Il principio della beatitudine eterna è il perdere
ogni gusto proprio.
(1) Continuando a stentare, quando appena è venuto il benedetto
Gesù, ed io mi
vedevo nuda, spogliata di tutto;
forse anima più misera non se ne trova simile, tanto è
estrema la mia miseria. Che
cambiamento funesto! Se il Signore non fa un nuovo
miracolo della sua onnipotenza per
farmi risorgere da questo stato, io certo mi morrò di
miseria. Onde, il benedetto Gesù mi
ha detto:
(2) “Figlia mia, coraggio, il principio della beatitudine eterna
è il perdere ogni gusto
proprio, perché a seconda che
l’anima va sperdendo i propri gusti, così i gusti divini vi
prendono possesso, e l’anima avendo
disfatto e perduto sé stessa, non riconosce più sé
stessa, non trova più niente di suo,
neppure le cose spirituali; Dio vedendo l’anima che
non ha più niente di suo, la riempie
di tutto Sé stesso e la ricolma di tutte le felicità
divine, ed allora l’anima può dirsi
veramente beata, perché finché aveva qualche cosa di
proprio, non poteva andare esente
d’amarezze e timori, né Dio potrebbe comunicarle la
propria felicità. Ogni anima che
entra nel porto della beatitudine eterna, non può andare
esente da questo punto, doloroso,
sì, ma necessario, né può farsene a meno.
Generalmente lo fanno in punto di
morte, ed il purgatorio vi mette l’ultima mano, perciò
se si domanda alle creature che cosa
è gusto di Dio, che significa beatitudine divina,
sono cose allora sconosciute, e non
sanno articolare parola. Ma alle anime mie dilette,
non voglio, essendosi dato tutte a
Me, che la loro beatitudine tenga il principio lassù nel
Cielo, ma che tenga principio
quaggiù in terra; e non solo voglio riempirle della felicità,
della gloria del Cielo, ma voglio
riempirle dei beni, dei patimenti, delle virtù che si ebbe la
mia Umanità in terra, perciò le
spoglio non solo da gusti materiali, che l’anima tiene in
conto di sterco, ma dei gusti
spirituali ancora, per riempirle tutte dei miei beni, e darle il
principio
della vera beatitudine”.
Libro di Cielo
“Il Regno della mia Divina Volontà in mezzo alle creature. Il richiamo delle
creature nell’ordine, al suo posto e nello scopo per cui fu creata da Dio”.
6-87
Dicembre 6, 1904
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