Tu non sei smarrita nella vita…
Gesù all’anima:
Tu non sei smarrita nella vita perché preghi. La preghiera è l’unica forza dell’uomo ed è l’unica debolezza di Dio…
L’Onnipotente è vinto dalla preghiera, cede alla preghiera, dona a chi prega, conforta chi prega. Due grandi doni Dio ha fatto all’uomo nel crearlo: la libertà e la preghiera. Per la libertà l’uomo può meritare, per la preghiera può guadagnare. Per la libertà può possedere Dio, amandolo; per la preghiera può possedere la Potenza, la Misericordia, la Provvidenza e la Carità di Dio.
Il Signore ha voluto che l’uomo pregasse per ottenere grazie, e lo ha voluto per l’infinita bontà, pur conoscendo le necessità della sua creatura, facendola con la preghiera cooperatrice della grazia che riceve. Per accendere la luce, per attivare un motore, per produrre il calore ci vuole la corrente elettrica; ma se non c’è il polo negativo che si unisce al polo positivo, la corrente non agisce. L’anima che prega è come il polo negativo che si accosta al polo positivo, è la negazione di ogni potenza che si accosta all’Infinita Potenza, all’Infinita Sapienza, all’Infinito Amore, ed ottiene grazie. Per ottenerle ci vuole il contatto pieno con Dio, con la fede, l’umiltà, l’amore e la fiducia. Se il polo negativo non si accosta pienamente al positivo, la corrente non opera, e se l’anima non si unisce a Dio pienamente, la grazia non può venire a lei. Se tra i due poli c’è un piccolo coibente, un foglio di carta anche leggera, un risentimento, un atto di avarizia, possono impedire o annullare l’efficacia della preghiera.
L’umiltà, il riconoscimento della propria miseria che include il pentimento, può rendere efficace anche la preghiera di un peccatore, come rese efficace la preghiera del pubblicano che si batteva il petto alla porta del Tempio. La Stessa confessione è una preghiera alla misericordia di Dio, che ottiene per il Sacramento il perdono, la grazia, la gioia. Prega perciò, togli ogni ostacolo alla preghiera, non ti considerare migliore degli altri, riconosci la tua nullità confidando in Dio, e la preghiera diventa onnipotente. Non ti stancare, prega ripetutamente, perché chi picchiò alla porta dell’amico per avere il pane, non fece un colpo solo con la mano, né disse una sola volta quel che voleva (cfr. Luca 11,5-8). L’insistenza della preghiera orienta l’anima a Dio, accresce il senso della umiltà, accende l’amore. Se non ti vedi esaudito non cedere alla tentazione di lasciare la preghiera: insisti con profonda umiltà, con vera fede, con forte amore. Avrai certamente grazie in armonia con la tua eterna salvezza. Dà nella carità e ti sarà dato nella misericordia. Abbi il cuore largo e Dio sarà largo con te.
L’ANIMA A GESU’ :
O Gesù, guarda la mia debolezza; dammi il dono della preghiera e fa’ che io viva amandoti sopra tutte le cose.
Sac. Dolindo Ruotolo
Casa Mariana editrice – Apostolato Stampa
Strettoia santa Teresa degli Scalzi, 4
80135 Napoli
tel/fax 081.5447003
e-mail: apostolatostampa@immacolata.ws
www.dondolido.org
www.dondolido.it
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venerdì 23 settembre 2011
domenica 18 settembre 2011
PREGARE MATTINA E SERA PER I GOVERNANTI
da: Maria Valtorta. I Quaderni del 1943. 2 ed.Isola del Liri, CEI, 2006.
24 luglio 1943.
Dice ancora (Gesù):
«Non mi piacciono quelli che gridano: “A morte!” dopo avere gridato: “Osanna!”.
Se coloro ai quali è lanciato il grido di condanna vi avessero dato quella preda e quel benessere, ingiustamente carpito, che Io non ho potuto permettere vi dessero per non portare voi e loro ad una perfezione di orgoglio, voi li acclamereste. Non pensereste che altri al posto vostro soffrirebbero e che sono, come voi, figli miei.
