La pace sia con te

lunedì 5 settembre 2011

GESU' INSEGNA A MARIA VALTORTA LA NECESSITA' DELLA PAZIENZA

Da: I Quaderni del 1944 , 11 ottobre, ed. CEV

Dice Gesù:
«Pazienza e ubbidienza sono due grandi virtù. Pazienza porta seco pace, pazienza porta seco amicizia con Dio, rispetto a Dio, carità verso i prossimi, salute spirituale e fisica e benedizioni celesti.
L’impaziente è inquieto. Nell’inquietudine non vi è Dio, il quale si fa sentire solo nella pace del cuore. Anche un cuore addolorato può essere in pace. La pace vi è quando vi è rassegnazione. Ma nel cuore che si irrigidisce al volere eterno e all’urto delle cose comuni vi è sempre sforzo, sofferenza, inquietudine.
Valesse l’irrigidirsi e il puntarsi come muli restii a deviare a favore proprio le cose, anche le più umili cose! Ma no, figli! Quelle umane non si piegano: vi piegano più duramente con rigore di leggi o di superiori, se fate resistenza. Quelle soprannaturali è più facile si modifichino davanti ad un vostro filiale e remissivo piegarsi che non davanti ad un protervo ribellarsi.
L’impaziente diviene irrispettoso a Dio. Facile passare, per lui, a pensieri, atti e parole che mai dovrebbero sorgere da un cuore di figlio e suddito rispetto alla paternità e maestà di Dio. L’impaziente è superbo. Si crede più giusto di Dio e di chi lo dirige, e vuole fare da sé. L’impaziente trascende a sgarbi con il prossimo, facendo il prossimo responsabile del ritardo nell’avere ciò che vuole. L’impaziente lede la sua salute spirituale offendendo la carità verso Dio e verso il prossimo, e lede la salute fisica perché ogni rovello deprime l’organismo L’impaziente chiude con la diga della sua ribelle impazienza i fiumi delle benedizioni celesti.

Credete di non aver meritato di soffrire questo per cui soffrite? Sareste per caso mostri perfetti di superbia, tanto perfetti da autoproclamarvi senza colpe da espiare?
Guardate indietro, al vostro passato. Non dite: “Non ho ucciso, non ho rubato”. Non sono queste sole le colpe che meritano pena. Né ruba soltanto quello che si appiatta in un androne e poi assale il passante. Oh! si ruba in tanti modi! E si rubano tante cose che non sono soltanto denaro.
Volete sapere qualche oggetto di furto oltre che monete, gioielli e beni? Onore, purezza, stima, salute, guadagno; e verso Dio: rispetto, culto verace, ubbidienza.
Vedete? E ne ho detti solo alcuni. Ma quanti, quanti altri furti fa anche l’uomo apparentemente più onesto! Colui che porta uno a disperare, non uccide forse, anche se il disperato non si uccide? Sì. Uccide la parte più eletta: lo spirito che disperato si stacca da Dio, matrice di ogni uomo destinato a nascere al Cielo, e che perciò muore.

Colui che leva dal cuore d’uno che è suo prossimo la fede, non commette furto? Sì.
Eppure quanti con opere e parole non strappano ad un che credeva in giustizia la fede e vi seminano o l’incredulità ad ogni fede o una tossica pianta di idolatria! E colui che
leva l’onore e la pace a una donna e nega paternità al bastardo per lui nato, non ruba?
Sì. Due furti fa, e dei più gravi e maledetti da Me. E queste le cose più gravi. Ma poi... ma poi...
Oh! nessuno è senza colpe da espiare. Ebbene, se Io mi sono placato col castigo che ho voluto darvi qui, sulla terra, e che è castigo d’amore perché non voglio punirvi là dove il castigo si misura a secoli o a eternità, mentre qui è sempre una briciola di tempo, mesi o anni che siano, perché volete subito riattivare il mio rigore disubbidendo e mostrandomi cuore irato per l’impazienza? Fatevi amico Dio, e Dio
sarà con voi contro i nemici che sono le cose della vita, le conseguenze della tragedia da voi provocata per colpevole leggerezza nel lasciare libero Satana e i satana minori di torturare l’umano genere.
Ma se volete fare, con l’antica superbia della razza umana, ciò che più vi piace, sordi alle voci celesti che vogliono il vostro bene, se lo volete fare, sordi alle voci della carità e mossi da pensiero di egoismo che Io abborro, ecco, lo vi dico:
“Fate. Ma non eviterete ciò che, a Me rassegnati, avreste evitato. E allora inutile sarà chiamare Iddio”.»
Gesù poi dice:
«Per te. Ma non per te sola. Ognuno si prenda la sua parte e se ne faccia
medicina.»
Non dice altro. Ed io, per quel che mi compete, prendo la mia parte e riconosco che mi spetta. E per gli altri ho dolore. Vero, sincero dolore. Non avrei voluto questo dettato in cui risento il Maestro severo di or è un anno...

Da: Maria Valtorta. I Quaderni del 1944 , 11 ottobre, ed. CEV






_____________________

Nessun commento: