi fa piangere
amaramente.  Come non mi vedo amato, così mi sento ferito, e mi dà tale dolore che mi
fa dare in singhiozzo.  Il mio Amore corre sopra di ciascuna creatura, la copre, la
nasconde, e mi costituisco Vita d’amore per essi, i quali, ingrati, non mi dicono neppure
un ti amo; come non devo piangere?  Perciò amami se vuoi quietarmi il pianto. 
(6) Ora figlia mia, ascoltami e prestami attenzione, voglio dirti una grande sorpresa del
nostro Amore e voglio che non ti faccia sfuggire nulla, voglio farti conoscere dove giunse
la Maternità della mia Madre Celeste, che cosa fece e quanto le costò e costa tuttora. 
Ora, tu devi sapere che la gran Regina non solo mi fece da Madre col concepirmi, col
darmi alla luce, col nutrirmi col suo latte, col prestarmi tutte le cure possibili che ci vollero
alla mia infanzia; ciò non era sufficiente né al suo materno Amore né al mio Amore di
Figlio, perciò il suo Amore materno correva nella mia mente, e se pensieri afflitti mi
affliggevano, stendeva la sua Maternità in ogni mio pensiero, li nascondeva nel suo
Amore, li baciava, sicché la mia mente me la sentivo nascosta sotto l’ala materna, che
non mi lasciava mai solo; ogni mio pensiero teneva la mia Mamma che mi amava e mi
prestava tutte le sue cure materne.  La sua Maternità si stendeva in ogni mio respiro, in
ogni mio palpito, e se il mio respiro e palpito era soffocato dall’amore e dal dolore,
correva con la sua Maternità per non farmi soffocare dall’amore e mettermi il balsamo al
mio cuore trafitto.  Se guardavo, se parlavo, se operavo, se camminavo, correva per
ricevere nel suo Amore materno i miei sguardi, le mie parole, le mie opere, i miei passi, li
investiva col suo Amore materno, li nascondeva nel suo cuore e mi faceva da Mamma,
anche nel cibo che mi preparava faceva scorrere il suo materno Amore, sicché, Io
mangiandolo, sentivo la sua Maternità che mi amava, e poi, che dirti quanto sfoggio di
Maternità fece nelle mie pene?  Non ci fu pena, né goccia di sangue che versai, in cui
non sentii la mia cara Mamma.  Dopo che mi faceva da Mamma, prendeva le mie pene,
il mio sangue, se li nascondeva nel suo materno cuore per amarli e continuare la sua
Maternità.  Chi può dirti quanto mi amò e quanto la amai?  Il mio Amore fu tanto, che
non sapevo stare in tutto ciò che feci senza sentire la sua Maternità insieme con Me. 
Posso dire che Lei correva per non lasciarmi mai, anche nel respiro, ed Io la chiamavo,
la sua Maternità era per Me un bisogno, un sollievo, un appoggio alla mia Vita quaggiù. 
(7) Ora figlia mia, ascolta un’altra sorpresa d’amore del tuo Gesú e della nostra
Mamma Celeste, perché in tutto ciò che si faceva tra Me e la mia Mamma, l’amore non
trovava intoppo, l’amore dell’uno correva nell’amore dell’altro per formare una sola Vita. 
Or, volendolo fare con le creature, quanti intoppi, ripulse ed ingratitudini, ma il mio
Amore non si arresta mai.  Or tu devi sapere, che come la mia inseparabile Mamma
stendeva la sua Maternità dentro e fuori della mia Umanità, così la costituivo e la
confermavo Madre di ciascun pensiero di creatura, d’ogni respiro, d’ogni palpito, d’ogni
parola, e facevo stendere la sua Maternità nelle opere, nei passi, in tutte le loro pene; la
sua Maternità corre ovunque, nei pericoli di cadere in peccato corre, le copre con la sua
Maternità acciò non cadano, e se sono cadute lascia la sua Maternità come aiuto e
difesa per farle rialzare.  La sua Maternità corre e si stende sulle anime che vogliono
essere buone e sante, come se trovasse il suo Gesú in esse, fa da Madre alla loro
intelligenza, guida le loro parole, le copre e nasconde nel suo Amore materno, per  
crescere altrettanti Gesú.  La sua Maternità fa sfoggio sul letto dei morenti, e
avvalendosi dei diritti di autorità di Madre, dati da Me, mi dice con accento sì tenero, che
Io non posso negarle:  “Figlio mio, sono Madre, e sono figli miei, devo metterli in salvo. 
Se ciò non mi concedi la mia Maternità ne va disotto”.  E mentre ciò dice li copre col suo
Amore, li nasconde nella sua Maternità per metterli in salvo.  Il mio Amore fu tanto che le
dissi:  “Madre mia, voglio che sia la Madre di tutti, e ciò che hai fatto a Me, farai a tutte le
creature.  La tua Maternità si stende in tutti gli atti loro, in modo che tutti vedrò coperti e
nascosti nel tuo Amore materno”.  La mia Mamma accettò e restò confermato che non
solo doveva essere Madre di tutti, ma d’investire ciascun atto di essi col suo Amore
materno.  Questa fu una delle grazie più grandi che feci a tutte le umane generazioni. 
Ma quanti dolori non riceve la mia Mamma?  Giungono a non voler ricevere la sua
Maternità, a disconoscerla, e perciò tutto il Cielo prega, aspetta con ansia che la Divina
Volontà sia conosciuta e regni, e allora la gran Regina farà ai figli del mio Volere ciò che
fece al suo Gesú, la sua Maternità avrà vita nei figli suoi.  Io cederò il mio posto a chi
viva nel mio Volere nel suo cuore materno; Lei me li crescerà, guiderà i loro passi, li
nasconderà nella sua Maternità e Santità; si vedrà in tutti i loro atti impresso il suo
Amore materno e la sua Santità; saranno veri figli suoi, che mi somiglieranno in tutto, ed
oh! come amerei che tutti sapessero che chi vuol vivere nel mio Volere ha una Regina e
Madre potente, che supplirà a ciò che loro manca, li crescerà nel suo grembo materno
ed in tutto ciò che faranno starà insieme con loro, per modellare gli atti loro ai suoi, tanto
che si conoscerà che sono figli cresciuti, custoditi, educati dall’Amore della Maternità
della Mamma mia, e questi saranno quelli che la renderanno contenta, e la sua gloria ed
il suo onore”. 

Fiat!!!

Libro di Cielo. Luisa Piccarreta, Dicembre 28, 1938

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