Lasciate a Me il giudicare, il punire, il premiare. Cercate solo, per voi stessi, di meritare il mio premio. E siate coerenti e onesti. È incoerenza, disonestà, viltà, infierire sugli sconfitti, quale che sia la loro sconfitta, giusta che sia come punizione o dolorosa come frutto di immeritate circostanze.
È incoerenza perché non va all’uomo, ma all’azione dell’uomo, azione ? ripeto ? che avreste approvata, anche se non buona, qualora vi avesse dato un utile.
È, per la stessa ragione, disonestà: tutti, ricordatelo bene, avete la vostra parte di colpa nell’ora attuale. Chi ne ha meno di tutti, poiché non ha commesso peccato di adorazione di un uomo e non lo ha seguito contro la Legge, ha quello di non avere pregato mattina e sera per lui. I grandi hanno bisogno delle preghiere dei piccoli per restare grandi nel Bene.
È, infine, viltà perché infierire su chi non è più potente, ma anzi è il più disgraziato di tutti, odiato dal mondo, colpito da Dio, è colpa uguale a chi opprime un debole.
Queste cose, inconcepibili per la massa, sono sempre succo della mia Legge. E che la mia Legge è seguita superficialmente, e non sostanzialmente, lo prova il fatto del modo come le masse si rivoltano contro coloro che non vi hanno dato quanto il vostro egoismo attendeva.»
Mi sembra questo un dettato che vale anche oggi. Valeva ieri per Mussolini, vale oggi per Berlusconi...
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24 luglio 1943.
Dice ancora (Gesù):
«Non mi piacciono quelli che gridano: “A morte!” dopo avere gridato: “Osanna!”.
Se coloro ai quali è lanciato il grido di condanna vi avessero dato quella preda e quel benessere, ingiustamente carpito, che Io non ho potuto permettere vi dessero per non portare voi e loro ad una perfezione di orgoglio, voi li acclamereste. Non pensereste che altri al posto vostro soffrirebbero e che sono, come voi, figli miei.
Lasciate a Me il giudicare, il punire, il premiare. Cercate solo, per voi stessi, di meritare il mio premio. E siate coerenti e onesti. È incoerenza, disonestà, viltà, infierire sugli sconfitti, quale che sia la loro sconfitta, giusta che sia come punizione o dolorosa come frutto di immeritate circostanze.
È incoerenza perché non va all’uomo, ma all’azione dell’uomo, azione ? ripeto ? che avreste approvata, anche se non buona, qualora vi avesse dato un utile.
È, per la stessa ragione, disonestà: tutti, ricordatelo bene, avete la vostra parte di colpa nell’ora attuale. Chi ne ha meno di tutti, poiché non ha commesso peccato di adorazione di un uomo e non lo ha seguito contro la Legge, ha quello di non avere pregato mattina e sera per lui. I grandi hanno bisogno delle preghiere dei piccoli per restare grandi nel Bene.
È, infine, viltà perché infierire su chi non è più potente, ma anzi è il più disgraziato di tutti, odiato dal mondo, colpito da Dio, è colpa uguale a chi opprime un debole.
Queste cose, inconcepibili per la massa, sono sempre succo della mia Legge. E che la mia Legge è seguita superficialmente, e non sostanzialmente, lo prova il fatto del modo come le masse si rivoltano contro coloro che non vi hanno dato quanto il vostro egoismo attendeva.»
Mi sembra questo un dettato che vale anche oggi. Valeva ieri per Mussolini, vale oggi per Berlusconi...
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GUIDO PODRECCA: "VORREI FORMARMI IL CONCETTO DI DIO"
Visita (nel 1911) all'On. Guido Podrecca
(L'onorevole Guido Podrecca era il fondatore e direttore di un giornale
umoristico-anticlericale l’ « Asino »).
Mi disse: Vorrei formarmi il concetto di Dio
Mi disse proprio così: « Io vorrei formarmi il concetto di Dio; arrivo
solo a farmi il concetto dell'Infinito.
Io (don Dolindo Ruotolo): — Onorevole, l'Infinito è Dio.
