da il Giornale articolo di venerdì 11 dicembre 2009
Provocazione
Quella sovranità della moneta in mani private
di Ida Magli
Abbiamo ricominciato a tremare per le banche. Abbiamo ricominciato a
tremare addirittura per gli Stati, a rischio di fallimento attraverso i
debiti delle banche. Si è alzata anche, in questi frangenti, la voce di
Mario Draghi con il suo memento ai governanti: attenzione al debito
pubblico e a quello privato; dovete a tutti i costi farli diminuire. Giusto.
Ma l’unico modo efficace per farli diminuire è finalmente
riappropriarsene. Non è forse giunta l’ora, dopo tutto quanto abbiamo
dovuto soffrire a causa delle incredibili malversazioni dei banchieri, di
sottrarci al loro macroscopico potere? Per prima cosa informando con
correttezza i cittadini di ciò che in grande maggioranza non sanno,
ossia che non sono gli Stati i padroni del denaro che viene messo in
circolazione in quanto hanno delegato pochi privati, azionisti delle
banche centrali, a crearlo. Sì, sembra perfino grottesca una cosa simile;
uno scherzo surreale del quale ridere; ma è realtà. C’è stato un
momento in cui alcuni ricchissimi banchieri hanno convinto gli Stati a
cedere loro il diritto di fabbricare la moneta per poi prestargliela con
tanto di interesse. È così che si è formato il debito pubblico: sono i soldi
che ogni cittadino deve alla banca centrale del suo paese per ogni
moneta che adopera. La Banca d’Italia non è per nulla la «Banca
d’Italia», ossia la nostra, degli italiani, ma una banca privata, così come
le altre Banche centrali inclusa quella Europea, che sono proprietà di
grandi istituti di credito, pur traendo volutamente i popoli in inganno
fregiandosi del nome dello Stato per il quale fabbricano il denaro. Ha
cominciato la Federal Reserve (che si chiama così ma che non ha nulla
di «federale»), banca centrale americana, i cui azionisti sono alcune
delle più famose banche del mondo quali la Rothschild Bank di Londra,
la Warburg Bank di Berlino, la Goldman Sachs di New York e poche
altre. Queste a loro volta sono anche azioniste di molte delle Banche
centrali degli Stati europei e queste infine, con il sistema delle scatole
cinesi, sono proprietarie della Banca centrale europea. Insomma il
patrimonio finanziario del mondo è nelle mani di pochissimi privati ai
quali è stato conferito per legge un potere sovranazionale, cosa di per
sé illegittima negli Stati democratici ove la Costituzione afferma, come
in quella italiana, che la sovranità appartiene al popolo.
Niente è segreto di quanto detto finora, anzi: è sufficiente cercare le
voci adatte in internet per ottenere senza difficoltà le informazioni
fondamentali sulla fabbricazione bancaria delle monete, sul cosiddetto
«signoraggio», ossia sull’interesse che gli Stati pagano per avere «in
prestito» dalle banche il denaro che adoperiamo e sulla sua assurda
conseguenza: l’accumulo sempre crescente del debito pubblico dei
singoli Stati. Anche la bibliografia è abbastanza nutrita e sono
facilmente reperibili sia le traduzioni in italiano che i volumi specialistici
di nostri autori. Tuttavia queste informazioni non circolano e sembra
quasi che si sia formata, senza uno specifico divieto, una specie di
congiura del silenzio. È vero che le decisioni dei banchieri hanno per
statuto diritto alla segretezza; ma sappiamo bene quale forza
pubblicitaria di diffusione la segretezza aggiunga alle notizie.
Probabilmente si tratta del timore per le terribili rappresaglie cui sono
andati incontro in America quegli eroici politici che hanno tentato di far
saltare l’accordo con le banche e di cui si parla come dei «caduti» per
la moneta. Abraham Lincoln, John F. Kennedy, Robert Kennedy sono
stati uccisi, infatti (questo collegamento causale naturalmente è senza
prove) subito dopo aver firmato la legge che autorizzava lo Stato a
produrre il dollaro in proprio.
Oggi, però, è indispensabile che i popoli guardino con determinazione e
consapevolezza alla realtà del debito pubblico nelle sue vere cause in
modo da indurre i governanti a riappropriarsi della sovranità monetaria
prima che esso diventi inestinguibile. È questo il momento. Proprio
perché i banchieri ci avvertono che il debito pubblico è troppo alto e
deve rientrare, ma non è possibile farlo senza aumentare ancora le
tasse oppure eliminare alcune delle più preziose garanzie sociali;
proprio perché le banche hanno ricominciato a fallire (anche se in
realtà non avevano affatto smesso) e ci portano al disastro; proprio
perché è evidente che il sistema, così dichiaratamente patologico, è
giunto alle sue estreme conseguenze, dobbiamo mettervi fine. In Italia
non sarà difficile convincerne i governanti, visto che più volte è apparso
chiaramente che la loro insofferenza per la situazione è quasi pari alla
nostra.
© IL GIORNALE ON LINE S.R.L.
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1 commento:
Volete sapere davvero com'è andata la storia dell'omicidio di Kennedy? Avranno ragione i complottisti?
"Oggi 22 novembre ricorre l’anniversario della morte di J. F. Kennedy. Un presidente sopra le righe per molti aspetti, ma soprattutto per l’ordine esecutivo 11110”..
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