Lui: — Ma anche lo spazio è infinito, dunque lo spazio è... Dio?
Io: — No, onorevole! Dio non è l'infinito esteso; ma l’infinito
semplice. Salga nella categoria degli esseri, lei troverà sempre esseri che
hanno minori bisogni esterni e maggiori energie proprie,. Cosi dalla pietra
che è solo materia estesa, passa agli animali che sentono, all'uomo che
intende, all'Angelo che comprende... Giungerà ad un essere, che è ragione a
se stesso: a Dio. E' un assioma, i cui termini di esistenza sono nella sua
natura la cui ragione di essere è la sua essenza, che è quindi immutabile
come l'assioma...
Dio è un assioma sussistente. Occorre amarlo per conoscerlo; occorre
conoscerlo senza immeschinire in noi il concetto di Lui con i nostri concetti.
Dio non si conosce scrutandolo presuntuosamente, quasi che la sua
infinita grandezza avesse bisogno del nostro povero assenso. Dio si ama, ed
amandolo si conosce, e conoscendolo si ama.
Ed egli: A me ripugna veder morire un bambino...
nella culla, un tubercolotico che spasima: questo mi fa escludere Dio.
Io: — Ma Dio ha creato le cose e gli esseri come diffusione di bontà e
questa bontà è mirabile nei suoi stessi misteri. Noi siamo ordinati ad una
perfezione piú alta di quello che crediamo e quindi non possiamo
restringere tutto l'ordine della bontà divina ad una cerchia limitata e
materiale.
Un bambino che muore è un fiore che sboccia prematuramente nel
Cielo, è la cosa piú delicata della vita.
Un tubercolotico che spasima è una creatura che espia o che corre
nello stadio per pigliare faticosamente, ma più gloriosamente la sua corona.
Anche in una macchina ci sono gli attriti, ed essi sono sintomi e spesso sono
mezzi di attività, visti nell'armonia della. macchina: isolatamente son solo
degli urti... —
Mi obbiettò molte cose sulla vita degli animali...
Gli faceva pena che noi li mangiassimo... e che soffrono tanto
anch'essi. Gli risposi che gli animali non avendo coscienza di quanto accade
in loro e fuori di loro, 'anche se avvertono il dolore non soffrono alla
maniera dell'uomo.
Quando poi alimentano l'uomo con le loro carni, nell'uomo che
nutrono essi vengono come nobilitati, passando, per così dire, ad una natura superiore; ed anche questo fa parte dell'armonia provvidenziale del creato in senso biologico vegetativo.
L'uomo è una potenza immensa
L'uomo è una potenza immensa; l'attività dell'anima sua, come lo
dimostrano gli studi psichici, è fortissima. I disordini dell'uomo pare che si raccolgano anche sugli animali i quali ne risentono e possono diventare anch'essi disordinati ed essere come i collettori e il riflesso delle false attività dell'uomo. Forse nel diluvio universale, perirono con gli uomini anche gli animali, per questa ragione.
Ci sono dei misteri sconfinati.
Non occorre, del resto, indagare con occhio superbo i tanti misteri
della nostra vita e del creato. Nulla, è vero, ci vieta di studiarli, ma con umiltà di cuore e di mente. Dinanzi ad un panorama immenso, non tutto si riesce a vedere; ma proprio questo dà alla bellezza di un paesaggio il tono, del sublime.
Così nei panorami della vita: ciò che è mistero è il sublime della
esistenza dell'uomo dinanzi al quale bisogna tacere e adorare nell'umile
riconoscimento della propria piccolezza.
Dissi tante altre cose che non ricordo. L'onorevole rimase commosso e
mi consigliò di scrivere un libro su quanto aveva sentito offrendosi. di...
pubblicarmelo immediatamente a sue spese.
Io declinai l'offerta, naturalmente, e salutandolo gli augurai tanta luce
e tanto... mutamento di vita...
In realtà egli migliorò molto smettendo la sua campagna anticlericale
e ritirandosi dalla direzione di quel giornale - l'Asino fondato da lui, e per lui palestra di tante empie e sacrileghe lotte.
Ora è morto in quest'anno (il Padre scrive nel 1923) ai 30 di aprile,
improvvisamente, a New York. Gli avrà usato misericordia il Signore? Io lo
spero tanto e prego per lui.
da “La storia della mia vita nel piano
della misericordia di Dio”
Scritta di mio pugno col giuramento
solenne di dire la verità, così come
consta a me e come me ne ricordo.
Sac. DOLINDO RUOTOLO
www.dondolindo.org
www.dondolindo.it
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(L'onorevole Guido Podrecca era il fondatore e direttore di un giornale
umoristico-anticlericale l’ « Asino »).
Mi disse: Vorrei formarmi il concetto di Dio
Mi disse proprio così: « Io vorrei formarmi il concetto di Dio; arrivo
solo a farmi il concetto dell'Infinito.
Io (don Dolindo Ruotolo): — Onorevole, l'Infinito è Dio.
Lui: — Ma anche lo spazio è infinito, dunque lo spazio è... Dio?
Io: — No, onorevole! Dio non è l'infinito esteso; ma l’infinito
semplice. Salga nella categoria degli esseri, lei troverà sempre esseri che
hanno minori bisogni esterni e maggiori energie proprie,. Cosi dalla pietra
che è solo materia estesa, passa agli animali che sentono, all'uomo che
intende, all'Angelo che comprende... Giungerà ad un essere, che è ragione a
se stesso: a Dio. E' un assioma, i cui termini di esistenza sono nella sua
natura la cui ragione di essere è la sua essenza, che è quindi immutabile
come l'assioma...
Dio è un assioma sussistente. Occorre amarlo per conoscerlo; occorre
conoscerlo senza immeschinire in noi il concetto di Lui con i nostri concetti.
Dio non si conosce scrutandolo presuntuosamente, quasi che la sua
infinita grandezza avesse bisogno del nostro povero assenso. Dio si ama, ed
amandolo si conosce, e conoscendolo si ama.
Ed egli: A me ripugna veder morire un bambino...
nella culla, un tubercolotico che spasima: questo mi fa escludere Dio.
Io: — Ma Dio ha creato le cose e gli esseri come diffusione di bontà e
questa bontà è mirabile nei suoi stessi misteri. Noi siamo ordinati ad una
perfezione piú alta di quello che crediamo e quindi non possiamo
restringere tutto l'ordine della bontà divina ad una cerchia limitata e
materiale.
Un bambino che muore è un fiore che sboccia prematuramente nel
Cielo, è la cosa piú delicata della vita.
Un tubercolotico che spasima è una creatura che espia o che corre
nello stadio per pigliare faticosamente, ma più gloriosamente la sua corona.
Anche in una macchina ci sono gli attriti, ed essi sono sintomi e spesso sono
mezzi di attività, visti nell'armonia della. macchina: isolatamente son solo
degli urti... —
Mi obbiettò molte cose sulla vita degli animali...
Gli faceva pena che noi li mangiassimo... e che soffrono tanto
anch'essi. Gli risposi che gli animali non avendo coscienza di quanto accade
in loro e fuori di loro, 'anche se avvertono il dolore non soffrono alla
maniera dell'uomo.
Quando poi alimentano l'uomo con le loro carni, nell'uomo che
nutrono essi vengono come nobilitati, passando, per così dire, ad una natura superiore; ed anche questo fa parte dell'armonia provvidenziale del creato in senso biologico vegetativo.
L'uomo è una potenza immensa
L'uomo è una potenza immensa; l'attività dell'anima sua, come lo
dimostrano gli studi psichici, è fortissima. I disordini dell'uomo pare che si raccolgano anche sugli animali i quali ne risentono e possono diventare anch'essi disordinati ed essere come i collettori e il riflesso delle false attività dell'uomo. Forse nel diluvio universale, perirono con gli uomini anche gli animali, per questa ragione.
Ci sono dei misteri sconfinati.
Non occorre, del resto, indagare con occhio superbo i tanti misteri
della nostra vita e del creato. Nulla, è vero, ci vieta di studiarli, ma con umiltà di cuore e di mente. Dinanzi ad un panorama immenso, non tutto si riesce a vedere; ma proprio questo dà alla bellezza di un paesaggio il tono, del sublime.
Così nei panorami della vita: ciò che è mistero è il sublime della
esistenza dell'uomo dinanzi al quale bisogna tacere e adorare nell'umile
riconoscimento della propria piccolezza.
Dissi tante altre cose che non ricordo. L'onorevole rimase commosso e
mi consigliò di scrivere un libro su quanto aveva sentito offrendosi. di...
pubblicarmelo immediatamente a sue spese.
Io declinai l'offerta, naturalmente, e salutandolo gli augurai tanta luce
e tanto... mutamento di vita...
In realtà egli migliorò molto smettendo la sua campagna anticlericale
e ritirandosi dalla direzione di quel giornale - l'Asino fondato da lui, e per lui palestra di tante empie e sacrileghe lotte.
Ora è morto in quest'anno (il Padre scrive nel 1923) ai 30 di aprile,
improvvisamente, a New York. Gli avrà usato misericordia il Signore? Io lo
spero tanto e prego per lui.
da “La storia della mia vita nel piano
della misericordia di Dio”
Scritta di mio pugno col giuramento
solenne di dire la verità, così come
consta a me e come me ne ricordo.
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giovedì 15 settembre 2011
LA RIPARAZIONE: VIVERE LA GIORNATA IN UNIONE CON GESU' PER LA SALVEZZA DI TUTTI
La nostra giornata con Gesù appassionato,
per la salvezza di tutti
1° maggio 1921... – Noi non possiamo far nulla per salvare le anime,
ma possiamo riparare per loro, attrarre sopra di loro la misericordia.
Quale riparazione più bella che quella di subire le miserie altrui, e, come
Gesù, esporsi all'insulto, alla povertà, alla contraddizione, alla Croce?
Ogni giornata della nostra vita deve essere per noi un piccolo Calvario,
una immagine viva della Passione di Gesù.
Dobbiamo pregare la mattina, come se fossimo con Gesù nell'orto.
Dobbiamo cominciare dopo a subire con Lui le contraddizioni, il piccolo
tradimento, il giudizio falso, i falsi testimoni, le percosse, gli scherni.
Se uno ci accusa, se riceviamo un insulto, se abbiamo uno scherno, se
abbiamo un dolore, non possiamo noi accompagnarci con Gesù?
Lo possiamo. Accettando quello che non ci piace a tavola, tacendo,
mostrandoci contenti, possiamo abbeverarci tacitamente di fiele con Gesù.
Poi viene il resto della giornata.
La stanchezza, i dolori, gli acciacchi, i malanni, i dolori di capo, l'esaurimento e così di seguito.
Allora portiamo la croce con Gesù; lo seguiamo nel suo cammino.
da “La storia della mia vita nel piano
della misericordia di Dio”
Scritta di mio pugno col giuramento
solenne di dire la verità, così come
consta a me e come me ne ricordo.
Sac. DOLINDO RUOTOLO
www.dondolindo.org
www.dondolindo.it
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per la salvezza di tutti
1° maggio 1921... – Noi non possiamo far nulla per salvare le anime,
ma possiamo riparare per loro, attrarre sopra di loro la misericordia.
Quale riparazione più bella che quella di subire le miserie altrui, e, come
Gesù, esporsi all'insulto, alla povertà, alla contraddizione, alla Croce?
Ogni giornata della nostra vita deve essere per noi un piccolo Calvario,
una immagine viva della Passione di Gesù.
Dobbiamo pregare la mattina, come se fossimo con Gesù nell'orto.
Dobbiamo cominciare dopo a subire con Lui le contraddizioni, il piccolo
tradimento, il giudizio falso, i falsi testimoni, le percosse, gli scherni.
Se uno ci accusa, se riceviamo un insulto, se abbiamo uno scherno, se
abbiamo un dolore, non possiamo noi accompagnarci con Gesù?
Lo possiamo. Accettando quello che non ci piace a tavola, tacendo,
mostrandoci contenti, possiamo abbeverarci tacitamente di fiele con Gesù.
Poi viene il resto della giornata.
La stanchezza, i dolori, gli acciacchi, i malanni, i dolori di capo, l'esaurimento e così di seguito.
Allora portiamo la croce con Gesù; lo seguiamo nel suo cammino.
da “La storia della mia vita nel piano
della misericordia di Dio”
Scritta di mio pugno col giuramento
solenne di dire la verità, così come
consta a me e come me ne ricordo.
Sac. DOLINDO RUOTOLO
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lunedì 12 settembre 2011
LA PACE SIA CON TE: IL SALUTO, INSEGNATO DA GESU' A MARIA VALTORTA
Maria VALTORTA
I QUADERNI DEL 1944
Centro Editoriale Valtortiano
3 novembre 1944.
Dice poi Gesù a me, per me:
«Il saluto che ti piace tanto, il mio saluto: “La pace sia con te”, lo devi usare come unico saluto con tutti. Fosse anche il mio Vicario, tu saluta come Io ho salutato ed ho insegnato a salutare.
La Pace non è lo stesso Dio? La pace, che riconosciamo come la più bella delle cose, non è forse lodare lo stesso Dio lodandola?
Perciò di’: “La pace sia con te”. Né “lei”, né “voi’’: te. Come Io dicevo. E quando mai ti avvenisse di dover entrare in una casa, di’: “La pace sia a questa casa”. Non vi è saluto più ampio, più dolce, più santo, più memore di Me, di questo.
Addio. La pace sia con te.»
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I QUADERNI DEL 1944
Centro Editoriale Valtortiano
3 novembre 1944.
Dice poi Gesù a me, per me:
«Il saluto che ti piace tanto, il mio saluto: “La pace sia con te”, lo devi usare come unico saluto con tutti. Fosse anche il mio Vicario, tu saluta come Io ho salutato ed ho insegnato a salutare.
La Pace non è lo stesso Dio? La pace, che riconosciamo come la più bella delle cose, non è forse lodare lo stesso Dio lodandola?
Perciò di’: “La pace sia con te”. Né “lei”, né “voi’’: te. Come Io dicevo. E quando mai ti avvenisse di dover entrare in una casa, di’: “La pace sia a questa casa”. Non vi è saluto più ampio, più dolce, più santo, più memore di Me, di questo.
Addio. La pace sia con te.»
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lunedì 5 settembre 2011
GESU' INSEGNA A MARIA VALTORTA LA NECESSITA' DELLA PAZIENZA
Da: I Quaderni del 1944 , 11 ottobre, ed. CEV
Dice Gesù:
«Pazienza e ubbidienza sono due grandi virtù. Pazienza porta seco pace, pazienza porta seco amicizia con Dio, rispetto a Dio, carità verso i prossimi, salute spirituale e fisica e benedizioni celesti.
L’impaziente è inquieto. Nell’inquietudine non vi è Dio, il quale si fa sentire solo nella pace del cuore. Anche un cuore addolorato può essere in pace. La pace vi è quando vi è rassegnazione. Ma nel cuore che si irrigidisce al volere eterno e all’urto delle cose comuni vi è sempre sforzo, sofferenza, inquietudine.
Valesse l’irrigidirsi e il puntarsi come muli restii a deviare a favore proprio le cose, anche le più umili cose! Ma no, figli! Quelle umane non si piegano: vi piegano più duramente con rigore di leggi o di superiori, se fate resistenza. Quelle soprannaturali è più facile si modifichino davanti ad un vostro filiale e remissivo piegarsi che non davanti ad un protervo ribellarsi.
L’impaziente diviene irrispettoso a Dio. Facile passare, per lui, a pensieri, atti e parole che mai dovrebbero sorgere da un cuore di figlio e suddito rispetto alla paternità e maestà di Dio. L’impaziente è superbo. Si crede più giusto di Dio e di chi lo dirige, e vuole fare da sé. L’impaziente trascende a sgarbi con il prossimo, facendo il prossimo responsabile del ritardo nell’avere ciò che vuole. L’impaziente lede la sua salute spirituale offendendo la carità verso Dio e verso il prossimo, e lede la salute fisica perché ogni rovello deprime l’organismo L’impaziente chiude con la diga della sua ribelle impazienza i fiumi delle benedizioni celesti.
Credete di non aver meritato di soffrire questo per cui soffrite? Sareste per caso mostri perfetti di superbia, tanto perfetti da autoproclamarvi senza colpe da espiare?
Guardate indietro, al vostro passato. Non dite: “Non ho ucciso, non ho rubato”. Non sono queste sole le colpe che meritano pena. Né ruba soltanto quello che si appiatta in un androne e poi assale il passante. Oh! si ruba in tanti modi! E si rubano tante cose che non sono soltanto denaro.
Volete sapere qualche oggetto di furto oltre che monete, gioielli e beni? Onore, purezza, stima, salute, guadagno; e verso Dio: rispetto, culto verace, ubbidienza.
Vedete? E ne ho detti solo alcuni. Ma quanti, quanti altri furti fa anche l’uomo apparentemente più onesto! Colui che porta uno a disperare, non uccide forse, anche se il disperato non si uccide? Sì. Uccide la parte più eletta: lo spirito che disperato si stacca da Dio, matrice di ogni uomo destinato a nascere al Cielo, e che perciò muore.
Colui che leva dal cuore d’uno che è suo prossimo la fede, non commette furto? Sì.
Eppure quanti con opere e parole non strappano ad un che credeva in giustizia la fede e vi seminano o l’incredulità ad ogni fede o una tossica pianta di idolatria! E colui che
leva l’onore e la pace a una donna e nega paternità al bastardo per lui nato, non ruba?
Sì. Due furti fa, e dei più gravi e maledetti da Me. E queste le cose più gravi. Ma poi... ma poi...
Oh! nessuno è senza colpe da espiare. Ebbene, se Io mi sono placato col castigo che ho voluto darvi qui, sulla terra, e che è castigo d’amore perché non voglio punirvi là dove il castigo si misura a secoli o a eternità, mentre qui è sempre una briciola di tempo, mesi o anni che siano, perché volete subito riattivare il mio rigore disubbidendo e mostrandomi cuore irato per l’impazienza? Fatevi amico Dio, e Dio
sarà con voi contro i nemici che sono le cose della vita, le conseguenze della tragedia da voi provocata per colpevole leggerezza nel lasciare libero Satana e i satana minori di torturare l’umano genere.
Ma se volete fare, con l’antica superbia della razza umana, ciò che più vi piace, sordi alle voci celesti che vogliono il vostro bene, se lo volete fare, sordi alle voci della carità e mossi da pensiero di egoismo che Io abborro, ecco, lo vi dico:
“Fate. Ma non eviterete ciò che, a Me rassegnati, avreste evitato. E allora inutile sarà chiamare Iddio”.»
Gesù poi dice:
«Per te. Ma non per te sola. Ognuno si prenda la sua parte e se ne faccia
medicina.»
Non dice altro. Ed io, per quel che mi compete, prendo la mia parte e riconosco che mi spetta. E per gli altri ho dolore. Vero, sincero dolore. Non avrei voluto questo dettato in cui risento il Maestro severo di or è un anno...
Da: Maria Valtorta. I Quaderni del 1944 , 11 ottobre, ed. CEV
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Dice Gesù:
«Pazienza e ubbidienza sono due grandi virtù. Pazienza porta seco pace, pazienza porta seco amicizia con Dio, rispetto a Dio, carità verso i prossimi, salute spirituale e fisica e benedizioni celesti.
L’impaziente è inquieto. Nell’inquietudine non vi è Dio, il quale si fa sentire solo nella pace del cuore. Anche un cuore addolorato può essere in pace. La pace vi è quando vi è rassegnazione. Ma nel cuore che si irrigidisce al volere eterno e all’urto delle cose comuni vi è sempre sforzo, sofferenza, inquietudine.
Valesse l’irrigidirsi e il puntarsi come muli restii a deviare a favore proprio le cose, anche le più umili cose! Ma no, figli! Quelle umane non si piegano: vi piegano più duramente con rigore di leggi o di superiori, se fate resistenza. Quelle soprannaturali è più facile si modifichino davanti ad un vostro filiale e remissivo piegarsi che non davanti ad un protervo ribellarsi.
L’impaziente diviene irrispettoso a Dio. Facile passare, per lui, a pensieri, atti e parole che mai dovrebbero sorgere da un cuore di figlio e suddito rispetto alla paternità e maestà di Dio. L’impaziente è superbo. Si crede più giusto di Dio e di chi lo dirige, e vuole fare da sé. L’impaziente trascende a sgarbi con il prossimo, facendo il prossimo responsabile del ritardo nell’avere ciò che vuole. L’impaziente lede la sua salute spirituale offendendo la carità verso Dio e verso il prossimo, e lede la salute fisica perché ogni rovello deprime l’organismo L’impaziente chiude con la diga della sua ribelle impazienza i fiumi delle benedizioni celesti.
Credete di non aver meritato di soffrire questo per cui soffrite? Sareste per caso mostri perfetti di superbia, tanto perfetti da autoproclamarvi senza colpe da espiare?
Guardate indietro, al vostro passato. Non dite: “Non ho ucciso, non ho rubato”. Non sono queste sole le colpe che meritano pena. Né ruba soltanto quello che si appiatta in un androne e poi assale il passante. Oh! si ruba in tanti modi! E si rubano tante cose che non sono soltanto denaro.
Volete sapere qualche oggetto di furto oltre che monete, gioielli e beni? Onore, purezza, stima, salute, guadagno; e verso Dio: rispetto, culto verace, ubbidienza.
Vedete? E ne ho detti solo alcuni. Ma quanti, quanti altri furti fa anche l’uomo apparentemente più onesto! Colui che porta uno a disperare, non uccide forse, anche se il disperato non si uccide? Sì. Uccide la parte più eletta: lo spirito che disperato si stacca da Dio, matrice di ogni uomo destinato a nascere al Cielo, e che perciò muore.
Colui che leva dal cuore d’uno che è suo prossimo la fede, non commette furto? Sì.
Eppure quanti con opere e parole non strappano ad un che credeva in giustizia la fede e vi seminano o l’incredulità ad ogni fede o una tossica pianta di idolatria! E colui che
leva l’onore e la pace a una donna e nega paternità al bastardo per lui nato, non ruba?
Sì. Due furti fa, e dei più gravi e maledetti da Me. E queste le cose più gravi. Ma poi... ma poi...
Oh! nessuno è senza colpe da espiare. Ebbene, se Io mi sono placato col castigo che ho voluto darvi qui, sulla terra, e che è castigo d’amore perché non voglio punirvi là dove il castigo si misura a secoli o a eternità, mentre qui è sempre una briciola di tempo, mesi o anni che siano, perché volete subito riattivare il mio rigore disubbidendo e mostrandomi cuore irato per l’impazienza? Fatevi amico Dio, e Dio
sarà con voi contro i nemici che sono le cose della vita, le conseguenze della tragedia da voi provocata per colpevole leggerezza nel lasciare libero Satana e i satana minori di torturare l’umano genere.
Ma se volete fare, con l’antica superbia della razza umana, ciò che più vi piace, sordi alle voci celesti che vogliono il vostro bene, se lo volete fare, sordi alle voci della carità e mossi da pensiero di egoismo che Io abborro, ecco, lo vi dico:
“Fate. Ma non eviterete ciò che, a Me rassegnati, avreste evitato. E allora inutile sarà chiamare Iddio”.»
Gesù poi dice:
«Per te. Ma non per te sola. Ognuno si prenda la sua parte e se ne faccia
medicina.»
Non dice altro. Ed io, per quel che mi compete, prendo la mia parte e riconosco che mi spetta. E per gli altri ho dolore. Vero, sincero dolore. Non avrei voluto questo dettato in cui risento il Maestro severo di or è un anno...
Da: Maria Valtorta. I Quaderni del 1944 , 11 ottobre, ed. CEV
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